lunedì 31 ottobre 2011

Matteo Renzi, dì una cosa di sinistra!

A sentirlo parlare pare proprio un bischero e sinceramente il fatto che abbia 36 anni contro i 60 di Pierluigi Bersani non è che gli conferisca tutta questa automatica legittimità. Partendo da un assunto ormai incontrovertibile, ovvero che la sinistra in Italia abbia bisogno di un serio scossone, il sindaco di Firenze Matteo Renzi prova a riseppellire rapidamente le speranze di poter andare al governo senza per forza trasformarsi nei soliti portaborraccia della Confindustria. Con Berlusconi sempre più in basso nei sondaggi e la quasi sicura vittoria di una coalizione fra Pd, Di Pietro e Vendola, ci prova il ragazzo che ha più nei di Bruno Vespa con le sue "100 idee per l'Italia". Un fritto misto di populismo alla Beppe Grillo (la solita tiritera contro la riduzione dei parlamentari e dei loro benefici, tutto sacrosanto, per carità, ma dagli effetti pratici pari allo zero) e di annunci da asilo Mariuccia, come quello intitolato "Eliminiamo la classe politica corrotta". Bene, bravo, bis. Ma la ricetta? Mattei vorrebbe  "una amnistia condizionata", dopo l'ammissione della colpa, l'indicazione di tutti i complici, restituzione del maltolto, impegno a non fare più politica. In caso di nuovo reato, la pena si somma a quella del reato oggetto dell’amnistia. Qualcuno gli faccia notare che tutto questo esiste, si chiama condizionale e viene già applicata agli incensurati, e non è servita di certo a evitare lo schifo di fronte al quale ci troviamo. 
La nuova Italia del prode Renzi (che tanto per essere chiari  è stato condannato lo scorso agosto dalla Corte dei Conti della Toscana per danno erariale e al pagamento di 14 mila euro, anche se ha presentato appello) dovrà fare i conti con il debito pubblico alle stelle e cosa ci consiglia il "rottamatore"? La privatizzazione delle imprese pubbliche, la privatizzazione delel municipalizzate, l'alienazione di parte del patrimonio immobiliare dello Stato, la riforma pensionistica a 67 anni, ovvero pari pari le ricette della destra. Nelle 100 idee del bischero, come fa notare giustamente il blogger Malvino, non c'è traccia, neanche la minima, di tutti gli argomenti che potrebbero essere cari alla sinistra,  come gli assurdi vantaggi della Chiesa cattolica (che ci costa ben più cara della casta politica), le unioni civili fra persone dello stesso sesso, l'abolizione di leggi criminogene e ingiuste, come quelle sulla droga, sulla fecondazione assistita o sull'odioso e anticostituzionale reato di clandestinità, il ricorso all’aborto farmacologico, l’accesso ai contraccettivi, o il testamento biologico. 
Perché una persona di sinistra dovrebbe votare per Renzi? Solo perché è relativamente giovane? O perché lo sponsorizza lo scarparo Della Valle

venerdì 28 ottobre 2011

Catechismo da quinta elementare, il papa contro gli atei strizza l'occhio agli agnostici

Quando Umberto Eco ha detto in un'intervista che papa Benedetto XVI non è "un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale" e che "le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell’obbligo le formulerebbe come lui", secondo me ci ha preso in pieno. Basta solo guardarlo in faccia, mentre pronuncia con quell'accento che ti fa sentire subito prigioniero di un campo di concentramento le clamorose banalità con le quali cerca di giustificare millenni di repressioni e sangue, per capire che l'ometto, oltre che vecchio, stanco e dal pessimo gusto nell'acconciatura, potrebbe fare al massimo il sagrestano o l'insegnante di religione alle elementari. 
In un deludente, quanto falsissimo, Meeting per la pace ad Assisi (pensate un po' agli schiaffoni che il poverello avrebbe affibbiato a questa patetica figura griffata Prada), il pontefice dallo stivale chiodato si è lanciato in un ragionamento assurdo, quanto banale, una roba degna delle chiacchiere da Bar dello Sport su chi sia meglio fra la Roma e la Lazio. Così ha preso la sua lavagna, ha scritto le colonne di buoni e cattivi, e come il capoclasse di una scuola primaria ha cercato di ingraziarsi gli agnostici, definendoli "persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio". I cattivi? Gli "atei combattivi" che "pretendono di sapere che non c'è un Dio" e fanno tanto piangere Gesù. Naturalmente, i roghi, il medioevo, le guerre sante, la misoginia, gli intrighi di potere, la negazione delle scoperte scientifiche e tutto quello che ha caratterizzato la nostra Santa Romana Chiesa in saecula saeculorum è qualcosa per cui si può timidamente chiedere scusa, mentre la vera causa delle violenze "è l'assenza di Dio". 
E la Santa Inquisizione? “Un utilizzo abusivo della fede cristiana”, una risposta del tipo.... "sono compagni che sbagliano".
Andrebbe ricordato a questo monarca assoluto che in nome dell’ateismo non è stata mai combattuta alcuna guerra e che i paesi dove vivono il maggior numero di atei sono anche quelli dove criminalità, discriminazioni e disuguaglianza sociale sono fenomeni ridotti ai minimi termini, mentre i paesi a forte tradizione cattolica sono i più poveri, i più ladri, i più ignoranti. "Dio è con noi" era un motto nazista e il nazismo perseguitava anche gli atei. Gli aspiranti preti, invece, erano iscritti alla Hitler Jugend. Come Ratzinger.

giovedì 27 ottobre 2011

I black-block di Trony pagheranno i danni?

