E' caduta finalmente la maschera del governo dei tecnici, che quando si tratta di licenziare la gente non accetta i "veti" di quei comunistacci della Cgil, ma quando si tratta di toccare gli interessi delle persone che garantiscono loro il lauto stipendio di cui hanno sempre goduto, che si tratti di liberalizzazioni, di Rai o di patrimoniale, si inginocchiano come tutti i servitori sono soliti fare.
Perfino Repubblica, che per qualche mese ha abboccato all'amo, oggi segnala con preoccupazione che la riforma dell'articolo 18 proposta dal ministro-madonnina Elsa Fornero e dal principe di Transilvania Mario Monti significa in buona sostanza che le aziende potranno far fuori chiunque vogliono al prezzo, massimo, di neanche due anni e mezzo di stipendio (immediatamente ammortizzabili con l'assunzione di qualcuno pagato molto meno).
Il principio che neanche la magistratura possa costringere un imprenditore a reintegrare un lavoratore ingiustamente licenziato significa elevare i padroni al rango di potere dello Stato. Una vera vergogna antidemocratica, contro la quale ogni persona di buon senso dovrebbe schierarsi e che avrà come unico risultato (ampiamente voluto) quello di far definitivamente fuori la timida sinistra di questo paese.
Ma le persone di buon senso non fanno quasi mai carriera, figuriamoci in Parlamento.
Qualcuno si ricorda quello che avvenne nel marzo del 2002 quando la Cgil di Sergio Cofferati portò oltre un milione di persone al Circo Massimo di Roma contro le modifiche dell'articolo 18? Allora a manifestare c'erano anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni e il segretario del Pds, Piero Fassino, tutti a cavalcare l'onda della protesta contro il progetto del governo di Silvio Berlusconi. Oggi, con la riforma Fornero-Monti che è molto più "spinta" di quella del povero Silvio, Cofferati si è perso a Bologna, dove il suo impegno principale è stato quello di cercare di chiudere i centri sociali e reprimere la vita notturna della città che tanto dava fastidio alla gente per bene, Veltroni ha come unico compito quello di sfasciare il partito e la classe operaia gli causa ormai fastidiosi pruriti alle mani, Fassino è sindaco a Torino, dove sta pappa e ciccia con la Fiat di Sergio Marchionne, l'uomo che non vende più neanche una Panda.
Un trionfo. Grazie anche alla partecipazione del presidente "migliorista", Giorgio Napolitano, l'uomo che chiede di fare un passo indietro. Ai lavoratori. Se non altro è l'unico coerente, perché anche 10 anni fa lui, l'articolo 18, lo avrebbe abolito. I riformisti sono così, un po' trucidi un po' venduti.
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