Prosegue a ritmi serrati la campagna di
Pier Luigi Bersani nel tentativo di perdere delle elezioni già vinte. Dopo il successo delle primarie e la discesa in campo (altro che salita) del professor
Mario Monti, che toglierà un sacco di voti a
Berlusconi pescando in quella consistente fetta di borghesi assetati di sangue che ancora rappresentano una quota importante nel nostro paese, il segretario del
Pd si deve essere vergognato del fatto che qualcuno possa considerarlo di sinistra e infatti, fra impresentabili, democristiani e seguaci del liberismo più spinto, sta lentamente
riempiendo il listino bloccato di facce che creano un po' di dubbi (tanto per usare un eufemismo) nell'elettorato che, guarda un po' che rompicoglioni, si ostina a votare a sinistra.
Dopo la criticabile scelta di
Piero Grasso, l'uomo che è stato messo all'antimafia da Silvio Berlusconi, tanto per contrastare
Antonio Ingroia, e
la telenovela degli impresentabili, Bersani ha pensato di sostituire il transfuga
Piero Ichino (che si è finalmente tolto dalle scatole scegliendo uno schieramento più consono alle sue idee, quello dei banchieri di Monti) con un altro campione come
Carlo Dell'Aringa, professore universitario (indovinate un po' dove? Alla
Cattolica, naturalmente), che nove anni fa ha contribuito a scrivere la infausta legge
Biagi, che ha sostanzialmente introdotto il precariato in Italia (con il particolare che non vennero varati gli ammortizzatori sociali previsti dal giuslavorista ucciso nel 2002 dalle
Brigate Rosse), e il celebre "
Libro bianco sul lavoro", un testo che farebbe apparire come un'inguaribile marxista anche la signora
Elsa Fornero. Chi lo voterebbe uno così? Nessuno. E infatti gli tocca imporcelo.
Per bilanciare il bolscevico Stefano Fassina, definito un estremista dagli estremisti del club Rotary, ecco il cattolico doc Edo Patriarca, presidente del Centro Nazionale di Volontariato e organizzatore delle Settimane Sociali, che scrive editoriali per Europa e che è da sempre avversario delle tesi del responsabile economico del Pd.
Potevamo farci mancare l'Azione Cattolica? No di certo. E infatti ecco Ernesto Preziosi, ex vicepresidente dell'associazione,
componente
della direzione nazionale del partito.
E che dire della Confindustria?
Potevamo mica farne a meno, ragassi. E quindi, voila, dal cappello a cilindro ecco uscire Giampaolo Galli, ex direttore generale dell'associazione degli industriali dal 2009 al 2012, il periodo in cui viale dell'Astronomia si è quasi sempre acriticamente inginocchiata di fronte a re Silvio, ed ex presidente dell'Ania, l'associazione delle imprese assicurative (noti benefattori dell'umanità).
Come se non bastasse si apre
anche un caso in Puglia, dove il segretario regionale del Partito si è dimesso perché si è ritrovato con le liste zeppe di gente che con la Puglia non ha niente a che fare e ha accusato i vertici romani di aver tradito lo spirito delle primarie.
Secondo un sondaggio dell'Ipsos, che a dire il vero lo ha elaborato per il giornale degli industriali Il Sole 24 Ore (quindi ad hoc per teorizzare la necessità di alleanze al centro), in Lombardia, Campania e Sicilia la vittoria del Pd sarebbe in forse e metterebbe in dubbio la maggioranza al Senato.
Secondo voi, Bersani quanti voti perderà per queste scelte dissennate?