La conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio è uno di quei riti assai decotti che fanno parte delle tante finzioni messe in piedi per dire che, sì, anche noi siamo una democrazia. Di solito il potente di turno effettua una mortale prolusione in cui si vanta di tutti i grandi successi del suo governo, come sempre il migliore. Poi arrivano le domande dei giornalisti, di solito più preoccupati di fare bella figura in diretta tv che non di tirar fuori qualche notizia dalla tradizionale reticenza del monarca.
Quest'anno il giro di giostra è stato particolarmente ridicolo, con il premier Mario Monti e i cronisti impegnati in una penosissima gara a chi ce l'ha più lungo, con un larghissimo utilizzo di termini finanziari inglesi. E così fra credit-crunch, spread, default e varie amenità francamente incomprensibili e intraducibili, la rappresentazione si è trascinata molto stancamente. Non c'è un titolo, non c'è una notizia, non c'è un tubo. Va tutto bene madama la marchesa e speriamo nel solito stellone. "Oggi non vi annuncio nessuna specifica misura: sono in lavorazione", ha detto il sobrio professore. E in un paese normale i colleghi avrebbero ringraziato e se ne sarebbero andati. Invece sono rimasti tutti a fare da fondale.
Bastava? Macché. Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, forse preoccupato dalla possibilità (per la verità assai remota) che questo governo dia davvero vita alla liberalizzazione delle professioni abolendo certi organismi inutili, ha regalato a Monti la tessera dell'Ordine.
Che tristezza. C'era proprio bisogno di certificare così la consuetudine tutta italiana di una stampa sdraiata a tappetino davanti al potere?
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