Si vede che a parte quei quattro imbecilli che a Roma hanno spaccato un po' di vetrine creando come al solito nel popolo bue una pelosa solidarietà nei confronti dell'ordine costituito, gli indignati di tutto il mondo (che sono tanti e sfidano anche i mostri sacri di Wall Street) cominciano a fare davvero paura. Se dopo tutti i banchieri e miliardari precipitati nel ridicolo per aver dichiarato di comprendere le ragioni delle manifestazioni, anche il Vaticano si iscrive ai comunisti allora la cosa è seria.
Un documento del Pontificio consiglio della giustizia e della pace chiede senza mezzi termini di subordinare la finanza alla politica, con l'imposizione di “un’Autorità pubblica super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”. Il presidente e il segretario del pontificio consiglio propongono l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie e scrivono a chiare lettere che l’economia a partire dalla fine del XX secolo ha visto l'aumento della diffusione della moneta rispetto alla produzione del reddito. Nel mondo sono cresciute a dismisura le diseguaglianze, il che è “estremamente problematico anche per la pace”, condannando senza appello l' “idolatria del mercato”.
Certe volte mi chiedo di cosa vadano cianciando quelli che parlano dell'unità politica dei cattolici. In che cosa sarebbero uniti i cattolici fra di loro, se al loro interno comprendono tutto e il contrario di tutto, pubblicando oggi un documento che sembra un trattato di ispirazione marxista e dall'altra parte magari le dissertazioni filosofiche del presidente della banca vaticana, che chiede al popolo di fare più figli per aumentare la produzione? Se da una parte ammettono le follie di un sistema e dall'altra finiscono sempre con l'appoggiare quella parte politica che quelle diseguaglianze economiche va predicando da sempre, ma - vuoi mettere - almeno non approverà mai una legge sulle unioni gay o sul testamento biologico? Chi sono, davvero, i cattolici?
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