mercoledì 27 luglio 2011

Le "toghe rosse" contro la "macchina del fango": le reazioni standard di quelli pizzicati con le dita nel naso

No, i politici non sono tutti uguali. E neanche i partiti. Ci sono quelli che si sforzano non dico di essere onesti (quello sarebbe troppo) ma almeno sinceri e quelli che negherebbero il cattivo tempo anche sotto un uragano caraibico. Ci sono i partiti dove esiste il "dibattito" (lo so, la parola ha un suono orrendo, stile cineforum anni settanta, ma rende l'idea) e quelli dove si fa solo quello che dice il signor padrone. Ma poi, quando li beccano con le dita nel naso, la tentazione di reagire con atteggiamenti un po' mafiosi, sullo stile del lei non sa chi sono io, prende tutti per la gola. 
E così se Silvio Berlusconi e i suoi cloni parlanti urlano al "complotto delle toghe rosse", minacciando punitive riforme della magistratura, dall'altra, come oggi ha fatto Bersani, ce la si prende con la "macchina del fango" e se qualche giornale chiede conto delle truffe-truffe-ambiguità consumate all'ombra del Partito Democratico arriva D'Alema e lo accusa di essere "tecnicamente fascista". Non bastassero le parole, si passa ai fatti. Se gli studi legali di Mediaset sparano querele su querele perché tanto hanno una schiera di avvocaticchi a loro servizio, i meno abbienti della sinistra annunciano una "class action". Tutto perché qualcuno osa scrivere che il loro traballante partito ha candidato al Senato un tizio che era indagato per corruzione (e che poi ha probabilmente contribuito a salvare dall'arresto) e perché uno degli uomini della segreteria nazionale faceva il collettore di tangenti in Lombardia. Niente da fare, se gli parli di questione morale prendono d'aceto proprio come il re del bunga-bunga.
Le facce saranno anche diverse, ma lo stile è lo stesso, direi inconfondibile.

martedì 26 luglio 2011

Quando un Borghezio dagli occhi verdi imbraccia la pistola...

Ci devono essere rimasti malissimo tutti quei farneticanti zoticoni che gravitano attorno alla destra italiana. Dai giornali di Papi Silvio, che avevano sparato in prima pagina i loro strali contro l'Islam, fino agli infaticabili "commentatori" del Popolo della Libertà (provvisoria). E invece, mannaggia mannaggia, il feroce killer è un ariano purosangue, cristiano convinto che i luterani debbano tornare in seno alla Chiesa Cattolica (anche se Ratzinger viene considerato un mollaccione), ex nerd che al liceo non beccava manco una ragazza (e in Norvegia bisogna essere proprio tonti) e con l'ossessione della società multiculturale, questo spauracchio che turba le notti anche ai bravi ariani di casa nostra. 
L'invasione dell'Islam favorita dai comunisti è la teoria preferita di tanti personaggi squallidi della nostra italietta di bastardi arricchiti, dai reduci del Msi (poi An, poi di casa ad Arcore) ai leghisti che inneggiano alla secessione, fino a Silvio Berlusconi che per giustificare la barbarie dei respingimenti in mare (grazie alla complicità del dittatore Gheddafi, prezzolato al punto giusto) ebbe il coraggio di dire: "Non apriremo le porte a tutti come la sinistra. La loro è un'idea di società multietnica, la nostra idea non è così". Poi uno legge gli stralci delle 1.500 pagine di deliri che Anders Breivik ha scritto per giustificare la sua follia e ci trova tanti riferimenti a queste idee straccione, con la stessa ossessione di fondo, quella del marxismo che fa strada all'Islam, un'idiozia degna delle persone che la propugnano. A conferma del quadro, arriva il peggiore di tutti, Mario Borghezio, che definisce giuste le teorie del nazi-cristiano della Scandinavia e la spara più grossa degli altri, come è abituato a fare: "L’ideologia della società aperta crea mostri. Il killer Breivik è il risultato di questa società aperta, multirazziale, direi orwelliana. Questo tipo di società è criminogeno".
E la stampa di regime segue a ruota la nuova parola d'ordine affidandosi al non propriamente lucido Magdi Cristiano Allam (il quale in preda agli stupefacenti scrive che il razzismo è figlio del multiculturalismo, forse perché deluso dalla mancata possibilità di prendersela con i seguaci di Allah) o a qualche filoisraeliana da salotto come Fiamma Nirenstein (la quale dopo aver fatto una figuraccia scrivendo strali contro l'Islam in prima pagina del Giornale quando ancora non era chiara la matrice degli attentati, si è ripresa oggi menandocela anche lei sulle colpe del buonismo e dicendo in buona sostanza che anche se il killer è cristiano, la colpa è sempre di quegli zozzoni di arabi). 
Purtroppo sono le idee alla base del successo elettorale di questi mostri in doppiopetto, veicolate da ex giornalisti in missione per conto di dio,  a essere criminogene. La stupida presunzione della supremazia bianca in un mondo che viaggia a una velocità dieci volte superiore a quella dei nostri cervelli di benestanti all'ammasso. 
Breivik, sia chiaro, è figlio loro. 