Con una delle sue trovate da venditore di collant del nord-est, il ministro dell'Interno pregiudicato per resistenza a pubblico ufficiale, Roberto Maroni, ha proposto davanti al Parlamento una legge che imponga una garanzia patrimoniale a carico degli organizzatori di qualsivoglia manifestazione per coprire i costi degli eventuali danni. Roba da Zimbabwe, ma si sa, il concetto di democrazia e di responsabilità individuale non abita dalle parti dei clown in camicia verde e lo sport nazionale, altrimenti conosciuto come "strategia della tensione" è da sempre quello di proporre leggi speciali dopo eventi tragici, magari provocati ad arte. Uno se ne fa una ragione e tira avanti.
Oggi però a Roma non c'erano i black-block a fare casino, ma solo alcune migliaia di imbecilli che hanno deciso di fare la fila dalla notte prima per entrare per primi nel nuovo negozio di Trony a Ponte Milvio, attirati dagli sconti eccezionali praticati per l'occasione su tutti i gadget elettronici di ultima generazione. 
E' stato il panico. 
Dalle nove di mattina il traffico si è progressivamente bloccato in quasi mezza città, con gente disperata che è arrivata al lavoro anche con ore di ritardo. Manco a dirlo il Comune di Roma è stato "colto di sorpresa" e del resto, con il sindaco che ci ritroviamo, sarebbe parso strano il contrario. 
Il Codacons ha promesso azioni legali contro Trony e chi ha dato il permesso di aprire un centro commerciale del genere nel cuore di una zona già piagata dal traffico di ogni giorno e francamente spero che facciano loro un secchio così. Ore perse, ritardi negli uffici, benzina e inquinamento, incazzature, appuntamenti spostati, telefonate... quanto è costato questo circo? Maroni riferirà alle Camere?

mercoledì 26 ottobre 2011

Le pensioni di anzianità e il nord parassita

La Lega proprio non vorrebbe intervenire sulle pensioni, malgrado l'urgenza di fare qualcosa prima che la culona Merkel e il Napoleone dei poveri Sarkozy ci facciano a pezzi. Uno si chiede, ma come? Il partito della gente che lavora e produce difende proprio il parassitismo dei vecchi bauscia che campano alle spalle dei gggiovani? Ecco, c'è un piccolo segreto, al quale si stenta a credere. Due terzi delle pensioni di anzianità che vengono pagate attualmente sono di cittadini residenti nel nord d'Italia e il record, con un milione di pensionati, spetta alla Lombardia. 
Alla faccia di Roma ladrona.
Quanto alle baby-pensioni, beh... la moglie di Umberto Bossi riceve una pensione di 776 euro al mese dal 1992, cioè da quando, a soli 39 anni, si ritirò dall'insegnamento. Lo ha ricordato ieri Gianfranco Fini a Ballarò e oggi i seguaci del dio Po (giuro non è una bestemmia) promettono vendetta, tremenda vendetta. 
Patetici buffoni in manifesto conflitto di interessi.

martedì 25 ottobre 2011

Nocs, la polizia che spara alle spalle ai colleghi e depista

A istituire il corpo è stato Kossiga nel 1974 e questo sarebbe già un ottimo motivo per scioglierli. Sul corpo dei Nocs, le teste di cuoio (è un eufemismo) della polizia italiana, sono già piovute notizie infamanti grazie a un'indagine (giornalistica, ovviamente, figuriamoci se li beccavano dall'interno) che ha portato alla luce gravissimi episodi di "nonnismo" con gravi abusi sulle reclute nel centro di Spinaceto. Oggi Repubblica rilancia con un altro episodio un po' agghiacciante, degno di un poliziesco americano degli anni settanta (adesso gli sbirri dei film sono tutti bravi, buoni e belli). Il 17 ottobre del 1997 la polizia tentò un blitz per la cattura dei rapitori dell'imprenditore Giuseppe Soffiantini attraverso un finto pagamento del riscatto. L'operazione fallisce. Uno dei banditi esplode una raffica di kalashnikov. I Nocs rispondono al fuoco ma i sequestratori gettano le armi e fuggono. A terra rimane l'agente Samuele Donatoni, che morirà poco più tardi in seguito alle ferite. Solo nel 2005 la magistratura scoprì che il poliziotto era stato colpito alle spalle da "fuoco amico" e quello che è peggio è che i colleghi operarono il depistaggio cercando di accusare i rapitori. Il giornale rivela che la notte di quella sparatoria erano presenti tutti gli agenti che facevano parte del cosiddetto "sottocomando" dei Nocs, quello responsabile delle violenze. A smascherare il depistaggio fu l'allora dirigente della Criminalpol Nicola Calipari, morto poi in Iraq anche lui per colpa del "fuoco amico".
Vatti a fidare degli amici, soprattutto quelli in divisa.

