Della recente autobiografia di Keith Richards, “Life”, ne hanno scritto in tanti, la gran parte dei quali puntando sul suo rapporto di amore e odio con Mick Jagger. In realtà il libro merita di essere letto per tanti motivi, fra i quali (per quanto mi riguarda) la passione per la “mia” isola dei Caraibi, dove i Rolling Stones si erano rifugiati quando veniva loro negato il visto per gli Usa.
"In quei giorni la Giamaica non era la Giamaica di adesso. Nel 1972 stava sbocciando. I Wailers erano stati messi sotto contratto dalla Island Records, Marley si stava appena facendo crescere le trecce. Al cinema c'era Jimmy Cliff con The Harder They Come. A Saint Ann’s Bay il pubblico sparò contro lo schermo mentre scorrevano i titoli del film, in un impeto familiare (a me) di gioia e ribellione. Lo schermo era comunque già perforato, forse per via dei western all’italiana che in quei tempi facevano furore”.
Gli Stones registrarono Goats Head Soup negli studi di Byron Lee a Kingston, i Dynamic Studios. “Era un fantastico studio a quattro piste. Sapevano in che punto la batteria suonava a perfezione e, per dimostrarlo, bang bang, avevano inchiodato lì la batteria”.
Poteva il nostro Keith non farsi contagiare dai rasta?
“Non erano molto lontani i tempi in cui la polizia passava per la strada e se vedevano due rasta sparavno al primo e lasciavano in vita il secondo perché trascinasse via il corpo. Di fronte al fuoco, era gente che non mollava: li ho sempre ammirati per questo. Il rastafarianesimo era una religione, ma una religione da fumatori, il cui principio era: ignora il loro mondo, vivi senza organizzazione societaria. Naturalmente non lo facevano, né avrebbero potuto farlo: il rastafarianesimo è una speranza molto labile. Labile, ma al tempo stesso meravigliosa”.
“Quello che veramente mi entusiasmava era che per loro non esiste te e me, esiste solo io e io, grazie a cui va a pezzi la differenza fra ciò che sei tu e ciò che sono io. Noi potremmo anche non essere mai in grado di parlare, ma io e io possiamo parlare. Siamo una sola cosa. Splendido”.
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