lunedì 30 aprile 2012

Il tecnico Monti? Ne avesse azzeccata una, anche per sbaglio

Come tecnici, Mario Monti e la sua banda sembrano quegli idraulici con cui tutti hanno prima o poi a che fare che ti entrano in casa, ti sventrano il pavimento e le mattonelle, ti aggiustano un tubo e te ne sfasciano altri due. Da quando si sono insediati al governo non ne hanno azzeccata una, a cominciare dal mitico "spread" con i bund tedeschi, che dopo un periodo di flessione che aveva spinto anche analisti smaliziati a tessere le lodi del ragioniere in loden verde è tornato sui picchi registrati quando a Palazzo Chigi c'era il re del burlesque
Ma fosse quello il problema. 
La vera notizia è che di tutte le belle cose dette, non ne è stata fatta una e le poche cose che si è tentato di fare sono state un fallimento degno di dilettanti allo sbaraglio. E' stata varata una riforma delle pensioni che non ha tenuto conto degli esodati (sono 65 mila o 350 mila? Boh, chissà), è stata reintrodotta la tassa sulla prima casa con il simpatico rompicapo delle rate (ma sono state esentate le Fondazioni bancarie e alla Chiesa cattolica, come era ovvio che fosse, non è stato chiesto un euro), mentre la ministra-madonnina Elsa Fornero faceva la faccia truce con gli operai, le lobby svuotavano il decreto sulle liberalizzazioni. E via con una lunghissima serie di episodi al limite della fantascienza, come la cancellazione delle commissioni bancarie (poi subito reintrodotta), la finta tassazione dei capitali scudati, i finti risparmi ai costi della politica, il finto decreto svuotacarceri ( i detenuti sono aumentati), il rinnovo delle missioni militari all'estero fino a quando lo zio Sam vorrà, la conferma dei contratti di acquisizione di decine di inutili e costosissimi bombardieri, il mancato provvedimento contro la corruzione, con la ministra Severino che si preoccupa di più di mettere il bavaglio ai blog (che secondo lei "fanno più danno dei giornali", una frase che la dice lunga sul senso democratico di certe persone, per le quali evidentemente la stampa "fa danni").  Il tutto mentre in Italia si moltiplicano i casi di povertà e di suicidi.
Chi si aspettava che questo manipolo di professori miliardari potesse davvero risanara il paese, aveva evidentemente dimenticato chi è ancora l'azionista di maggioranza del circo equestre: Silvio banana e il suo harem (berluscones inclusi). 
Ieri ho letto una dichiarazione di Pierluigi Bersani che diceva di non voler vincere le elezioni "sulle macerie" dell'Italia. A giudicare dall'efficienza dei tecnici che sta appoggiando sembra che il ricorso alle urne sarà un lusso. Per la rimozione delle macerie si spera almeno che non chiedano la consulenza di Bertolaso.

giovedì 19 aprile 2012

Avvenire scarica Formigoni, il ciellino che ama il lusso e si sente Gesù

Con un ritardo simile a quello della riabilitazione di Galileo Galilei, i vescovi italiani si accorgono tutto d'un tratto che il pio Roberto Formigoni, deus ex machina del movimento di Comunione e Liberazione (ribattezzata dai maligni Comunione&Fatturazione), non è esattamente lo stinco di santo per il quale cerca di passare. Un vorticoso giro di denaro attorno alla sua figura, con lui che cade dalle nuove, insulta i giornalisti e balbetta scuse come un bambino delle elementari scoperto a rubare marmellata. Ma soprattutto si paragona al buon Gesù. E lì hanno deciso che non bisognava fargliela passare liscia.
Con un colonnino anonimo (non si mai), Avvenire dice basta alle farneticazioni del Celeste sostenendo che ''non ci sono sentenze da precipitare, ma conclusioni da trarre: poteva e doveva farne a meno, il presidente Formigoni. Di assessori così, di vacanze e compagni di vacanze cosà e di tirare in ballo a sproposito Nostro Signore".
Ingrati.
Sono decenni che quest'uomo tira la carretta per conto della Demorazia Cristiana e dei suoi derivati e di tutto quell'incredibile circo Barnum che è ormai diventato il movimento giovanile fondato da don Giussani. Nessuno si è mai accorto del mercimonio che gli girava intorno, anzi, a nessuno ha dato fastidio, perché quando si tratta di soldi i preti non è che vanno molto per il sottile. 
Però 'sta storia che si sente gesuccristo non va bene, no no.

