Cesare Prandelli aveva avuto un colpo di fortuna. Dopo due anni di gioco fatiscente, una qualificazione ottenuta grazie alla pochezza degli avversari, e qualche figuraccia notevole, si è ritrovato agli Europei potendo schierare un blocco di giocatori provenienti dall'unica squadra che mette in campo quasi tutti italiani e che avevano fatto un campionato eccellente. Grazie a loro abbiamo passato a fatica il girone (soffrendo pure con dei dopolavoristi come gli irlandesi) e sull'onda dell'entusiasmo si sono giocate un paio di buone partite con Inghilterra e Germania arrivando a una finale che nessuno avrebbe mai sognato di giocare.
Gli spagnoli ci hanno asfaltato, non solo perché sono più forti, ma perché i nostri erano letteralmente alla frutta. Poteva anche andare bene così, sottolineare il traguardo comunque eccellente raggiunto e dire che di più proprio non si poteva fare.
Invece il nostro ct, che fino all'altro ieri faceva il modesto e diceva che non sapeva se sarebbe rimasto alla guida della nazionale, oggi prorompe con una serie di dichiarazioni ridicole: "Spesso il calcio è un veicolo per cambiare, noi siamo un Paese vecchio
con tante cose da cambiare: dobbiamo avere il coraggio di cambiare. Noi
lo abbiamo avuto, il risultato non deve
essere condizionante per una idea". La colpa? Il fatto che la squadra si allena insieme solo 2-3 volte ogni otto mesi.
Ecco, da questo mister molto italico che l'unica cosa che sa trasmettere sono i pellegrinaggi ai santuari e ha trovato un bel posto di lavoro al figlio, vorremmo proprio sapere dove stava l'innovazione, il "progetto", l'idea di gioco. Ha messo in campo quelli che funzionavano, esattamente come ha fatto Del Bosque con i due blocchi di Barcellona e Real Madrid. Se non ci fossero stati i "vecchi", avremmo preso gli schiaffi anche dal Trap, così invece siamo arrivati a (non) giocarcela con i più forti del mondo.
Per i prossimi mondiali, risparmiamo lo stipendio del Ct. Nominiamo un selezionatore per ogni partita che metta in campo quelli che stanno meglio, a prescindere dall'anagrafe o dai precedenti. Anche perché la velocità alla quale hanno giocato gli azzurri in questi Europei a tratti ha fatto rimpiangere pure i "vecchissimi", come, tanto per fare due esempi, i Totti e i Del Piero di questo finale di stagione.
Ps: chissà che ne pensa del discorso sul paese di vecchi il nostro ottantasettenne Capo dello Stato, che ha invitato i nostri eroi al Quirinale già da sabato, non portando esattamente molta fortuna.
fai un po' ridere con quest'analisi.
RispondiEliminaL'Italia nell'europeo ha giocato decisamente meglio che quella del mondiale passato.
In questi due anni c'è stato un progetto che, secondo me, ha portato un livello di gioco decisamente buono. Quello che è mancato è stata la strategia e penso sia dovuto al fatto che non ci si aspettasse d'arrivare fino in finale. La prossima volta son certo che certe considerazioni saranno fatte e non s'arriverà a giocare con dei morti viventi.
L'Italia del mondiale passato è stata quasi la peggiore di sempre, ci voleva poco a migliorare. A me non sembra che il livello di gioco mostrato nelle qualificazioni, contro squadre di dilettanti, sia stato così buono come dici tu. Non solo, neanche la girandola di uomini scelti è servita e non capisco dove sia il "progetto" (anche perché 'sta parola l'hanno cominciata a usare i tifosi della Roma e i risultati sono stati pessimi). La squadra di Prandelli è arrivata in finale solo grazie a qualche "morto vivente" come lo chiami tu. Fossero mancati quelli perdevamo pure con l'Irlanda.
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