lunedì 24 ottobre 2011

Pulpito bizzarro: anche il Vaticano si iscrive al club degli indignati e condanna l'idolatria del mercato

Si vede che a parte quei quattro imbecilli che a Roma hanno spaccato un po' di vetrine creando come al solito nel popolo bue una pelosa solidarietà nei confronti dell'ordine costituito, gli indignati di tutto il mondo (che sono tanti e sfidano anche i mostri sacri di Wall Street) cominciano a fare davvero paura. Se dopo tutti i banchieri e miliardari precipitati nel ridicolo per aver dichiarato di comprendere le ragioni delle manifestazioni, anche il Vaticano si iscrive ai comunisti allora la cosa è seria.  
Un documento del Pontificio consiglio della giustizia e della pace chiede senza mezzi termini di subordinare la finanza alla politica, con l'imposizione di  “un’Autorità pubblica super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”. Il presidente e il segretario del pontificio consiglio propongono l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie e  scrivono a chiare lettere che l’economia a partire dalla fine del XX secolo ha visto l'aumento della diffusione della moneta rispetto alla produzione del reddito. Nel mondo sono cresciute a dismisura le diseguaglianze, il che è “estremamente problematico anche per la pace”, condannando senza appello  l' “idolatria del mercato”.
Certe volte mi chiedo di cosa vadano cianciando quelli che parlano dell'unità politica dei cattolici. In che cosa sarebbero uniti i cattolici fra di loro, se al loro interno comprendono tutto e il contrario di tutto, pubblicando oggi un documento che sembra un trattato di ispirazione marxista e dall'altra parte magari le dissertazioni filosofiche del presidente della banca vaticana, che chiede al popolo di fare più figli per aumentare la produzione? Se da una parte ammettono le follie di un sistema e dall'altra finiscono sempre con l'appoggiare quella parte politica che quelle diseguaglianze economiche va predicando da sempre, ma - vuoi mettere - almeno non approverà mai una legge sulle unioni gay o sul testamento biologico? Chi sono, davvero, i cattolici?

venerdì 21 ottobre 2011

Berlusconi non molla e il mondo potrà riderci dietro ancora un po'. Grazie alla sua "personale autorevolezza"

Chi si era illuso vedendo Gheddafi fare la fine di tutti i dittatori che ormai anche il Cavaliere che gli ha copiato il bunga-bunga fosse agli sgoccioli, resterà deluso. Silvio Berlusconi non ha alcuna voglia di levarsi finalmente dalle scatole e oggi, mentre gli altri leader europei parlavano della crisi del debito, lui era a fare il suo comizietto da caudillo al congresso del Movimento dei Responsabili di Mimmo Scilipoti, l'uomo che meglio di tutti incarna la pochezza di spirito dell'italica specie, riassumibile nel celebre detto "O Franza o Spagna, basta che se magna". 
Elezioni anticipate? Governo tecnico? Non se ne parla proprio. L'ometto, "grazie all'amico Mimmo", conta sui voti che consentiranno "all'esecutivo di durare cinque anni" (per la cronaca un altro anno e mezzo di questa roba inqualificabile, il tempo sufficiente a fare del nostro paese una Grecia peggiore), torna a sostenere che a casa sua ci sono state "solo cene eleganti" e a sottolineare la sua "personale autorevolezza". 
Sappiamo tutti molto bene quale sia "l'autorevolezza", soprattutto internazionale, del nostro presidente del Consiglio, amante delle prestazioni a pagamento, sia in camera da letto che alla Camera dei Deputati. Oggetto di milioni di barzellette, vignette, battute pronunciate da comici di tutte le lingue, attacchi frontali della stampa economica mondiale, l'uomo che ha definito la Merkel "una culona inchiavabile", che  ha messo il crocifisso in mezzo alle tette di una siliconata del terzo tipo, che è stato preso per il culo da ogni testata del globo terracqueo, da Playboy al Wall Street Journal, primo leader al mondo processato per "prostituzione minorile". Per chi si vuole divertire, l'ottimo blog Non Leggerlo ha raccolto tutte queste perle in una pagina che è una lista di orrori grotteschi.
L'ultima presa per i fondelli? L'elogio del presidente Napolitano, definito "intelligente e puntuale". Un capolavoro che rende Gheddafi, Mubarak, Ben Ali e tre quarti della palazzina dei puzzoni mondiali degli autentici dilettanti.

