"Non dite a mia madre che faccio il giornalista, lei mi crede pianista in un bordello".
giovedì 31 marzo 2011
Videobiografia di un prepotente spalleggiato da gorilla e poliziotti: tutte le imprese di 'Gnazio La Rissa
Adesso nell'imbarazzo ci sono anche loro. Del resto lo hanno protetto per anni, cullato nella fila della buona borghesia milanese, nella speranza che avesse messo da parte gli eccessi di un tempo. E invece il mefistofelico Ignazio La Russa, liberatosi del controllo che esercitava su di lui il vecchio camerata Gianfranco Fini, ieri platealmente mandato a "vaffa", nell'ultimo anno e mezzo ha inanellato una serie epocale di figure di merda, mostrando quella faccia cattiva che tanto lo caratterizza e vantandosi anche del suo coraggio. Peccato che quando insulta la gente in tv, o mette le mani addosso a un giornalista free-lance dentro la sala stampa di Palazzo Chigi, o prende a calci l'inviato di Annozero, non sia mai solo, ma spalleggiato da agenti della Digos in borghese, carabinieri, gorilla dallo sguardo poco meno truce del suo. Repubblica ha messo insieme un "The best of" di tutte le sfuriate di questo ex squadrista, che ieri, tutto sommato, ha fatto un favore all'opposizione bloccando la seduta della Camera sul processo breve. Pare che Silvio si sia incazzato come una bestia, anzi è sicuro, visto che lo scrive l'house-organ di Arcore.
"Vi ammazziamo come cani". La selezione per lo show di ieri del Caimano a Lampedusa è stata particolarmente severa
"Se non ve ne andate vi ammazziamo, se osate aprire quello striscione vi ammazziamo come cani". Sono le simpatiche parole di incoraggiamento rivolte da uno strano personaggio ad alcuni ragazzi che durante lo show di Silvio Berlusconi ieri a Lampedusa cercavano di mostrare uno striscione con su scritto: "Berlusconi fora da 'i ball, nessuna accoglienza per il principale responsabile di questa indecenza".
Protetto da occhialoni scuri, con indosso un giaccone giallo, il corpulento individuo minacciava di morte i dissidenti davanti a parecchi poliziotti schierati, come al solito, a presepe. Chi è costui? Un agente? Un capobastone? Un rappresentante del Popolo della Libertà? Tutti questi insieme?
Protetto da occhialoni scuri, con indosso un giaccone giallo, il corpulento individuo minacciava di morte i dissidenti davanti a parecchi poliziotti schierati, come al solito, a presepe. Chi è costui? Un agente? Un capobastone? Un rappresentante del Popolo della Libertà? Tutti questi insieme?
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mercoledì 30 marzo 2011
Caos a Montecitorio, La Russa impazza e spara un "vaffa" all'ex camerata Fini
Mentre il capocomico si esibiva a Lampedusa promettendo per l'isola l'apertura di casinò e la candidatura a premio Nobel per la pace, i suoi comprimari non hanno voluto essere da meno qui a Roma, dove Montecitorio sta disperatamente affrettando i tempi per ottenere l'approvazione del processo breve in tempo per evitare una sicura condanna a Silvio Berlusconi nel processo per la corruzione dell'avvocato David Mills. Fuori dalla Camera dei Deputati, Pd e Popolo Viola avevano organizzato un sit-in di protesta e il ministro Ignazio La Russa (che fa sempre rima con la rissa) ha pensato bene di uscire dal portone principale presentandosi col suo sorriso beffardo (ma protetto da una decina di carabinieri) davanti ai manifestanti. E' successo il finimondo, spintoni, lancio di monetine, grida di "buffone" e "venduto", con il vecchio squadrista tutto soddisfatto per aver creato un po' di agitazione. Il ministro è poi rientrato in Aula dove ha cercato di incassare politicamente il risultato della sua performance, accusando l'opposizione di essere complice dei tumulti di piazza e vantandosi del suo indomito coraggio nell'affrontare la folla. Mentre polemizzava con Dario Franceschini ha rivolto un sonoro "vaffa" all'indirizzo del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che lo richiamava all'ordine. A quel punto l'ex camerata neo futurista ha sospeso la seduta mormorando ai suoi collaboratori: "E' pazzo, fatelo curare!".
Il solito inequivocabile stile della destra italiana.
La voce e gli scritti del papa? Passare alla cassa, grazie.
Papa Ratzinger è un uomo attento. E ha messo il cartellino del prezzo su parole, opere e omissioni.
Dallo scorso 19 marzo lo Stato della Città del Vaticano ha introdotto una nuova legge sul diritto d’autore. “Nel contesto dell’evoluzione tecnologica in atto, la tutela del diritto di autore e dei diritti connessi (di esecuzione, di riproduzione e via dicendo) è stata messa significativamente alla prova”, si è lagnato l'Osservatore Romano, manco fosse un major discografica alle prese coi download pirata. Secondo il giornale vaticano la nuova legge tutelerà la voce, l’immagine e i contenuti dei discorsi del papa, aggiornando quella promulgata da Giovanni XXIII nel 1960.
Il pontificato di Benedetto XVI si era già aperto all'insegna dell'aridatece i soldi, con gli scritti del pontefice e di ogni dicastero della Santa Sede protetti da copyright grazie ad un decreto con effetto retroattivo (fino a 50 anni prima) firmato nel maggio 2005 dal Segretario di Stato Vaticano, Angelo Sodano. Le parole e gli scritti del papa sono da anni merci a pagamento: le più care quelle scritte nelle encicliche, le meno costose quelle pronunciate nei discorsi: Angelus, catechesi e allocuzioni. Qualunque testo che ha per autore il papa o un qualsiasi dicastero della Santa Sede è protetto da un rigido copyright e può essere pubblicato solo dalla Libreria Editrice Vaticana. Come riferisce il sito dell'Uaar, una casa editrice di Milano che aveva usato per un’antologia un testo di Ratzinger (di sole trenta righe e scritto prima della sua elezione a pontefice) si è vista recapitare un’ingiunzione di pagamento per 15 mila euro per diritti e il 15% sul prezzo di copertina per ogni copia venduta da versare alla casa editrice della Santa Sede.
Silvio va su internet e si compra la villa a Lampedusa
Lo so che a voi che al massimo su internet avete acquistato qualche disco e libro sembrerà un po' bizzarro. Ma l'uomo, lo sapete, è fatto così, ama le sorprese. E quindi ieri sera, mentre si preparava per l'odierna trasferta a Lampedusa, fra le varie fesserie da raccontare ai quei poveracci sommersi dall'emergenza clandestini ne ha inventata una notevole. "Voglio diventare lampedusano anche io e così questa notte ho fatto una ricerca su internet e ho trovato una casa bellissima a Cala Francese, si chiama Due Palme e l’ho comprata", ha raccontato oggi tutto tronfio il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La villa si affaccia su una delle più belle e tranquille baie dell’isola, il giardino è proprio sulla spiaggia e la casa ha otto posti letto. Sul sito dell'agenzia che attualmente l'affitta ci sono numerose foto della villetta bianca con due palme nel giardino, corredato da gazebo, e un muretto che la separa dal mare.
La cosa triste è stato vedere in tv l'applauso con il quale il popolo di Lampedusa ha accolto questo ennesimo schiaffo alla miseria e le altre balle in serie ("Ripuliremo l'isola in 48-60 ore"). Sembravano i napoletani quando promise loro di liberarli dai rifiuti.
martedì 29 marzo 2011
Processo Ruby, l'ultimo show del Cavaliere. In aula con George Clooney, Belen e il fido Apicella
La strategia del buttare tutto in caciara è evidente. Ma il processo per il caso Ruby contro Silvio Berlusconi finirà con il cancellare del tutto quei (pochi) residuati di credibilità che ancora la comunita' internazionale ci riconosce. La Procura di Milano ha citato 132 testimoni (un'infinità), fra cui, oltre alla giovane marocchina, tutte le ragazze del bunga-bunga, la Minetti, Fede e Lele Mora e il questore di Milano. Gli avvocati del premier hanno risposto con 78 nomi, fra i quali spiccano l'attore George Clooney, la sua fidanzata Elisabetta Canalis, Belen Rodriguez e (udite, udite) lo chansonnier Mariano Apicella, oltre alle chiacchierate ministre Gelmini e Carfagna. Una specie di reality-show che attirerà come il miele i cacciatori di gossip di tutto il mondo (oggi, tanto per dire, un'agenzia internazionale come l'AFP ha dato la notizia di Clooney testimone con un flash con tanto di scritta "urgente").
