A che cosa serva l'alta velocità sulla tratta Torino-Lione nessuno è veramente in grado di dirlo. Sul piatto della bilancia ci sono 17 miliardi di euro di facili affari per una piccola cricca di cementificatori italiani e francesi, sull'altro l'ennesima devastazione ambientale. Ma pochi hanno il coraggio di negare che il traffico su quella tratta, sia passeggeri che merci, è in costante diminuzione e che il progetto bene che vada sarà pronto fra vent'anni. L'unico obiettivo di questa porcata mascherata da opera di progresso è quello di accaparrarsi un po' di fondi europei e per farlo è necessario aprire i cantieri entro la fine di questo mese. E' per questo che stanotte, con un'operazione di polizia più massiccia di quella del G8 di Genova del 2001, le ineffabili forze dell'ordine italiane hanno attaccato a colpi di lacrimogeni, manganelli e ruspe i presidi permanenti dei comitati di cittadini che si oppongono alla Tav. Tutti movimenti spontanei, con amministratori locali, uomini, donne, bambini, anziani, che giustamente si oppongono al saccheggio del loro territorio.
Ma la Tav non si può fermare. Tutti i partiti si mangeranno la loro bella fetta e proprio non hanno voglia di rinunciare. Passi per il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, già vincitore del "Premio Attila", che ha detto che lo "Stato non può arrendersi di fronte a dei protestatari" (sic!), o il governatore della regione Piemonte, Roberto Cota, che parla di "azione di violenti facinorosi". Ma si sa, qui il business è soprattutto roba del Partito Democratico. Favorevole alla Tav era infatti l'ex governatrice Mercedes Bresso (per questo motivo drammaticamente trombata alla ultime regionali) e i due sindaci di Torino grandi amici della Fiat che si sono scambiati il testimone, Sergio Chiamparino e Piero Fassino. E così, di fronte alle botte da orbi subite da parte dei simpatici sbirri da gente comune e disarmata, si assiste, con un po' di sgomento, alla dichiarazione del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, secondo il quale, ovviamente, "i cantieri non vanno fermati", anche perché (orrore, orrore) "nel movimento No Tav ci sono anche frange violente. Negarlo significa assolverli e non siamo d'accordo".
A me pare che le frange violente, ogni volta che c'è una manifestazione di dissenso, si annidino soprattutto nelle file di polizia e carabinieri. Negarlo significa assolverli e infatti è proprio così.
Un piccolo refuso. Matteoli non è il ministro dell'Ambiente.
RispondiEliminaHai ragione. Lo era quando vinse il premio Attila. ;)
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