venerdì 30 settembre 2011

La Marcegaglia contro Berlusconi, al peggio non c'è mai fine

Accolto dal solito rullo di tamburi della stampa, da un paio di decenni ormai completamente asservita al potere industriale, è arrivato il "Manifesto" degli (im)prenditori italiani contro la crisi. Tutti lo leggono anche in chiave anti Berlusconi, e in fondo è giusto, perchè dopo averlo appoggiato fino all'inverosimile, i padroni del vapore sono rimasti a bocca asciutta. E' noto che in Italia non si fa impresa, si fanno affari, quasi sempre alle spalle della spesa pubblica e la situazione, da quando in nome del liberismo lo Stato si è progressivamente ritirato dall'economia, è drammaticamente peggiorata. Le cose vanno male non solo perché al potere c'è una classe politica di netti e truffatori, ma anche perché chi dovrebbe "fare sviluppo" spesso si preoccupa solo di passare all'incasso, massimizzare i profitti e socializzare le perdite. E in quest'ottica i cinque punti presentati da Emma Marcegaglia (un altra che occupa il posto che occupa solo in virtù del familismo italico) tolgono finalmente la maschera al benedetto "riformismo" del quale vanno cianciando troppo spesso anche gli esponenti della sinistra. Il responsabile economico del Pd, tale Stefano Fassina, ha subito battuto le manine tutto contento: "Le proposte indicate sono in larga misura condivisibili". E figuriamoci se poteva essere il contrario.
Si delinea dunque il dramma verso il quale andiamo incontro. Dopo la fine del Cavaliere si profila l'avanzata del pensiero unico (la destra economica) che unirà finalmente in un'orgia degna di Palazzo Grazioli gli ex comunisti, gli ex democristiani e il (piccolo) capitalismo. Come giudicare infatti l'innalzamento dell'età pensionabile e la cancellazione delle pensioni di anzianità, in un paese afflitto dalla disoccupazione giovanile? Gli industriali già non assumono così, figuriamoci quando saranno costretti a tenere al lavoro vecchi e stanchi dipendenti che per giunta guadagnano anche molto. E come accogliere la proposta della (s)vendita del patrimonio immobiliare o la liberalizzazione di qualunque servizio, in uno Stato che cede i gioielli di famiglia ai soliti noti e dove le privatizzazioni fin qui avviate sono state una catastrofe? Non c'è una delle società che una volta erano il fiore all'occhiello dell'economia italiana e che sono state regalate ai privati (da Telecom alle Autostrade, passando per l'Alitalia) che non abbia sensibilmente peggiorato il livello del suo servizio, limitandosi a bruciare decine di migliaia di posti di lavoro. Tutto questo per fare cassa e rilanciare i lavori pubblici, gli appalti, l'unico vero magna-magna globale, la madre di tutte le mangiatoie, che invece di migliorare il paese ingrassa la criminalità organizzata e la politica locale.
Tutto quello che finora il campione della destra, il buon Papi Silvio, non è riuscito a fare. Chissà magari ci riuscirà la sinistra.

mercoledì 28 settembre 2011

Adinolfi lascia il Pd. Forse c'è una speranza per la sinistra

Chissà se è stato folgorato sulla via di Damasco dalla chiamata alle armi del presidente della Cei Bagnasco, che rivorrebbe l'unità dei cattolici in politica (come se non avesse combinato abbastanza guai dal dopoguerra a oggi), fatto sta che il blogger Mario Adinolfi, un tipo strano che non si sa bene per quale motivo viene considerato fonte di ispirazione per la sinistra (forse perché è un giocatore professionista di poker, cosa che lo rende senz'altro degno di attenzione), ha deciso di restituire la tessera del Pd al segretario Pierluigi Bersani.
Salito sul carrozzone messo su da Veltroni, il nostro non ne ha ricavato molto. Messo in lista grazie alla legge Porcellum nel 2008 è rimasto vittima della prevedibilissima debacle del partito e non è stato eletto (e mo' si lamenta degli "autoconvocati", pensa te). Nel 2009 ha sostenuto Dario Franceschini e alle primarie ha stravinto Bersani, con una ottima percentuale ottenuta anche dall'indipendente (e fortemente inviso alla componente cattolica per le sue posizioni su temi come il diritto a morire in santa pace) Ignazio Marino. Sul suo blog la lettera al segretario appare insieme a post di alto spessore culturale, come l'ode a Claudio Ranieri "pischello de Testaccio" appena assunto dall'Inter (e te pareva che nun se finiva a parlà de calcio), o quello dove elogia i "ragazzi tanto invasi di gioia, tanto lieti di essere al mondo e di attraversarlo pur nella fatica infinita che tocca alle giovani generazioni" che hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù insieme al papocchio tedesco (gita a Madrid organizzata dalle parrocchie, andata e ritorno tutto compreso, pagava il comune spagnolo, infatti lì si è incazzata un sacco di gente).
Un curriculum giornalistico di tutto rispetto, dalla stampa semiclandestina paracattolica (Europa, la Discussione) alla tv di D'Alema della sua chiacchierata fondazione (Red Tv) naufragata miseramente nel giro di due anni e un grande fiuto per la scelta dei leader, visto che dopo aver seguito Waterloo Veltroni adesso punta tutto su Matteo Renzi (fossi nei panni del rottamatore farei qualche scongiuro).
Nella sua accorata lettera al segretario scrive che "l'Italia è spaccata in due: da una parte lavoratori tutelati, pensionati e pensionandi. Dall'altra gli under 40. Il Pd non vuole che sia toccato nulla ai primi e dunque, a parte le chiacchiere solidali, non vuol restituire niente ai giovani". Togliamo l'ombrello dal culo degli uni per infilarlo in quello degli altri. Un genio.
Detto senza alcun astio, anche perché non sono nè un iscritto nè un sostenitore del Pd, ma uno così mi pare davvero meglio perderlo che trovarlo e fatico davvero a capire perché la sua scelta dovrebbe far tanto discutere o rappresentare un problema per Bersani. E' vero il Pd è fallito perché la stragrande maggioranza dei cattolici vota a destra. Quei quattro gatti di boy-scout, amici del papa, giocatori d'azzardo e bigottoni che si sono uniti al partito e hanno portato pure sfiga se ne facciano una ragione.

