Ragazzi, che invidia. Di fronte a queste grandi capocce pensanti che governano la nostra economia ci sentiamo tutti un po' più piccoli e ignoranti, a livello di uomini delle caverne spaventati da lampi e tuoni. Oggi all'assemblea dell'Associazione Bancaria Italiana, ovvero la congrega che racchiude tutti i nostri cari istituti di credito (notoriamente dietro tutte le più grandi truffe della speculazione finanziaria) si sono confrontati i due numeri uno, il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ormai in procinto di andare a far danni altrove, e il ministro dell'Economia (la sua economia), Giulio Tremonti. Il primo ha chiesto "la messa in campo tempestiva di politiche strutturali incisive e credibili con comportamenti coerenti di tutti i protagonisti della vita politica e produttiva", il secondo, palesemente in imbarazzo per il disastro dei nostri conti pubblici, ha promesso "liberalizzazioni" come se piovesse.
Se non fossi un vecchio esperto di puttanate a ruota libera (mi dà da vivere bene), magari sarei anche tentato di crederci, ma siccome questo è il terzo governatore a cui sento ripetere "riforme strutturali" e il decimo ministro che parla di "liberalizzazioni", l'istinto è quello di mettere mano alla pistola.
No, non sono credibili. Nessuno dei due. Draghi perché è il numero uno di un sistema di potere che non ha nessun interesse nello sviluppo produttivo (e attenzione, quando questi parlano di "riforme strutturali" in realtà vogliono dire tagli a pensioni e sanità per far guadagnare le assicurazioni private). Uomo di Goldman Sachs e della Banca Mondiale, presto ai vertici della Banca Centrale Europea, Draghi fa parte del gruppo Bilderberg, una strana accolita di personaggi (tutti ai vertici della politica e dell'economia mondiali) che si riunisce proprio come una setta segreta qual è. La svendita delle aziende di Stato da lui effettuata negli anni novanta dovrebbe essere qualcosa di cui vergognarsi, altro che privatizzazioni. Eppure c'ha sempre quell'aria un po' così, di quello che sta lì per caso, col pelo bitumato (c'ha 64 anni e sembra un giovane promettente), di quello che non sapeva niente. L'altro, il povero Tremonti, non dorme da giorni per paura che escano nuovi contenuti delle intercettazioni del suo ex consigliere personale (e anche un po' maggiordomo) e biascica stupidaggini più del solito.
Poi dice che i mercati non si fidano. Si fidano moltissimo invece e sono pronti a gettarsi sul cadavere da spolpare.
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