La Libia? Nessun problema, la situazione è sotto controllo e nessuno avrebbe interesse a innescare una rivolta. La clamorosa cantonata è del generale Adriano Santini, capo dell'Aise, ovvero l'agenzia che si occupa di intelligence all'estero, che il 3 febbraio scorso - come ricorda un articolo del Fatto Quotidiano firmato da Marco Palombi - davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), ha fatto la parte di quello a cui le cose le raccontano per ultimo. In Tunisia era già scappato Ben Ali e l'egiziano Mubarak barcollava pericolosamente, ma i nostri 007 non ritenevano che la rivolta si potesse estendere anche alla Libia dell'amico Muammar Gheddafi. Quindici giorni dopo, il 18 febbraio, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) della Presidenza del Consiglio nella consueta relazione al Copasir sui possibili rischi per il nostro paese non dedica alla Libia neanche una riga, e solo un paragrafo striminzito al grande casino che stava già travolgendo paesi del Medio Oriente e del Nordafrica.
Di fronte a questi emuli di James Tont, meravigliosa parodia cinematografica interpretata da Lanzo Buzzanca, al Copasir si sono sentiti un po' presi per i fondelli e hanno chiesto di ascoltare due fonti sicure: il ministro degli Esteri, Franco Frattini (quello che aveva definito il regime libico "un modello") e il capo del Dis, Gianni De Gennaro, ex capo della polizia condannato in appello ad un anno e quattro mesi di reclusione per istigazione alla falsa testimonianza nei confronti dell'ex questore di Genova, Francesco Colucci, nel processo per l'irruzione alla scuola Diaz durante il tragico G8 a Genova nel 2001.
Di fronte a figure così affidabili e informate c'è di che stare tranquilli, a proposito di sicurezza. Aridatece Lando.
Nessun commento:
Posta un commento