Guardando alla lista dei ministri del nuovo governo viene fuori chiaramente chi è che ha fatto fuori il Cavalier Banana. Non certo la sinistra (figuriamoci il Pd), ma la buona e brava borghesia cattolica italiana, che in fondo ha sempre mal sopportato i modi di fare da parvenu del vecchio Silvio. Mario Monti, che almeno a parole voleva inserire qualche politico (ma i nomi, come quelli di Giuliano Amato e Gianni Letta non erano davvero presentabili), ha fatto le cose per bene. Una raffica di vecchi bacucchi, tutti belli grassi e pasciuti, con un sacco di interessi in ballo e con un 740 da paura. Il governo della terza età, con 8 ministri che avrebbero i requisiti anagrafici per chiedere subito la pensione di vecchiaia e altri quattro che potrebbero ricevere quella di anzianità, sempre che Mar'emmonti non decida di abolirle. L'età media è di 63 anni, undici in più di quella del governo Berlusconi al momento del giuramento tre anni e mezzo fa.
Il Caimano si è assicurato la presenza di Antonio Catricalà, pavido sessantenne presidente dell'Autorità per la concorrenza, che in sei anni non è riuscito a dire una parola sul gigantesco conflitto di interessi che aleggia su tutte le attività economiche della famiglia Berlusconi. Sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio, un posto strategico per evitare sorprese sgradite dalle parti di Arcore.
Il futuro delle comunicazioni e della banda larga, ma anche dei trasporti sarà nelle mani di Corrado Passera, cinquantasettenne consigliere delegato della seconda banca italiana, Intesa Sanpaolo, tanto perché sia chiaro che gli interessi di certi forzieri, provati dall'indigestione di titoli di stato a rischio, non si toccano e non si toccheranno mai: investimenti e sacrifici serviranno a ripianare i buchi degli istituti di credito, come del resto è avvenuto in tutto il mondo, a parte l'Islanda. Come se non bastasse, Intesa Sanpaolo (che tanto per la cronaca è la banca che possiede oltre il 57% dei titoli di stato nelle mani degli istituti di credito) verrà garantita anche da Elsa Fornero, 63 anni, vice presidente del Consiglio di sorveglianza dell'istituto e nuovo ministro del Welfare e delle Pari Opportunità (Mara Carfagna ci mancherai), che passa inoltre per una fautrice del metodo contributivo per le prestazioni pensionistiche (ovvero soldi in meno rispetto al metodo retributivo, che tiene conto dei livelli di salario percepiti negli ultimi anni della vita lavorativa).
Al Viminale, al posto di manganello-Maroni, andrà Anna Maria Cancellieri, anche lei una giovane rampante (67 anni), prefetto già in pensione, richiamata al fronte proprio dal ministro leghista per commissariare il Comune di Bologna (dopo che il sindaco del Pd era stato travolto da un bello scandalo di amanti e spese truffaldine) e poi quello di Parma, dopo altri scandali e porcherie stavolta a carico dei berluscones. E' la seconda volta che una donna ricopre quell'incarico, ma la prima è stata Rosa Russo Jervolino e quindi direi che non è di buon auspicio.
Alla Giustizia (buona per il salvacondotto che avranno probabilmente promesso a B.?) andrà Paola Severino, 63 anni, una dei più noti avvocati penalisti (notare la finezza) italiani e vice rettore della Luiss, l'università di Confindustria. Nel 2001 quando ricopriva un incarico pubblico, risultò la manager di stato più ricca del paese, con un reddito di 3,3 miliardi di lire. Sempre per quel discorso dell'equità.
Ad occuparsi di scuola sarà un bell'ingegnere, il presidente del CNR e membro del consiglio di amministrazione di Telecom Italia, Sole 24 ore e Pirelli, Francesco Profumo, mentre alle prese con i nostri disastrati Beni Culturali vedremo all'opera un bel cattolico doc, Lorenzo Ornaghi, rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché vicepresidente di Avvenire, la Pravda dei vescovi.
La lista prosegue con una bella sfilza di altri tecnici, fra cui particolarmente significativo il militare a capo dei militari (il ministro della Difesa ammiraglio Gianpaolo Di Paola), che non sarebbe proprio democratically-correct, ma stà a guardà era capello.
Sia chiaro che nessuno discute la competenza delle persone in questione.
Il problema è sempre lo stesso: per chi lavorano? A chi rispondono? Quando andremo a votare? E qualcuno dia una sveglia a Bersani, perché - a mio modestissimo avviso - sarà quello che pagherà il conto più alto di questo caravanserraglio.