giovedì 20 ottobre 2011

La fine di Gheddafi e le solite figuracce di Frattini

L'uomo, per quanto elegante e piacione, non sembra davvero un granché intelligente. Un cable dell'ambasciata americana di quelli messi in rete da WikiLeaks lo descriveva come una specie di utile idiota al servizio di Silvio Berlusconi, ma magari esageravano. Certo è che il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha una spiccatissima propensione alla brutta figura, come quella sulle intercettazioni di Valterino Lavitola, frequentato a "insaputa" del fatto che si trattava di un mezzo bandito.
L'ultimissima è di oggi. Muammar Gheddafi viene ammazzato nel suo rifugio a Sirte e il ministro sciatore approfitta di una gita a Bolzano e dei microfoni di Sky per proclamare la "vittoria del popolo libico". 
Incredibile. 
E' lo stesso uomo che nel 2008 (all'inizio di questa tristissima legislatura e di questo vergognoso governo) disse che il cane pazzo poteva e doveva essere un grande alleato dell'Italia (soprattutto per aiutarci a far fuori quei fastidiosissimi negri che dalle coste della Libia arrivano a Lampedusa) e che ancora un anno fa, dopo la pagliacciata del beduino a Roma con le ragazze-escort pagate per assistere alla sua lezione sull'Islam, lo difendeva dalle accuse: "In Italia c’è un atteggiamento da colonialismo di ritorno, e invece Gheddafi è un leader arabo, il presidente dell’Unione Africana, un politico capace di mettere un proprio collaboratore a presiedere l’assemblea dell’Onu. E va in giro per l’Africa a dire che l’Italia è l’unico Paese che ha superato il colonialismo. Sa questo quante porte apre in Africa?".
Chissà se dopo tutti i danni che anche noi italiani nel nostro piccolo abbiamo combinato in Africa le porte non ce le chiuderanno in faccia definitivamente? Quella sì che sarebbe una grande vittoria.

martedì 18 ottobre 2011

Mediatrade, Silvio prosciolto e festante. Ma nei guai ci finiscono il figlio e il suo migliore amico

C'è sempre qualcuno che paga per lui, evidentemente perchè conviene. Dopo il fratello Paolo, che si è fatto un po' di galera e ha subito due condanne definitive (non tramutate in carcere perché la seconda volta è stato graziato dall'indulto), oggi tocca al figlio e al suo migliore amico. 
Il giudice dell'inchiesta Mediatrade ha prosciolto Silvio Berlusconi dalle accuse di frode fiscale e appropriamento indebito tramite la sovraffaturazione di alcune compravendite di diritti cinematografici. E il caimano ha subito strillato ai quattro venti felice: "È il venticinquesimo processo da cui sono assolto. È un grave scandalo che i pm mi accusino e i loro colleghi mi assolvano". 
Peccato che i magistrati abbiano rinviato a giudizio il suo primogenito Piersilvio e  il compagno di merende di una vita, Fedele Confalonieri. Il processo inizierà il 22 dicembre davanti alla seconda sezione del Tribunale penale.
Chissà mai per conto di chi potevano agire i due incriminati. La polizia indaga.

I cattolici a Todi: chissà che direbbe Jacopone di quella sfilata di farisei?

Chissà che ne penserebbe Jacopone da Todi della kermesse organizzata dal mondo cattolico (autoconvocatosi per definizione) per scaricare il governo di Silvio Berlusconi e pavimentare la strada per un governo tecnico che riporti al potere un gruppo di affaristi che per troppi anni invece di giocare titolari sono stati costretti a far buon viso a cattivo gioco e a unirsi al bunga-bunga party
Hanno giustificato tutto in questi anni: i ministri che volevano tirare colpi di cannone sugli immigrati, il presidente che bestemmia, è adultero, va a mignotte, anche minorenni, i politici in odore di mafia, il progressivo impoverimento delle classi già meno agiate, la vergogna della cementificazione delle periferie, l'ostentazione della ricchezza opulenta. E si sono invece accaniti con la cattiveria che gli è consona contro le scelte individuali delle persone, contro la possibilità di decidere come porre fine ai propri giorni, contro le unioni civili, contro i diritti uguali per tutti, contro il secolarismo, che pronunciano come se fosse una parolaccia ed è invece il fondamento di una democrazia che si rispetti.
I bene informati dicono che la musica è cambiata per colpa del crocifisso in mezzo alle tette di Nicole Minetti. Quello non sono riusciti a digerirlo, anche se non c'è stato un bell'editoriale dell'Osservatore Romano a parlare di "profanazione iconoclasta", come nel caso della Madonnina di gesso andata distrutta durante la manifestazione di sabato a Roma. 
Figuriamoci.
Chissà cosa penserebbe il poeta, francescano laico, che tesseva l'elogio della povertà e si beccò una scomunica da parte di Bonifacio VIII, di tutta quella bella gente riunita nella sua città, considerata il posto "più vivibile del mondo", del presidente della Cei, Angelo Bagnasco (l'uomo che ha paragonato le unioni civili alla pedofilia) o del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, il sindacalista che dice sempre sì e che in questi anni ha firmato tutto quello che gli sottoponevano governo e industriali, notoriamente ispirati dall'amore evangelico. 
Gente che ha detto tutto e il contrario di tutto, sullo stile della sibilla cumana, in modo da poter ricevere applausi da destra e sinistra, ma soprattutto perché nessuno si azzardi a toccare il loro ricchissimo portafoglio di contributi pubblici al culto. Ora sono lì, pronti per restare in sella cambiando magari il cavallo in corsa. Il tutto però senza sottoporsi al giudizio dell'elettorato, perchè sanno benissimo che il loro indice di gradimento è parecchio basso.