venerdì 22 luglio 2011

Montanelli e i cattolici: la sincerità e il sarcasmo dei veri liberali

"Noi cattolici italiani abbiamo faticato duemila anni per fabbricarci un Dio sulla nostra misura umana, cordiale, tollerante e pieno di indulgenza per i nostri peccati. Nel nostro Paradiso c’è perfino una stakanovista dell’adulterio, Maria Maddalena, e un professionista del furto, Ranieri, per dare speranza a chi cade in queste colpe e procurargli il perdono. Tutto ciò potrà fare a pugni con la Teologia, ma va benissimo d’accordo col nostro carattere. E ora, ecco qui, i preti ce lo stanno rovinando. Ma che cattolici sono, i preti cattolici, perdio?".
Sono parole di Indro Montanelli, le scrisse negli anni cinquanta in una lettera indirizzata a un collega americano e mai pubblicata, resa nota dal Fatto Quotidiano in occasione del decimo anniversario della morte del più famoso giornalista italiano.  Dentro ci troverete un'analisi spietata della morale a doppio senso della borghesia del nostro paese. La prendo come una confessione a cuore aperto, da parte di un uomo che sicuramente aveva un'idea del mondo opposta alla mia (magari era solo un nostalgico delle case chiuse), ma possedeva anche tutta la sincerità (e l'ironia) dei veri liberali. 

Eia eia, oio e peperoncino: il cupio dissolvi della destra burina

Mannaggia a quei due rimbecilliti di Rutelli e Veltroni e a quel completo idiota di Marrazzo. Non è che con loro le cose andassero alla grande, ma il fatto che nel giro di un anno abbiano consegnato Roma e il Lazio nelle mani della destra burina andrebbe punito almeno con la pubblica gogna. La governatrice della regione, Renata Polverini, è una che ha riempito i canali di YouTube con performance di cafonaggine più unica che rara e ieri ci ha donato un'altra perla, pizzicata da un cronista del Fatto Quotidiano a utilizzare un elicottero della Protezione Civile per giungere in tempo a Rieti e inaugurare la sagra internazionale del... peperoncino. Perché magari non lo sapete, ma la ridente (si fa per dire) cittadina laziale è diventata il centro internazionale delle rinomata spezia (che peraltro come imparano i bambini a scuola ha origini americane e in Europa ce l'ha portata Colombo), almeno nella fantasia di Guglielmo Rositani, ex missino che faceva parte della segreteria nazionale del partito ai tempi di Almirante, attualmente titolare di un posto nel consiglio di amministrazione della Rai. Quel consiglio che non riesce a decidere nulla in merito ai programmi più gettonati dell'azienda (forse perché lavora per la concorrenza) e che invece si è recato compatto anche lui alla grande Fiera reatina. 
In tutto questo patetico scenario, il piglio autoritario della destra naufraga miseramente anche con Gianni Alemanno, che invece di preoccuparsi delle violenze a Roma, telefona al direttore del Tg1 Augusto Minzolini per protestare contro un servizio che dava un'immagine veritiera del caos notturno nella capitale, forse stupito dal fatto che il tg amico desse finalmente una notizia. 
Fra pajata e peperoncino, dov'è finita quella bella vecchia baldanza dei post-fascisti? Se ne avverte una piccola traccia nel canuto Rositani, che minaccia di prendere a schiaffi il giornalista che fa le domande scomode. Un piccolo barlume di maschia gioventù. Poi tutti a magnà, se capisce.

giovedì 21 luglio 2011

Fra Napolitano e i magistrati non resta che l'esilio

Una premessa è d'obbligo: io non solo non sono un giustizialista, ma aprirei tranquillamente le porte del carcere a tantissima gente che si è macchiata di piccoli reati e abolirei l'ergastolo, come hanno già fatto civilissimi paesi, sicuramente migliori del nostro. Solo che oggi, dopo il voto della Camera per l'arresto di Alfonso Papa e quello del Senato che lo ha invece negato per Alberto Tedesco (colpa di quei buontemponi della Lega o scherzo da prete dei preti del Pd?), leggere le parole del capo dello Stato mi ha provocato quel senso di fastidio che di solito provo solamente per le enormi baggianate degli stipendiati di Berlusconi. Parlando al Quirinale, l'ex stalinista, poi migliorista, poi... boh, ha detto ai magistrati che stanno effettuando il tirocinio che vanno "evitate condotte che comunque creano indebita confusione di ruoli e fomentano l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura''. Non solo, ma ha anche avuto il coraggio di ribadire come un peone di centrodestra qualsiasi che le intercettazioni vanno disposte dai magistrati solo in casi di ''assoluta indispensabilità''. Sembrava di sentire Silvio nei momenti in cui prova a fingersi democratico e non schiuma bava alla bocca, ma sempre Silvio è.
Dai mitici tempi di Tangentopoli a oggi, lo spettro dello scontro fra magistratura e politica è stato sempre agitato da quelli presi con le mani nella marmellata (e infatti nel Pd ce ne sono diversi), perché a parte loro, che rischiano carriera e galera, lo scontro non lo vede nessuno. Da una parte c'è una cricca di persone che utilizzano il proprio potere per arricchirsi personalmente, dall'altra magistrati e polizia che cercano di mettere loro le mani addosso, spesso con successo e mostrando prove schiaccianti. Avete mai sentito Napolitano parlare delle ingiustizie che colpiscono i poveri cristi qualunque? Lo avete mai sentito criticare gli eccessi delle nostre forze dell'ordine, come dieci anni fa al G8 o come spesso succede quando l'arrestato è un signor nessuno? Lo avete mai sentito esprimere un parere contrario alla carcerazione preventiva anche per piccolissimi reati, o per le criminogene leggi proibizioniste sulla droga che riempiono le celle di gente che non ha fatto un cazzo? Io, mai.
E adesso ci tocca magari commuoverci per Papa, il tizio che regalava in giro Rolex falsi alle donnine allegre e ieri ha fatto la parte di quello tutto casa e famiglia che non sapeva come spiegare ai figli che sì, gli toccava proprio finire in manette? 
E sulle intercettazioni, quali sarebbero quelle inutili? Quelle che ci rivelano di come l'entourage di un ministro festeggi il capodanno al Plaza di New York con un paio di attorucoli del cinemetto italiano? Quelle che ci fanno vedere da vicino che il moralismo di certi sedicenti cattolici scompare dietro il portone delle loro belle case dove entrano droga, prostitute, magnaccia e banditi della criminalità organizzata? Quelle che mettono a nudo le antipatie, le invidie e i sotterfugi della maggioranza di governo? O magari quelle che mostrano i vertici del partito del re Giorgio che si scambiano affannose telefonate mentre spingono per la conquista di una banca?
Ah, saperlo.

