La sparata del viceministro Michel Martone contro gli studenti "sfigati" che si laureano a 28 anni e per questo poi non trovano lavoro ha riproposto con veemenza la solita questione di classe, che in questo paese dalla democrazia sospesa e approssimativa non è stata mai risolta. Le oligarchie che da sempre governano lo stivale non intendono mollare la presa e per questo ripropongono la solita tesi dei buoni salotti borghesi di 50 anni fa, quelli in cui, signora mia, si diceva che il figlio dell'operaio doveva continuare a fare l'operaio.
Questi distinti signori dai doppi o tripli cognomi e dai nomi esotici hanno ovviamente bisogno di una classe inferiore che continui a produrre, consumare e crepare (magari senza assistenza sanitaria) per poter conservare il timone del comando. In questo gioco di basso potere gioca un ruolo di rilievo una delle caste del nostro paese, quella dei rampolli figli di papà che frequentano le università private, quelle cattoliche e quelle della Confindustria, come la Luiss, presieduta da una vera icona della cultura italiana, Emma Marcegaglia, altra figlia di papà. Alunni, ex alunni, professori fanno parte di una specie di massoneria che si autocelebra e autodifende.
Inutile dire che Martone, oltre a essere un pubblico funzionario, è anche professore dell'università romana. E infatti, fra le poche voci che si sono alzate a sua difesa ci sono quelle dei suoi sodali. come quella dell'amministratore delegato della Luiss, Pierluigi Celli, ex direttore generale della Rai in quota centrosinistra, che qualche tempo fa sollevò un polverone con una ipocrita lettera aperta al figlio nel quale lo invitava a lasciare l'Italia viste le scarse opportunità di lavoro. Non ci crederete ma il figlio è stato assunto dalla Ferrari da Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente della Confindustria e quindi "azionista" dell'ateneo di Celli, che ha trovato posto anche al rampollo di Luigi Bisignani, deus ex machina della P3. Poi uno si chiede perché le "rosse" non vincono più.
La Luiss funziona così: se hai una famiglia disposta a pagare sei-sette mila euro l'anno per mantenerti agli studi, per almeno cinque anni, più magari altri due di specializzazioni varie, hai buone probabilità di trovare lavoro, perché gli amici si ricordano sempre degli amici. Naturalmente la "loggia" ha i suoi bei rappresentanti anche nel governo, sobrio, ma anche molto borghese e reazionario, con Paola Severino, ordinario di diritto penale e oggi ministro della Giustizia, Antonio Catricalà, docente di Diritto dei consumatori (!), oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministro degli affari europei, Enzo Moavero Milanesi e il nuovo sottosegretario al ministro dell'interno, Saverio Ruperto, oltre al mitico Michel ma belle.
Oggi il figlio di papà ritorna sui suoi passi, ammette di aver esagerato, ma dice che il problema esiste. E infatti è vero. Non sono i 28 anni il problema. Sono i soldi per pagare gli studi da versare alla Confindustria. Li avete? No? Siete davvero degli sfigati.
Nessun commento:
Posta un commento