martedì 17 aprile 2012

Beppe Grillo mette paura, le terrorizzate reazioni del centrosinistra e del Colle

Beppe Grillo fa davvero paura. La notizia che il suo Movimento 5 Stelle nei sondaggi è il terzo partito italiano e che tutti gli altri arrancano faticosamente perdendo pezzi e voti è stata accolta in modo veramente scomposto, con quel frasario tipico del politicante attaccato come una patella allo scoglio della sua poltrona, che naturalmente porta l'acqua al mulino del comico genovese.
Il terrore ha colpito in particolare la sinistra.
"Beppe Grillo è un impasto tra il primo Bossi e il Gabibbo", ha detto un altro comico, quel Massimo D'Alema che ancora turba tutti i sogni degli elettori del centrosinistra. "Abbiamo in giro molti apprendisti stregoni che sollevano un vento cattivo", è stata la battuta del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che dal vento cattivo viene scosso come la foglia morta che è. "Beppe Grillo è un fenomeno di populismo che non ha le caratteristiche per offrire una prospettiva al nostro paese. Considero il populismo un nemico", ha dichiarato il leader di Sel Nichi Vendola, da poco finito nel tritacarne delle inchieste giudizarie. E oggi arriva anche il monito di nonno Giorgio Napolitano, secondo il quale bisogna "estirpare il marcio", ma "non bisogna demonizzare i partiti che non sono il regno del male". E soprattutto per cambiare occorre "trasmettere ai giovani la vocazione della politica". Manco a dirlo il monito è stato pronunciato alla commemorazione di Benigno Zaccagnini, brava persona ma anche tipico esemplare della vecchia Balena Bianca, incollato allo scranno di parlamentare dalla I alla VII legislatura (ovvero dal 1948 al 1979), definito da Aldo Moro, in una delle sue lettere dalla prigionia "il più fragile segretario che abbia mai avuto la DC".
Premesso che non sono uno di quelli che voterebbe per il Movimento di Grillo, va detto chiaro e tondo che tutte queste sono enormi panzane. Sono anni che il comico porta avanti le sue battaglie, contro il finanziamento ai partiti, per la riduzione dei parlamentari, per norme di civiltà come l'ineleggibilità dopo un secondo mandato, e per l'ambiente. Si può essere d'accordo o meno, ma accusarlo di qualunquismo è terribilmente qualunquista.
Come potrebbero mai i giovani, signor presidente, ritrovare la vocazione per la politica, quando ancora sono in giro le stesse facce che questa vocazione l'hanno definitivamente cancellata, alternandosi al potere e nel saccheggio delle istituzioni pubbliche, alimentando corruzione e lobby economiche?
Per cancellare Grillo, andrebbero prima cancellati Napolitano, i suoi ex compagni, i tecnici da milioni di euro l'anno, gli ex sodali di Craxi  e della Dc ancora annidati in tutti i partiti, i governatori regionali corrotti e inseguiti dalla magistratura e tre quarti della palazzina Italia. L'antipolitica per il bene della politica.

