Si sta delineando una santa alleanza fra bottegari e cattolici sull'apertura dei negozi di domenica, con i primi giustamente schierati per difendere i piccoli e medi esercizi e gli altri che come al solito almeno a parole vivono fuori dal mondo. E così la Confesercenti, con il patrocinio dei vescovi italiani (che evidentemente hanno poco a cui pensare) ha lanciato la campagna "Libera la domenica" sostenendo una tesi quantomai azzardata: "gli eccessi di liberalizzazioni penalizzano i piccoli negozi,
costringendo imprenditori e lavoratori a sacrificare valori importanti
come la famiglia". E uno se li immagina davvero questi negozianti italiani che pur di non assumere un dipendente in regola farebbero carte false, che la domenica sono affranti dall'impossibilità di passare la festa in famiglia.
Come no.
Poi ci si ferma a riflettere un attimo e ci si rende conto che per fortuna che c'è qualche negozio aperto la domenica, perché magari è l'unico giorno in cui si riesce a fare la spesa proprio per la famiglia, o a comprare un paio di scarpe, un libro e un video insieme ai propri figli. Perché nel resto della settimana si lavora lontano da casa e a differenza dei soliti e fastidiosi paesi civili da noi le "botteghe" ancora chiudono all'ora di pranzo, i supermercati tirano giù le serrande alle 20.30 e i negozi spesso non hanno un tubo di quello che si sta cercando.
Con le aperture domenicali il pil non è aumentato, gridano gli economisti da sagrestia, ed è una clamorosa ovvietà, visto che il potere di acquisto è addirittura diminuito, ma perlomeno si offre un servizio a famiglie che - ci dispiace tanto per i cattolici - ma non sono più quelle della prima metà del secolo scorso, con le donne a preoccuparsi della casa e dei figli e gli uomini che chiedevano non venisse disturbato il loro riposo del guerriero.
"C’è una larga alleanza tra noi cristiani e forze e sigle sociali laiche
che non accettano il diktat. Il tempo non del tutto venduto al produrre,
al faticare, è un valore riconosciuto in ogni epoca e in ogni cultura", delira un corsivista di Avvenire. Come se il problema fosse l'apertura domenicale e non le mille leggi contro i lavoratori approvate da governi sempre ispirati da santa madre chiesa o l'enorme evasione fiscale che si registra nel magico mondo dei piccoli esercizi.
Almeno il grande supermercato rilascia sempre lo scontrino. E quella mezz'oretta per andare a messa i pochissimi (per fortuna) che ancora ci vanno dovrebbero riuscire a trovarla lo stesso. Senza contare che il parroco glielo paghiamo tutti.
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