martedì 27 settembre 2011

Bagnasco e Berlusconi, quando la Chiesa batte cassa

L'intemerata del presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, che ieri ha sparato ad alzo zero contro il governo che la Cei ha sempre apertamente appoggiato, non ha ovviamente nulla a che vedere con la moralità cristiana. 
Le numerose famiglie a carico di tutti i leader del centrodestra (ce ne fosse uno che non ha divorziato e si è risposato con una di vent'anni più giovane), le escort del presidente del Consiglio, i giri vertiginosi di soldi e droga, l'evasione fiscale e le mazzette sono sempre peccatucci di poco conto se a commetterli sono i potenti, al fianco dei quali i cattolici si schierano da secoli. 
Che cosa ha spinto dunque uno dei massimi vertici del Vaticano a dire che "i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà" e che "c'è da purificare l'aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate", dopo quasi due decenni di appoggio incondizionato al re del bunga-bunga, ma senza citarlo esplicitamente?
Conoscendo i nostri polli, di scuola sapientamente gesuita (sia loro che Berlusconi, sia chiaro), si sente subito la puzza del falso. Che vogliono 'sti preti dal povero Silvio? C'è un lunghissimo elenco di cose rimaste in sospeso, dalla legge tortura che impedirà alla gente di morire in santa pace, ai finanziamenti per le istituzioni cattoliche, fino al progetto da sempre accarezzato oltre Tevere, la rinascita della Dc, o magari, come suggerisce Dagospia, c'è in mezzo la questione delle frequenze televisive, dove il Vaticano rischia di perdere centinaia di piccole emittenti amiche. Infatti il Cavaliere pare abbia spedito due dei suoi migliori uomini (!), come Franco Frattini e il gentiluomo del papa Gianni Letta a negoziare immediatamente il prezzo.
Sia come sia, è davvero difficile credere che Bagnasco abbia interpretato "il grido angosciato e speranzoso che si alza in tanti modi diversi dalla societa' italiana'', come scrive un suo dipendente, il direttore di Avvenire. Soprattutto se è lo stesso Bagnasco, che ai tempi del secondo governo Prodi, ebbe il coraggio di paragonare i Dico (il progetto di legge sui diritti delle persone conviventi firmato fra l'altro anche dalla cattolicissima Rosy Bindi) all'incesto e alla pedofilia. Allora bastò una decisione di buon senso a far piovere gli strali di Santa Romana Chiesa contro il governo di centrosinistra. Adesso, dopo tre anni di prostitute e magnaccia al potere, si usa ancora il cesello senza neanche fare i nomi. 
Come i mafiosi. Che si sa... sono molto devoti.

lunedì 26 settembre 2011

E' tornato (a piede libero) il mitico direttore di Pontifex, ed è subito leggenda

Arrestato per molestie nei confronti di una giovane ragazza, il mitico direttore del sito ultracattolico Pontifex, Bruno Volpe, deve essere tornato a piede libero, perché nelle ultime ore ha ripreso a pubblicare le sue impagabili idiozie on line. La comunità di Internet era davvero affranta per la sua scomparsa dal web e ora può di nuovo deliziarsi con l'editoriale con il quale annuncia il suo ritorno. La galera, scrive il nostro, lo ha "segnato", ma "con animo assolutamente libero da timori" ci dice che non ha nulla da rimproverarsi e che ce ne parlerà "al momento opportuno". Nel frattempo tranquilli, le sue battaglie restano quelle di sempre, sventolando come sempre il suo "strumento contro veleni quali il secolarismo, il modernismo e le derive sessuali. Continueremo ad affermare - prosegue - che la sodomia é un orrendo crimine contro l'umanità ed una aberrazione oltre che peccato gravissimo", e "anche il sesso senza una regola e in versione animalesca va biasimato a scopi correttivi".
Ci mancava tantissimo. E subito ci ha regalato alcune perle, come l'ennesima intervista a donna Assunta Almirante (che se si risvegliasse il marito la picchierebbe anche lui) nella quale difende Papi Silvio, sotenendo che sono i quotidiani che "fanno passare Berlusconi come un mostro o un depravato e non é così. Io lo conosco personalmente e so che fa davvero molta elemosina, che si prodiga per i poveri". O come la nuova esternazione del vescovo nazista di Grosseto, monsignor Giacomo Babini, che dopo aver elogiato in passato anche Hitler e preso le difese dei preti pedofili, oggi  spara su Nichi Vendola, sostenendo che l'omossesualità è un peccato ben più grave delle orge con prostitute e lenoni di Arcore e palazzo Grazioli.
Sarebbe interessante anche avere l'opinione della ragazza molestata dal direttore di Pontifex. Ma non si può avere tutto dalla vita.

Fra Alemanno e la Minetti, scegliamo le tette

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è da tempo l'immagine del fallimento. Salito al Campidoglio fra saluti romani, eia eia alalà e i cori dei tassinari, in tre anni, a parte piazzare in giro un po' di vecchi arnesi dei bei tempi che furono, è stato un patetico disastro. La città è sempre più allo sbando, sempre più pericolosa, sempre più caotica, con il primo cittadino stretto nella morsa di una maggioranza nazionale che lo ha costretto a cacciare via anche l'unica persona decente della giunta (l'assessore alla Cultura, Umberto Croppi) per imporgli un rimpasto da barzelletta (dall'assessore che gira coi sandali, alla ex presidente della Roma). Ultimamente l'ho visto ridicolizzarsi ulteriormente, presentandosi con la fascia tricolore davanti all'anagrafe per protestare contro i tagli agli enti locali varati dal governo (come se al governo non ci fossero gli amici suoi), spiegando che quei cattivacci (ai quali deve tutto, perché senza di loro starebbe ancora dentro a una sezione a Castro Pretorio ad attaccare manifesti) gli hanno tolto i soldi e che ora è tutto a rischio, perfino i trasporti che già fanno schifo.
Ma ieri ha passato il limite oltre al quale la comicità diventa puro genio. Parlando a un inutile convegno di una altrettanto inutile fondazione, il leader della destra sociale (ah, ah) gliele ha cantate grosse a Silvio bunga-bunga: “Dobbiamo dirlo con chiarezza: mai più gente come Nicole Minetti nei consigli regionali".
Ora detto da uno che fra Atac (azienda trasporti) e Ama (azienda per la raccolta dei rifiuti) ha piazzato amici e parenti, alcuni dei quali anche dal passato un po' turbolento, la cosa sinceramente dà un po' fastidio. La Minetti dalla sua c'ha solo le tette, ma insomma, sempre meglio le tette degli ex terroristi
Peace&Love.