L'ultimo show della carriera di un impresario di avanspettacolo. Dopo sarà l'oblìo o l'ascesa nell'olimpo dei dittatori immortali.
La Carfagna, Bocchino e le "corna", uno spaccato di italico famigliarismo ai tempi del Bunga-bunga
La bella Mara Carfagna sta passando un guaio dopo l'altro. Presa a pernacchie quando ha provato a sganciarsi dal Popolo della libertà e da papy Silvio, scaricata dal suo pigmalione ed ex amante Italo Bocchino, svergognata dalla moglie (ricca) di quest'ultimo e dallo stesso Bocchino che l'ha definita "un errore", invece di scegliere la via del silenzio, ha preferito affidare il suo sguardo ipertiroideo a un video postato su internet, nel quale ha fatto sapere che "di queste cose ne devo parlare con una sola persona, anche se mi imbarazza molto perché riguarda la mia vita privata. Ma credo che ne debba parlare solo con Marco Mezzaroma, che è l’unica persona che amo dal 2008, la persona che ho deciso di sposare nei prossimi mesi". Ecco, pare che le sia andata male anche con quest'ultimo, perché secondo il settimanale Chi le nozze sono state rinviate ancora una volta.
Anche il suo pubblico sembra voltarle le spalle, almeno guardando i commenti che accompagnano l'odierno, e agiografico come di consuetudine, articolo del Giornale, dove la 'gggente si scandalizza e la accusa di essere in buona sostanza una rovina famiglie. Il concetto di colpa da espiare del genere femminile compare anche nei giudizi della sua avversaria di sempre, Alessandra Mussolini, secondo la quale un matrimonio con figli "va sempre preservato, o volete farmi credere che non sapesse che lui aveva una famiglia? Un ministro delle Pari Opportunità che sapendolo si mette in una situazione non semplice dovrebbe chiedere scusa". Sulle colpe di Bocchino, niente o quasi, a parte la considerazione del suo status di "squallido ometto" se paragonato alla ex fotomodella. Il quadro è completato dal filosofo dei poveri di spirito, il presidente dell´Udc, Rocco Buttiglione, secondo il quale ha ragione la moglie cornuta "ad essere arrabbiata e ha fatto bene Bocchino a chiederle scusa". Quindi dà il suo consiglio, del genere amici del Bar dello Sport: "Se la moglie non sa nulla forse è sbagliato turbare la sua quiete, meglio che uno si maceri da solo" e vince il premio per la considerazione più imbecille dell'anno.
Ah, come deve rimpiangere la povera Mara i bei tempi in cui in tutte la cabine di Tir campeggiavano le foto dei suoi calendari, ispiratrici sì di qualche peccatuccio di sessoautonomia fra i camionisti, ma allo stesso tempo preservatrici dei sacri valori della famigghia.
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Lunga vita agli integralisti. Perfino quel bollito di Vasco Rossi fa ancora paura
Dio, o chi ne fa le veci, dia lunga vita agli integralisti di casa nostra. La loro idiozia è l'unica incrollabile certezza di noi poveri atei relativisti, secolaristi, dalle idee annebbiate e dalle scarse cognizioni di filosofia. Chi mai infatti, a XXI secolo ormai inoltrato, avrebbe ancora il coraggio di dire che la musica rock è lo strumento di Satana? A parte i talebani è rimasto ovviamente solo qualche cattolico, come i simpatici tradizionalisti che fanno capo al sito web di Pontifex. Perfino un vecchio ultrabollito come Vasco Rossi, che già trent'anni fa metteva paura solo al benpensante Nantas Salvalaggio, è riuscito nell'intento di provocare il vespaio. Per aver detto in un'intervista al Corriere della Sera che "è un’illusione pensare che esista un creatore e che la vita sia un dono" e, a proposito dell'eutanasia, di aver "diritto di scegliere io quando porre fine a questa straordinaria esperienza", è scattata subito la raccolta alle fascine per il rogo.
Il "blog cattolico non secolarizzato" (non ridete, si fanno chiamare così) ha raccolto le opinioni di tre alti prelati, ben noti per le loro posizioni dal vago sapore di Medioevo, che tanto fa chic e non impegna. Il vescovo emerito di Senigallia, che risponde all'aristocratico nome di monsignor Odo Fusi Pecci, ha messo subito mano all'acqua santa: “Certe affermazioni sono frutto del relativismo, in parte eretiche e sicuramente strumento di Satana che vuole allontanarci da Dio con ogni mezzo, anche il più insidioso”. Monsignor Ennio Appignanesi ne ha fatto una questione di cultura, come se tutti i filosofi fossero anche cattolici: "Siamo al delirio e alla pazzia. Sarà anche bravo come cantante, ma delira e parla male. La vita non é un caso, non é nata per un capriccio, costui non sa neppure di filosofia. Avrà una buona voce, ma la sua ignoranza in tema di filosofia e di teologia é abissale e putroppo questi cattivi maestri, per spirito di emulazione, contagiano i giovani". E infine il più cattivo di tutti, il vescovo emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini: “Non so come questo signore abbia fatto a diventare famoso, ma se lo é diventato, visti certi ragionamenti, dimostra il livello molto scadente di certi cantanti. Ha le idee annebbiate e non sa quello che dice, lancia affermazioni che neppure un manovale, e mi scuso con i manovali che stimo, farebbe”.
Che stile.
lunedì 28 marzo 2011
Torna "Report" e sono botte da orbi per Marchionne e la Fiat
E' stato un massacro. Soprattutto per un'azienda abituata a vedere i giornalisti sdraiati stile zerbino, tenuti buoni con le pagine di pubblicità e i modelli delle nuove auto in comodato gratuito. E così, mentre i resti della famiglia Agnelli finiscono di distruggere la più grande fabbrica privata italiana, un bel giorno arrivano quelli di Report e gridano che il "Re è nudo". Il grande manager Sergio Marchionne tentenna e poi si risente un po' quando gli chiedono della sua residenza in Svizzera, grazie alla quale risparmia parecchie tasse, John Elkann si scioglie davanti alle telecamere e poi chiede a una giornalista del Tg2 di non mandare in onda le corbellerie che ha appena detto sul possibile trasferimento della Fiat a Detroit, e Milena Gabanelli, dopo aver snocciolato cifre e dati a sostegno dell'inchiesta firmata da Giovanna Boursier, dice finalmente la verità: quella di Marchionne è una giocata d'azzardo e basta.
Ma la figura più ridicola, secondo voi, chi può averla fatta se non un bell'esponente del Pd? Report non ha avuto alcuna pietà ed è andato a intervistare quel simpatico ometto di Sergio Chiamparino, compagno di scopa dell'amministratore delegato della Fiat e, a tempo perso, sindaco di Torino, il quale parlando di Marchionne dice di trovarlo "molto moderno, molto americano" e "molto di sinistra". Molto di sinistra Marchionne?, chiede stupefatta la giornalista. "Su certe cose molto più a sinistra di me", è stata la risposta di Chiamparino.
Ecco, su questo non avevamo dubbi da tempo.
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Berlusconi tenta il bagno di folla: c'erano solo fotografi e cameraman
Il reclutamento funziona sempre peggio. Sperando nel bagno di folla, Silvio Berlusconi si è presentato oggi per la prima volta dopo otto anni in un'aula di tribunale, per il processo Mediatrade in cui è imputato per frode fiscale e concorso in appropriazione indebita per vicende legate all'acquisizione negli Stati Uniti di diritti televisivi per la trasmissione di film. L'udienza si è svolta a porte chiuse e dopo un paio d'ore il Caimano è uscito tutto bello sorridente, è salito sul predellino della macchina e ha salutato benevolmente la folla, protetto da un gorilla che gli ha messo davanti un giubbetto antiproiettile. Fuori dal tribunale, però, non c'era praticamente nessuno. La folla di circa un centinaio di persone era composta al novanta per cento da fotografi, cameraman e giornalisti. Il resto erano qualche decina di attivisti si dice mobilitati a colpi di sms dal coordinatore lombardo del Pdl, il sottosegretario Mario Mantovani, e altrettanti contestatori, guidati da Pietro Ricca e da alcuni simpatizzanti dell'Italia dei Valori.
Qualche coro da stadio, qualche parolaccia, la solita sparata anticomunista di Silvio. Il tutto per pochi intimi. Popolo ingrato.
