martedì 8 marzo 2011

Yara e gli "sciacalli devoti". Non bastava la tv, ora si accaniscono anche politici e preti.

Non bastava la tv del dolore che specula a tutte le ore del giorno e della notte sulla cronaca nera peggiore, quelle che vede come vittime giovani innocenti, vite spezzate da quella barbarie che purtroppo alberga in ogni essere umano. Ora intorno a un caso come quello di Yara Gambirasio si accaniscono anche gli "sciacalli devoti", politici, preti e giornalisti in odore di santità. 
Abbastanza clamorosa la sparata di Daniela Santanché, portabandiera dei valori della famiglia per conto del partito del Cavaliere, la quale, intervistata dal Giornale, ha avuto la faccia di dichiarare che "dopo la vicenda della piccola Yara i magistrati dovrebbero dimettersi, perchè se avessero impiegato per le ricerche le stesse risorse e tecnologie che hanno speso per indagare sulle ragazze dell'Olgettina forse Yara sarebbe ancora viva". Un coraggio senza precedenti quello di paragonare le due vicende solo per dimostrare l'accanimento dei giudici contro il suo duce personale, pronunciando fra l'altro una colossale stupidaggine, visto che la povera ragazza pare sia stata uccisa poco dopo la sua aggressione. 
Ma si sa, il sottosegretario per l'Attuazione del Programma (quale programma?) non è certo nota per la sua diplomazia e le brutte figure non sembrano averle fatto mai paura.
C'è un altro fronte preoccupante, però. Quello dei catto-integralisti, che cavalcano la storia di Brembirate come se fosse la riedizione della favola di Maria Goretti
Antonio Socci, noto per i suoi flop televisivi e le sue prese di posizione pre Concilio Vaticano II, scrive che Yara è una "martire", che la sua storia è come quella  della santa bambina e che a pochi chilometri dal paese della tragedia ci sono state 13 (!) apparizioni della Madonna (chissà se piangeva sangue di mucca come quella di Civitavecchia). "Il suo martirio è un dolore immenso. Ma giustamente il parroco ha detto che questo angelo adesso è in Cielo, fra le braccia della Madonna. E, voglio aggiungere, si può pensare a Yara (e parlarle) come a una Maria Goretti del XXI secolo. Dovremmo vedere che l’eroismo è un connotato della fede cristiana", scrive il nostro, come se una buddista, una musulmana, un'ebrea o un'atea non fossero altrettante potenziali vittime di violenze simili e altrettante potenziali sante coraggiose. Un ragionamento delirante che, se avrete lo stomaco di leggere fino alla fine, ha come unico scopo quello di prendersela con i cattivi "laicisti" che non vogliono il crocifisso nella scuole. 
Il ragionamento di Socci deve essere piaciuto al parroco di Brembate, don Corinno Scotti, che in un'omelia pronunciata la scorsa domenica ci ha aggiunto anche il particolare "piccante", stile medioevo revival, la difesa della verginità. Yara, secondo lui, "è come Santa Maria Goretti morta per proteggere la sua castità. E' una santa. Non preoccupatevi che venga fatto male ai vostri figli bensì preoccupatevi che i vostri figli non facciano del male", ha aggiunto il prete, mentre i fedeli si toccavano facendo i vaghi.
Valanghe di idiozie che si dimostrano tali anche alla luce delle ultime rivelazioni sul caso: vista la scarsa forza con cui sono state inferte le coltellate (che, sebbene numerose, non sono state fatali) l’omicida potrebbe essere una donna. Se è vero, chissà come ci rimarrà male Socci.
Chi altro si accanirà sui poveri resti della tredicenne?

1 commento:

  1. «L’assurdità e il livore che connotano tale dichiarazione – si legge in una nota inviata all’ANSA – sono tali che la stessa non meriterebbe alcun commento da parte della Procura di Bergamo, tuttavia sento il dovere di intervenire per evidenziare come, contrariamente a quanto sostenuto dall’autorevole esponente del governo, con il coordinamento del sostituto delegato per le indagini, le forze dell’ordine, la protezione civile, le polizie locali e migliaia di volontari, con un’abnegazione veramente fuori dal comune, si sono prodigati per mesi nella ricerca di Yara Gambirasio e contemporaneamente nell’individuazione dei responsabili di eventuali reati, utilizzando tutti gli strumenti anche tecnologici conosciuti. Ovviamente la Procura di Bergamo ignora, in quanto utilizzate da altro ufficio di procura, quali siano state le ‘risorse e le tecnologie’ spese per indagare ‘sulle ragazze dell’ Olgettina’ ma, qualora l’On.Santanchè, che evidentemente ne è a conoscenza, vorrà comunicarcelo, anche se oramai con ritardo, le assicuriamo che siamo pronti a fare altrettanto. Credo che l’on. Santanchè, di fronte a questo tragico evento, abbia perso una buona occasione per restare in silenzio, come ha fatto questo ufficio dal 26 novembre 2010».

    Questa, la risposta della Procura alla provocazione volgare della Santanché.

    sam http://noncontromaper.splinder.com

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