"Non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione". Sono le parole di papa Benedetto XVI, che oggi ha aggiunto un altro piccolo tassello al suo personale curriculum di abiezioni verbali.
Sottolineando il fastidio che il Vaticano ha sempre avuto nei confronti dell'Unione europea, vista come il demone laico nel cuore della cristianità (senza contare che il laicismo è europeo quanto e come la cristianità), il pastore tedesco ha cercato di cancellare decenni di progressi civili, negando l'utilità di spiegare ai giovani come avere una sessualità responsabile e come difendersi dalle malattie, o il rispetto delle idee di tutti.
Dove vuole andare a parare l'ex membro della Hitler-Jugend? Ma è ovvio. Bussa a quattrini, infatti chiede ai governi europei di "garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo od educativo", ovvero concedere fondi alle scuole private come fa purtroppo solo l'Italia, anche perché "in ogni parte del mondo si può constatare la fecondità delle opere della Chiesa Cattolica in questi campi".
E' vero. In molte parti del mondo hanno potuto constatare l'impegno cattolico nell'educazione dei giovani. Come negli Stati Uniti (dove la Chiesa ha dovuto pagare miliardi di dollari di risarcimento alle vittime dei preti pedofili), o in Irlanda (dove sono usciti fuori particolari raccapriccianti sugli istituti cattolici di abusi durati per decenni e sempre e costamente nascosti dalla gerarchie ecclesiastiche), per non parlare di Malta o del Sudamerica, con la vicenda di padre Marcial Maciel Degollado, o della stessa Italia (con il vergognoso caso di don Cantini).
Proprio "opere feconde" non c'è che dire.
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