mercoledì 20 luglio 2011

Genova dieci anni dopo: i macellai stanno tutti bene

Il termine "macelleria messicana" non è un'invenzione giornalistica. Lo ha utilizzato un poliziotto, Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 del 2001 a Genova vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma (i celerini, quelli che menano per definizione), per descrivere quello che vide al momento dell'irruzione nella scuola Diaz. Un pentito, perché in un primo tempo, aveva fornito tutta un'altra versione dei fatti. A dieci anni di distanza da quei giorni terribili, che provocarono la morte di Carlo Giuliani, segnando una delle peggiori pagine della repressione politica nel nostro paese (periodo fascista compreso), i protagonisti di quell'ignobile schifo stanno tutti bene. 
L'allora vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, che fece una strana visita alla Questura di Genova poco prima che partisse il massacro e che oggi si è rifatto una verginità di democratico, l'allora ministro dell'Interno Claudio Scajola che ammise di aver dato l'ordine di sparare sulla gente se avesse tentato di violare la zona rossa, rimasto in sella fino a quando non è stato pizzicato in una storia di appartamenti regalatigli a sua insaputa, lo stesso Berlusconi, che allora aveva appena riconquistato Palazzo Chigi dopo cinque anni di penoso governo di centro-con-proprio-poca-sinistra e che oggi, un po' traballante, è ancora alla guida (si fa per dire) del paese. 
Per non parlare degli eroici tutori dell'ordine. Come Spartaco Mortola, condannato in appello a tre anni e otto mesi per i falsi dei verbali di arresto della scuola Diaz e a un anno e due mesi per l'induzione alla falsa testimonianza del questore di Genova, che invece di essere cacciato via con disonore dal corpo è stato promosso questore di Genova. O come Alessandro Perugini ripreso in video mentre prende a calci in faccia un ragazzo inerme, oggi dirigente della polizia ad Alessandria e Giacomo Toccafondi, un medico genovese che partecipò alle violenze e che non solo non ha subito alcuna conseguenza, ma è stato recentemente promosso dalla sua Asl. 
In quella che Amnesty International ha definito "la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale", in fondo avevano fatto tutti il loro dovere.  E sono stati ricompensati a puntino.

lunedì 18 luglio 2011

Mazzette, servizi segreti e suicidi illustri: il nuovo gioco di ruolo della sanità cattolica

Corruzioni decennali, rapporti con i servizi segreti, legami stretti con la Dc che nella prima repubblica gli forniva finanziamenti a pioggia, condanne e crack finanziari e rapporti privilegiati con il nuovo padrone del vapore, Silvio Berlusconi. Fino ad oggi don Luigi Maria Verzé sacerdote della diocesi di Verona e fondatore dell'ospedale San Raffaele, non si era fatto mancare niente, con i suoi tentacoli da piovra sparsi per le maglie larghe degli sprechi sanitari a favore delle strutture private, fino al crack da 900 milioni di euro, subito coperto dagli amici in Vaticano che quando sentono puzza di cadavere e affari non si fanno certo pregare. Naturalmente al posto di don Verzè, incriminato in passato per corruzione e truffa, gli amici preti non hanno scelto personaggi proprio cristallini per essere rappresentati nel consiglio di amministrazione, dove siederanno il presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma Giuseppe Profiti (condannato in secondo grado per corruzione) e il presidente della banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi (ancora indagato per riciclaggio). Tutto nella norma, insomma, fino a stamattina quando con un colpo di pistola in testa si è tolto la vita Mario Cal, braccio destro di donVerzè e la farsa ha assunto i connotati del thriller, come ai bei tempi di Calvi, Marcinkus e del Banco Ambrosiano.
Con le tonache e i politici qui da noi non ci si annoia mai.

