lunedì 6 maggio 2013

Un nuovo blog (anarchico e religiosamente civile)

Tre anni fa, dopo la pubblicazione del mio primo (e finora unico) romanzo, avevo aperto questo blog intitolato come il libro, che nei progetti avrebbe dovuto essere uno spazio dedicato alla promozione del romanzo e alle tematiche collegate, ma che poi nella pratica è diventato una palestra di scambi di idee politiche. Nessun successo "editoriale", nessuna rivelazione del web, nessun premio vinto, ma una platea sufficientemente estesa di lettori da convincermi a continuare.
Solo che conservare il titolo del romanzo non aveva molto più senso e fra l'altro, grazie alla non particolare intelligenza di molti pasdaran della rete, ingenerava anche qualche equivoco.
Per cui eccovi il mio nuovo blog, come al solito senza alcuna pretesa dottrinale e aperto a tutti i commenti. Ho voluto dedicarlo a un pensatore che ho sempre amato, il francese Pierre-Joseph Proudhon, il primo a fornire una versione positiva del termine anarchia, definendolo "una forma di governo o di costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l'ordine ed a garantire tutte le libertà".

martedì 30 aprile 2013

Vent'anni fa le monetine a Craxi, oggi Silvio saldamente al comando: la storia si ripete in farsa

Vent'anni fa ero davanti all'hotel Raphael, reduce da un comizio di Achille Occhetto a piazza Navona che avevo seguito per lavoro. Era un momento incredibile della storia italiana, con i "ladri" che tutti avevano sempre denunciato, ma a cui nessuno aveva mai messo le manette, finalmente alla gogna. Il Pds aveva da poco scelto di far parte di una sorta di governo di unità nazionale, presieduto dal governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, che avrebbe dovuto fronteggiare le emergenze economiche causate da decenni di spavalde ruberie ai danni delle casse dello Stato. Ma quando il 29 aprile il Parlamento respinse la richiesta di autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi, il Pds e i Verdi ritirarono i propri ministri (Vincenzo Visco alle Finanze, Luigi Berlinguer all'Università e Francesco Rutelli all'Ambiente) nel giro di poche ore.

lunedì 29 aprile 2013

"Il gommone che prima o poi Silvio bucherà" (Letta spera fra almeno 18 mesi)

"Berlusconi ci ha imbarcati su questo gommone e poi al momento opportuno lo bucherà". Chissà se è vera questa confidenza fatta dal neo ministro per le Riforme Istituzionali, Gaetano Quagliariello, e riportata oggi su Repubblica in un lungo editoriale di Francesco Merlo, lo stesso secondo il quale anche il pupillo di Silvio, Angelino Alfano, avrebbe dichiarato: "Tanto dura poco". Non v'è traccia di queste significative rivelazioni sugli altri organi di stampa e anche il giornale di Ezio Mauro non è che le abbia cavalcate più di tanto, quasi nascondendole agli occhi dei suoi stessi lettori.

mercoledì 24 aprile 2013

L'incarico a Letta, ennesimo cetriolo di Napolitano per il Pd

In questa situazione che anche a Kafka sembrerebbe leggermente eccessiva, ci tocca ringraziare quei grandi statisti della Lega se non ci siamo ritrovati con Giuliano Amato, il vice-ladrone del Psi (come per stessa confessione dei figli del ladrone leader), presidente del Consiglio per la terza volta, dopo che le prime due sono state da brivido. 
A questo ci siamo ridotti. Perché ci si ricordi dell'epoca dei grandi ladrocini di massa, prima che arrivasse quella dell'uomo solo al comando della banda, ci vogliono ancora le camicie verdi, che tutto sommato da quella stagione di Tangentopoli ebbero il primo grande traino per la ribalta della politica nazionale.

martedì 23 aprile 2013

Lo psicodramma del Pd e la normalità (vincente) di Debora

Mentre nell'assemblea nazionale va in onda il definitivo psicodramma del Pd, che archivia le dimissioni del segretario Pier Luigi Bersani e giura eterna fedeltà al presidente Napolitano e alla sua insopprimibile voglia di accordo con Silvio il Banana, il fumo delle dichiarazioni di democristiani alla frutta, giovani turchi, renziani ora a braccetto con dalemiani e vendoliani (Massimo e Walter hanno fregato anche loro) ed ex comunisti oscura una delle poche vittorie. Quella di Debora Serracchiani, non certo una campionessa da alti ingaggi, che solo per essersi costruita una reputazione di voce critica nei confronti dei vertici del partito e per aver detto chiaramente no all'inciucio e sì alla candidatura di Stefano Rodotà al Quirinale, ha vinto le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia, ex feudo leghista, ridicolizzando perfino il candidato grillino dato per favorito. 
Ma guarda un po'. La sinistra, normale, che vince.

lunedì 22 aprile 2013

Sì Presidente, abbiamo peccato: l'idea di un accordo con Berlusconi ci fa sempre orrore

''Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche". 
E' questo il passaggio del discorso di Giorgio Napolitano, pronunciato dopo il giuramento per il nuovo mandato al Quirinale, che segna lo spartiacque fra chi ha una vera coscienza politica e coloro che nel nome delle "complesse problematiche" sono pronti a digerire tutto.

Que viva Rodotà (e la sinistra)

E' stato un fine settimana difficile. Dopo la più dissennata mossa compiuta da un uomo politico che io ricordi personalmente, quella di presentare un candidato come Franco Marini per farselo votare da Silvio Berlusconi, il Pd ha fatto in tempo a far cadere una bella palata di fango anche sull'incolpevole Romano Prodi, che a molta gente sta sul culo solo perché per due volte ha battuto il Banana e la sua corte di emittenti televisive e giornali carta straccia. E mentre tutto intorno non c'erano che macerie, sono stati capaci di rinnovare la fiducia al loro peggior carnefice, il presidente che aveva firmato ogni porcheria approvata dal partito del Caimano in modo che si salvasse dalla galera, che aveva fatto rinviare di un mese il voto di fiducia dopo l'uscita di Gianfranco Fini dalla coalizione di centrodestra (consentendo a papi Silvio di comprarsi i parlamentari che gli mancavano), che aveva salvato Berlusconi da una sconfitta elettorale sicura imponendo al Pd di appoggiare un governo tecnico di falliti, per i disastri del quale i conti li ha pagati solo la sinistra.