lunedì 17 ottobre 2011

Voglia di anni settanta: il black-bloc di Palazzo Chigi e l'ex magistrato-poliziotto con la bava alla bocca

Vecchi e inadeguati. Dopo essersi fatti infinocchiare da 4-500 teppisti, che si saranno pure addestrati nella temibile Grecia (come vanno berciando tutti i giornali come se là ci fossero chissà quali organizzazioni criminali), ma restano sostanzialmente dei ragazzini armati di bastoni, spranghe e sassi, ora le forze dell'ordine reagiscono con i soliti sistemi da anni sessanta, fanno volare gli stracci negli ambienti dei soliti noti (noti perché già identificati in altre manifestazioni) e mandano avanti qualche faccia di bronzo che invoca leggi speciali. Oggi tocca all'ex poliziotto ed ex magistrato Antonio Di Pietro, diventato chissà perché un mezzo idolo anche a sinistra, che finalmente getta la maschera e mostra tutta la sua rabbia repressa di ex manganellatore invocando il "ritorno alla legge Reale". Lo zappatore molisano fa finta di non ricordare che quelle norme, firmate da un ministro del Partito repubblicano nel 1975, sono sostanzialmente ancora in vigore, visto che il referendum del 1978, tenutosi nel clima dei cosiddetti anni di piombo, non riuscì ad abolirle. La legge Reale consentiva alle forze di polizia l'utilizzo delle armi anche nelle questioni di ordine pubblico (una possibilità che in nessun altro paese civile è così disinvolta e che da noi è diventata l'alibi per numerose macellerie alla messicana), consentiva un fermo preventivo di 96 ore (4 giorni in carcere senza la convalida del magistrato, uno schifo che è comunque rimasto in piedi con il limite della 48 ore) e vietava di poter girare con il viso coperto (la norma con la quale si potrebbe, volendo, impedire l'uso del burqa in Italia senza bisogno di approvare altre leggi manifestamente anti-islamiche). 
L'uscita di Di Pietro è stata subito spalleggiata da un altro diversamente democratico, Roberto Maroni, l'unico ministro dell'Interno al mondo con una condanna penale sulla testa per resistenza a pubblico ufficiale.
Cosa abbia prodotto questa legge liberticida negli anni fra il 1975 e i primi sei mesi del 1989 è possibile verificarlo grazie al "libro bianco" del Centro di iniziativa Luca Rossi, che prende il nome da un giovane ucciso da un agente della Digos nel febbraio del 1986 a  Milano: 254 morti e 371 feriti, il bilancio del braccio violento della legge, armato per combattere l'eversione e poi in realtà rivolto contro gli emarginati, autori magari di piccoli reati, ma comunque stritolati dall'ingranaggio dell'apparato poliziesco. Ottantuno persone sono state uccise in "assenza di reato" (ovvero avevano solo atteggiamenti sospetti, o documenti irregolari, o erano ricercati, o completamente estranei). Altri 55 sono stati uccisi per episodi di microcriminalità e 54 per oltraggio e/o resistenza a pubblico ufficiale. 
Il far-west, insomma, del quale evidentemente si sente la nostalgia.
Mentre quasi nessuno (tranne gli stessi poliziotti) si permette di criticare una strategia di gestione della piazza totalmente fallimentare (e per la quale i vertici di questura e prefettura dovrebbero rispondere) e tutti si "indignano" per le devastazioni a cui è stata sottoposta la capitale, a Palazzo Chigi sopravvive e prospera l'univo vero black-bloc della politica italiana, il premier Silvio Berlusconi, che intercettato al telefono con Valter Lavitola favoleggia di una rivolta armata di popolo: "Facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera. Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...".
Roba da scolapasta in testa, vero, ma a me non viene mica tanto da ridere.

martedì 11 ottobre 2011

Dopo 10 anni in Afghanistan, missione compiuta. Produzione di oppio alle stelle, si preannuncia una nuova primavera per le droghe pesanti

