L'ottimismo di certe testate sembra davvero fuori luogo. Dopo la convulsa giornata di ieri, Silvio Berlusconi non si è per niente arreso, tentando l'ultima disperata mossa ma partendo da una posizione di vantaggio. Per quanto lo vogliano i cosiddetti "poteri forti", i pavidi esponenti dell'opposizione e l'ultraottuagenario presidente della Repubblica, il governo tecnico "nun se po' fa". A meno di clamorose ulteriori fughe dalle stalle del Pdl e della Lega, si andrà a votare presto e con questa porcata di legge elettorale. L'ultima mossa del grande attore è stata quella di promettere le dimissioni dopo l'approvazione della legge di stabilità, magica parola d'ordine "contenitore" nel quale inserire di tutto, dalla macelleria sociale alla bastonata sulle pensioni, da una raffica di tasse ai soliti provvedimenti "ad personam", il bavaglio alla stampa o la riforma della successione tanto per sistemare i figli. E stavolta magari con il placet della sinistra, perché se no si fa una brutta figura con l'Europa.
I tempi? Bene che va un mesetto bello e buono, e magari Silvio a Palazzo Chigi mangerà pure il panettone. L'unico modo per seppellirlo per sempre è accettare la sfida delle urne. Ma Napolitano, Bersani e quelle facce inguardabili di Fini e Casini (ex fascisti, ex democristiani, ex alleati di B.) sono un po' i nostri Don Abbondio. "Uno il coraggio, se non ce l'ha, non se lo può dare".
Io gradirei tanto che insieme al re del bunga-bunga se ne andassero a casa anche loro. E' gente vecchia, politicamente quando non anche anagraficamente. E il loro attendismo ci costerà il default.
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