Con un ritardo simile a quello della riabilitazione di Galileo Galilei, i vescovi italiani si accorgono tutto d'un tratto che il pio Roberto Formigoni, deus ex machina del movimento di Comunione e Liberazione (ribattezzata dai maligni Comunione&Fatturazione), non è esattamente lo stinco di santo per il quale cerca di passare. Un vorticoso giro di denaro attorno alla sua figura, con lui che cade dalle nuove, insulta i giornalisti e balbetta scuse come un bambino delle elementari scoperto a rubare marmellata. Ma soprattutto si paragona al buon Gesù. E lì hanno deciso che non bisognava fargliela passare liscia.
Con un colonnino anonimo (non si mai), Avvenire dice basta alle farneticazioni del Celeste sostenendo che ''non ci sono sentenze da precipitare, ma conclusioni da trarre: poteva e doveva farne a meno, il presidente Formigoni. Di assessori così, di vacanze e compagni di vacanze cosà e di tirare in ballo a sproposito Nostro Signore".
Ingrati.
Sono decenni che quest'uomo tira la carretta per conto della Demorazia Cristiana e dei suoi derivati e di tutto quell'incredibile circo Barnum che è ormai diventato il movimento giovanile fondato da don Giussani. Nessuno si è mai accorto del mercimonio che gli girava intorno, anzi, a nessuno ha dato fastidio, perché quando si tratta di soldi i preti non è che vanno molto per il sottile. Però 'sta storia che si sente gesuccristo non va bene, no no.
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