Sì, la guerra al terrore, come no. Sì, l'impegno dei nostri bravi soldati per la pace, fateci ridere. Sì, il mondo è più sicuro, ma certo. Dopo dieci anni di inutile guerra, alla quale abbiamo partecipato un po' tutti (noi italiani come al solito vagamente defilati) costati centinaia di migliaia di morti fra la popolazione afgana e alcune migliaia di poveri scemi col fuciletto attirati dai guadagni delle missioni all'estero, finalmente la missione si può dire compiuta. La produzione di oppio in Afghanistan è destinata a salire di quasi due terzi quest'anno, con ricavi per gli agricoltori decisamente più alti. A dircelo è un rapporto dell'Onu diffuso oggi, nel quale si ricorda che l'Afghanistan produce piu' del 90% degli oppiacei illeciti del mondo e che le coltivazioni proseguono nonostante gli sforzi e i fondi stanziati a livello internazionale. Anzi, viste le facce delle persone nelle cui mani finiscono questi soldi (vedi Hamid Karzai), probabilmente è proprio grazie a questi "sforzi" che il traffico va così alla grande. 
L'indagine dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine precisa che la
coltivazione delle colture di papavero ha raggiunto i 131mila ettari nel 2011, il 7% in piu' rispetto al 2010. E la resa delle colture per ettaro ha evidenziato una netta accelerazione rispetto all'anno scorso, tanto che la  produzione complessiva potrebbe potenzialmente aumentare del 61%. Il prezzo dell'oppio secco e' aumentato del 43% rispetto al 2010 e il reddito totale di una azienda agricola è destinato ad aumentare del 133% per raggiungere i 1.407 milioni di dollari nel 2011. A questa gente, adesso, andiamo a proporgli di mettersi a coltivare patate.   
Tutto questo mare di roba invaderà presto i nostri paesi. Per l'eroina si preannuncia una nuova primavera.  Sarà contento Giovanardi.

lunedì 10 ottobre 2011

Vecchi Dc e nuovi Modem: quelli che vorrebbero tornare al potere senza le elezioni

Fra gli ex democristiani messi da parte da Berlusconi, come Beppe Pisanu e Claudio Scajola, e quelli che non si capisce perchè hanno ancora la tessera del Partito Democratico (la congrega di picchiatelli del Modem, il movimento democratico che fa capo al più fallimentare dei politici di sinistra) si fa strada l'unica possibile idea per ritornare al potere senza passare dalle urne, dove verrebbero quasi sicuramente bastonati a sangue: il governo di larghe intese. Dopo il complotto emerso nei giorni scorsi ai danni del Cavaliere, oggi si sono riunite un po' della facce meno presentabili del Pd, come Waterloo Veltroni (l'uomo che ha fisicamente eliminato la sinistra in Italia, se ne vanta e non ha ancora capito che quasi tutti i suoi ex elettori si toccano le parti intime quando sentono pronunciare il suo nome) o l'ex ministro dell'Istruzione, che la Gelmini non ha fatto molto rimpiangere, Beppe Fioroni, il quale ha lanciato una vera e propria fatwa ("Ricordo pochi governi che hanno governato con la contrarieta' del mondo cattolico'') rammentando a tutti chi è comanda nel paese (ma anche perché al comando ci siano sempre dei gran farabutti). Al raduno dei Modem c'erano anche l'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino (quello che giocava a carte con Marchionne e naturalmente non si accorgeva che l'altro stava barando), l'ex segretario Dario Franceschini (salito alla guida del partito per cooptazione dopo la fuga di Veltroni e poi travolto dalle preferenze per Bersani), l'ex berlusconiano (è stato anche vicepresidente del Consiglio insieme al Caimano) Marco Follini e umanità varia da secondo piano, come Enrico Letta, quello che giudicava normale che Berlusconi si difendesse anche "dai" e non solo "nei" mille processi a suo carico.
Naturalmente si chiacchiera a caso di argomenti futili come il "riformismo" (riformismo de che? Non si capisce mai), i governi di larghe intese (che fanno sempre largamente ridere), di "cambiare il profilo" al partito (come se il partito ce l'avesse un profilo), di allargare l'intesa con Vendola e Di Pietro anche al Terzo Polo (come se non si sapesse che lì si lavora a ben altro).
Insomma, le solite cazzate in libertà degli orfani di poltrone e strapuntini.

venerdì 7 ottobre 2011

Draghi e gli interessi dei giovani, due mondi distanti anni luce

In uno dei suoi ultimi interventi pubblici da governatore della Banca d'Italia (dopo se ne andrà a Francoforte a far danni altrove), Mario Draghi ha inanellato la solita serie di ovvietà che caratterizzano i discorsi ufficiali dei vertici di via Nazionale. Oggi ha fatto il solito predicozzo, naturalmente amplificato da tutta la stampa che ha le banche come principali azionisti, e l'ha buttata sul paternalistico. "Le difficoltà incontrate dai giovani devono preoccupare. La priorità assoluta dell'Italia è oggi uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali". Roba che ormai pure il mio idraulico di fiducia saprebbe essere più creativo.
Ora spero che nessun giovane pensi davvero che questo sessantaquattrenne dalla pettinatura bitumata abbia davvero a cuore la sorte dei meno fortunati. Le misure strutturali di cui parla sono, ovviamente, i tagli alle prestazioni sociali, alle pensioni, all'assistenza sanitaria, che rappresentano la prossima frontiera dell'oro per il mondo che lui rappresenta e ha sempre rappresentato, in cambio di uno sviluppo fatto di appalti pubblici a vantaggio di palazzinari senza scrupoli e criminalità organizzata (la storia d'Italia, insomma).
Diventato direttore generale del Tesoro nel 1991, cioè nel pieno della devastazione economica del nostro paese, ci è rimasto dieci anni facendo carne di porco. E' stato infatti l'artefice delle privatizzazioni, ovvero la grande svendita dei beni dello Stato, che hanno minato alla radice la nostra economia. Con lui sono stati ceduti ai grandi gruppi internazionali i gioielli di famiglia, come le aziende sane dell'Iri o come l'Eni, il cui patrimonio immobiliare è stato interamente ceduto a Goldman Sachs, una delle più grandi banche di affari del mondo, incriminata per frode dalla Commissione di controllo della Borsa americana l'anno scorso, che per ringraziare del simpatico cadeau ha pagato a Draghi uno stipendio da vice presidente fra il 2002 e il 2005.
Il neo amico dei ggggiovani era sullo yacht Britannia nel giugno del 1992, quando con la sponsorizzazione della famiglia reale britannica si pianificò a tavolino lo smantellamento dell'industria pubblica italiana. Draghi è anche membro del Club Bilderberg, sorta di associazione massonica, che qualcuno definisce la società segreta più potente del mondo. 
Ora che uno così, che ha sempre fatto l'interesse delle banche e del grande capitale e che ha varato progetti costati a questo paese centinaia di migliaia di posti di lavoro si metta a parlare del futuro dei giovani a me pare un insulto. Ma non ditelo in giro, che poi mi danno del comunista.