venerdì 23 settembre 2011

La lista gay pubblicata anonimamente non è peggio degli schizzi di fango dei giornali di Berlusconi

Mettere on line dieci nomi, politici potenti e notoriamente omofobi (o perché finto-machos o perché stupidi irriducibili cattolici), sostenendo che queste persone sono gay magari non sarà elegante, nè credibile dal punto di vista giornalistico. Ma alla fine io trovo che sia giusto così. Fa parte dei rischi della popolarità. Sei un attore famoso sposato con prole? Arriva la rivista scandalistica di turno che ti inchioda con una foto inequivocabile insieme a un'altra, poco importa se poi nello scatto erano presenti dieci persone, sapientemente tagliate via dallo scatto. L'Italia ha una buona tradizione di stampa scandalistica (e ultimamente Silvio Berlusconi, tramite Alfonsina la pazza, come Dagospia chiama il direttore di Chi, ne ha fatto un uso politico sfrenato per attaccare i suoi "nemici"), ma all'estero non è che si scherza. Basta vedere la bufera che ha portato alla chiusura del tabloid News of the world in Gran Bretagna e che ha finito con il coinvolgere il primo ministro in persona.
La lista pubblicata oggi da un misterioso blog è chiaramente un falso e forse non è assimilabile alle paparazzate di Novella 2000 o dei giornali di Silvio. Ma di sicuro non è peggiore. E' ovvio che non è che ci siano le prove per quanto si sostiene. E' stata costruita a tavolino, in base a pochi semplici ragionamenti e alle notizie che sono disponibili a tutti. 
Facile mettere il nome di Roberto Formigoni, il ciellino che una volta inneggiava alla castità e alla verginità e che oggi si veste come un alter ego di Dolce e Gabbana. Facilissimo sparare su Gianni Letta, che come diceva il mitico editorialista dell'Unità degli anni settanta Fortebraccio, "sembra sempre sua sorella". O su Marco Milanese, che ieri si è salvato dalla galera, ma sul quale da mesi porci e cani spargono allusioni sul suo "rapporto" con un altro personaggio non esattamente mascolino, il ministro (del disastro) dell'Economia. Per non parlare di Maurizietto Gasparri, ex fascista tutto di un pezzo (ora solo tutto di un pezzo), il quale fu beccato una volta dai carabinieri mentre girava in macchina a passo d'uomo in una zona frequentata da prostitute transessuali e si giustificò dicendo che cercava un indirizzo dove era atteso per la cena, o di Luca Volontè, un peone dell'Udc le cui dichiarazioni finiscono sui giornali solo quando spara a zero sui culattoni. Giusto contrappasso anche per Roberto Calderoli, lo sdentato leghista che sembra appena uscito da una comunità terapeutica, sul quale le voci erano già circolate ed erano state smentite, ma non troppo, dalla ex moglie. Che dire poi di Mario Baccini, il quale pensando di essere spiritoso la spara grossissima sostenendo che si formerà presto "un comitato femminile per la tutela del maschio latino che lancerà una campagna di adesioni e raccolta firme affinché l'Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell'umanità" (donne, ma lo avete mai visto di persona Mario Baccini, con il suo riporto bitumato?). 
Insomma, qualcuno si è divertito alle loro spalle. Ed è un bene che i potenti capiscano che ormai è facile, facilissimo, finire alla gogna. Prima potevano farlo solo loro, solo loro potevano rovinare la vita di una persona attaccandosi semplicemente a un "si dice". Ora non è più così. E ha ragione Aldo Busi, che scrive che "l'omosessualità non è né un crimine né una colpa né una devianza né una nevrosi né una malattia, è una possibilità intellettuale e affettiva e di scelta economica e di civiltà globale quanto l'altra", quindi dove sta la diffamazione di cui blatera un'altra moralmente molto chiacchierata, come Mara Carfagna? E soprattutto perché protesta l'Arcigay? Secondo Busi, e io non posso essere che d'accordo, l'omosessuale omofobo "va denunciato, esattamente come va denunciato ogni evasore fiscale che, godendo proditoriamente dei servizi pubblici pagati dagli altri, contribuisce ad affossare la qualità della vita civile e politica sottraendosi a precisi doveri di corresponsabilità morale e compartecipazione economica nei confronti dell'intera comunità".

giovedì 22 settembre 2011

Tre anni con Obama, ma gli Stati Uniti mostrano sempre la loro faccia più trucida