lunedì 16 aprile 2012

Monti, con il cappello in mano davanti all'Emiro del Qatar

Brutta la crisi, se una personcina seria e a modino come il premier col loden è costretto a inchinarsi con il cappello in mano di fronte ai peggiori puzzoni del panorama mondiale. Dopo l'incontro con il presidente cinese Hu Jintao, che ha garantito il suo obolo, oggi il professore ha ricevuto a Roma l'Emiro del Qatar, lo sceicco Hamad Bin Khalifa Al Thani. Monti e Napolitano si sono prostrati ai suoi piedi parlando di grande amicizia fra i due paesi e lo sceicco ha promesso l'elemosina. Non solo, ma tanto per rendere il tutto ancora più comico, il nostro premier ha raccontato in conferenza stampa che il grande statista qatariota gli ha confessato che il motivo per cui i petroldollari non sono ancora arrivati in massa in Italia è la "corruzione".
Il bello è che nessuno ha riso, non tanto perché non sia vero, quanto per il pulpito da cui arrivava la predica e per la composizione della maggioranza che attualmente sostiene il nostro governo, con i partiti letteralmente travolti da episodi di corruzione di ogni genere, dai residuati del berlusconismo ai boy-scout del centrosinistra
Tanto per essere chiari su chi dichiariamo nostro amico e a chi stiamo chiedendo l'obolo, il Qatar è una monarchia assoluta dove la famiglia al potere sceglie il governo, controlla il potere giudiziario, impone la legge islamica e si fa anche il colpi di Stato in casa. Nell'ultimo rapporto di Amnesty International si parla di condanne a morte, di pene degradanti e umilianti per chi ha rapporti sessuali illegittimi o consuma alcolici, di pesantissime discriminazioni contro le donne (anche se in fondo sono fra le poche del Golfo ad avere diritto di voto) e gli immigrati, utilizzati come quasi schiavi dalle compagnie petrolifere, di detenzioni senza accuse nè processo.
E lo sceicco? Ha una fortuna personale di 2,4 miliardi di dollari, fornisce il 10 per cento del gas consumato in Italia, diretto al terminale di rigassificazione di Rovigo (valore 1,85 miliardi di euro), è il padrone di un club esclusivo di ville, hotel a 5 stelle, terreni e campi da golf che sorge su uno dei tratti di mare più famosi al mondo in Costa Smeralda. E cerca da tempo di fare shopping da noi, approfittando della svendita per fallimento.
Oltre ad essere miliardario è anche proprietario di una televisione, Al-Jazeera. Chissà se è questo che lo rende un amico, qui da noi.

Silvio, il bunga-bunga e le mazzette: tanto per non dimenticare

Casomai qualcuno avesse dimenticato il recente passato, la giornata di oggi ce lo ripropone in grande stile. In tribunale a Milano una modella marocchina racconta i bunga-bunga di Arcore, con i balletti sexy di Nicole Minetti in abito da suora e di un'altra vestita come Ronaldinho (!), chissà i dolori se le avevano messo anche i dentoni da castoro. 
Da Panama è tornato Valter Lavitola, subito arrestato, che avrebbe chiesto a Silvio Berlusconi cinque milioni di euro per il suo silenzio (se non glieli ha dati ci sarà da ridere), mentre la Procura di Napoli ha chiesto l'arresto di Sergio De Gregorio, che si sarebbe fatto pagare profumatamente per passare da Di Pietro al Pdl.  
Nei giorni scorsi sono venute a galla anche le centinaia di migliaia di euro che il Caimano ha versato di recente agli avvocati di suor Minetti e di Ruby Rubacuori.
Non c'è niente da fare, solo Silvio era in grado di finanziare la crescita dell'economia italiana.

