Oggi il nostro capo del governo organizzatore di postriboli casalinghi era a festeggiare insieme al segretario di Stato vaticano, monsignor Tarcisio Bertone, e al presidente della Cei, Angelo Bagnasco, il 27mo anniversario del nuovo concordato fra Italia e Vaticano, siglato il 18 febbraio del 1984 dall'ex latitante di Hammamet, Bettino Craxi (allora presidente del Consiglio e uomo potente) e dal cardinale Agostino Casaroli, uno dei 121 preti massoni i cui nomi comparivano in una lista pubblicata dal giornalista Mino Pecorelli (assassinato in circostanze misteriose, Andreotti è stato accusato di essere il mandante) e fra i quali compariva anche l'arcivescovo Paul Marcinkus, noto frequentatore di prostitute e bancarottiere inseguito dalla giustizia italiana.
Che cosa ci sia da festeggiare resta davvero un mistero, se si considera che in cambio di blande concessioni (la religione cattolica non doveva essere più considerata religione di stato e l'ora di religione diventava facoltativa, due punti che come abbiamo visto sono rimasti solo nell'alveo delle buone intenzioni), lo Stato concesse che il clero cattolico venisse finanziato dall'otto per mille dell'Irpef e che la nomina dei vescovi non richiedesse più l'approvazione del governo italiano. Tutto sommato una versione peggiorativa di quei Patti Lateranensi firmati nel 1929 dall'ex mangiapreti Benito Mussolini e dal cardinale Pietro Gasparri, la pietra tombale sulla laicità del nostro paese, costretto, come nessun altro Stato democratico (se si eccettua in parte la Spagna) a finanziare una confessione religiosa con fiumi di denaro sottratti alla fiscalità generale e al bene comune, garantendo quindi privilegi particolari a una religione, in contrasto con le più elementari norme di democrazia ed eguaglianza tra i cittadini, sancite dalla Costituzione. Per non parlare dello status particolare per Roma, grazie al quale le autorità vaticane potrebbero appellarsi alla Corte Costituzionale in caso di decisioni amministrative non gradite.
Chissà come sarà andata oggi, con gli alti prelati (assai più integralisti del vecchio Casaroli) insieme alle alte cariche dello Stato, un ex comunista, il re del bunga-bunga, un ex fascista convertito ai beni immobiliari e un avvocaticchio salito sul più alto scranno del Senato. Sicuramente Bertone avrà bussato a quattrini, anche perché, come scrive oggi Il Sole 24 Ore, tira una brutta aria per le finanza vaticane. La crisi ha dimezzato le offerte libere dei fedeli, che rappresentano una voce fondamentale per il bilancio della Santa Sede, che già lo scorso anno aveva quadruplicato le perdite, da uno a quattro milioni di euro.
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