Sono passati quasi tre anni dalla elezione di Barack Obama e di quella notte ricordo un grande senso di commozione. Perché alla fine sono un romantico e ci casco sempre a fidarmi di qualche politico, ma tanto, signora mia, sono davvero tutti uguali. Perché dopo tre anni con il primo presidente nero degli Stati Uniti, democratico, giovane e intelligente, l'Amerika è sempre quella col "k". Nessuna delle sue promesse si è avverata, nè quelle interne, dove il nostro si è piegato come un giunco di fronte alle pressioni dei Repubblicani (un partito paranazista che sostanzialmente butterebbe nel cesso qualsiasi forma di assistenza sociale in cambio di qualche punto di tasse in meno), perché poi alla fine quello che conta è restare a galla, nè quelle di politica internazionale, dove gli americani hanno aggiunto guerre (Libia) a guerre (Iraq, Afghanistan) e non sono riusciti a chiudere neanche la base di Guantanamo. I loro aerei senza pilota, gestiti dalla CIA al di fuori di qualsiasi ufficialità, continuano a fare stragi di donne e bambini, i loro soldati continuano a cadere senza motivo a dieci anni dall'11 settembre. Sul fronte mediorientale, il Nobel per la Pace (roba da matti) aveva promesso un anno fa che entro 12 mesi ci sarebbe stato uno Stato palestinese e oggi rinvia di un altro anno la storia, sventolando la minaccia del diritto di veto in sede di Consiglio di Sicurezza dell'Onu di fronte alla mozione per il riconoscimento avanzata dai palestinesi. 
E poi, tanto per una bella ciliegina finale, arriva il caso di Troy Davis che ci ricorda che quel paese è insieme a un bel gruppetto di cosiddetti "stati canaglia" nel conservare l'usanza barbara della pena di morte. Non solo, in Georgia stanotte hanno fatto fuori il solito sfigato nero accusato, probabilmente in modo ingiusto, dell'omicidio di un poliziotto, naturalmente bianco. Il commento di Obama? Un capolavoro di cinismo: "Non voglio interferire nelle questioni interne di uno Stato federato".
Tre anni senza fare un passo avanti, che trionfo. Probabilmente sarà rieletto.

mercoledì 21 settembre 2011

Lampedusa, l'ultimo miracolo italiano

Eccolo l'ultimo miracolo italiano. Il sindaco di un'isoletta che inveisce contro gli "immigrati delinquenti", aizza la folla contro di loro, insulta il presidente della Repubblica e il governo e il ministero dell'Interno annuncia subito che porterà via quegli straccioni di tunisini entro 48 ore, mentre la polizia, felicissima come al solito, fa roteare i manganelli
Tutto bellissimo, molto pittoresco, tipicamente italiano, soprattutto se si pensa che il suddetto sindaco è un ex galeotto (fu arrestato nel 2009 per concussione), che solo qualche mese fa accolse a braccia aperte l'amico Silvio Berlusconi, il quale (mentre qualche picciotto minacciava fisicamente gli eventuali contestatori) si produsse in una delle più gettonate gag dell'ultimo anno, promettendo fra gli applausi degli spettatori paganti, di portare subito via tutti quei negri (allora disse entro 48-60 ore, ma erano sei mesi fa), di comprare casa a Lampedusa e, perché no, aprirci un casinò (con l'accento sulla o).
Oggi è scattata la caccia all'uomo con gli abitanti dell'isola che si sono messi a picchiare e inseguire gli immigrati, a dimostrazione che a nord come a sud siamo solo un branco di razzisti senza ritegno.

martedì 20 settembre 2011

Giù le mani dalla pensione di Cicciolina, troia senza peccato

Nel frullatore della (finta) ribellione contro la classe politica e i suoi privilegi è finita anche Ilona Staller, al secolo Cicciolina, deputata del Partito Radicale per un'intera legislatura, quella fra il 1987 e il 1992, e oggi, ormai sessantenne, destinataria di una pensione da tremila euro al mese (come tutti gli altri deputati che hanno compiuto questa età). La notizia, tirata fuori dal Corriere della Sera (un giornale che spesso è invece molto clemente nei confronti delle zoccole che infestano attualmente la scena politica italiana), è stata ovviamente commentata con sdegno sul web, per fortuna con qualche distinguo, soprattutto da parte di chi si ricorda come e perché la più famosa delle pornostar italiane arrivò in Parlamento. 
La "troia senza peccato", come la chiamò la rivista Frigidaire in una memorabile intervista, fu candidata dai radicali come simbolo della lotta allo squallido perbenismo che da sempre ha caratterizzato questo paese, dove ancora la magistratura condannava a pene detentive i responsabili di qualsiasi pubblicazione definita "oscena". Prese ventimila voti a Roma, compreso il mio e lo rivendico con orgoglio, perché in seguito purtroppo mi è capitato di votare per personaggi assai peggiori, tipo Rutelli, Veltroni e Marrazzo (e di questo mi pento amaramente). Fu seconda in lista dei radicali dietro a Marco Pannella, il partito ottenne il 2,5% a livello nazionale e 13 seggi, di cui due per l'appunto a Roma. Di certo non ha lasciato una grandissima traccia di sè, ma è altrettanto sicuro che è stata molto più presente in aula di tantissimi deputati "storici" di ogni parte politica. 
E poi, a differenza di tutte le facce impresentabili che ci sono adesso in giro, è stata votata. Lei, non la lista. E' stata votata perché era un simbolo del sesso libero, non perché si dava da fare con qualche vecchio puttaniere dalla bustarella facile. Una volta alla Camera, ha indossato anche qualche tailleur, ma di certo non ha cercato di rifarsi una verginità come esperta di pubblica istruzione o di pari opportunità. E come ha ricordato giustamente al Corriere, la legge sulle pensioni dei parlamentari non l'ha fatta lei.
Sono contento che dopo una vita di sfighe (scaricata con un figlio e senza soldi dallo pseudoartista Jeff Koons, che la classista giustizia americana non ha condannato a pagare gli alimenti nonostante sia un plurimilionario) si possa godere la pensione. 
Davvero.
 

lunedì 19 settembre 2011

Il sangue di San Gennaro, l'ennesima patacca della superstizione

L'ennesima patacca della superstizione celebrata anche oggi da tutti i telegiornali. Lo scioglimento del sangue di San Gennaro è solo l'ultima delle trovate di epoca medioevale (come la Sacra Sindone) ampiamente smentite da studi scientifici, ma chissà perché ci viene riproposta nel corso degli anni come il simbolo della tradizione religiosa di una città che meriterebbe di meglio che quattro stronzate dette dal vescovo inquisito di turno. Sono passati vent'anni da un articolo pubblicato su Nature, nel quale si metteva in discussione l'autenticità del miracolo, sottolineando come fosse possibile anche ai tempi del ritrovamento della presunta reliquia (fine 1300) creare una sostanza dalle proprietà tissotropiche, ovvero di solidificarsi e poi sciogliersi di nuovo una volta scossa. La Chiesa Cattolica contesta queste conclusioni, ma, ovviamente, si è sempre rifiutata di concedere l'apertura delle ampolle per effettuare un esame serio.
Anche oggi, fra le mani di monsignor Crescenzio Sepe e alla presenza del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ci siamo beccati la rappresentazione teatrale di sempre. 'O sang 'e san Gennar si è sciolto, il Napoli è primo in classifica, il popolo è come sempre contento e canzonato.