giovedì 12 aprile 2012

La Repubblica e i cinque euro a video, meglio cucire palloni in Pakistan

Meraviglie dell'epoca moderna. Un colosso editoriale come quello di Repubblica, che si è fatto strada sul web utilizzando tutte le forme di lavoro precario e aggirando il contratto nazionale dei giornalisti (chiedete come sono stati assunti i primi pionieri che hanno lavorato al sito ai suoi esordi), senza che ovviamente l'Ordine degli scribacchini avesse qualcosa da ridire, oggi ci riprova lanciando una fantastica iniziativa, l’Academy (notate quanto fa fico) per reclutare lettori videomaker (oh, yeah) e trasformarli in reporter, pagando una ricca marchetta a un regista molto trendy per metterci la faccia e il nome. Ma, non ci crederete, nella prima versione dell'annuncio compariva una scritta da brividi: la società riconoscerà l’importo lordo minimo di Euro 5,00 (!!!) per ciascun filmato selezionato. Non solo, ma il pagamento è previsto per un importo minimo di 200 euro, quindi o produci 40 video o non vieni proprio retribuito.
Di fronte alla rivolta della Rete e a un timido comunicato del sindacato dei giornalisti, Repubblica ha fatto una parziale marcia indietro che non chiarisce molto, anche se ovviamente accontenta subito gli amici degli amici. "I video scelti saranno retribuiti secondo un tariffario definito di volta in volta a seconda del tipo di ingaggio", accidenti, questo si che ci rassicura.
Una roba sullo stile dei bambini che cuciono palloni in Pakistan.
Chissà quanto pagano invece il loro esperto di internet, ex direttore di una testata fondamentale come il Romanista, che l'altro giorno ha fatto una figura di cacca epocale lanciando l'allarme su un sito web dove si venderebbero foto porno e droga (pensi un po' signora mia), taroccando notizie vecchie di un anno e inventandosi panzane su frequentazioni underground manco fosse Lizbeth Salander.  

martedì 10 aprile 2012

India, il gioco delle tre carte è finito. I nostri bravi ragazzi hanno sparato su gente inerme e la diplomazia ha provato a cancellare le tracce

Il gioco delle tre carte è finito. Gli eroici marò italiani hanno sparato davvero contro una barca di poveri pescatori che hanno scambiato per pirati e tutte le balle raccontate finora non hanno fatto altro che incattivire, giustamente, l'opinione pubblica indiana. La perizia balistica ha stabilito che a sparare sono stati due fucili Beretta e secondo un avvocato della Corte del Kerala si tratta di una prova "inconfutabile", dopo un paio di mesi in cui il nostro paese, da sempre avvezzo alla truffa, aveva fatto di tutto per sostenere il contrario, inventandosi perfino la presenza di una nave greca in quelle acque. Un trionfo diplomatico.
Ora l'unica strada è quella di cercare l'aiuto delle istituzioni internazionali che facciano pressione sull'India affinchè riconosca la giurisdizione italiana sul caso. Se e quando i prodi leoni torneranno in Italia, però, risparmiateci le cazzate sull'eroismo e la patria.

