Sul fatto che i vescovi tengano i politici italiani stretti per i loro assai flebili attributi non credo ci fossero molti dubbi. Ma la sentenza della Corte europea per i diritti umani contro la legge porcata sulla procreazione assistita ha squarciato per l'ennesima volta il velo del tempio. Non basta che quella assurdità giuridica sia già stata smontata pezzo per pezzo da Corte Costituzionale e tribunali amministrativi, non basta che in sede europea veniamo bollati come violatori dei diritti umani, non basta aver costretto la gente a passare il confine in assurdi viaggi della speranza per uscire dalla stretta delle concezioni medioevali di quattro preti e quattro (ex) fascisti, tutto questo non basta ad abbassare lo sguardo e a cancellare lo schifo.
Niente affatto.
Da Camaldoli, dove è riunito in convento per un appuntamento imprescindibile (la settimana
teologica del "Movimento ecclesiale di impegno
culturale" di cui in passato è stato presidente, una specie di congrega di sedicenti intellettuali diretta emanazione della Azione Cattolica), il ministro della Salute Renato Balduzzi ha annunciato che chiederà al Consiglio dei Ministri che il governo italiano faccia ricorso contro la sentenza. Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha detto un'enorme falsità sostenendo che la magistratura italiana è stata "surclassata", visto che anche la magistratura italiana in passato ha espresso pesanti dubbi sulla legge. E poi giù il fiume di dichiarazioni di straccioni, come i berluscones Alfredo Mantovano (quello che invitò i cattolici a non giudicare i comportamenti non esattamente morali del suo adorato premier) e Maurizio Gasparri (un nome, una garanzia di poca lucidità), editoriali di Avvenire che tuonano contro l'eugenetica, il Movimento per la Vita che in preda al delirio chiede il conteggio degli embrioni impiantati in Italia, i soli Radicali ed esponenti dell'Italia dei Valori a difendere la sentenza di Strasburgo.
Ancora una volta è assordante il silenzio del Partito Democratico, troppo impegnato a sottolineare le contraddizioni di Beppe Grillo per poter prendere posizione (avendone una, si intende) su temi così sensibili. A parte il povero Ignazio Marino (cosa resta a fare ancora in quel partito, visto che è sempre e solo una voce fuori dal coro?) e Angela Finocchiaro, l'unico a parlare interpellato da Repubblica è stato lo scout Beppe Fioroni, ex dimenticabile ministro dell'Istruzione, anche lui spaventato da possibili "derive eugenetiche e razziste".
Lo scontro gira tutto intorno al fatto che la legge 194 consente l'aborto per motivi terapeutici anche fra il quarto e quinto mese di gravidanza, ovvero nel periodo in cui è possibile effettuare l'amniocentesi, un esame in grado di stabilire se il feto presenta gravi malformazioni (sindrome di down, fibrosi cistica, distrofia muscolare, ritardo mentale). La Corte europea ha giudicato "incoerente" il divieto alla diagnosi preimpianto, visto che in Itala legge che regola l'aborto consente una forma di diagnosi di questo tipo e lascia alla donna, come sarebbe sacrosanto a tutte le latitudini, la possibilità di scelta.
Ma si sa, tutte le religioni fondano la loro essenza sulla misoginia e sulla violazione sistematica dei diritti umani, come si può pretendere che i cattolici accettino la sentenza di una Corte che difende ciò che loro hanno sempre interpretato come aspetti del secolarismo da combattere?
Le donne devono partorire nel dolore e scontare il peccato originale, accollandosi maternità non consapevoli anche in caso di stupro, oppure mettere al mondo dei reietti per i quali lo Stato non garantirà alcuna forma di assistenza sociale, tutto questo nel nome dell'amore per la vita.
Purtroppo, come ha fatto notare Emma Bonino, in Parlamento una maggioranza per modificare questo schifo non c'è e a giudicare dalle alleanze che sta cercando di mettere in piedi la sinistra non ci sarà neanche nella prossima legislatura.
Chissà che ne pensa Mario Monti, che dopo le vacanze a St. Moritz non si è fatto mancare una bella visita al papa a Castelgandolfo?