Neanche tre anni fa lui e la Santanchè andavano strillando ai quattro venti che Silvio Berlusconi era un fuorilegge. Ora sono le sue stampelle di estrema destra. Il partitino di Francesco Storace, che alle elezioni vale quel punto e mezzo percentuale di nostalgici con il busto del Duce sul comodino, ottiene ora un bel posto di sottosegretario all'interno dell'esecutivo del Bunga-bunga e tutti felici fanno ritorno dal pifferaio magico di Arcore.
Mette una sincera tristezza vedere uno dei "duri e puri" del vecchio Movimento Sociale Italiano ridotto a ultimo dei maggiordomi, ma d'altra parte sembra una fine consona per un personaggio noto per la sua proverbiale cafonaggine ("A Francè.... dicce qualcosa de destra....", gli disse un parlamentare e lui rispose: "A froci!!!", in uno scambio di battute passato alla storia) e per la disastrosa gestione della Regione Lazio alla guida della quale era salito quando ancora militava nelle file di An. Condannato ad un anno e sei mesi per il Laziogate (ovvero per aver fatto infiltrare nel sistema informatico elettorale alcuni suoi collaboratori con l'intento di falsificare le firme di Alessandra Mussolini che correva contro di lui alle elezioni regionali del 2006), Storace è uscito dal Parlamento dopo le elezioni del 2008. Smaniava così tanto di rientrare in gioco che non ha esitato a giocarsi la faccia tornando a sostenere un uomo che aveva accusato delle peggiori nefandezze.
La destra italiana. La solita parodia.
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