Il "complotto" di Pisanu e Scajola è da brivido horror.

Nel giorno in cui torna in edicola il Male, piove davvero e non solo cazzi. Il nostro premier ormai al delirio vaneggia di gnocche e siccome ormai qui da noi ha qualche difficoltà di movimento nel reperire la materia prima, vola in Russia a festeggiare il compleanno dell'amico Putin, che sicuramente avrà organizzato già da tempo il puttanificio di accoglienza. Nella totale assenza di qualunque iniziativa dell'opposizione (ormai in strada ci si scende a macchia di leopardo contando sulla buona volontà dei movimenti, quelli del Partito Democratico non si sporcano più la giacchetta da tanto tempo), cercano di rialzare la testa quelli che sono stati sempre i peggiori di tutti, i DEMOCRISTIANI. Quindi è venuto il momento di rispolverare il buon Karl Marx, quantomeno nella sua fantastica massima secondo la quale "la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa". 
Infatti, dopo essere sopravvissuti a cattivoni del tipo di Andreotti, Fanfani, Rumor, Forlani e altri mostri del biancofiore, oggi si fanno avanti due comici, Beppe Pisanu e Claudio Scajola. Vittorio Feltri, che non è l'ultimo arrivato, ci dice di non prenderli sotto gamba perché "rappresentano una minaccia seria nell'arte di pugnalare alle spalle, sono democristiani", ed è tristemente vero. 
Solo che, dio mio, qualcuno ha presente Pisanu e Scajola? Sembrano usciti direttamente dal bar di Guerre Stellari. Il primo, che sembra tanto un simpatico vecchietto, ha 74 anni ed è passato indenne fra i miasmi della Prima Repubblica, a partire da quando, sottosegretario di Stato al Tesoro nei governi guidati dal "coniglio mannaro" Arnaldo Forlani, fu costretto a dimettersi per lo scandalo P2 e per il crack del Banco Ambrosiano. E' stato al governo con Spadolini, Craxi e De Mita e poi, quando nel 1994 la Dc fu sciolta sostanzialmente dai carabinieri, è salito subito sul carro di Silvio Berlusconi dove è rimasto con alterne fortune (ma con la poltroncina assicurata) fino all'altroieri. Oggi, messo giustamente da parte come il vecchio che è (è vero che è coetaneo di Silvio, ma Silvio è il padrone, mica un dipendente che girando come una banderuola si è fatto comunque otto legislature a carico della collettività), decide di fare sentire la sua voce: "Questo governo è inadeguato, ma lo sarebbe anche uno di centrosinistra". Morale, aridatece il potere a noi vecchi mandarini. 
L'altro è diventato una macchietta internazionale, il paradigma della scemenza quando disse (chissà suggerito da quale genio della comunicazione) che l'appartamento al Colosseo gli era stato comprato a sua insaputa o quando, dopo aver salvato il posto da Ministro dell'Interno nonostante la macelleria del G8 di Genova, è stato poi costretto a dimettersi perchè aveva dato del rompicoglioni al professor Marco Biagi, ucciso dalle Br. E' a tutt'oggi una delle persone più prese in giro del paese, il sinonimo di chi fa carriera senza alcun merito (è il figlio del fondatore della Dc di Imperia), e da bravo democristiano si è fatto anche un paio di mesi di carcere (anche se poi è stato assolto).
Silvio, torna presto dalla Russia. Ci manchi.

mercoledì 5 ottobre 2011

Wikipedia e Treccani, la censura politica e i rigurgiti di un mondo vecchio e stanco

