E' un bel po' di tempo che Michele Serra, corsivista di Repubblica con tanto di breve rubrica fissa, è diventato l'ombra dell'uomo che ha dato una scossa alla satira italiana, con gli inserti dell'Unità, Tango e Cuore, quest'ultimo diventato poi un settimanale autonomo.
Il successo di allora (arrivò a vendere 160 mila copie a numero) era strettamente legato ai modi spicci e rudi con cui si bastonavano i politici della Prima Repubblica, un'epoca tragicamente simile a quella odierna, ma con un pizzico di speranza in più.
Che non si trattasse esattamente di una satira "elegante" lo si può facilmente desumere da alcuni dei celebri titoli di prima pagina, tipo "Hanno la faccia come il culo" dedicato alle mummie del periodo di Tangentopoli che non volevano mollare l'osso, il bellissimo "Limiti della democrazia: votano anche gli stronzi", l'amore per il Psi di Bettino Craxi ("Scatta l'ora legale: panico fra i socialisti") e per il "nuovo che rutta" rappresentato dal signorotto di Arcore ("Silvio cacasotto: spedisce videocassette come Moana per evitare il confronto in diretta"), senza contare le bastonate alla Fiat ("Occhio al bidone: arriva la nuova 500, festa grande alla Renault") o alla Chiesa cattolica ("Primo effetto delle legge contro gli immigrati: espulso Wojtyla, spacciava l'oppio dei popoli"), o ancora ai riformisti che già all'epoca volevano tagliare le pensioni ("Aiuta lo Stato: uccidi un pensionato"). Ovviamente non si contavano le querele e le accuse di volgarità, che erano il fiore all'occhiello del "settimanale di resistenza umana".
Poi con l'arrivo al potere del primo governo di centrosinistra il nostro si trasforma. Molla Cuore e l'Unità e passa a Repubblica, dove da allora ci narcotizza con L'amaca, boxino quotidiano della pagina delle lettere, finalmente garbato come vorrebbe il signor padrone, ma anche terribilmente conformista.
L'uomo che fustigava senza pietà i potenti che non volevano mollare la poltrona (tipo i cadaveri imbalsamati del suo partito di riferimento che ancora mendicano una deroga per non andare in pensione) è diventato un borghesotto sempre turbato dai toni eccessivi (degli altri). E non a caso è uno degli autori della trasmissione più edulcorata della tv italiana, "Che tempo che fa", condotta da Fabio Fazio l'uomo che non fa mai domande per non offendere, che pare brutto, e che forse anche per questo guadagna lo stipendio più alto di tutta la scassatissima Rai.
Ultimamente ha due ossessioni: una, da buon italico pantofolaro, è il calcio (Serra è interista e ha scritto decine di boxini per prendersela con la Juve, sugli impicci di Moratti invece manco una riga). L'altra è Beppe Grillo, il comico per il quale agli inizi degli anni novanta scriveva i testi degli spettacoli, e che oggi evidentemente lo infastidisce con il suo (ancora presunto) successo politico.
Da quando i sondaggi indicano nel Movimento 5 Stelle un possibile ago della bilancia degli equilibri poltici del paese, Serra è scatenato. Con una media di un giorno ogni tre spara a zero contro il suo ex amico (anche oggi ci delizia con una lezione sulla scarsa democrazia del movimento), prendendosela soprattutto con la volgarità con la quale Grillo dalle pagine del suo blog picchia giù duro contro i potenti, come un tempo faceva magistralmente il suo Cuore.
L'ossessione dei commentatori come Serra (la lista è molto lunga) nei confronti del comico genovese è qualcosa che andrebbe studiato per essere inserito all'interno dei manuali di psicologia. Ma forse ha solo a che fare con l'invecchiamento (e con la umanissima considerazione che si ha verso chi ti paga lauti stipendi). Hanno la faccia come il culo, avrebbe detto qualcuno.
avrà la faccia come il culo, ma fin troppo spesso scrive cose assolutamente vere su grillo.
RispondiEliminaCome quando gli rinfaccia di essere volgare? Proprio lui?
RispondiEliminaPremesso che Serra non fa il politico ma il giornalista, quando Serra "non voglio al parlamento gente del popolo, gente come noi, gente semplice. In Parlamento io voglio gente migliore di me, più competente, più preprarata, più colta, che mi sia superiore in tutto" non è che puoi dargli torto
RispondiEliminaNon si capisce però chi sia questa "gente migliore, più competente e preparata" rispetto alla "gente del popolo". Faccio davvero fatica a identificarla con gli esponenti del Pd. Che i dissidenti li cacciano dal partito quanto e più di Grillo e che il popolo non sanno neanche cosa sia, perché non lo frequentano più da ormai moltissimo tempo.
RispondiEliminaCome putea questa gente del popolo; largo largo c'è puzza d'umanità.... mi scuso ma noi di sinistra soffriamo un pò di un complesso di superiorità, non ce ne vogliate...
RispondiEliminaSì in effetti la puzza sotto il naso è un segno distintivo (di quello che resta) della sinistra.
RispondiElimina