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Dopo i figuranti pro Berlusconi, arrivano anche i finti terremotati contenti
Dopo i figuranti che manifestavano per Silvio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, pagati per il disturbo con venti euro e un panino, adesso arrivano anche i finti terremotati dell'Aquila. A prestarsi alla ignobile farsa un'altra stipendiata (ormai da decenni) di Mediaset, Rita Dalla Chiesa, e la sua ridicola trasmissione "Forum", dove nella puntata dello scorso venerdì si sono presentati due coniugi abruzzesi, Marina e Gualtiero, per parlare della loro separazione. La donna racconta che dopo il terremoto ha dovuto chiudere un negozio di abiti da sposa e chiede al marito i soldi per riaprirlo. Lui dice che L'Aquila è distrutta e l'investimento fallirebbe. A questo punto inizia il teatrino: la moglie insiste, sostiene che nella città fantasma "tutte la attività hanno riaperto" e poi parte la leccata a Berlusconi: "Vorrei ringraziare, non lo so se posso, il presidente... Non ci ha fatto mancare niente. Tutti hanno le case con i giardini e con i garage, tutti lavorano, le attività stanno riaprendo". La Dalla Chiesa non sta nella pelle: "Il governo, certo", precisa tutta compunta e ringrazia quel fenomeno di Guido Bertolaso e pazienza, dice, se si attirerà "le ire di tutti". Il crescendo è rossiniano, il pubblico pagato applaude l'ex capo della Protezione Civile (indagato nell'inchiesta sugli appalti del G8) e la signora Marina attacca ad alzo zero quei poveri cristi che all'Aquila sono ancora senza casa. "Dentro gli hotel sono rimasti in tre, quattrocento. E gli fa pure comodo. Mangiano, bevono e non pagano niente, pure io ci vorrei andare".
La bufala, ovviamente dura poco. La signora è solo una figurante, pagata 300 euro (molto meglio dei poveri scemi del Popolo dei Gazebo, ma sempre una miseria) per leggere un copione scritto dagli autori di Forum, come da tradizione della trasmissione, che sostiene di occuparsi di casi veri, interpretati però da persone diverse da quelle interessate, anche per motivi di privacy. L'assessore alle politiche sociali Stefania Pezzopane (Pd) giustamente si indigna e dice che la conduttrice dell'azienda di Berlusconi dovrebbe vergognarsi. E la Dalla Chiesa, con una faccia di tolla che evidentemente a certi livelli è diventato requisito necessario (soprattutto quando nel suo caso non si sa fare niente e si è solo figli di) fa pure l'offesa: "Vergogna a me? Io non ci sto. Vadano a rivedersi tutto quello che abbiamo fatto noi per L'Aquila. Ho fatto puntate intere sugli aiuti, ho persino mandato i peluche ai bambini... Vergogna a me?".
Sì, vergogna a lei e agli autori di Forum. Anche se sappiamo benissimo che non si vergogneranno mai per davvero.
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giovedì 24 marzo 2011
Il Risorgimento spiegato ai ragazzi: spara al Papa con il videogioco della Meloni
Altro che Grand Theft Auto e tutti i suoi figli e figliastri. Avete tenuto lontani i vostri ragazzi dalle perversioni degli sparatutto, in cui si spaccia droga, si rubano auto, si investono vecchiette con la spesa e si uccide a casaccio? Ora per i giovani virgulti esiste un pericolo in più: imbattersi nel terribile videogame ideato dalla ministra daaaa' Garbatella, Giorgia Meloni, per celebrare gli eroi del Risorgimento.
"Gioventù ribelle", questo l'improbabile titolo rubacchiato all'organo ufficiale dell'organizzazione giovanile comunista cubana (anvedi la ministra, ahò, è proprio 'na rivoluzzionaria), è stato messo on-line in pompa magna dopo una presentazione al Museo Maxxi di Roma alla quale hanno preso parte anche il presidente Giorgio Napolitano e il dottor sottile Giuliano Amato, finito a guidare le celebrazioni del 150mo anniversario dell'Unità d'Italia dopo una carriera politica di grandi successi (era il vice segretario di Craxi, è stato il premier della svalutazione della lira e della più ingente manovra finanziaria della storia repubblicana, varata per correggere gli errori da lui commessi come ministro del Tesoro negli anni del bengodi socialista, poi di nuovo premier per il definitivo affossamento del centrosinistra).
Il gioco è stato investito da tali e tante polemiche, che sulla pagina internet è comparsa una significativa scritta: "A causa delle strumentalizzazioni subite, ritiriamo la demo alfa e pubblicheremo il prodotto una volta ultimato". In attesa di quelle che saranno correzioni drastiche, c'è da farsi quattro risate leggendo i commenti di chi lo ha visto e ha provato a giocarci. A parte il massacro di pernacchie da parte di blog e forum dedicati ai videogiochi, che lo considerano "il peggior prodotto della storia", le sviste storiche su divise e equipaggiamenti dei protagonisti (l'eroe dei Due Mondi spara con una Colt Navy, l'avrà rubata a Clint Eastwood?), la grafica che sembra realizzata da ragazzini di terza media e il "kill, kill, mega kill" che accompagna le stragi sul video, la vera perla del gioco è la presenza del papa, Pio IX, che è un omino tutto vestito di bianco, al quale, tuttavia, si può SPARARE. Certo, lui è il vicario di Cristo in terra, e quindi può invocare il potere di Dio e fluttuare nell'aria per evitare i vostri colpi. Ma con un po' di attenzione, signori e signore, si può far fuori l'omino bianco.
Non fate quella faccia, avete capito benissimo.
Grazie Giorgia, terrò lontani i bambini da questa porcheria, ma appena rimettete on line il gioco sarò io a scaricarlo. Sparare al papocchio, indossando i panni di Garibaldi, sarà un buon viatico per il sonno, la sera.
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mercoledì 23 marzo 2011
Armi di distrazione di massa. Silvio approfitta della guerra e sistema i suoi guai su altri fronti
Chissà se è davvero addolorato per la sorte del suo amicone Muammar Gheddafi, che quei cattivacci di francesi, anericani e inglesi vorrebbero appeso per i piedi. Fatto sta che Silvio Berlusconi sta approfittando alla grande della guerra in Libia per sistemare un po' di cosucce rimaste in sospeso su altri fronti. Mentre la stampa gioca a Risiko interpellando presunti esperti di fucili a tappo e militari ansiosi di mostrare il loro eroismo giocando al tiro al bersaglio proprio come nell'ultima versione di qualche gioco Playstation, la maggioranza di governo impreziosisce il proprio curriculum.
Ieri, la Commissione Giustizia della Camera ha accorciato i tempi di prescrizione per gli incensurati all’interno del provvedimento sul processo breve, che andrà in aula lunedì prossimo. Se l'aula di Montecitorio approverà, magari con l'aiuto del solito blocco di assenteisti, o di qualche radicale, o di qualche altro convertito sulla via di Damasco, lunedì prossimo diventerà legge e consentirà al Caimano di chiudere i conti con il processo per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills, che oggi potrebbe durare sino al febbraio 2012, mentre con la nuova legge il reato verrebbe prescritto fra due mesi. Sui giornali, ovviamente, la notizia sprofonda dietro a decine di pagine di aria fritta sulla guerra a Tripoli e sulla radioattività dei broccoletti.
Oggi, al Quirinale, ha giurato il nuovo ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, una nomina sulla quale il presidente Napolitano aveva espresso più di un dubbio e che però dopo è stato costretto a ingoiare per consentire al premier di accontentare i Responsabili, la nuova pattuglia di giannizzeri che sostiene la sua debole maggioranza. Romano, ex Udc, è indagato in due procedimenti: uno per concorso in associazione mafiosa, un altro per corruzione con l’aggravante del metodo mafioso. Il solito fiore all'occhiello.
Cosa c'è di meglio delle armi di distrazione di massa per allentare la tensione?
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martedì 22 marzo 2011
Disastro in Giappone, la follia creazionista invoca il castigo di Dio.
"Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola". Lo so che citare Joseph Goebbels può sembrare una provocazione un po' forte, ma certe volte vorrei davvero avere l'intransigenza del vecchio ministro della propaganda nazista. Soprattutto di fronte a persone come il vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roberto De Mattei, già finito nell'occhio del ciclone per aver organizzato un convegno creazionista mettendoci il sigillo del CNR. Questo signore, intervenendo a Radio Maria (avanguardia dell'integralismo cattolico che grazie a sostanziosi contributi statali è diventata la radio privata italiana con il maggior numero di ripetitori, oltre 850, con una copertura nazionale superiore a quella della Rai) per parlare dell'apocalisse in Giappone, ha avuto la faccia di dire che “le grandi catastrofi sono la voce terribile ma paterna della bontà di Dio che richiama al fine ultimo della nostra vita”, che “se la Terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi, eserciterebbe su di noi un fascino irresistibile e dimenticheremmo troppo facilmente che noi siamo cittadini del cielo”, e che “le catastrofi sono i giusti castighi di Dio” in quanto “alla colpa del peccato originale si aggiungono le nostre colpe personali e quelle collettive, e mentre Dio premia e castiga nell’eternità, è sulla terra che premia o castiga le nazioni”.
