venerdì 4 marzo 2011

Primi cittadini d'Italia (2): Alemanno e la sicurezza. Ormai a Roma si stupra anche dentro le caserme dei carabinieri.

Gianni Alemanno non è molto fortunato. Da quando è salito al Campidoglio grazie al seppuku dei suoi avversari politici che hanno candidato l'unica faccia peggiore della sua, non gliene è andata bene una. Sbeffeggiato a destra e sinistra per i vari scandali legati all'azienda dei rifiuti e a quella dei trasporti (dove si assumevano ex terroristi e cubiste), costretto dai "bravi" del Pdl a fare un ridicolo rimpasto in giunta per redistribuire qualche poltrocina, costretto dalla magistratura ad aprire una tardiva inchiesta sul fenomeno degli affitti a prezzo stracciato, ora si ritrova nel mirino delle polemiche anche per la questione della sicurezza in città, il suo cavallo di battaglia preferito. A parte le continue violenze su immigrati, gay e "diversi" in genere, messe in atto costantemente da rifiuti umani fuoriusciti dagli ambienti di estrema destra, c'è pure da registrare una fenomenale ondata di stupri, alcuni dei quali avvenuti nel pieno centro della città.
A chiudere il cerchio arriva la notizia che a Roma le donne rischiano di essere violentate anche all'interno di una caserma dei Carabinieri. E' il caso di una trentaduenne italiana, fermata per furto (aveva rubato dei vestiti in un supermercato), la quale evidentemente non aveva il numero di cellulare del presidente del Consiglio. E così dopo averla fatta bere, tre carabinieri e un vigile urbano hanno abusato di lei. I tre eroici servitori dello Stato hanno ammesso di aver fatto sesso con lei, ma hanno aggiunto che era consenziente (come se si potesse considerare consenziente una persona dietro le sbarre che ha un rapporto sessuale con il suo carceriere). Da quando la vicenda è stata resa pubblica, sono stati trasferiti in un'altra stazione, sul litorale romano, mica sospesi dal servizio e dallo stipendio, come sarebbe stato sacrosanto. Alemanno, naturalmente, ha detto di avere fiducia nell'Arma che saprà isolare "le mele marce", che per polizia e carabinieri sono un po' come "i compagni che sbagliano" dei comunisti di un tempo.
D'altra parte che cosa aspettarsi da uno che aveva scelto come consulente sulla famiglia don Ruggero Conti, il prete condannato ieri a 15 anni di carcere per violenza sessuale sui minori, e come consulente nel settore della sicurezza pubblica il generale Mario Mori, attualmente sotto processo a Palermo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa?

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