Quando non affronta a parolacce la sua vajassa corregionale Alessandra Mussolini, o non si fa prendere dai capricci nei confronti del suo pigmalione Silvio Berlusconi, è difficile rintracciare prove dell'attitività (o quantomeno dell'esistenza in vita) di Mara Carfagna, patinatissima e ipertiroidea ministra delle Pari Opportunità. Un giornalista che stimo, come Massimo Fini, ha rimproverato tutta la categoria per aver commentato in modo fin troppo maschilista la sfuriata della ministra, che un paio di mesi fa sembrava sul punto di abbandonare il Pdl. Aveva ragione. L'ex modella dei calendari di Max, nota rivista di grande spessore culturale, va giudicata per i suoi atti, non per i nudi di un tempo e i terribili tailleur di oggi. Lei è lì con uno scopo ben preciso, quello di difendere le donne e promuoverne le opportunità, le stesse che ha avuto lei, no?
Capita che qualche giorno fa l'Istat diffonda i consueti dati sull'occupazione. Un dramma: sempre meno posti di lavoro, sempre meno giovani occupati, sempre più aziende che chiudono. Ma poi, leggendo fra le righe, si scorge che nell'ultimo mese l'occupazione femminile è aumentata. Si tratta di un misero 0,3% di aumento del tasso, peraltro dovuto quasi esclusivamente al lavoro domestico e familiare, ma tanto basta alla bella Mara per prendere carta e penna e deliziarci con un comunicato stile bollettino della vittoria. "Sempre piu' donne, in Italia, hanno un lavoro regolare: sono loro, oggi, a trainare gli indici dell'occupazione e, di conseguenza, la nostra economia'', proclama la ministra.
Tranquille donne, missione compiuta. Ora può dedicarsi ai preparativi per il suo prossimo matrimonio. E tornare finalmente nelle pagine dei gossip.
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