venerdì 15 luglio 2011

Passa la manovra contro le famiglie, Napolitano la firma subito e parla di "prova straordinaria"

Senza la minima opposizione dell'opposizione (ma questa non è una grande novità), la maggioranza di governo ha varato a tempo di record una manovra economica tutta concentrata sulle tasche degli italiani e delle famiglie (ogni lavoratore pagherà circa 1.800 euro aspettando poi la stangata che arriverà dagli enti locali privati dei fondi). I ventilati tagli alla "casta", già di per se' ridicoli, vengono del tutto cancellati durante la notte. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firma tutto subito e parla di "prova straordinaria" che ridà fiducia all'Italia.
Complimenti a tutti e saluti dal Taitanich.

Alemanno, figuracce in serie e città in ginocchio

Il serial delle figuracce di Gianni Alemanno, il barese con la celtica al collo trapiantato a Roma a fare il sindaco, non ha fine. Il duce di quel generone nostalgico che lo salutava col braccio teso in Campidoglio il giorno della sua elezione (un fritto di paranza di bottegari, cravattari e tassinari) nel giro di tre anni ha completato lo sfascio avviato dai suoi altrettanto squallidi predecessori e ha messo la città in ginocchio. A differenza degli altri, però, con lui alle volte si ride forte. Nomina un prete consulente per la famiglia? E lo arrestano per pedofilia. Dà un incarico a un ex carabiniere per la sicurezza? Lo mettono subito sotto processo. Parla di ripulire le strade? In giro ci si spara e si mena come non era mai successo, con episodi al limite del far-west
Oggi il Tar del Lazio ha azzerato la giunta del Comune di Roma per il mancato rispetto delle quote rosa e lui ha annunciato la nomina di Rosella Sensi come assessore allo Sport, una che non  si capisce quali meriti abbia, visto che lei e il padre hanno distrutto un impero economico per mantenere una squadra di calcio che per i soldi che ha buttato nel cesso ha vinto poco o niente, lasciando una voragine di debiti.
E mentre i poveri romani sono alle prese con il caldo africano, la riduzione delle corse dell'Atac, i lavori in corso senza preavviso, la metropolitana che chiude intere tratte durante l'orario di lavoro, lui va in giro in moto a fare i puttan-tour
A mettere un simile incompetente e sfascista alla guida della Capitale non ci avrebbe pensato neanche Borghezio.

giovedì 14 luglio 2011

Testamento biologico, la faccia truce del cattolicesimo italiano

Alla fine sono riusciti a partorire l'orrore. Tutti uniti nel nome del Vaticano, la maggioranza di governo, l'Udc e un po' di preti mancati del Pd hanno approvato felici una delle leggi più orrende e anticostituzionali della storia contemporanea, quella sul testamento biologico, che lascerà alle bizze del medico l'ipotesi se staccare o meno la spina ai malati terminali, anche di fronte ad un'espressa volontà da loro certificata in precedenza. Per cui, auguratevi di restare coscienti come Piergiorgio Welby, perché di casi come quello di Eluana Englaro potrebbero capitarne molti altri. 
Dopo l'approvazione, il neo (finto) segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha subito convocato una conferenza stampa per sottolineare come "Pdl, Lega e Udc hanno valori unificanti", al di là dei soldi e delle cricche di potere verrebbe da aggiungere, e l'ha definita "una legge moderna che garantisce i diritti e tutela i valori''. 
Mafia, denaro, spartizione di poltrone, violenze sui minori, moralismo bieco e oppressivo solo nei confronti dei più deboli, menter la casta passa da mignotte a trans, attraverso orologi d'oro e suite d'albergo da sceicchi: i sacri valori del cattolicesimo italiano mostrano i loro denti aguzzi e assetati di sangue. E c'è qualcuno come il direttore di Avvenire (il giornale dei vescovi) che prende pure per il culo, scrivendo che "lo Stato non deve mai dare la morte". Tanto due sondini per alimentare un cadavere costano poco e chissenefrega di chi schiatta magari per una malattia banale non curata da un servizio nazionale messo allo sbando anche per favorire il grande affare della sanità privata (cattolica).

mercoledì 13 luglio 2011

Riforme strutturali e liberalizzazioni! Torna l'inutile mantra degli anni novanta

