Quando dico che siamo l'unico paese democratico del mondo che ha messo un militare a fare il Ministro della Difesa, qualcuno mi guarda un po' stranito. "Eh, vabbè. Sei il solito esagerato... questi so' tecnici, no?". Spiegare a chi non li ha mai visti quali sono i pesi e i contrappesi dei poteri in una nazione civile, è tempo sprecato. Fra l'altro, l'ultima volta era successo (sempre qui da noi) nel 1995, quando il generale Domenico Corcione entrò a far parte del Governo Dini, altro esecutivo figlio di nessuno messo su nell'interesse di tutti dopo il primo capitombolo di re Silvio. Ma insomma, dopo aver preso per i fondelli per tre anni il patetico Ignazio La Russa, detto "sciaboletta", adesso ci ritroviamo questo ammiraglio, Giampaolo Di Paola, che ha fatto tutta la carriera all'interno della NATO.
Il "tecnico" della guerra nel 2002 (governo Berlusconi) con la qualifica di Direttore Nazionale degli Armamenti firmò al Pentagono il pro-memoria d'intesa che impegnò l'Italia alla partecipazione del programma F-35, per l'acquisto di 131 cacciabombardieri. Guarda caso è salito alla guida delle forze armate proprio nel momento in cui ci tocca "onorare" l'impegno.
Oggi al Quirinale si è riunito il Consiglio Supremo di Difesa, sotto la presidenza di Giorgio Napolitano, al termine del quale è stato emesso il solito sibillino comunicato in cui si parla di "rimodulazione", ''laddove consentito'', di alcuni ''significativi programmi di investimento''. Sia come sia, il taglio non riguarderà i mitici caccia, visto che ieri il direttore nazionale degli Armamenti , il generale Claudio Debertolis, davanti alla Commissione Difesa della Camera ha annunciato l’acquisto dei primi tre F-35 alla modica cifra di ottanta milioni di dollari al pezzo, per un totale di 240 milioni di dollari (circa 180 milioni euro). Non solo. Il generale ieri ha detto chiaramente che tutto questo non porterà neanche un posto di lavoro in Italia, dove l'azienda del settore, la Finmeccanica, continua a tagliare i dipendenti. Il che, di questi tempi, è davvero un successo.
Ma non basta. Perchè come diceva un personaggio di un bellissimo film italiano (Il giocattolo), un cristiano non lo ammazzi quando spari ma quando ti compri la pistola. E infatti, visto che adesso c'abbiamo gli aeroplanini nuovi, usiamo quelli vecchi per giocare a fare la guerra. Nel comunicato del Consiglio Supremo, si parla genericamente della "necessità di proseguire nel processo già in corso volto a qualificare ulteriormente i contributi garantiti alle missioni internazionali", non spiegando se si andrà avanti con la proposta del ministro-soldato, che vuole che i nostri AMX impiegati in Afghanistan partecipino, con orgoglio tutto nazionale, ai bombardamenti sulla testa della popolazione, con la scusa che "dobbiamo difenderci".
Peccato che l'ultimo rapporto della Missione Onu in Afghanistan ci abbia appena ricordato che i civili continuano a pagare il conto di questo Risiko per novelli dottor Stranamore, con oltre tremila morti nel 2011, un terzo dei quali caduti sotto le bombe della Nato. Ma noi, vuoi mettere, abbiamo il tecnico.
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