Mettere on line dieci nomi, politici potenti e notoriamente omofobi (o perché finto-machos o perché stupidi irriducibili cattolici), sostenendo che queste persone sono gay magari non sarà elegante, nè credibile dal punto di vista giornalistico. Ma alla fine io trovo che sia giusto così. Fa parte dei rischi della popolarità. Sei un attore famoso sposato con prole? Arriva la rivista scandalistica di turno che ti inchioda con una foto inequivocabile insieme a un'altra, poco importa se poi nello scatto erano presenti dieci persone, sapientemente tagliate via dallo scatto. L'Italia ha una buona tradizione di stampa scandalistica (e ultimamente Silvio Berlusconi, tramite Alfonsina la pazza, come Dagospia chiama il direttore di Chi, ne ha fatto un uso politico sfrenato per attaccare i suoi "nemici"), ma all'estero non è che si scherza. Basta vedere la bufera che ha portato alla chiusura del tabloid News of the world in Gran Bretagna e che ha finito con il coinvolgere il primo ministro in persona.
La lista pubblicata oggi da un misterioso blog è chiaramente un falso e forse non è assimilabile alle paparazzate di Novella 2000 o dei giornali di Silvio. Ma di sicuro non è peggiore. E' ovvio che non è che ci siano le prove per quanto si sostiene. E' stata costruita a tavolino, in base a pochi semplici ragionamenti e alle notizie che sono disponibili a tutti.
Facile mettere il nome di Roberto Formigoni, il ciellino che una volta inneggiava alla castità e alla verginità e che oggi si veste come un alter ego di Dolce e Gabbana. Facilissimo sparare su Gianni Letta, che come diceva il mitico editorialista dell'Unità degli anni settanta Fortebraccio, "sembra sempre sua sorella". O su Marco Milanese, che ieri si è salvato dalla galera, ma sul quale da mesi porci e cani spargono allusioni sul suo "rapporto" con un altro personaggio non esattamente mascolino, il ministro (del disastro) dell'Economia. Per non parlare di Maurizietto Gasparri, ex fascista tutto di un pezzo (ora solo tutto di un pezzo), il quale fu beccato una volta dai carabinieri mentre girava in macchina a passo d'uomo in una zona frequentata da prostitute transessuali e si giustificò dicendo che cercava un indirizzo dove era atteso per la cena, o di Luca Volontè, un peone dell'Udc le cui dichiarazioni finiscono sui giornali solo quando spara a zero sui culattoni. Giusto contrappasso anche per Roberto Calderoli, lo sdentato leghista che sembra appena uscito da una comunità terapeutica, sul quale le voci erano già circolate ed erano state smentite, ma non troppo, dalla ex moglie. Che dire poi di Mario Baccini, il quale pensando di essere spiritoso la spara grossissima sostenendo che si formerà presto "un comitato femminile per la tutela del maschio latino che lancerà una campagna di adesioni e raccolta firme affinché l'Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell'umanità" (donne, ma lo avete mai visto di persona Mario Baccini, con il suo riporto bitumato?).
Insomma, qualcuno si è divertito alle loro spalle. Ed è un bene che i potenti capiscano che ormai è facile, facilissimo, finire alla gogna. Prima potevano farlo solo loro, solo loro potevano rovinare la vita di una persona attaccandosi semplicemente a un "si dice". Ora non è più così. E ha ragione Aldo Busi, che scrive che "l'omosessualità non è né un crimine né una colpa né una devianza né una nevrosi né una malattia, è una possibilità intellettuale e affettiva e di scelta economica e di civiltà globale quanto l'altra", quindi dove sta la diffamazione di cui blatera un'altra moralmente molto chiacchierata, come Mara Carfagna? E soprattutto perché protesta l'Arcigay? Secondo Busi, e io non posso essere che d'accordo, l'omosessuale omofobo "va denunciato, esattamente come va denunciato ogni evasore fiscale che, godendo proditoriamente dei servizi pubblici pagati dagli altri, contribuisce ad affossare la qualità della vita civile e politica sottraendosi a precisi doveri di corresponsabilità morale e compartecipazione economica nei confronti dell'intera comunità".
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