Il comunismo, lo dicono tutti, è stato cancellato dalla storia. Ma ci sono sempre, soprattutto nel nostro paese, quelle sane tradizioni a metà strada fra il feudalesimo e la monarchia assoluta che lo rendono ancora attuale. Una di queste è sicuramente la Prima alla Scala, la kermesse annuale in cui i potenti sfoggiano le loro mogli in abiti firmati e si fanno vedere dal bel mondo e in cui il presidente della Repubblica di turno, di solito aiutato dal cornetto acustico vista l'età, assiste all'esecuzione orchestrale dell'Inno di Mameli che fa tanto patriottico. Anche quest'anno, malgrado la sobrietà del governo di Mario Monti, non ci hanno risparmiato questa orrenda visione, che fa ricordare quelle vecchie rappresentazioni della monarchia francese, con i poveri in strada che guardano mangiare i ricchi. E così, se ve li siete persi, sappiate che la signora Monti era vestita da Armani, stessa scelta per la moglie del sindaco Pisapia, mentre la signora Napolitano preferisce Lella Curiel. Poi c'erano alcuni indimenticabili esponenti della cultura, come il pio Formigoni in cravattino bianco, Valeriona Marini con le chiappe al vento e Barbara Berlusconi che mostrava una vista generosa della sua balconata. Lady Passera (intesa non come la vincitrice di un concorso indetto da una rivista porno, ma come la seconda moglie del ministro banchiere) si è affidata a Fausto Sarli.
In sala l'ennesima mortalmente noiosa versione del Don Giovanni di Mozart, stroncata puntualmente da critici e melomani. Fuori quel mondo di tartassati alle prese con le lacrime e il sangue. Resteremo sempre nostalgici dei borboni e del potere sbattuto in faccia alla gente?
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