La Procura di Perugia deve essere una congrega di sadici. Solo pochi giorni fa aveva dichiarato l'estraneità dell'ex ministro Claudio Scajola, quello a cui comprano una casa vista Colosseo a sua insaputa, dall'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. Immediatamente era partito il coro dei berluscones pronti a ripetere la solita cantilena del giustizialismo comunista, senza stare troppo a guardare al fatto che era stato richiesto il rinvio a giudizio di uno dei loro campioni, l'ex patron della Protezione Civile Guido Bertolaso. "Scajola è una vittima delle sentenze anticipate dai giornali", aveva tuonato l'ex piduista Fabrizio Cicchitto. "Un indegno massacro mediatico", erano state le sobrie parole di Denis Verdini. "Mai nutrito dubbi su Scajola", aveva aggiunto il ministro Altero Matteoli. Sembrava fatta per il politico di Imperia, pronto a tornare a galla con qualche incarico di governo.
Oggi, invece, la nuova frittata.
La procura di Perugia ha scovato l'archivio contabile del costruttore Diego Anemone, rinviato a giudizio insieme a Bertolaso, e ha scoperto che ha pagato case, bollette di luce e gas, vacanze, contravvenzioni, conti dei fornitori, auto, divani, tendaggi e ristrutturazioni di interi appartamenti, tutto per soddisfare i potenti in cambio di appalti pubblici. Fra le uscite è registrato addirittura un "frullatore per ministro", secondo gli inquirenti destinato proprio a Scajola.
Non ci si crede.
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