Se questo fosse davvero un governo "tecnico" come gli spacciatori di notizie rassicuranti vorrebbero farci credere, non avrebbe avuto dubbi sul da farsi nel caso dell'Ilva di Taranto. Di fronte agli arresti, agli avvisi di garanzia e alle decisioni della magistratura nei confronti degli attuali gestori dell'ex azienda di Stato, e alla incredibile faccia tosta dei manager che per rappresaglia chiude la fabbrica, non ci sarebbe che una strada praticabile: il sequestro dei beni del Gruppo Ilva e soprattutto della famiglia Riva (il padre Emilio è agli arresti domiciliari, al figlio Fabio hanno messo proprio le manette) per garantire le bonifiche che spettano all'azienda, che le continua a promettere da oltre un decennio e ha così ingannato schiere di politici di tutti gli schieramenti, oltre alla confisca degli stabilimenti siderurgici, che a dispetto di questi industriali ex stracciaroli che hanno approfittato di demenziali privatizzazioni, continuano a essere profittevoli.
La confisca, nel nostro codice penale, è una misura di sicurezza patrimoniale per prevenire nuovi reati: lo Stato espropria cose che provengono da illeciti penali o che mantengono viva l'ipotesi del reato. Ed è proprio il caso di Taranto, senza contare che con il sequestro e la confisca dei beni di questa famiglia di galeotti si potrebbe facilmente sostenere il costo di 5.000 lavoratori a spasso.
E invece no. Perché Riva è uno che in passato ha ben oliato tutti quanti. Oggi mentre molti giornali si masturbano sulla poco esaltante competizione delle primarie, il Fatto ci ricorda che il patron dell'acciaio nel 2006 ha staccato un generoso assegno da 245 mila euro a Forza Italia e un altro, un po' meno generoso, di 98 mila euro a Pierluigi Bersani. Che si deve pensare di uno che dà i soldi a Berlusconi, ma anche un "regalino" a quel che resta del comunismo? Che "Franza o Spagna, basta che se magna", ovviamente. Una filosofia da sempre vincente in questo paese di Pulcinella.
Infatti, il sagace ministro dell'Ambiente attuale, Corrado Clini, che era già direttore generale del Ministero quando i Riva impazzavano senza freni, oggi se la prende con la magistratura. Perché? Perché i Riva hanno promesso per l'ennesima volta di investire per la bonifica (e lui per l'ennesima volta evidentemente ci crede). Il fatto che a Taranto si muoia di cancro più che in ogni altra parte d'Italia evidentemente non lo preoccupa. Lui è un tecnico e quelle sono morti "tecniche". Due tumori all'anno in più in fondo sono "una minchiata".
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