"È una calda domenica di estate e l'automobile sta percorrendo il viale
di Castel Porziano che porta alla residenza del presidente della
Repubblica. Ai fianchi della strada si stagliano gli alti tronchi dei
pini marittimi intervallati da querce. Un cinghialotto ci passa davanti e
scompare nel folto del bosco. Sulle strisce di prato ai lati del viale
saltella qualche merlo e un'upupa, 'ilare uccello' cammina impettita con
la piccola cresta sul capo".
Dite la verità, se voi foste degli editor di una casa editrice letto un incipit così gettereste il manoscritto nel cestino o no? Fra cinghialotti, merli e l'upupa di foscoliana memoria (e portatrice di autentica sfiga) uno pensa all'esercizio retorico di qualche scrittore amatoriale. E invece...
E invece è la soporifera prosa dell'ottantottenne Eugenio Scalfari che oggi si è preso due pagine di Repubblica (va beh, il giornale è suo ci fa quello che vuole) per raccontarci del pregnante incontro con un altro esponente della giovine Italia, l'ottantasettenne Giorgio Napolitano, con il quale ha intenzione di scambiare "idee e opinioni su quanto sta accadendo in Italia e in Europa", un brainstorming da istituto geriatrico.
Il vecchio giornalista liquida in tre righe la questione delle intercettazioni di Mancino e della pessima figura fatta dal Quirinale sulle indagini per le trattativa antimafia, rassicurandoci - un po' sullo stile di Minzolini con Berlusconi - che si tratta di una "campagna lanciata contro di lui" e "costruita sul nulla". Evidentemente Scalfari non legge più neanche il suo giornale, che su questa storia di magagne ne ha tirate fuori pure un bel po'.
Ma si sa, fra vecchi squali non ci si mozzica.
L'importante è rassicurare la ggggente, fra una lezione di storia sulla Dc del 1953 e Einaudi che fanno assomigliare i due al mitico Numero Uno, personaggio di Alan Ford. "Non mi domandare se ce la faremo. Io so soltanto che dobbiamo farcela", chiosa il presidente parlando dell'Europa e subito viene in mente Guzzanti quando imitava Funari e il suo indimenticabile "nun gliela fà, nun gliela potemo fà".
"Gli Stati nazionali garantiscono una tradizione, una cultura,
una storia, ma soltanto l'unione politica dell'Europa, secondo
l'originaria ispirazione federale, garantisce la speranza del futuro", insiste l'ex comunista a cui piacevano i carri armati in Ungheria.
C'è chi vuole uscire dall'euro, gli domanda il reporter segugio. "Sciocchezze o peggio pura demagogia".
Fine dell'incontro, tutti a pranzo dalla moglie Clio, con Scalfari che ci informa che il povero presidente farà solo pochi giorni di vacanza a Stromboli. "Finché tocca a lui, deve stare al pezzo".
Tranquilli siamo in buone mani. Ps: oggi la Finlandia ha nominato il nuovo Ministro della Difesa. Ha 33 anni. Il suo predecessore ne ha 45 e si è dimesso perché dopo aver fatto parte di tre governi diversi dal 2007 ad oggi preferisce passare un po' più di tempo con la sua famiglia.
Poi uno dice lo spread...
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