Il vaneggiamento di un folle che necessiterebbe l'intervento della neurodeliri. E invece il tizio viene ricompensato con una poltrona in uno dei classici carrozzoni dello Stato. Si vede che nella spartizione una percentuale di posti toccava pure ai matti creazionisti che ancora se la prendono con il Concilio Vaticano II. Alla faccia della cultura.
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Venti euro e un panino per farsi vedere sostenitori del Caimano. I figuranti di Mediaset peggio degli extra comunitari clandestini.
Venti euro e un panino. Neanche un immigrato senza regolare permesso di soggiorno si abbassa a tanto per una giornata di lavoro. E invece ieri, alcuni figuranti di Mediaset, si sono accontentati di questa elemosina per presentarsi al Tribunale di Milano e gridare qualche slogan in favore di Silvio Berlusconi, imputato contumace al processo Mills. "Silvio è bravo", "Silvio è unico" e standing ovation all'arrivo dei due azzeccagarbugli del premier, Piero Longo e Niccolò Ghedini, con chiosa finale di quest'ultimo a sottolineare che "questa accoglienza è il segno che la gente comincia a capire cosa sono questi processi a carico del Presidente".
Il bluff non è durato molto. L'Agenzia Italia, in un pezzo sulla manifestazione pro bunga-bunga, scrive chiaro e tondo che "negli stessi corridoi del tribunale c'e' chi dice che i sostenitori del gazebo siano pagati 20 euro al giorno piu' un panino per il pranzo". La paga della comparsa (un bel po' meno, in realtà, visto che a Cinecittà per le grandi produzioni si prendono almeno 50 euro e un intero cestino per mangiare) appare anche in un articolo della Stampa, in cui si racconta che "fotografi e cameramen giurano di aver riconosciuto alcuni figuranti dei programmi televisivi Mediaset e dato che qualche giovane si è lasciato candidamente scappare di aver guadagnato, per la presenza un po’ scalmanata a palazzo di giustizia, 20 euro e un panino, ma non si può dire".
Dopo i 13 milioni di euro spesi in un anno per orge, case e baldorie di ogni tipo, per il Popolo dei Gazebo sembrano essere rimaste solo le briciole.
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lunedì 21 marzo 2011
Le foto di HarDcore: ma chi è l'arredatore di Silvio?
Finalmente hanno visto la luce le foto delle notti di Arcore. A metterle sul web a disposizione di tutti i ghiotti di gossip (ormai lo sono diventato anch'io) è stata l'Unità. Scatti che riproducono gli interni di villa San Martino in alcune delle serate del bunga-bunga, un letto sfatto, una libreria con la foto di Silvio Berlusconi da giovane; le gambe nude di Barbara Guerra mentre guarda la tv; i baci lesbo di tre ragazze la stessa Guerra in divisa da poliziotta che gioca con un paio di manette e, infine, Lele Mora che fa ginnastica con un tizio che potrebbe essere suo figlio.
A parte l'orrore per la comparsa del magnaccia-manager di star e prostitute (o di prostitute-star) che indossa delle vomitevoli scarpe da pagliaccio blu elettrico, quello che provoca una vera ribellione dell'estetica non è tanto l'atmosfera da bordello, ma la pesantezza della scena. Chi è l'arredatore di Silvio? Da tutte le foto ridonda un barocchismo da tanto al chilo, con mobilia in pesante legno scuro, tendaggi e drappeggi, cornici e finto caminetto con stucchi e file di libri acquistati a misura.
Berlusconi lo cacci via subito. Le foto di casa sua sono la migliore dimostrazione di come sia ormai un vecchio bacucco.
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La guerra in Libia: dopo le bandierine della festa, il popolo di Pulcinella imbraccia il moschetto
Che c'è di meglio di una guerra per festeggiare l'anniversario dell'Unità d'Italia? Non si era ancora spenta l'eco della valanga di retorica sparsa a quattro mani dai nostri assai anziani leader, dal passato tutt'altro che risorgimentale, che improvvisamente ci siamo ritrovati a parlare di bombe e missili a due passi da casa nostra e contro un paese che, chissà mai perché, passando da Andreotti a Craxi per finire a Berlusconi, abbiamo sempre considerato "amico".
E così, agganciati al traino dell'Onu e della Nato, eccoci qui ad appoggiare un'azione militare della quale evidentemente il nostro governo non sa nulla di nulla, perché il nostro ruolo, come quello di tutti i bravi maggiordomi, consiste solo nello stendere il tappeto rosso delle basi in territorio italiano agli aerei della coalizione. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, come ventriloquo della maggioranza ha collezionato dall'inizio dell'anno una serie di pessime figure personali, che non sembrano però aver scalfito la sua bella faccia abbronzata. Mentre scoppiavano le rivolte in Tunisia e Egitto, più volte ha elogiato il ruolo politico di Ben Ali e Mubarak (due squallidi dittatori che ammassavano ricchezze e nuovi modelli di Ferrari alla faccia del popolo), sostenendo che i tiranni dovevano restare al loro posto per gestire la transizione democratica (!). I due devono aver capito allora che tirava una brutta aria e per fortuna se la sono data a gambe. Quando i libici hanno deciso di fare lo stesso, il governo italiano, grazie alla solita coppia comica Berlusconi&Frattini, ha detto prima di non voler interferire con il loro sodale Gheddafi, poi di non volere l'intervento militare (quindi neanche la "no-fly zone"), poi di essere schierato con l'Unione europea (ma chissà perché ci abbiamo messo molto più degli altri a congelare i beni del rais a casa nostra), poi di appoggiare il divieto di sorvolo della Libia. All'Onu non c'eravamo (non siamo membri permamenti del Consiglio di Sicurezza, è bene ricordarlo sempre, per colpa del nostro recentissimo passato fascista e guerrafondaio) e quindi hanno deciso per noi. Nella risoluzione, un capolavoro di equilibrisimo legale, è stata inserita la frase "con ogni mezzo necessario" insiema alla patetica scusa di voler proteggere i civili libici. E tutto ad un tratto, francese, britannici e americani hanno scaricato una pioggia di missili sul paese nordafricano.
Mentre si attende di valutare le conseguenze di una simile pazzia immotivata, gli italiani si mettono di nuovo la maschera di Pulcinella e lo scolapasta in testa. Il sanguigno ministro della Difesa, Ignazio La Russa, annuncia che i nostri Tornado sono pronti a intervenire, no anzi sono intervenuti, no anzi, non hanno sparato effettuando solo voli di ricognizione.
L'ultima volta che abbiamo schierato l'aeronautica 20 anni fa in Iraq finì che uno dei nostri aerei fu abbattuto da un colpo di fucile e i due piloti, Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone caddero in mani nemiche. Per fortuna loro gli iracheni si dimostrarono rispettosi delle norme internazionali che regolano la gestione dei prigionieri di guerra e li rilasciarono indenni alla fine del conflitto. Il precedente, molto italian-style, spingerebbe a più miti consigli. E invece, fra le maschere della commedia nostrana appare sempre quella del Rambo alla matriciana e così, scovato da Repubblica, uno dei nostri top-gun annuncia eroico: "Lassù la guerra non è un gioco, quando me lo ordinano elimino il nemico" e racconta di come tutto sia molto simile a un videogioco, visto che "nella guerra moderna, il nemico è un pixel luminoso sullo schermo". L'autore di queste idiozie è naturalmente anonimo, un colonnello di 39 anni che vista l'età i missili li ha lanciati davvero solo con la Playstation, ma molto rappresentativo della categoria, come le fonti interne delle nostre forze armate che parlano di "obiettivo della missione raggiunto" e di "soppressione delle difese aeree nemiche".
Il tutto mentre il presidente Giorgio Napolitano, reduce da festeggiamenti e bandierine, ancora ieri negava che il nostro paese fosse in guerra. Gliel'hanno fatta sotto il naso un'altra volta.
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venerdì 18 marzo 2011
La cabina, un posto sicuro. Torna di moda il telefono pubblico fra le intercettate del bunga-bunga.
Pizzicate dai magistrati a raccontarsene "di ogni", le protagoniste dei Bunga-bunga party di Arcore hanno deciso di mollare i telefonini per far ritorno ai cari vecchi telefoni pubblici. Lo ha scoperto il settimanale Oggi, che ha pubblicato le foto di Nicole Minetti, abbigliata stile "dressed to kill", e delle gemelle Eleonora e Imma De Vivo mentre rinverdiscono i fasti dei pochissimi reperti di archeologia industriale telefonica ancora presenti per le vie di Milano.
