La banca del Vaticano non smette di stupire. Come se non fossero bastati gli scandali del passato, magari c'è anche chi pensa davvero che il nuovo presidente, Ettore Gotti Tedeschi (l'economista che preferisce Hitler a Keynes), sia stato messo lì per fare pulizia. Oggi il Fatto Quotidiano pubblica una nuova perla: la Procura di Roma ha messo nel mirino un conto aperto dallo Ior presso la filiale di Francoforte della JP Morgan, dopo che un analogo conto aperto a Milano nel 2009, sul quale sarebbe transitato almeno un miliardo di euro in un anno e mezzo, è stato chiuso direttamente dalla banca statunitense, che ha classificato l'Istituto per le Opere religiose come "cliente ad alto rischio". Il conto milanese veniva azzerato ogni giorno, con relativo trasferimento del saldo creditore alla consorella tedesca. Il giornalista del Fatto lo definisce “il cavallo di Troia attraverso cui lo Ior opera(va) in Italia” e i magistrati sono passati all'azione.
Lo Ior, insomma, operava spesso non come una banca ma, piuttosto, “come una vera e propria società fiduciaria che scherma la reale proprietà dei fondi sui conti correnti”. Ogni genere di operazione poteva dunque essere nascosta grazie alla collaborazione della banca vaticana. Come i nove bonifici per 225 mila euro partiti da un conto IOR e destinati a un gruppo di catanesi vicini alla mafia. Erano il provento di una truffa, ma sono stati "coperti" dalla banca del papa.
Le autorità giudiziarie tedesche hanno per ora negato la loro collaborazione, ma per le autorità di controllo internazionali dovrebbe ormai essere ben chiaro che nei Sacri Palazzi non si fa nulla in materia di trasparenza bancaria.
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