venerdì 16 settembre 2011

Berlusconi e lo strano utilizzo del crocifisso, dalle scuole alle tette della Minetti

Quando due anni fa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo diede ragione a una mamma italiana che chiedeva che nelle scuole pubbliche non venisse esposto il crocifisso, fece fuoco e fiamme. In una delle ultime visite alle macerie dell'Aquila (poi non si è fatto più vedere perché se no lo menano), ricevette anche in dono un crocifisso dal parroco per portarlo a Strasburgo. Tutti i pagliacci del suo governo tuonarono contro la sentenza "inaccettabile" e lui, il divino Silvio, chiosò con fare teologico: “L’Italia è un Paese in cui il cristianesimo è la sua stessa storia, lo sappiamo da sempre, dove tutti non possiamo non dirci cristiani, ovunque si incontra un segno della cristianità”, gli fece dire l'uomo devoto che è sempre stato in lui (anche se ben nascosto).
Oggi la sua passione per il simbolo del cristianesimo viene finalmente svelata. Una delle testimoni dei consueti bunga-bunga party chez Berlusconi ha raccontato ai magistrati che le feste erano a tema, ogni volta dedicate a un film diverso e che "nel febbraio 2010 toccò a Nicole Minetti scegliere la pellicola. Voleva Sister Act e Nicole era bellissima vestita da suora. Salì sul palco, quello ormai famoso con il palo da lap dance. Fece un balletto e lo spogliarello. Un bellissimo spettacolo, davvero. Rimasta nuda il presidente le si è avvicinato, ha preso la croce di legno che tiene al collo e ha detto ‘Dio santo ti benedica’; poi le ha appoggiato il crocifisso sulla testa, tra le gambe e sui seni".
Un po' santone, un po' esorcista, un fedele cattolico. Il solito vecchio porco, insomma. Chissà se il crocifisso che ha benedetto le tette della Minetti era quello che gli aveva regalato il parroco abruzzese.

giovedì 15 settembre 2011

I "mitici" valori della destra: sono peggio le corna o la noia?

Il Giornale è senza dubbio il quotidiano di "destra" italiano più venduto, contando un po' sull'ormai esaurita eredità dei conservatori alla Montanelli e su quella fascia di ceto medio-alto, di solito avanti con gli anni e parecchio livoroso. Quelli del "si stava meglio quando si stava peggio" e del "la colpa è della sinistra, del lassismo, degli anni settanta, della cultura, dei professori e dei magistrati", quelli che "i valori della destra", "la famiglia", "la casa e la chiesa" e vai col luogo comune. Per tastare il polso a questa platea, che da 17 anni  consente a un personaggio come Silvio Berlusconi di trascinare lentamente il paese a fondo, vi consiglio la lettura dell'interessantissimo e filosofico dibattito (alla faccia di quei barbosi di intellettuali della sinistra) lanciato sulla homepage del giornale di casa Arcore: "Sono peggio le corna o la noia?". È peggio un matrimonio appassionato, ma rovinato dai tradimenti e dalla gelosia? O è peggio un matrimonio apparentemente perfetto ma talmente tranquillo da essere rovinato dalla noia quotidiana?, si chiedono gli arguti pensatori, sollecitati al dibattito da un "affezionato lettore", deluso dal naufragio di due matrimoni su due. 
Le risposte sono da antologia. Un certo Michele scrive che la moglie gli consente delle scappatelle (forse per toglierselo dalle palle) e chiosa: ''se parliamo di sentimenti al­lora le considero corna, se parliamo di atto sessuale non posso certo chiamarle così". 
"Visto che mi annoio con la mia consorte, combatto questa si­tuazione andando con altre donne, quando la noia mi è passata, cosa di meglio della propria moglie?", ribatte il teorico CV. "Le uniche corna che esistono... son quelle che si scoprono", scolpisce nella pietra un tipo pragmatico, mentre un altro che si firma con nome e cognome annuncia l'Armageddon: "L'istituzione del matrimonio dovrebbe essere sempre difesa di fronte all'ondata massonica e ultralaicista tesa ad abbattere la natalità". Roba da mettere subito mano al moschetto.
L'unica donna che partecipa al dibattito si è arresa: "Trent’anni fa sarei stata capace di uc­cidere se solo avessi avuto il sentore del tradimento. Vent’anni fa gli avrei fatto trovare la valigia fuori casa e non lo avrei più voluto vedere. Dieci anni fa avrei fatto una bella litigata e ne avrei discusso a lungo per capirne le cause". Oggi a cinquant'anni acceterebbe tutto pur di non vedere più il marito.
La destra e i suoi mitici valori nell'era del Cavaliere puttaniere e del suo circo smutandato. Una meraviglia.