Visto il numero dei convolti nelle magagne del presidente del Consiglio, la Telecom dovrà reinstallare molti dei telefoni dismessi, altrimenti a Milano si faranno le code.
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Assenteisti e radicali liberi: come salvare ancora una volta il governo.
Lo hanno rifatto di nuovo. La ridicola opposizione parlamentare ha per l'ennesima volta salvato la maggioranza, impedendo di fatto l'election-day, ovvero l'accorpamento dei refendum e delle amministrative. E' successo l'altro ieri quando la mozione presentata da Dario Franceschini è stata respinta per un solo voto, quello del radical Marco Beltrandi, inserito nelle liste del Pd da qualche genio del partito (lo stesso che ha selezionato Calearo, credo), che ha votato insieme alla maggioranza.
Il personaggio è un tipo singolare, è l'uomo della provvidenza che l'anno scorso in vista delle elezioni regionali promosse in Commissione Vigilanza Rai il bavaglio per tutte le trasmissioni di informazione scatenando le ire dei suoi alleati, e comunque non è la prima volta che vota per Berlusconi. Ma vedere che ora qualche inetto del partito degli inetti ha trovato il suo capro espiatorio, invocando sanzioni da parte dell'ufficio di presidenza, non è un bello spettacolo. Perchè in fondo nelle file delle (finte) opposizioni a Montecitorio erano assenti 10 deputati del Pd, 8 dei finiani, 4 dei casinisti e 2 dell'Italia dei Valori. Bastavano un paio di questi fancazzisti per evitare la beffa del radicale (libero). Dove stavano? A rimboccarsi le maniche con Bersani?
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giovedì 17 marzo 2011
Fischi e insulti per Silvio: viva l'Italia!
Resterà in sella chissà quanto ancora, grazie al potere di acquisto dei suoi conti correnti. Ma se non altro adesso ha qualche problema a farsi vedere in giro.
Il "fidanzatino birichino", che per nostra sfortuna è anche il capo del nostro governo, si è beccato una raffica di fischi, cori e insulti oggi in giro per Roma, dove cercava di prendersi la sua fetta di immagini televisive nei festeggiamenti del 150mo anniversario dell'Unità d'Italia. Al Museo della Repubblica Romana al Gianicolo, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, ovunque Silvio Berlusconi ha cercato di mostrare la sua faccia è stata un'apoteosi di vaffa, dimettiti, bunga-bunga, eccetera eccetera. Al termine della cerimonia religiosa, è stato l’unico tra le autorità ad uscire dal retro della chiesa. I fischi se li è guadagnati Mariastella "mani di forbice" Gelmini, ministro della Pubblica Istruzione, travolta dalla contestazione non appena ha messo il naso fuori a piazza Esedra.
“Vado avanti, non lascio il paese in mano ai comunisti“, ha balbettato il Caimano davanti a un gruppo di cittadini presenti alle celebrazioni a Piazza Venezia che lo invitavano non troppo gentilmente a levarsi dalle scatole.
Ma ormai sembra proprio un numero da baraccone riciclato.
mercoledì 16 marzo 2011
Ritorna la "fidanzatina" di Silvio. Altro che bunga-bunga: "Ha le unghie lunghe e mi caverebbe gli occhi".
"Ho sempre avuto vicino a me la mia fidanzatina che per fortuna sono riuscito a tenere fuori da questo fango. Se avessi fatto tutto quello che dicono, mi avrebbe cavato gli occhi. E assicuro che ha anche le unghie lunghe". Di fronte alla valanga di ulteriori notizie piccanti sul suo conto arrivata da Milano, con la chiusura delle indagini nei confronti dei sodali Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, il re del Bunga-Bunga ha scelto un giornale "avversario" per rilanciare la fenomenale balla secondo la quale si sarebbe da tempo dedicato alla monogamia terminale in quanto "fidanzato". Sull'esistenza di questa signora (o signorina? O studentessa di liceo?) si erano versati fiumi di inchiosto, ma nessuno aveva avuto la fortuna di vederla mai al suo fianco. Come tutte le bugie che ha avuto la capacità di dire Silvio Berlusconi negli ultimi 20 anni, la cosa era finita nel dimenticatoio, classificata nella categoria "scuse inventate dai bambini presi con le mani nella marmellata".
Poi ieri sono volati i nuovi incartamenti, che segnalano tutte le date in cui il Cavaliere si è dato al sesso con una minorenne marocchina, i nomi e i cognomi di 33 ragazze che si sono prostituite a casa sua e il ruolo del procacciatore (Mora), dell'assaggiatore (Fede) e della responsabile della logistica di tutto il circo (Minetti), tutto documentato da intercettazioni e registrazioni della presenza ad Arcore dei cellulari dei portagonisti delle notti folli in Brianza. E allora ecco il povero Silvio che chiama Repubblica e "con la mano sul cuore" racconta che i cattivi giudici rossi "hanno messo in piazza 33 ragazze che passeranno il resto della loro vita con il marchio della prostituta. E invece erano ragazze che hanno avuto solo il torto di partecipare a cene con il presidente del consiglio in cui c'erano tre musicisti e 6 camerieri. Di questi sei camerieri, tre venivano da un'agenzia e quindi non erano miei dipendenti. Cene spensierate, eleganti. Le ragazze facevano quattro salti in discoteca. Da sole, perché a me non è mai piaciuto ballare".
Non solo. "Io ho 75 anni e sebbene sia birichino... 33 ragazze in due mesi mi sembrano troppe anche per un trentenne. Sono troppe per chiunque".
Come si fa a non credere a questo adorabile vecchietto?
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Cattolicesimo e Risorgimento: ma Ratzinger dove ha studiato la storia?
Dopo 150 anni la Chiesa Cattolica sembra aver deciso di mettere il cappello da prete pure al Risorgimento. Approfittando dell'imbarazzante compagine politica al governo, che per organizzare la Festa dell'Unità d'Italia ha combinato un casino neanche il Consiglio dei Ministri fosse un'assemblea di condominio, il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone ha convinto papa Josef Ratzinger a partecipare alla rassegna delle ovvietà. Tutti a rivendicare Mazzini, Cavour e Garibaldi, anche chi nel corso della storia contemporanea si è sempre opposto a quelle idee, dal potere temporale ai fascisti, fino ai leghisti di oggi.
Ma il pastore tedesco non si è trattenuto, ha voluto strafare. E così, in una lettera inviata al presidente Napolitano, ha scritto nero su bianco che il cattolicesimo è una solida base dell'unità del paese. "Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse", scrive il papocchio, "il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al cattolicesimo, talora anche alla religione in generale. Senza negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste, non si può sottacere l'apporto di pensiero - e talora di azione - dei cattolici alla formazione dello stato unitario". Non contento, il simpatico Razingazeta gioca sul solito equivoco cristiani-cattolici, assimilandoli tutti sotto il tetto di Santa Romana Chiesa quando anche i bambini sanno che da Lutero in poi la realtà è un po' diversa, cita una sfilza di eroi dell'Unità d'Italia: Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini, Borromini, San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena. Mancavano solo Paolo Rossi ed Enzo Bearzot.
Ora vagli un po' a spiegare che il sommo poeta ha avuto i suoi bei guai con la Chiesa (e molti papi li faceva bruciare all'inferno), che il "Decamerone" fu inserito nella lista dei libri proibiti istituita da papa Paolo IV, che scultori, architetti e pittori dela passato hanno lavorato per i papi solo perché letteralmente ricoperti d'oro, l'oro trafugato alle civiltà precolombiane, che il poverello di Assisi si spogliò di tutte le ricchezze proprio in polemica con l'opulenza della Chiesa cattolica (stile scarpette rosse di Prada e berretto di visone) e che a momenti faceva lo scisma. Tutto senza mettere in mezzo quel buontempone di papa Pio IX, che con il suo "non possumus" tirò per le lunghe la questione romana e costrinse i bersaglieri a tirare giù a cannonate Porta Pia, difesa da mercenari svizzeri.
E i poveracci che sono morti davvero per l'Unità d'Italia? Ratzinger fa una concessione, storcendo un po' il naso, e dice di non voler "negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste".
Grazie sua Santità. E visto che usa tanto volentieri l'iPad, la prossima volta non dia retta a Bertone. Consulti, che so, Wikipedia.