Ragazzi, che invidia. Di fronte a queste grandi capocce pensanti che governano la nostra economia ci sentiamo tutti un po' più piccoli e ignoranti, a livello di uomini delle caverne spaventati da lampi e tuoni. Oggi all'assemblea dell'Associazione Bancaria Italiana, ovvero la congrega che racchiude tutti i nostri cari istituti di credito (notoriamente dietro tutte le più grandi truffe della speculazione finanziaria) si sono confrontati i due numeri uno, il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ormai in procinto di andare a far danni altrove, e il ministro dell'Economia (la sua economia), Giulio Tremonti. Il primo ha chiesto "la messa in campo tempestiva di politiche strutturali incisive e credibili con comportamenti coerenti di tutti i protagonisti della vita politica e produttiva", il secondo, palesemente in imbarazzo per il disastro dei nostri conti pubblici, ha promesso "liberalizzazioni" come se piovesse. 
Se non fossi un vecchio esperto di puttanate a ruota libera (mi dà da vivere bene), magari sarei anche tentato di crederci, ma siccome questo è il terzo governatore a cui sento ripetere "riforme strutturali" e il decimo ministro che parla di "liberalizzazioni", l'istinto è quello di mettere mano alla pistola. 
No, non sono credibili. Nessuno dei due. Draghi perché è il numero uno di un sistema di potere che non ha nessun interesse nello sviluppo produttivo (e attenzione, quando questi parlano di "riforme strutturali" in realtà vogliono dire tagli a pensioni e sanità per far guadagnare le assicurazioni private). Uomo di Goldman Sachs e della Banca Mondiale, presto ai vertici della Banca Centrale Europea, Draghi fa parte del gruppo Bilderberg, una strana accolita di personaggi (tutti ai vertici della politica e dell'economia mondiali) che si riunisce proprio come una setta segreta qual è. La svendita delle aziende di Stato da lui effettuata negli anni novanta dovrebbe essere qualcosa di cui vergognarsi, altro che privatizzazioni. Eppure c'ha sempre quell'aria un po' così, di quello che sta lì per caso, col pelo bitumato (c'ha 64 anni e sembra un giovane promettente), di quello che non sapeva niente. L'altro, il povero Tremonti, non dorme da giorni per paura che escano nuovi contenuti delle intercettazioni del suo ex consigliere personale (e anche un po' maggiordomo) e biascica stupidaggini più del solito. 
Poi dice che i mercati non si fidano. Si fidano moltissimo invece e sono pronti a gettarsi sul cadavere da spolpare.

martedì 12 luglio 2011

Satana sul web? In giro ci sono più esorcisti esaltati che diavoli

Sarà anche vero che Internet nasconde tanti idioti che inneggiano al Signore del Male (no, non il nostro presidente del Consiglio, proprio Satana in persona), ma basta farsi un giretto a caso per imbattersi in altrettanti pazzi esaltati sostenitori dell'esorcismo. Uno dei più noti, tale don Gabriele Nanni, ha ricevuto nei giorni scorsi l'attenzione di un paio di giornali importanti e ci ha detto la sua: "Con l'avvento di Internet e soprattutto dei social network, il satanismo è diventato un fenomeno di piazza e ormai il diavolo viene evocato anche attraverso il web", mettendo a rischio le persone più indifese.
Poi uno fa una ricerca legata al suo nome ed esce davvero fuori l'inferno. Fra le centinaia di siti amatoriali gestiti da gente non del tutto presente a se stessa, salta su un assurdo blog degli amici di papa Ratzinger che da mesi sosteneva la causa del novello Max Von Sydow, scrivendo contro ogni concezione moderna ormai accettata anche da larga parte dei cattolici che il diavolo non è "un simbolo", ma una persona vera e propria che "genera il male nella società e nell'individuo". 
Ci sono gli oscurantisti del sito Pontifex che prendendo spunto dalla denuncia dell'esorcista attaccano "alcuni siti gestiti da viscidi attivisti omosessuali, massoni, eretici e talvolta perfidi (nel senso che non hanno fede) ebrei" e (udite, udite) la categoria degli avvocati, quelli divorzisti ovviamente. 
Nel delirio da film horror si segnala la discesa in campo anche della diocesi di Frascati, che sempre su Internet (mannaggia a Satanasso) pubblica un semicomico vademecum nel quale si invita a “stare in guardia” verso “libri, programmi televisivi, informazioni dei mezzi di comunicazione che a scopo di lucro sfruttano il diffuso interesse per fenomeni insoliti o malsani” e a “non ricorrere mai a coloro che praticano la magia”. 
Meglio un bell'esorcista con tanto di patente vaticana, no? 
Nel caso ne abbiate bisogno c'è sempre il sito "Vergine degli ultimi tempi" che può consigliarvene uno"Se ti accadono cose strane e inspiegabili che non riesci a capire; se soffri a causa di malattie non diagnosticabili; se anche le cose semplici tendobo a complicarsi; se non te ne va bene una e pensi di essere jellato", suggeriscono i nemici del maligno, "parlane con un sacerdote esorcista". Perché oltre al diavolo "esiste anche il malocchio" e non si combatte con prezzemolo e finocchio.
Provare per credere. E naturalmente mano al portafoglio, gonzi.

lunedì 11 luglio 2011

Prove tecniche di democrazia cristiana. Il Vaticano alla disperata ricerca di un nuovo Andreotti

