Quello che un po' mi consola è che Silvio Berlusconi, dopo aver spianato in Italia tutto quello che anche vagamente sa di sinistra (grazie alla preziosa mano che gli è stata gentilmente tesa dai leader di quella banda di accattoni che hanno dissipato l'eredità del Pci), è ormai riuscito a fare a pezzi anche tutto quel minimo di credibilità (e nobiltà di idee) che poteva avere la destra. Bastava vederlo venerdì scorso alle Festa dei giovani del Pdl, organizzata dall'ex missina Giorgia Meloni, con i nipotini dell'ex Fronte della Gioventù, ridotti a pessima claque del Cavaliere, presentatosi in camicia nera di ordinanza. Archiviati i busti del duce, i nostalgici saluti romani, con Max Pezzali a fare da intrattenitore al posto delle solite band di cosidetto rock identitario, i ragazzi della ex destra italiana ora sembrano usciti da una convention Mediaset, con tanto di magliettine tutte uguali e pronti a riempire a comando gli spazi vuoti per motivi coreografici. Il Cavaliere racconta loro un sacco di evidenti bugie (mente perfino sull'età facendo credere di avere 72 anni e ne ha quasi 75), li fa ridere con qualche allusione sul sesso, poi li mazzola per bene sostenendo che per lui è l'economia ad avere il primato sulla politica e li tratta, giustamente, da servi, ricordando che fu lui nel '94 a sdoganare i fascisti.
E la destra sociale? E' finita dentro il cassonetto dei rifiuti differenziati.
D'altronde, basta guardare agli altri "resti" di quello che fu tutto sommato un partito storico, come il ministro Ignazio La Russa, che preferisce parlare di Inter e Juventus (chi lo conosce sa che a ogni conferenza stampa quasi se le aspetta le domande sulla sua squadra del cuore), o Gianfranco Fini, rintronato come non mai, nuovamente pizzicato a fare immersioni proibite, o la triste decadenza di Roma nelle mani di un altro ex gerarca, Gianni Alemanno, lasciato pure senza il becco di un quattrino da quei simpaticoni della Lega.
Non ne esce neanche bene la destra moderata, con uno dei leader europei, Josè Manuel Barroso, costretto a ricevere Silvio a Strasburgo per evitargli un imbarazzante confronto con i magistrati sul caso Tarantini.
Dove passa il re del bunga-bunga non cresce più niente. E tutto sommato meglio così.
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