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martedì 15 marzo 2011
La vendetta della moglie di Bocchino: "Lui e la Carfagna? Lo sapevo da anni".
Le donne sanno essere crudeli. Prima si riprendono dentro casa i mariti apparentemente perdonando loro le scappatelle e poi, alla prima occasione, calano l'ascia del boia. E' il caso di Gabriella Buontempo, moglie del finiano Italo Bocchino, che proprio nel mezzo di una battaglia all'arma bianca del marito contro Il Giornale e Dagospia, se ne esce placida e tranquilla con una bella intervista a Vanity Fair: "La relazione di Italo con Mara Carfagna? Lo sapevo da due anni e mezzo, ma lo sapeva anche mezzo Parlamento". Altro che prossima adesione alle truppe cammellate finiane, altro che crisi di coscienza per le vicende napoletane, dietro i mal di pancia della bella ministra che aveva nei mesi scorsi minacciato di lasciare la maggioranza c'era solo una storia di letto, come tutti avevano ipotizzato.
E ti pareva.
Il deputato di Futuro e Libertà non è stato cacciato dalle mura domestiche, ma la moglie si dice delusa soprattutto per "la scelta della persona. In politica, la Carfagna è sempre stata telecomandata da mio marito: segue tutto quello che lui dice. Se non era per Italo, mica li prendeva tutti quei voti in Campania".
I fedifraghi sono belli e sistemati in una pessima figura epocale.
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Lele, Emilio e Nicole: a tre mesi dallo scandalo il bunga-bunga andava avanti come se niente fosse.
Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti sono responsabili di favoreggiamento e induzione alla prostituzione fino allo scorso mese di gennaio. E' l'accusa contenuta nel comunicato diffuso oggi dalla procura di Milano che ha chiuso le indagini nei confronti del direttore del Tg4, della consigliera regionale del Pdl e l'impresario di stelline da avanspettacolo nell'ambito del cosiddetto caso Ruby, quello che ha inguaiato di brutto anche il beneamato presidente del Consiglio.
Secondo i magistrati titolari dell'inchiesta, tutto è cominciato nel settembre del 2009, periodo a cui risale il primo incontro tra Fede e Karima El Mahroug, la falsa nipote di Mubarak, in occasione di un concorso di bellezza a Taormina. Per gli inquirenti, dunque, il giornalista avrebbe cercato di indurre la giovane marocchina alla prostituzione a partire da quella data, quando Ruby Rubacuori era ancora irrimediabilmente minorenne.
La ciliegina sulla torta? Il reato, hanno scritto i magistrati, si è consumato fino al gennaio 2011. Il che significa che tre mesi dopo che era scoppiato lo scandalo, il bunga-bunga ad Arcore andava avanti come se niente fosse.
Che meraviglia.
"Ho visto la luce!": tutti al Santuario per scegliere la facoltà con i boys di Claudia Koll.
"Il traguardo di un viaggio notturno, passaggio umano denso di difficoltà ma che si conclude nella luce del mattino”. Alla faccia di chi dice che le circolari ministeriali sono fredde e scritte in burocratese, negli uffici pubblici della nazione si annidano anche dei poeti. E' il caso di Maria Maddalena Novelli, direttore generale del Ministero dell'Istruzione, che in una circolare inviata ai presidi di licei e istituti tecnici pubblici e privati, sponsorizza con così alti toni la manifestazione "Oggi scelgo anch'io", iniziativa per l’orientamento alla scelta universitaria, promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università del Lazio, da quella dei Rettori delle Università Pontificie e dal Ministero.
Luogo di svolgimento? Il santuario del Divino Amore, alle porte di Roma dove ieri qualche migliaio di ragazzi ha partecipato alla classica gita con pranzo al sacco funestata dal fango visto il tempo inclemente delle ultime ore. Dopo i workshops (oh yeah!), dove oltre ai presidenti di Cnr e Cnel c'era anche il direttore dei Musei Vaticani per l'area artistico-letteraria (che scelta!), i giovani hanno potuto assistere a un meraviglioso musical della Star Rose Academy, la scuola di recitazione, canto e ballo diretta dalla mitica Claudia Koll, un tempo lato B caro a Tinto Brass, che la lanciò in uno dei suoi film erotici una ventina di anni fa, e ora convertita al cattolicesimo militante. Il gran finale? La messa, naturalmente.
Un evento confessionale, e per giunta assai poco qualificante, sponsorizzato e pagato anche dalla pubblica istruzione. Una vergogna, come hanno commentato alcuni genitori. Ma la cosa più assurda sono le ultime righe della circolare ministeriale: "Le Istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, valuteranno l’opportunità di riconoscere la partecipazione degli studenti all’evento come credito formativo", ovvero chi va al pellegrinaggio può spuntare qualche voto in più.
Alleluja.
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lunedì 14 marzo 2011
Nucleare: mentre tutto il mondo si spaventa, la Prestigiacomo parla di "macabre speculazioni"
"Macabre speculazioni". Le ha chiamate così il nostro ministro per l'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, facendo riferimento alle centinaia di prese di posizione allarmate sulla questione nucleare dopo il terremoto in Giappone e l'incidente alla centrale di Fukushima e avvisando i cittadini italiani che l'apocalisse del Sol Levante non andrà a intaccare i folli (e completamente inutili) progetti nuclearisti del governo Berlusconi. "Niente catastrofismi", le ha fatto eco il ministro Renato Brunetta, ventilando presunti "interessi in campo" delle lobby antinucleari.
Mentre tutto il mondo trema, i giapponesi chiedono aiuto agli Stati Uniti e all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica e in Germania la Merkel annuncia una moratoria sul provvedimento voluto dal suo governo per allungare la vita alle centrali tedesche (che il precedente governo di centrosinistra aveva previsto di chiudere entro il 2020), i lobbisti (loro sì) de noantri gridano allo scandalo perché tutto ciò avviene di fronte a una catastrofe naturale.
Ma del fatto che avere una centrale nucleare sul proprio territorio significa avere una potenziale bomba distruttiva dentro casa quando bisognerebbe parlarne secondo loro? Forse quando un terremoto come quello avvenuto in Abruzzo farà saltare anche qualche nostro reattore? La verità è che il ritorno dell'Italia all'energia nucleare è solo un tentativo di mettere le mani su ingenti fondi pubblici da destinare ai soliti amici costruttori, gli stessi responsabili di opere epocali (come quelle per i Mondiali del 1990 o la Salerno-Reggio Calabria). Tanto per non farsi dare dello speculatore da qualche statuina del presepe di Palazzo Chigi, leggete il parere di un nuclearista convinto, Alberto Clò, riportato in un vecchio post del mio blog.
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Più bidelli, meno carabinieri.
Approfittando del diversamente coraggioso Fabio Fazio, Mariastella Gelmini ha dato la solita pessima prova di sè nel tentativo di far passare per inutili fannulloni i dipendenti della scuola pubblica. Gli insegnanti "sono troppi" e sono "pagati pochissimo perché sono quantitativamente superiori al fabbisogno", ha detto la ministra a "Che tempo che fa", che poi se l'è presa pure coi bidelli, perché sarebbero "più dei carabinieri" e nonostante questo gli ingrati lascerebbero anche le "aule sporche". Ultima stoccata ai radical-chic della sinistra: "Molti tra coloro che sono scesi in piazza mandano poi i figli alla scuola privata. Lo trovo incongruente. Non hanno fiducia nella scuola pubblica".
Sperare che l'accomodante conduttore, il meglio pagato della tv pubblica, desse vita a un minimo contraddittorio era ovviamente inutile. Eppure sarebbe stato facile ricordare alla ministra che gli insegnanti non sono affatto troppi, come ha modo di verificare chi manda i figli alla scuola pubblica, che i bidelli (al netto della percentuale di fancazzisti che comunque affligge molto più la categoria dei politici) sono spesso degli autentici eroi di prima linea e che in fondo anche i carabinieri benemeriti non riescono del tutto a ripulire le strade (nè peraltro le mele marce che affiorano spesso dal loro cesto).
Quanto ai riccastri della sinistra, io non ho idea del perché mandino i loro figli alla scuola privata. Ma se una persona che decide di spendere dei soldi per un servizio diverso si preoccupa che comunque quello pubblico mantenga uno standard elevato, mi sembra un atteggiamento da elogiare e tutt'altro che "incongruente". Non si fidano evidentemente di questa scuola pubblica e vogliono che le risorse dello Stato migliorino la situazione.
Come al solito, però, questi liberali pizza & mandolino non riescono a comprendere come mai si possa andare contro i propri interessi a favore di quelli della collettività. E' una cosa che non esiste nel loro dna e li spaventa moltissimo.