Dimenticato l'appoggio politico a Berlusconi, troppo libertino e spregiudicato per poter essere accettato, il mondo cattolico è alla disperata ricerca di un nuovo Andreotti, sotto il quale il magna magna era anche più copioso, ma vuoi mettere lo stile da sacrestia con le notti del bunga-bunga di Arcore? 
E così su iniziativa di un altro prelato, monsignor Mario Toso, della quale era ben informato il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, c'è stato un bell'incontro stile vecchia carboneria, al quale hanno partecipato politici del Pd come Beppe Fioroni (l'ex ministro dell'Istruzione che ha combattuto perché l'ora di religione facesse punteggio), l'ex ministro dell'Interno del Pdl Beppe Pisanu, più un terzetto di personaggi da operetta dell'Udc, come il filosofo Rocco Buttiglione (cacciato via dalle istituzioni europee dopo aver illustrato le sue concezione medioevali), Lorenzo Cesa (condannato per corruzione ai tempi di Tangentopoli e poi prescritto grazie alle leggi ad personam dell'amico Silvio) e Paola Binetti (la matta dell'Opus Dei che gira col cilicio). Poi naturalmente tutto quel sottobosco di finti laici che si battono (sempre per finta) per il bene dell'umanità, come i rappresentanti delle Acli, del Movimento Cristiano Lavoratori, della Cisl (il sindacato noto per essere d'accordo con tutto quello che propone la Confindustria e se qualcuno come Marchionne la scavalca a destra, loro lo seguono subito), il mondo delle Cooperative, gli scout dell'Agesci, la Compagnia delle Opere, eccetera, eccetera, e che in realtà sono da sempre il collettore numero uno di consensi e fondi per le casse della Santa Sede. Indovinate cosa si dicevano questi geni, nani e acrobati di un circo Barnum che ha governato (e di conseguenza devastato) questo paese assai più di Berlusconi? Stanno pensando di "appoggiare, a certe condizioni, anche il lavoro del neo segretario del Pdl, Alfano per un rinnovato e nuovo centrodestra" e chiedono a gran voce il ritorno al proporzionale (senza il quale ovviamente non avrebbero motivo di esistere).
La cosa divertente è che la Conferenza dei vescovi si è arrabbiata, sostenendo che il Vaticano si intromette in argomenti che non gli competono. Per rifare la Dc si prendono anche a schiaffi fra di loro. Manca Buster Keaton e poi siamo davvero alle comiche finali.

Il genio dell'economia e il finanziere in Ferrari: siamo in ottime mani di fronte alla crisi

E' bello sapere che mentre siamo più o meno sull'orlo del baratro, alla guida dell'economia italiana ci sia un genio come Giulio Tremonti, l'uomo che sa scegliere le misure da adottare (leggi tagli indiscriminati a tutto quello che si può tagliare, come farebbe un ragioniere fresco di diploma) e soprattutto i suoi collaboratori. Mentre sui mercati internazionali gli speculatori ci stanno facendo lentamente a pezzi (è il capitalismo, bellezza), la nostra finta manovra economica, che tutti sono pronti a modificare per i loro interessi di piccoli corporativisti, non sembra davvero convincere nessuno. 
Si prepara una nuova stagione di lacrime e sangue ed è bello apprendere dalla stampa di questi giorni che il principale consigliere del ministro, Marco Milanese, un ex ufficiale della Guardia di Finanza che come molti suoi colleghi ha scavalcato la staccionata ed è finito a fare l'informatore degli imprenditori sotto indagine, è un maniaco compulsivo del lusso e oltre ad avere il garage pieno di macchinoni impossibili (che cazzo ci fa uno a Roma con una Ferrari da 260 mila euro?), paga anche 8.500 euro al mese per un appartamento dove va a dormire Tremonti. E poi orologi, vacanze stile cinepanettone a New York e cinque cassette di sicurezza in banca nelle quali gli inquirenti sperano di mettere le mani, per non parlare del vorticoso giro di contatti per influenzare le nomine nelle aziende pubbliche, che dagli anni di Bettino Craxi in poi è stato sempre un classico.
Oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel ha telefonato a Berlusconi pregandolo di approvare in fretta una manovra che non c'è. Provate ad immaginare cosa sarebbe successo in Germania se il consigliere del Ministro dell'Economia lo avessero pescato a fare un terzo delle cose di cui è accusato Milanese. Da noi Tremonti ha fatto finta di nulla, limitandosi a promettere che non andrà più a dormire nel principesco appartamento che gli era stato prestato e pagato (ovviamente a sua insaputa). Alla fine, la differenza fra noi e i crucchi e tutta più o meno qui.

giovedì 7 luglio 2011

Santa la guerra. La Lega azzittita, passa il rifinanziamento di tutte le missioni. In Afghanistan la Nato fa strage di donne e bambini