martedì 3 aprile 2012

Fra Obama e Hu Jintao, le gaffe dei giornalisti e dello staff di Monti

Il viaggio di Mario Monti in Asia, dove pare abbia girato con il cappello in mano ripetendo a tutti "italiani brava gente, plis spend yur money in aur countri", si è vivacizzata con due incredibli gaffe provocate dall'eccessivo zelo dell'entourage dell'omino con il loden e dal fatto che come al solito giornali e giornalisti al seguito del potere diventano delle capienti buche delle lettere. 
Prima ci si è messo Barack Obama, che nel discorso ufficiale al meeting sul nucleare di Seul, avrebbe elogiato i grandi sforzi di "mr. Monti", così bravo a far pagare ai soliti noti i conti della crisi, senza intaccare i giri di affari che contano (tipo per esempio i 90 caccia americani che dovremo comprare). Quotidiani e agenzie, imbeccati da qualche genio della comunicazione, hanno abboccato alla grandissima, descrivendo, con l'enfasi tipica di chi si sta inventando tutto, il discorso del presidente americano pronunciato proprio mentre il povero Monti era stato chiamato al telefono da uno statista d'eccezione, Fabrizio Cicchitto, che gli diceva amorevolmente: "Provate a toccare Silvio con la riforma della giustizia e vi appendiamo subito per i piedi". 
Secondo la stampa italiana, Obama avrebbe definito "impressionanti" i passi fatti dall'Italia sotto la guida del sobrio governo. Peccato che non sia vero un tubo. Dopo un clamoroso rimpallo delle responsabilità fra personale diplomatico e portavoce (tutta gente che si mette in tasca alcune centinaia di migliaia di euro l'anno, tanto per dire), esce fuori che sì, Obama ha citato Monti, ma non ha elogiato affatto l'Italia: si è limitato a sottolineare l'importanza dei piccoli passi per dissuadere i paesi "cattivi" dall'utilizzo del nucleare e ha detto di averne parlato con Monti. Il tema era il nucleare, che c'entravano gli elogi alla manovra lacrime e sangue dei tecnici italiani? Doppia, tripla, quadrupla gaffe, in puro stile berlusconiano, direi.
Non basta. 
Ora c'è un altro missile. Nel corso del suo viaggio, la versione grigio-topo di B. ha incontrato anche i comunisti buoni, quelli che hanno il portafoglio gonfio come i cinesi e sempre secondo la stampa italiana, che lo ha come al solito appreso dallo staff di Monti, il presidente cinese Hu Jintao avrebbe "dato precise disposizioni ai vertici delle autorità finanziarie (compresi i fondi sovrani) e alla business community cinese di tornare ad investire nel nostro Paese". Hai capito che roba?
E invece niente. Oggi AsiaNews, sito informativo dei missionari del Pime, non esattamente dei seguaci della Cgil, ci dice che non è tanto vero. "Nessun giornale cinese, nemmeno l'agenzia Xinhua ha riportato quella frase o citato una riga del dialogo fra il nostro premier e il presidente cinese. Questo fa supporre che forse per i cinesi quella frase non è tanto importante come per noi, o che siano solo parole di circostanza", scrive il sito e aggiunge la stoccata decisiva: "Guardando ai grafici di import-export fra Italia e Cina, ci si accorge che il nostro problema è che non esportiamo a sufficienza in quell'Eldorado dell'Oriente. Gli investimenti sognati serviranno a far crescere le esportazioni o invece serviranno a spazzare via manodopera italiana e il mercato interno? Questi sono infatti i risultati di tanti investimenti cinesi in Africa, dove la mano di Pechino ha distrutto le economie locali".
Ecco, appunto. Magari se qui ricominciassimo a produrre qualcosa, invece di metterci nella mani di banchieri e industriali che non sanno fare il loro mestiere si respirerebbe un'aria migliore.  

lunedì 2 aprile 2012

La casta dei giornalisti mostra i denti: un esposto contro una web tv locale come primo passo per attaccare i social network?

Si parla tanto di liberalizzazioni per l'accesso al lavoro, ma poi dai tassisti ai camionisti, dai farmacisti ai commercianti, ogni volte che si apre qualche spiraglio qualcuno mette mano alla pistola. 
L'ultimo caso è quello dell'esposto dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia che ha denunciato una web tv di Pordenone. Si chiama PnBox, non è una testata registrata e consente agli utenti di caricare video autoprodotti che vengono trasmessi gratuitamente, e che includono anche notizie di cronaca e politica, oltre ad appuntamenti di musica, arte e cultura cittadini. Come segnala il Fatto Quotidiano, l’accusa più grave per cui è imputato l’amministratore delegato, e per la quale rischia sei mesi, è quella di avere diffuso “gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo” oltre all'abuso dell'esercizio della professioen giornalistica.
In pratica, quello che centinaia di blog e cittadini fanno abitualmente quando postano video e foto sui social network e che potrebbero finire nel mirino.
Il presidente dell'Ordine nazionale di quello del Friuli sostengono di voler tutelare in questo modo la professione, ma in realtà questa potrebbe essere una causa pilota contro tutta l'informazione indipendente. Vale la pena ricordare che solo in Italia esiste un Ordine dei giornalisti (nei paesi normali ad attestare la professione giornalistica è la testata di appartenenza), un'istituzione che una buona fetta dei miei colleghi (me compreso) vorrebbe vedere abolita. Perché non garantisce proprio un bel nulla. Mai vista infatti una causa del genere contro le grandi realtà editoriali, che in passato hanno fatto carta straccia del contratto nazionale impiegando sui nuovi prodotti decine di giovani assunti con altre tipologie contrattuali, nè per l'uso indiscriminato, sempre da parte di editori nazionali, di stagisti ai quali non si paga neanche un rimborso. Tanto per fare due piccoli esempi.
Difendere la professione tagliando le gambe a un sito locale gestito dai cittadini è francamente ridicolo.
Ma noi giornalisti ci copriamo spesso di ridicolo.