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venerdì 11 marzo 2011
Ancora un consulente di Alemanno nei guai. Arrestato per camorra, il comune di Roma lo pagava 62 mila euro l'anno.
Gianni Alemanno non è solo sfortunato, come dicevo in un post di solo pochi giorni fa. Ha bisogno di un esorcista, che sia Max Von Sydow o il neo cacciadiavoli Anthony Hopkins. Dopo gli stupri e le violenze continue per tutta la città, il caos nei trasporti (ieri si è fermata la Metro per ore ed è stato il panico, oggi nuova giostra con scioperi dei mezzi pubblici annunciati, poi revocati, poi fatti a metà), l'arresto per pedofilia del suo consulente per l'infanzia, le violenze pure all'interno delle caserme dei carabinieri (dove se sei un uomo ti massacrano di botte, se sei una donna piacevole ti offrono una bottiglia di whisky e poi ti violentano in sala mensa), i problemi con la giustizia di chi dovrebbe consigliarlo sulla sicurezza, oggi un'altra pesantissima tegola.
La polizia ha messo le manette a Giorgio Magliocca, sindaco di Pignataro Maggiore, comune in provincia di Caserta, per concorso esterno in associazione camorristica. Il giovane rampollo della politica campana, in una zona che è stata ribattezzata la "Svizzera dei clan", è stato imbarcato da Alleanza Nazionale e nel 2005 è diventato consulente del ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, ruolo ricoperto fino al 2006. Sul suo sito web campeggia la foto di Falcone e Borsellino con la scritta “L’italia impariamo ad amarla come loro”, ma i giudici di Napoli non sembrano essere d'accordo con la bontà del suo impegno contro le cosche, al punto che sul mandato di cattura hanno scritto che "Magliocca è da anni asservito ai desiderata del clan camorristico di Pignataro, sodalizio criminale agguerritissimo, resosi protagonista di delitti efferati, la cui pericolosità resiste agli interventi giudiziari e grazie al quale il Magliocca ha potuto vincere ripetute competizioni elettorali”.
Indovinate da chi è stato assunto questo gioiellino di laureato in giurisprudenza dall'agosto scorso con un compenso di 62 mila euro al mese? Ma da lui, ovviamente, il sindaco della destra sociale, l'uomo che ha sancito la pace coi temibili galli a colpi de' pajata, fedele berlusconiano e sostenitore della famiglia, quella degli amici che assumono parenti e cubiste nelle aziende municipali della capitale. Ora con un prete pedofilo che si occupa di valori familiari, un carabiniere sotto processo che pensa alla sicurezza, un camorrista nella segreteria personale, e l'azienda dei trasporti pubblici che è diventata un ritrovo di ex estremisti di destra, chi altro potrebbe avere assunto il genero di Pino Rauti?
Peccato che Renato Vallanzasca sia ancora in galera.
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giovedì 10 marzo 2011
Berlusconi e il cerottone posticcio: come Verdone in "Troppo forte".
Chi si ricorda di Oscar Pettinari, uno dei personaggi culto della lunga carriera di Carlo Verdone? Nel film "Troppo forte" è un bullo di periferia dal cuore gentile che sogna di fare l'attore, ma a Cinecittà la produzione internazionale di un film dove avrebbe dovuto lavorare come comparsa lo scarta perché c'ha troppo la faccia da bravo ragazzo. "Ahò... ma io se volete posso esse' più cattivo", risponde lui appiccicandosi un Salvelox sulla guancia.
Ho ripensato a lui guardando le foto di Silvio Berlusconi, apparso ieri e oggi in pubblico con un bel cerottone in faccia, a coprire una ferita che ingenera più di un dubbio.
Con tanto di comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, infatti, tre giorni fa il medico di Silvio, Nicola Zangrillo, aveva parlato di "intervento chirurgico maxillo-facciale di trapianto osseo ed implantologia in anestesia generale". Ora io non faccio il medico, ma da quello che racconta chi ha subito simili interventi il chirurgo in questo caso interviene dalla bocca e non certo aprendosi un varco sulla guancia.
Si sarà tagliato facendosi la barba?
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Ruby maggiorenne? Niente da fare, in Marocco i funzionari pubblici sono onesti
Mi sembra quasi di immaginarli gli emissari del Rais italiano in Marocco, insieme a un interprete e a una borsa di soldi. Gli è andata male, perché a Fkih Ben Salah, città ai piedi delle montagne dell’Atlante, hanno scoperto che i funzionari pubblici del paese nordafricano sono più onesti dei nostri. I novelli Totò e Peppino erano lì per cercare di falsificare la data di nascita di Karima El Marough, alias Ruby Rubacuori, venuta alla luce proprio Fkih il 1 novembre del 1992 e pertanto ancora minorenne all'epoca dei fatti contestati a "Muammar" Berlusconi nel rinvio a giudizio a Milano. Hanno offerto una somma importante a un'impiegata dell'ufficio dell'anagrafe per ritoccare di un paio di anni la data in modo da far cadere l'accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile. Ma lei ha detto di no.
I due devono esserci rimasti malissimo, visto che qui da noi un impiegato pubblico lo corrompi con un paio di biglietti di tribuna per lo stadio. Il terreno per la truffa era già pronto, grazie al solito Giornale, che lo scorso 2 marzo sparava a tutta pagina: "Il premier cala l'asso: Ruby era maggiorenne", aiutato dal Corriere della Sera, che in uno dei classici pezzi stile "buca delle lettere", aveva rivelato le confessioni intime del premier con i suoi fedelissimi: "È stata registrata all'anagrafe due anni dopo essere nata, abbiamo le prove che non era minorenne".
La sòla è stata rivelata oggi dal Fatto Quotidiano, che invece di riportare le veline dei portavoce di Palazzo Chigi, ha spedito tre giornalisti in Marocco e ha intervistato la funzionaria che ha subito il tentativo di corruzione. Era stata lei a contattare il giornale per raccontare la storia dei due italiani, che, insieme a un marocchino dall'aria distinta che si preoccupava di tradurre in arabo la conversazione, avevano chiesto di vedere l'estratto di nascita di Karima, per poi chiedere che fosse predatato al 1990.
Gli azzeccagarbugli del presidente hanno reagito stizziti. "E' necessario che le autorita' italiane e del Marocco accertino con urgenza se esiste questa funzionaria, se ha rilasciato effettivamente quelle dichiarazioni, se il fatto e' realmente accaduto e, in tal caso, l'identità dell'interprete e dei due presunti italiani che avrebbero posto in essere le condotte descritte", hanno scritto in tono minaccioso Piero Longo e Niccolò Ghedini, sostenendo inoltre che la contraffazione del registro presso il comune sarebbe stata "totalmente inutile e risibile essendo tale dato conservato in più copie da diverse autorità governative''.
Peccato che il Fatto abbia scritto molto chiaramente che nei piccoli centri del Marocco l'anagrafe non è informatizzata, che tutto viene registrato a mano in alcuni libroni compilati in ordine cronologico e che gli emissari italiani avessero chiesto innanzitutto un certificato di nascita falso e in seguito la manomissione del relativo librone. Era abbastanza per far abboccare l'opinione pubblica, adducendo la scusa dell'arretratezza tecnologica e culturale del Marocco, dove, che vuole signora mia, sono tutti pecorai e iscrivono i figli all'anagrafe due anni dopo, e poter gridare nuovamente al complotto.
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mercoledì 9 marzo 2011
L'estratto conto di Silvio: 34 milioni in un anno per donne, case e regali.
Trentaquattro milioni di euro. E' quanto ha speso Silvio Berlusconi solo nel 2010 in donne, case e regali, un estratto conto "de paura" che da solo vale più di qualsiasi esercizio polemico nei confronti del re del Bunga-Bunga. La lista della spesa è contenuta in un servizio del Corriere della Sera e comprende i 675 mila euro per mantenere e arredare il castello di Paraggi, i 900 mila per la manutenzione della casa ad Antigua, i 441 mila di parcella dell'avvocato Ghedini (malgrado gli scarsi risultati ottenuti) e il mezzo milione ad altri legali. Ci sono i 20 mila euro "regalati" alla mamma di Noemi Letizia e i 100 mila a una pianista dj delle sue feste. Farà piacere sapere a chi non arriva alla fine del mese, che il nostro "caro leader" l'anno scorso ha speso 120 mila euro nel negozio di cravatte Marinella, 65 mila dal gioielliere Eleuteri, oltre 300 mila euro a un fornitore di tessuti, 650 mila in antiquari e gallerie d'arte e quasi mezzo milione in voli d'elicottero.