Viva la guerra, sempre santa la guerra. Dopo la morte dell'ennesimo militare italiano in Afghanistan sembrava che i leghisti non fossero più tanto d'accordo a giocare con le bombe e i soldatini. "Costano troppo e poi muoiono", aveva commentato con lo stile barbaro che lo contraddistingue il leader del "celodurismo". Vista anche la crisi economica e i tagli che si stanno per abbattere sulla testa dei soliti noti (leggi dipendenti pubblici e privati e pensionati), le centinaia di milioni di euro gettati nel secchio della spazzatura per finanziare il Risiko de noantri magari avevano fatto vergognare qualcuno. Non il nostro amato presidente, Giorgio Napolitano, il quale ci tiene proprio tanto a fare la guerra. Dice che non è vero che è incostituzionale e che ce lo impongono gli impegni con l'Onu e con la Nato. E non è mica vero.
Si può discutere sull'opportunità o meno dei nostri interventi in Afghanistan e Libia, ma restano comunque uno strappo alla nostra Carta Costituzionale (qualcuno davvero crede alle missioni di pace?) e non ce li impone davvero nessuno, visto che sono tanti i paesi della Nato che hanno rifiutato la guerra, ora in Iraq, ora in Afghanistan e adesso in Libia, senza che nessuno mettesse lontanamente in discussione la loro fedeltà agli Stati Uniti. Noi invece c'eravamo sempre e anche stavolta ci restiamo.
Ieri Napolitano ha riunito il Consiglio di Difesa, riunione dalla quale è uscita una specie di velina nella quale si annunciavano "ridefinizioni" nel segno del risparmio. Il solito bluff. Oggi il governo, con la Lega come al solito ormai ridotta al silenzio, ha approvato al volo il rifinanziamento. Il ministro La Russa ha detto che ci ha fatto risparmiare un sacco di soldi, visto che nel primo semestre del 2011 le missioni all'estero ci sono costate 811 milioni e nel secondo semestre solo 694, grazie soprattutto al ritiro dei nostri 700 soldati in Libano (l'unica vera missione di pace) e alla scommessa che in Libia finirà tutto entro il prossimo 30 settembre. Restano comunque quasi un miliardo e mezzo di euro spesi ogni anno per i militari all'estero. Provate a immaginare cosa ci potrebbe fare.
Mentre a Roma i nostri politici facevano quadrato attorno al presidente (l'onore è salvo!), in Afghanistan un aereo della Nato (cioè un prodotto dei nostri soldi) ha fatto strage di donne e bambini. Viva la guerra, sempre santa la guerra.

mercoledì 6 luglio 2011

La Siae e la sua cricca di falliti all'attacco di Internet

L'AgCom ha approvato la controversa delibera per cui si è agitato tutto il popolo della Rete. Dalle prime notizie, sembra che ci sia una sostanziale marcia indietro dettata soprattutto dall'impossibilità per un branco di inetti burocrati di fare gli sceriffi del web. Pare, dicesi pare, che dalle ganasce della censura verranno esentati i siti amatoriali e che, soprattutto, non ci sarà l'oscuramento dei siti esteri (anche perché sai le risate).
Detto questo, mi ha fatto una notevole impressione la paginata pubblicitaria pagata oggi dalla Siae (Società Italiana Autorizzata in Estorsioni, come la chiamavano i Derozer, storica punk band vicentina) per esprimere il sostegno al provvedimento dell'Autorità Garante delle Comunicazioni, il quale - secondo autori ed editori italiani, ovvero fra i più scarsi del mondo occidentale - "non colpisce l’utente e non limita la sua libertà". L'invito è a tutelare i presunti 400 mila posti di lavoro dell'industria culturale, minacciati da quei bruttoni di YouTube, Google e Facebook che - sempre secondo i nostri - farebbero i miliardi alle spalle dei veri artisti
Segue una sfilza di firme con tutte le facce che meglio rappresentano il declino della nostra industria culturale. Tutti bollitissimi e ultramilionari, da Ennio Morricone a Nicola Piovani (in culo alla sinistra quando ci sono in mezzo i soldi), dai Pooh padri e figli a Gigi D'Alessio, dal solito Gino Paoli a Fred Bongusto, da Pippo Baudo a Lucio Dalla, a Carmen Consoli (ma di pagliacci da circo equestre ce ne sono molti altri, provare per credere). Tutta gente che ha le tasche strapiene di denaro e che non ha alcun interesse nella diffusione della sua arte, vuole solo che - come in una bella slot-machine - paghiate il vostro obolo ogni volta che associate un loro brano (perché magari avete simili gusti di merda) a un filmatino con le foto del battesimo di vostra figlia o delle vacanze al mare.
Per strappare soldi alla gente in passato sono riusciti a imporre il pagamento dei diritti Siae anche per le feste dei bambini. Nel 2001, la tramissione Report fece una puntata memorabile sulle tattiche di questa macchina mangiasoldi che non ha alcun interesse nella promozione della cultura, ma cerca solo di spremere come limoni gli utenti a vantaggio di pochi nomi noti (i soliti, quelli dell'appello di oggi tanto per intenderci). Mi sa che a questo giro se la prenderanno nel secchio.

Aggiornamento: dopo aver scritto questo post, ho trovato un ottimo riassunto di come questi signori si fottano allegramente i soldi pubblici, oltre a taglieggiare la gente, scritto da Guido Scorza sul Fatto Quotidiano. Leggetelo, perché è illuminante. 

