Ecco. Uno si ritrova a parlare di gente come Barbareschi (lascio, non lascio, quanto mi date?) ed è costretto ad usare parole come attore, o intellettuale. E poi la realtà irrompe a ricordarti di quanti artisti e geni sono finiti nel dimenticatoio, solo perché non hanno leccato il culo ai potenti. E' il caso dell'immenso Daniele Formica, uno dei volti della mia adolescenza, l'indimenticabile maestro di Yoga della trasmissione "A tutto gag" e di altri fortunati varietà televisivi della fine degli anni settanta, scomparso ieri all'età di 61 anni per un tumore al pancreas.
La notizia mi ha sconvolto. Un po' perché si trattava di una di quelle persone grazie alle quali ho cominciato ad apprezzare la satira, un po' perché avevo avuto modo di vederlo tante volte anche a teatro, in esilaranti monologhi sul sesso o nello spettacolo "Il lupo", scritto da Maurizio Micheli. Aveva avuto una carriera lunghissima e discreta, che lo aveva portato a recitare anche sui palchi britannici, visto che era nato in Irlanda e l'inglese era per lui una lingua madre. Un attore a tutto tondo, capace di trasformarsi in mille personaggi diversi e dalle movenze e mimiche facciali difficilmente riscontrabili oggi negli sguardi ingessati di certi pietosi interpreti di fiction italiane.
Teneva un blog sul Fatto Quotidiano e in uno dei suoi post, scioccato dall'ignoranza che traspariva dai protagonisti di reality show ed affini, si era lanciato in una sparata memorabile: "Vista la propensione della Rai a riprendere e mandare in onda i vecchi programmi vedi Da-Da-Da et similia (io stesso in questo periodo godo di una popolarità di ritorno con la costante domanda della gente: “Lei mi piaceva tanto… Che fine ha fatto?” approfitto di questo spazio per rispondere: “Non ho mai votato Berlusconi.” Basta per una RAI PDL Manu Militari?) vista la propensione, dicevo, perché non riprendere “Non È Mai Troppo Tardi?” Alberto Manzi For President! Andrebbe molto meglio, credetemi".
Ciao Daniele, ti ho voluto bene.
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