Già noto alle cronache nazionali per la sua riforma della scuola, che scatenò proteste simili a quella della Gelmini, e per la sua battaglia contro il Tar per far sì che l'ora di religione valesse come crediti per l'ammissione all'esame di maturità, il boy-scout del Pd, Beppe Fioroni, è tornato in campo per ricordare una volta per tutte ai pochi superstiti elettori di sinistra di che pasta è fatto lui. In un'intervista al Corriere della Sera annuncia che sul biotestamento non voterà come il Pd (il che vuol dire che voterà con Berlusconi, magari salvandogli il culo, vista la maggioranza risicata che ha). ''E' chiaro che io rappresento l'orientamento non prevalente nel Pd e rivendico liberta' di coscienza. Ma non vedo il problema. Non sara' il banco di prova della rottura, ma della liberta' e della pluralita' del Pd. Ricordo che io votai con l'allora centrodestra la legge 40 sulla fecondazione assistita e con me tutti i popolari''. Ecco, casomai ve lo foste dimenticato.
Subito i teorici del "ma anche" hanno applaudito l'iniziativa. ''La liberta' di coscienza sui temi etici e' e deve essere un valore aggiunto, un punto di forza di un partito moderno, democratico, che non ha paura di discutere, ma che ha il dovere di rispettare le diverse culture e sensibilità'', hanno scritto in una nota congiunta un po' di peones ex democristiani riuniti sotto la sigla di Popolari-dem, come Enrico Gasbarra, perchè, come diceva l'immortale Francesco Rutelli di Corrado Guzzanti, "noi lo anticipamo er' Santo Padre".
Come da ormai troppo tempo a questa parte l'idea di poter un giorno abitare in un paese civile (almeno per quanto riguarda i diritti civili elementari) è legata a Gianfranco Fini e i suoi futuristi. E ho detto tutto. Alla Totò.
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