Finita qui? Manco per niente. Il Cavaliere ha dato 115 mila euro all'ex meteorina Alessandra Sorcinelli in rate mensili da 10 mila e cifre variabili alle altre protagoniste delle folli notti di Arcore per un totale di ulteriori 562 mila euro. Sul conto del Monte dei Paschi utilizzato da Berlusconi, i magistrati hanno anche scoperto 13 milioni in assegni a destinatari sconosciuti, parte dei quali cambiati in contanti dal mitico ragionier Spinelli, il "santo pagatore" del giro.
Ogni commento mi sembra del tutto superfluo.
martedì 8 marzo 2011
Yara e gli "sciacalli devoti". Non bastava la tv, ora si accaniscono anche politici e preti.
Non bastava la tv del dolore che specula a tutte le ore del giorno e della notte sulla cronaca nera peggiore, quelle che vede come vittime giovani innocenti, vite spezzate da quella barbarie che purtroppo alberga in ogni essere umano. Ora intorno a un caso come quello di Yara Gambirasio si accaniscono anche gli "sciacalli devoti", politici, preti e giornalisti in odore di santità.
Abbastanza clamorosa la sparata di Daniela Santanché, portabandiera dei valori della famiglia per conto del partito del Cavaliere, la quale, intervistata dal Giornale, ha avuto la faccia di dichiarare che "dopo la vicenda della piccola Yara i magistrati dovrebbero dimettersi, perchè se avessero impiegato per le ricerche le stesse risorse e tecnologie che hanno speso per indagare sulle ragazze dell'Olgettina forse Yara sarebbe ancora viva". Un coraggio senza precedenti quello di paragonare le due vicende solo per dimostrare l'accanimento dei giudici contro il suo duce personale, pronunciando fra l'altro una colossale stupidaggine, visto che la povera ragazza pare sia stata uccisa poco dopo la sua aggressione.
Ma si sa, il sottosegretario per l'Attuazione del Programma (quale programma?) non è certo nota per la sua diplomazia e le brutte figure non sembrano averle fatto mai paura.
C'è un altro fronte preoccupante, però. Quello dei catto-integralisti, che cavalcano la storia di Brembirate come se fosse la riedizione della favola di Maria Goretti.
Antonio Socci, noto per i suoi flop televisivi e le sue prese di posizione pre Concilio Vaticano II, scrive che Yara è una "martire", che la sua storia è come quella della santa bambina e che a pochi chilometri dal paese della tragedia ci sono state 13 (!) apparizioni della Madonna (chissà se piangeva sangue di mucca come quella di Civitavecchia). "Il suo martirio è un dolore immenso. Ma giustamente il parroco ha detto che questo angelo adesso è in Cielo, fra le braccia della Madonna. E, voglio aggiungere, si può pensare a Yara (e parlarle) come a una Maria Goretti del XXI secolo. Dovremmo vedere che l’eroismo è un connotato della fede cristiana", scrive il nostro, come se una buddista, una musulmana, un'ebrea o un'atea non fossero altrettante potenziali vittime di violenze simili e altrettante potenziali sante coraggiose. Un ragionamento delirante che, se avrete lo stomaco di leggere fino alla fine, ha come unico scopo quello di prendersela con i cattivi "laicisti" che non vogliono il crocifisso nella scuole.
Il ragionamento di Socci deve essere piaciuto al parroco di Brembate, don Corinno Scotti, che in un'omelia pronunciata la scorsa domenica ci ha aggiunto anche il particolare "piccante", stile medioevo revival, la difesa della verginità. Yara, secondo lui, "è come Santa Maria Goretti morta per proteggere la sua castità. E' una santa. Non preoccupatevi che venga fatto male ai vostri figli bensì preoccupatevi che i vostri figli non facciano del male", ha aggiunto il prete, mentre i fedeli si toccavano facendo i vaghi.
Valanghe di idiozie che si dimostrano tali anche alla luce delle ultime rivelazioni sul caso: vista la scarsa forza con cui sono state inferte le coltellate (che, sebbene numerose, non sono state fatali) l’omicida potrebbe essere una donna. Se è vero, chissà come ci rimarrà male Socci.
Valanghe di idiozie che si dimostrano tali anche alla luce delle ultime rivelazioni sul caso: vista la scarsa forza con cui sono state inferte le coltellate (che, sebbene numerose, non sono state fatali) l’omicida potrebbe essere una donna. Se è vero, chissà come ci rimarrà male Socci.
Chi altro si accanirà sui poveri resti della tredicenne?
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L'Italia e le donne: svantaggiate, mal pagate o disoccupate.
Alla fine, in bilico tra le manifestazioni di piazza delle donne comuni e le parate da operetta delle femmine del capo, lascio che a parlare di condizione dell'altra metà del cielo in Italia siano i freddi numeri dell'Istat. Che dimostrano, molto semplicemente, che le donne italiane studiano di più e hanno più titoli degli uomini, ma nel lavoro sono svantaggite, meno pagate e spesso disoccupate.
Il tasso di occupazione femminile è pari al 35,4%, contro il 48,6% dei maschi, 13 punti in meno. Anche per le laureate il tasso di occupazione è inferiore a quello dei coetanei (47,7% contro 48,8%).
Le giovani donne hanno spesso un lavoro a tempo determinato (il 34,8% contro il 27,4% degli uomini).
Nel Sud, il 44,6% delle laureate lavora a tempo determinato e nella maggioranza dei casi non si tratta di una scelta: il 64% delle donne di 18-29 anni dichiara infatti di lavorare part-time perché non ha trovato un lavoro a tempo pieno. Poche quelle che fanno carriera, tutte quante con stipendi inferiore di almeno il 10% a quelli degli uomini.
lunedì 7 marzo 2011
Difendi la scuola pubblica? Ti rinfacciano che i (presunti) leader della sinistra mandano i figli alla privata.
Che nessuno si azzardi a difendere la scuola pubblica mentre il governo cerca di farla definitivamente a pezzi. Dopo l'ignobile attacco di Berlusconi agli insegnanti statali e le forbici pazze della ministra Gelmini (19.700 le cattedre in meno per la stagione 2011-2012 per un totale di ben 87.400 posti soppressi e un esercito di professori di medie e superiori pensionati e mai sostituiti nel triennio 2009-2011), chi prova ad aprire bocca viene zittito dalla stampa di famiglia (quella di Arcore).
L'ultima trovata? Rinfacciare ai noi poveri sostenitori dell'insegnamento statale che i (molto presunti e presentuosi) maitre-a-penser della sinistra mandano i figli a scuola privata. Sapevate che le figlie di Francesco Rutelli, sono iscritte una al liceo privato Kennedy, l’altra al prestigiosissimo collegio San Giuseppe de Merode, che affaccia su Piazza di Spagna? E che la figlia di Giovanna Melandri va al collegio San Giuseppe di via del Casaletto? Non ci crederete mai, ma la figlia di Michele Santoro è iscritta alla scuola francese Chateaubriand, mentre il figlio del regista Nanni Moretti va all’Ambrit International School. Il Giornale infierisce e ci rivela che anche i figli di Anna Finocchiaro e di quel temibile bolscevico dello scout Beppe Fioroni preferiscono le rette salate degli istituti privati (pure cattolici).
A parte il fatto che non si capisce perché uno che manda i figli a scuola privata non possa difendere la sopravvivenza di quella pubblica (o meglio si capisce perfettamente, visto che la cultura di destra non prevede che si possa "votare" contro i propri interessi personali nel nome dell'interesse pubblico), ma poi, dio mio, questi sarebbero i "big" della sinistra? Il vero elettore della sinistra a Rutelli (passato ormai definitivamente con i democristiani, dopo aver perso un'elezione dopo l'altra) e alla Melandri (accanita ballerina delle feste di Briatore al Billionaire) probabilmente sputerebbe in un occhio, per non parlare di Fioroni, che di danni alla scuola pubblica, se fosse durato, ne avrebbe fatti ben più della Gelmini. Quanto a Santoro e Moretti, si tratta notoriamente di milionari che hanno tutto il diritto di "investire" soldi nella formazione dei figli, anche se le loro scelte strappano più di un sorriso sarcastico. Siccome ogni tanto alzano la cresta, ce li dobbiamo beccare come "nostri" leader e pazienza.
Non ci resta che la Gelmini, la quale durante la presentazione del suo libro di favole popolari nordiche dedicato alla figlia (!) ha tranquillizato tutti: "La scuola è in grado di reggere. Abbiamo previsto un ridimensionamento della pianta organica legato al fabbisogno effettivo di cattedre".
Non poteva esserci un de profundis migliore.
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