mercoledì 14 settembre 2011

Il papa e la Corte dell'Aia, lo strabico senso morale di Santa Romana Chiesa

Una delle rubriche più fortunate del settimanale satirico Cuore si intitolava "Hanno la faccia come il culo". Poco elegante, lo ammetto, ma assai efficace, quando c'era da sbertucciare qualche potente della Prima Repubblica e sottolineare le penose incongruenze fra cose dette e cose fatte. Impossibile non pensarci di fronte al modo con cui l'alta prelatura vaticana sta reagendo davanti alla nuova tonnellata di sterco che sta piovendo loro addosso grazie alla compiacente copertura fornita negli anni passati ai preti che si sono macchiati di orribili abusi, quasi sempre a sfondo sessuale, ai danni di minorenni ospitati nelle loro strutture pseudoeducative. 
Ieri è uscita la notizia che un'associazione americana che difende le vittime degli orrori avvenuti in sacrestia, la Snap, ha chiesto al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia di indagare su papa Josef Ratzinger per crimini contro l'umanità insieme ad altri vertici eccelsiastici, il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il predecessore e decano del Sacro Collegio, Angelo Sodano e il prefetto dell’ex Sant’Uffizio, William Levada. L'iniziativa non è destinata ad avere grande seguito giuridico, primo perché il Vaticano non è sottoposto al giudizio della Corte, secondo perché il tribunale dell'Aia non può occuparsi di casi avvenuti prima del 2002, anno in cui ha ottenuto la delega a operare in base allo statuto fondativo.
Solo un colpo mediatico? 
In realtà, quello che hanno combinato i preti cattolici soprattutto negli Stati Uniti fa rabbrividire. La Chiesa ha dovuto già sborsare tre miliardi di dollari di risarcimenti e dopo la prima inchiesta del Boston Globe, che nove anni fa ci ha vinto il Premio Pulitzer, si sono aperte le cataratte ed è venuto giù di tutto, dalla Germania all'Irlanda, all'Australia, all'Italia. Il fatto che da Roma si sia sempre cercato di sopire, nascondere, fare finta di niente, è assodato e certificato e a poco valgono le ultratardive scuse pronunciate dal papa tedesco di fronte alla possibile catastrofe finanziaria.
Detto questo, sono letteralmente caduto dalla sedia quando ho visto in tv il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli fare fuoco e fiamme per il caso dell'Aia e sostenere che si tratta del "solito tentativo anti-cattolico per offuscare un'immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società". 
Ora non so se il papa sia davvero il meglio dell'essere umano in quanto tale (e francamente ho un po' di difficoltà ad immaginarlo), ma di sicuro non lo è Sepe, indagato dalla Procura di Perugia, insieme all'ex ministro dei Trasporti Pietro Lunardi, per la manutenzione della facciata del palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna, dove il ministro avrebbe finanziato i lavori in cambio di appartamenti di proprietà dell'organizzazione a prezzi stracciati. Lo stesso Sepe che è stato pappa e ciccia con Angelo Balducci, dirigente dei Lavori Pubblici arrestato per corruzione, alla fine degli anni novanta e durante il Giubileo dell'Anno 2000, altra clamorosa occasione per il consueto magna-magna. 
Ecco, queste sono le facce che ci parlano di senso umano e morale. Roba proprio da rubrica di Cuore.

martedì 13 settembre 2011

Lo stupido pietismo per la polizia

Fa discutere in questi giorni sul web il comunicato pubblicato da una sigla sindacale di Polizia, il Coisp, nel quale si attaccano a testa bassa i politici (ma soprattutto per i prezzi stracciati di Camera e Senato, perché magnà aggratis piace a tutti) con toni a dir poco eversivi. Ma ormai essere "contro" la casta è diventato un must da lifestyle, un po' come i filmati dei gattini su YouTube o le stronzate retoriche sul cancro e le altre malattie gravi condivise su Facebook. E così tutti coi bravi poliziotti che minacciano di "venire sotto Palazzo Madama e Montecitorio e spararvici all’interno i nuovi lacrimogeni in dotazione” (sì, l'italiano è un po' stentato, ma si sa...).  Nessuno che si ponga una minimo di domanda su chi sono questi figuri, che intanto ammettono che i nuovi lacrimogeni (nuovi un cazzo, li hanno sperimentati dieci anni fa a Genova con i risultati che ben sappiamo) fanno più male degli altri. Il Coisp è una sigla sindacale minoritaria all'interno della Polizia ed è notoriamente schierata su posizioni di estrema destra, al punto da chiamare gente come Gasparri o Maroni "traditori" per non aver portato avanti una proposta di legge in base alla quale si possa accusare di tentato omicidio chi alza le mani sugli agenti. Questi, insomma, sono quelli a cui prudono le mani facilmente, vorrebbero libertà d'azione per pestare liberamente i "criminali travestiti da manifestanti" e con il loro buono pasto da 7 euro (mica poi così male) mangiare il filetto di spigola al Senato. Si può solidarizzare con questa gente quando i tre quarti di loro hanno passato i concorsi a suon di calci in culo e raccomandazioni? Quando ogni volta che emerge un abuso di un loro sodale in divisa questo viene sistematicamente protetto e neanche sospeso da funzioni e stipendio?
Il compianto Giorgio Gaber se la prendeva con la lotta armata degli anni settanta che a suo dire aveva provocato solo "lo stupido pietismo per i carabinieri". Con questo triste declino della politica si rifanno una verginità pure gli sbirri. Roba da matti.

Avanti camerati, spezziamo le reni a Madonna!

Non era bastata la campagna stampa contro Vasco Rossi, reo di aver scritto sul suo profilo Facebook una delle ovvietà per cui è noto ("la marijuana non ha mai ucciso nessuno"), subissato di insulti da parte di sedicenti funzionari esperti di politiche antidroga, professionisti del proibizionismo e i soliti bigotti cattolici, senza che nessuno abbia potuto evidentemente smentire quello che è un palese dato di fatto. Adesso nel mirino delle menti meno lucide (e ho detto tutto) del governo Berlusconi ci è finita pure Madonna, che alla Mostra del Cinema di Venezia, interpellata dai giornalisti che le chiedevano un commento sul nostro penoso capo di governo, si è limitata a rispondere: "Ha già scritto tutto l'Economist", il settimanale finanziario inglese che ha menato più di tutti sulla crapa pelata del premier. Apriti cielo. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, si è sentito punto sul vivo, lui che di certo l'Economist non lo legge, anche perché non lo capirebbe. "Gli italiani sanno che è una supermiliardaria e non è che la gente si lasci irretire da questi satrapi ricchi e viziati. Tra l’altro, la signora Ciccone è apertamente per le famiglie omosessuali, quindi schierata palesemente contro la nostra cultura e la nostra Costituzione che non prevedono famiglie gay”, ha detto con la consueta idiozia di fondo che accompagna ogni sua esternazione. 
La satrapa ricca e viziata (come se il datore di lavoro di Giovanardi fosse un umile benefattore dell'umanità) è stata crocifissa anche dalla sottosegretaria per grazia ricevuta Daniela Santanché, la donna più rifatta dell'ultimo decennio, secondo la quale "Madonna ha offeso milioni di connazionali. A questo punto spero che il suo film se lo veda da sola". Madonna, sostiene la siliconatissima strappona, "va contro la scelta democratica di milioni di italiani che hanno voluto e votato con convinzione questo Governo".
Gli strali di questi squallidi personaggi contro chiunque (dico chiunque) apra bocca per esprimere un pensiero o una critica ormai qui da noi fanno solo ridere. Ma all'estero non ci sono abituati, gli puzza (giustamente) di fascismo e ci scrivono articoli allarmati. Vai a spiegar loro che siamo sul set di una fiction, dove il popolo fa la comparsa e non si becca manco il cestino per pranzo.