Provincia "mon amour". Centrodestra e Pd non mollano l'osso

Guardateli bene in faccia. Secondo voi saprebbero rinunciare per davvero a 110 belle poltroncine di presidentucoli della provincia, divise in 40 al Pd, 36 al Pdl, 13 alla Lega, 5 all'Udc, 2 a Mpa e Margherita, più altra minutaglia sparsa? Non se ne parla nemmeno. Infatti, ieri alla Camera, grazie all'astensione del Partito Democratico, è stata respinta la legge che avrebbe finalmente abolito gli enti più inutili d'Italia. Almeno a parole, la volevano tutti, da Silvio Berlusconi e Walter Veltroni nell'ultima campagna elettorale, passando per tutti quelli che ci stanno sempre a raccontare di come sia giusto tagliare i costi della politica. Ma all'atto pratico non si molla mai l'osso. 
E così le Province, che dovevano essere abolite nel 1970 quando furono introdotte le Regioni, e che invece fino a oggi sono aumentate di altre 16 unità, restano lì, con tutto il loro pacchiano folclore, importa poco se festeggiate dai valligiani padani della Lega o dagli amanti del culatello e della mortadella reduci del Pci. Poco importa, come fa giustamente notare Massimo Donadi dell'Idv, che poteva essere l'occasione per dare una spallata definitiva al governo. Tanto l'opposizione mica fa sul serio, no?

lunedì 4 luglio 2011

Il black bloc? Come una giacca blu, lo metti su tutto.

Il black bloc è come una giacca blu. Lo metti su tutto. Qualunque sia il dissenso, nei confronti di una riforma scolastica redatta da una ministra messa lì a dispetto di qualsiasi valutazione di merito, di un'opera pubblica inutile che serve solo a far metter in tasca ai soliti noti i soldi di appalti e subappalti, delle centrali nucleari o della privatizzazione dell'acqua, spuntano loro, i "cattivi", che lanciano un po' di sassi contro le forze dell'ordine, le quali a loro volta hanno la scusa per reagire a casaccio, sparando lacrimogeni ad altezza uomo e picchiando dove capita. E così le ragioni di decine di migliaia di persone, di orientamenti politici e culturali assai diversi, vengono sepolte dalla "solidarietà" nei confronti dei fedeli servitori dello Stato (che spesso, come mostrano le cronache di questi giorni, dai finanzieri ai capi delle varie squadre mobili, tanto fedeli non sembrano mica).
Lo sciocchezzaio del giorno dopo i casini in Val di Susa è variopinto e micidiale. Prima se la prendono tutti con Beppe Grillo, il quale aveva definito "eroi" i manifestanti e non certo i presunti devastatori, poi a colpi di retorica (un ex missino riesuma perfino Pasolini e la sua poesia sui poliziotti di Valle Giulia) c'è chi agita i fantasmi degli anni settanta e del terrorismo e c'è chi, come i soliti leader del Pd, insiste sul fatto che la Tav s'ha da fare a ogni costo. Il presidente Napolitano ammette che alla manifestazione hanno partecipato "pacificamente cittadini e famiglie", ma parla di "gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva", il ministro Maroni, non potendo invocare la forca, chiede ai magistrati di procedere per "tentato omicidio" e "atti terroristici", il neosindaco di Torino, Fassino, assicura che le forze di polizia "si sono limitate a contrastare l'aggressione e l'assalto di coloro che, con spranghe, pietre e bastoni, hanno devastato il cantiere e l'area della manifestazione". Si parla dei 180 feriti tra gli agenti, ma non degli oltre 200 tra i manifestanti.  Delle botte prese da quelli che non c'entravano niente non si preoccupa nessuno. 
Alla fine di tutte questa guerra, la polizia ha arrestato cinque (diconsi cinque) tizi definiti "anarchici". 
Come al solito, le cose sono due. O questi black-bloc sono davvero dei geni del male, che tutte le volte colgono i nostri simpatici sbirri di sorpresa (ma non erano tutti schedati?), oppure stiamo assistendo a una nuova edizione di antiche strategie di bavaglio.
Di certo c'è che in questo paese avere un'opinione difforme da quella media mediocre che ha fatto la fortuna di una classe politica perennemente corrotta, è diventato un lusso.

venerdì 1 luglio 2011

Angelino Alfano, da stenografo a segretario di Berlusconi. Una carriera per acclamazione

"Una fronte inutilmente spaziosa". La celebre battuta di Fortebraccio, editorialista velenoso e divertentissimo dell'Unità degli anni settanta, viene su facile facile quando si parla di Angelino Alfano, neo leader del Popolo delle Libertà, il partito di plastica costruito da Silvio Berlusconi
Primarie? Congresso? Votazione? Ma figuriamoci. Una bella convention organizzata in quattro e quattr'otto, con il padrone della baracca visibilmente annoiato che cerca di accelerare i tempi, chiedendo con il suo tono da caudillo dei poveri "una acclamazione, un suffragio generale'', "un'investitura plebiscitaria''. Come nelle barzellette l'amico Denis Verdini gli fa notare che bisogna cambiare lo statuto del partito. E che vuoi che sia? In men che non si dica lo statuto viene cambiato e il ministro della Giustizia, famoso per le sue leggi bocciate in serie dalla Corte Costituzionale e da una valanga di voti referendari, diventa il segretario della brigata. 
La prima dichiarazione del neosegretario di Berlusconi? ''Lavoreremo a un partito degli onesti''. Poi deve essersi accorto che tutti quelli che aveva intorno avevano fatto una faccia un po' strana e ha subito aggiunto, rivolgendosi al datore di lavoro: ''Lei è stato un perseguitato, ma con onestà dobbiamo dire che non tutti lo sono''.
Baciamo le mani a vossignoria.