La chiusura per protesta del sito web di Wikipedia, che ha oscurato le sue pagine italiane per dare un assaggio di quello che potrebbe essere il web di casa nostra una volta approvata la legge bavaglio, è un danno grave. E quello che è peggio è che, a parte le tante prese di posizione a favore dell'enciclopedia on line, il caso ha dato la stura a una serie di commenti a opera dei soliti vecchi rimasugli di un mondo che non vuole proprio saperne di morire. Prendo a caso quello pubblicato da Il Tempo, ex testata gloriosa ora ridotta a un foglio di quartiere, che in un pezzullo buttato lì a caso, intitolato "Wikipedia protesta? Meglio c'è la Treccani - Torniamo all'antico, niente politica e più cultura" incarna al meglio i rigurgiti del nuovo autoritarismo. Mi ha fatto impressione perché io il discorso "la Treccani è meglio di Wikipedia" l'ho sentito fare molte volte e sempre da persone che vivevano di rendite di posizione, di ruoli scolpiti nella pietra e mai modificati nei millenni.
Il paragone è ovviamente ridicolo, soprattutto se fatto da sedicenti operatori dell'informazione. Il vaso di Pandora rappresentato da Wikipedia, con milioni di voci che rimandano a milioni di voci, che si intersecano attraverso milioni di argomenti e di fonti, giornalistiche e letterarie, ne fanno lo strumento di informazione più completo disponibile attualmente sul Pianeta Terra. Le enciclopedie sono vecchie, costosissime (Wikipedia invece è completamente gratis)  e pesanti, non sempre presentano il contenzioso, vengono aggiornate con una lentezza ottocentesca e, soprattutto, sono scritte da uomini, che potranno essere dotti e sapienti, ma sempre uomini sono, con la loro partigianeria e il loro punto di vista imposto a prescindere. Il che non vuol dire ovviamente che debbano morire. Semplicemente svolgono un altro ruolo.
Quello che fa ovviamente paura di Wikipedia non è l'approssimazione e chi se ne augura la chiusura non ha alcun interesse per la cultura. Vuole semplicemente che non si parli di politica, come recita il sommario dell'articolo del Tempo (e come recitavano i cartelli del ventennio). Sulla Treccani, tanto per fare un esempio, non ci sarà mai una pagina dedicata a tutti i processi del Presidente del Consiglio e a tutti i guai giudiziari dei suoi compagni di merende o dei leader della sua opposizione su misura. Nè la descrizione con dovizia di particolari di tutti i fattacci della cronaca e della politica internazionale, o la discografia completa, album per album, canzone per canzone, strumentista per strumentista, con annesse curiosità e anneddoti di ogni band del globo terracqueo. 
La Treccani tenetevela voi. Io per fortuna me la cavo anche con l'inglese.

lunedì 3 ottobre 2011

L'opposizione che salva il governo. In un rapporto la triste (e già ben nota) verità

Anticipato da Repubblica, è da oggi on line il rapporto di Openpolis, associazione indipendente che si occupa di politica (c'è ancora qualche illuso che lo fa, dio lo benedica), che certifica dati alla mano quello che su questo blog vado nel mio piccolo sostenendo da tempo: Berlusconi e la sua corte di inguardabili accattoni sono ancora in sella grazie anche all'opposizione più becera del mondo, fatta di ex comunisti che tifano per Confindustria, di ex democristiani che ancora non hanno deciso da che parte stare (è un problema irrisolto da una sessantina d'anni), di radicali che hanno perso il senso della misura (ma non quello dei soldi) e del partito del magistrato-contadino, che avrebbe fatto meglio a non cambiare lavoro (restando a fare il magistrato, ma anche il contadino). Nella XVI legislatura, su un totale di 14.494 votazioni, in ben 5.098 (il 35%) la maggioranza, la più ampia della storia repubblicana, è stata salvata dalle assenze delle opposizioni. 
La collezione di figurine di merda si arricchisce di nuovi particolari. Tutti i deputati e i senatori dell’opposizione hanno contribuito almeno una volta a “salvare la maggioranza”. Indovinate chi c'è al primo posto? L'amico Pier Luigi Bersani con 2.306 salvataggi, mentre Antonio Di Pietro, il duro e puro dell'antiberlusconismo è buon terzo con 2.019 assist al governo del bunga-bunga. Seguono altri squallidi personaggi come il lider maximo D'Alema, il boy-scout che si è mangiato tutte le merendine della gita Fioroni, lo zi' prete Franceschini.
Al Senato è in testa lei, la ex pasionaria del Partito Radicale (aridatece Cicciolina), Emma Bonino, assente in ben 1.331 votazioni nella quali la maggioranza si è salvata.
La ridicola legge sull'Alitalia (che ha bloccato la vendita ad Air France per regalarla alla solita cordata di imprenditori de noantri), lo schifoso provvedimento razzista per la lotta all'immigrazione clandestina,  la penosa riforma della Pubblica Amministrazione del ministro Brunetta, il magna magna degli appalti per l'Aquila e, soprattutto, quello schifo di scudo fiscale, non sarebbero mai diventati legge senza l'aiutino dei pagliacci del centro-sinistra. Perché in fondo, quelle leggi, le avrebbero fatte anche loro.
Scaricare per credere.