lunedì 12 settembre 2011

Silvio, il vecchiaccio che dopo la sinistra ha spianato anche la destra

Quello che un po' mi consola è che Silvio Berlusconi, dopo aver spianato in Italia tutto quello che anche vagamente sa di sinistra (grazie alla preziosa mano che gli è stata gentilmente tesa dai leader di quella banda di accattoni che hanno dissipato l'eredità del Pci), è ormai riuscito a fare a pezzi anche tutto quel minimo di credibilità (e nobiltà di idee) che poteva avere la destra. Bastava vederlo venerdì scorso alle Festa dei giovani del Pdl, organizzata dall'ex missina Giorgia Meloni, con i nipotini dell'ex Fronte della Gioventù, ridotti a pessima claque del Cavaliere, presentatosi in camicia nera di ordinanza. Archiviati i busti del duce, i nostalgici saluti romani, con Max Pezzali a fare da intrattenitore al posto delle solite band di cosidetto rock identitario, i ragazzi della ex destra italiana ora sembrano usciti da una convention Mediaset, con tanto di magliettine tutte uguali e pronti a riempire a comando gli spazi vuoti per motivi coreografici. Il Cavaliere racconta loro un sacco di evidenti bugie (mente perfino sull'età facendo credere di avere 72 anni e ne ha quasi 75), li fa ridere con qualche allusione sul sesso, poi li mazzola per bene sostenendo che per lui è l'economia ad avere il primato sulla politica e li tratta, giustamente, da servi, ricordando che fu lui nel '94 a sdoganare i fascisti.
E la destra sociale? E' finita dentro il cassonetto dei rifiuti differenziati.
D'altronde, basta guardare agli altri "resti" di quello che fu tutto sommato un partito storico, come il ministro Ignazio La Russa, che preferisce parlare di Inter e Juventus (chi lo conosce sa che a ogni conferenza stampa quasi se le aspetta le domande sulla sua squadra del cuore), o Gianfranco Fini, rintronato come non mai, nuovamente pizzicato a fare immersioni proibite, o la triste decadenza di Roma nelle mani di un altro ex gerarca, Gianni Alemanno, lasciato pure senza il becco di un quattrino da quei simpaticoni della Lega.
Non ne esce neanche bene la destra moderata, con uno dei leader europei, Josè Manuel Barroso, costretto a ricevere Silvio a Strasburgo per evitargli un imbarazzante confronto con i magistrati sul caso Tarantini.
Dove passa il re del bunga-bunga non cresce più niente. E tutto sommato meglio così.

giovedì 8 settembre 2011

Vatti a fidare dei democristiani. Buttiglione propone un salvacondotto per Silvio, come fosse un dittatore nordafricano qualunque

Per governare non ne può fare a meno nessuno, neanche la sinistra. Ma è chiaro che fin dai tempi dei tempi, Silvio Berlusconi ne ha dovuti imbarcare più di tutti per potersi permettere questi interminabili anni al centro della scena politica. E dei democristiani mica ci si può fidare. Si sa.
Così, mentre tutto sembra franare per colpa della totale incapacità di intendere e di volere dei ministri di cui si è circondato il Re del bunga-bunga (da Tremonti che non ne indovina una e straparla mentre la magistratura indaga tutti quelli che gli hanno anche solo rivolto la parola, a Brunetta completamente impazzito che inveisce contro tutto e tutti, a Sacconi che dal palco del festival dei ggggiovani ex fascisti, oggi seguaci di Silvio, racconta le barzellette sulle suore), ecco che le vecchie balene bianche affilano i denti aguzzi in vista di un possibile governo tecnico o delle grandi alleanza. 
Prima ci prova Beppe Pisanu a consigliare al dittatore in disgrazia di passare la mano, proprio quel Pisanu così legato alla P2 di Flavio Carboni e Roberto Calvi, da essere costretto alle dimissioni da sottosegretario al Tesoro ai tempi del crack del Banco Ambrosiano. Una ventennale carriera all'interno della Dc e nel 1994, dopo che la magistratura chiuse apparentemente per sempre quella amara parentesi, subito dentro Forza Italia, assieme al vecchio amico di grembiulini e compassi. La fedeltà a Berlusconi gli è valsa la poltrona di ministro dell'Interno per cinque anni (dopo le rocamboliche dimissioni di Scajola che aveva dato del rompicoglioni a Marco Biagi) e la rielezione nelle liste bloccate, sia nel 2006 che nel 2008. Poi chissà, folgorato sulla via di Damasco, comincia lentamente a prendere le distanze, probabilmente grazie alla sua abilità nel riconoscere la puzza di cadavere e pronuncia qualche timido distinguo, fino all'altro giorno in cui dice chiaro e tondo a Silvio che se ne deve andare. Partono le pernacchie di risposta.
Oggi a farci ridere un po' è il sedicente filosofo Rocco Buttiglione, un personaggio a dir poco macchiettistico, che ereditato il Partito Popolare di Martinazzoli si è subito legato al Cavaliere stringendo un accordo senza consultare la base del partito, che infatti lo ha fatto subito fuori costringendolo a fondare i CDU. Perse le elezioni con Berlusconi, il meno celebre dei Rocco nazionali (diciamo quello dei due che il preservativo lo mette in testa) rientra in gioco nel 1998 aderendo allo sporco giochetto orchestrato da Cossiga per far cadere Prodi e mettere al governo il più impopolare presidente del Consiglio degli ultimi vent'anni (con D'Alema a Palazzo Chigi il centrosinistra ha perso tutte le elezioni amministrative, perfino a Bologna) e si aggrega all'Udeur. Nel 2001 nuova giravolta e ritorno all'ovile di Arcore, con Berlusconi (solito generoso magnanimo) che nel 2004 gli offre un posto alla Commissione Europea. Buttiglione se lo gioca malissimo, sparando una serie di idiozie omofobe e razziste che inorridiscono i funzionari di Bruxelles. Sul suo nome cala il veto unanime di tutta l'Europa e hai voglia a spiegargli che non è cattivo, ma solo scemo.
Da allora vaga un po' confuso, prima di qua e poi di là, facendosi notare per le sue dichiarazioni contro omosessuali, madri single e varia umanità non appartenente alla setta di Santa Romana Chiesa. Ci pensa il giornale dei vescovi, l'Avvenire, a riesumare il cadavere parlante: "Berlusconi passi la mano, lasci la guida del governo e i suoi processi penali saranno bloccati.Tutti", la spara grossa il filosofo con la zeppola, come se si rivolgesse a un satrapo nordafricano qualsiasi. "Noi  lo garantiremo da vendette, da rappresaglie, da espropri, dal carcere. Non potremo bloccare azioni e processi civili, ma i procedimenti penali sì e stiamo lavorando in questa direzione''.
Ecco... noi chi? Con chi e per chi sta lavorando Buttiglione? Forse mi sbaglio, forse sono solo i deliri del solito eccentrico, ma ogni giorno mi sale il timore che Berlusconi finirò perfino con il rimpiangerlo.

mercoledì 7 settembre 2011

Il vero volto di Comunione e Fatturazione, una videoinchiesta a rischio

Lui è un blogger molto intraprendente. Si chiama Saverio Tommasi e ha girato un video fantastico per svelare il vero volto di Comunione e Liberazione e di quella specie di fiera dei mercanti del tempio in cui ogni anno si trasforma il ridicolo Meeting di Rimini, dal palco del quale pontificano sull'essere il nulla tutte le facce peggiori del disastro sociale italiano. Dagli inevitabili sponsor con aziende guidate da personaggi discutibili, come Eni, Finmeccanica e Fs con l'alta velocità ferroviaria, fino a case farmaceutiche come la Novartis (celebre inventrice del Ritalin, il farmaco per "placare" i bambini considerati troppo aggressivi) o multinazionali come la Nestlè, che ha fatto carne di porco delle norme dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per imporre prodotti come il latte in polvere in alternativa a quello materno, anche quando non ce ne è un reale bisogno. Guardatevi il video, perchè ne vale la pena, con tutta la carrellata di idiozie sulla spritualità e l'amicizia, sulla castità e sulla difesa della vita, pronunciate da un po' di ragazzini a caccia di svago gratuito (ignoranti proprio come i loro coetanei che seguono il Grande Fratello), fedeli elettori di centrodestra un po' passatelli e anche da qualche democristiano riciclatosi dall'altra parte (tranne una povera suorina che ammette che se la Chiesa pagasse l'Ici otterrebbe maggiore considerazione e tornerebbe ad applicare il messaggio del Vangelo, vivaddio), il tutto davanti a un perenne fondale di cartapesta che immortala il mercimonio da sempre praticato con successo dalla Chiesa Cattolica nel corso dei millenni. Ma soprattuto perchè ai seguaci di CL e di Roberto Formigoni (l'ex verginello che ha scoperto le donne e ora si veste come un tronista della De Filippi) non è piaciuto e YouTube ne ha chiesto la rimozione entro 48 ore, poi provvederanno d'ufficio. Il filmato sta facendo il giro del web ed è già stato rilanciato anche da Arcoiris.tv.
Un bel quadretto da 70 miliardi di euro di fatturato l'anno e quest'anno a fare da comparsa ci è andato pure il Presidente della Repubblica. Tanto per non essere da meno nei confronti di una delle peggiori metastasi di questo povero paese.

lunedì 5 settembre 2011

Come spende i soldi il Vaticano, fra speculazioni e salvataggi finanziari

Dall'altra parte del Tevere non scherzano mica. Se siete puttanieri e bestemmiatori impenitenti, mafiosi o dittatori sanguinari, qualche cosa si può sempre fare. Vi perdonano, si affacciano in finestra con voi, vi ricevono a corte e qualche volta vi fanno pure santi. Ma se provate a toccargli il portafoglio, mettono mano alla pistola, come facevano i nazisti quando gli si parlava di cultura. E così di fronte ai 140 mila iscritti alla pagina su Facebook intitolata "Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria", nella quale si chiede di mettere fine ai privilegi fiscali di cui gode ingiustamente la Chiesa in Italia, i vescovi hanno fatto scendere in campo un po' di autorevoli tromboni del giornale Avvenire, la testata italiana che riceve la fetta più ricca dei contributi pubblici all'editoria (il direttore, un buontempone, ha tirato in ballo la Massoneria, come un Mussolini pure un po' rintronato)  e qualche boy scout del Partito Democratico per sostenere che si tratta di menzogne. I preti fanno beneficienza, la Caritas, la sussidarietà, un immenso blah blah per giustificare quello che è palesemente falso. 
La Chiesa non paga l'Ici, neanche sulle attività commerciali (che sono tante e redditizie), neanche sulle case e i terreni dai quali sfratta la gente per affittarli a canoni di mercato o concederli alle speculazioni edilizie, e sperpera i soldi a sua disposizione, concessi a carrettate grazie ai finanziamenti di vario tipo e all'otto per mille, in attività poco meno che losche. L'ultimo esempio? I circa 400 milioni di euro che il Vaticano sborserà per salvare la Fondazione di don Verzè, allo scopo di realizzare un polo sanitario fra Bambin Gesù e San Raffaele, dalle grandi prospettive di business. Alla faccia del culto, dell'evangelizzazione e della carità.

giovedì 1 settembre 2011

Paese di merda, ricatti e puttane

Gli hanno estorto mezzo milione di euro solo per la sua naturale passione per le puttane. Ha ragione Silvio a volersene andare da questo paese di merda. Ma che si fa così? Messi in mezzo da un finto giornalista e un imprenditore farlocco? Non c'è più rispetto per le autorità.