giovedì 29 novembre 2012

Mannaggia al parroco! Bersani c'è ricascato...

Eppure non era andato male. C'ha sempre quell'aria un po' così, da persona che non sembra coinvolta più di tanto dal casino che gli gira intorno, ma alla fine se si ascolta bene quello che dice lui e quello che dice Matteo Renzi viene fuori il fatto che il segretario del Pd è ancora una persona di sinistra, ammesso che tutto il resto del suo partito non gli si rivolti contro magari per salvare lo strapuntino a qualche democristiano bollito.
Il sindaco di Firenze, infatti, recita la parte di quello che rappresenta il nuovo, ma per chi ha un minimo di esperienza di politichese (ed è purtroppo il mio caso) è facile leggere fra le righe come il giovanotto di belle speranze (che poi ha 37 anni e non è esattamente un ragazzino) intende proseguire nel solco raccapricciante tracciato dal governo Monti molto di più del segretario. Gli piace la riforma delle pensioni varata dalla Fornero (credo sia l'unico in Italia a parte la stessa Fornero), non taglierebbe gli aeroplanini al budget della Difesa perché "bisogna capire di che genere di Difesa abbiamo bisogno" (e che c'è da capire? Non abbiamo bisogno di bombardare nessuno, anche perché la Costituzione ce lo impedirebbe, hai visto mai che un giorno qualcuno si decida a farla rispettare), guarda con fastidio alla legislazione sul lavoro (infatti propone come ministro quel Piero Ichino che lo Statuto dei lavoratori lo abolirebbe proprio), si innamora di gente come Marchionne, salvo poi dire di essere rimasto deluso (e mostrando anche in questo caso uno scarsissimo acume). 
Insomma, Renzi è così. Con la sinistra non c'azzecca nulla, Pier Luigi Bersani invece ancora ce la può fare a non farci morire democristiani.
Così pensavo, in un insolito slancio di ottimismo, ascoltando il soporifero dibattito organizzato dal Tg1.
Poi il crollo. Alla domanda: a quale persona della vostra vita chiedereste scusa?, Bersani ha risposto: "Al mio parroco". E dopo la citazione di papa Giovanni XXIII durante il precedente duello è stato davvero troppo. 

mercoledì 28 novembre 2012

La sanità privata? Quanto piace ai cattolici...

Di fronte alla sparata di ieri di Mario Monti, che con la sua solita grazie da elefante in una cristalleria ha detto che la sanità pubblica non sarà più sostenibile se non con l'ingresso di non meglio precisati apporti privati, si è comprensibilmente alzata una levata di scudi generale.
Indovinate chi invece plaude al professore matto? 
Ma ovviamente i vescovi, che del business della sanità privata ne sanno ben qualcosa, come testimoniano i disastri del San Raffaele, del Gemelli a Roma e del Bambino Gesù. Infatti oggi sull'house organ dei porporati, Avvenire, un giornalista conosciuto in rete per le gaffe commesse nel tentativo di sostenere che la Chiesa paga l'Ici (non se ne era accorto nessuno, neanche qualche monsignore), scrive tutto soddisfatto che "le parole di Monti suonano non come una minaccia o una resa, ma al contrario come la fiduciosa chiamata alla responsabilità. Monti sta trattando gli italiani da persone adulte e serie". 
Più che da persone adulte e serie, a me pare di poter dire, continua a trattarci da stupidi. Cosa non farebbe per giustificare ulteriori trasferimenti di soldi pubblici nelle casse del Vaticano, magari per coprire i colossali debiti contratti dalle istituzioni sanitarie cattoliche?
"Il sistema sanitario nazionale è una risorsa importantissima del popolo italiano, e forse soltanto chi ha soggiornato abbastanza a lungo all’estero sa quanto sia evoluto, moderno e prezioso", sostiene il giornalista vescovile, che chissà dove ha risieduto all'estero, visto che almeno in Europa è molto facile trovare paesi dove la sanità funziona meglio ed è ugualmente garantita. "Per questo va preservato. Il sistema italiano, poi, è caratterizzato anche dall’integrazione, originale e virtuosa, con il privato sociale, anch’esso da preservare, incoraggiare, aiutare". 
Integrazione originale e virtuosa?
C'è bisogno della traduzione o è chiara la mano tesa per chiedere i soldi, magari per pagare i danni fatti da gente come don Verzè o dagli amministratori del Gemelli? 

martedì 27 novembre 2012

Ilva, un vero governo "tecnico" confischerebbe tutto

Se questo fosse davvero un governo "tecnico" come gli spacciatori di notizie rassicuranti vorrebbero farci credere, non avrebbe avuto dubbi sul da farsi nel caso dell'Ilva di Taranto. Di fronte agli arresti, agli avvisi di garanzia e alle decisioni della magistratura nei confronti degli attuali gestori dell'ex azienda di Stato, e alla incredibile faccia tosta dei manager che per rappresaglia chiude la fabbrica, non ci sarebbe che una strada praticabile: il sequestro dei beni del Gruppo Ilva e soprattutto della famiglia Riva (il padre Emilio è agli arresti domiciliari, al figlio Fabio hanno messo proprio le manette) per garantire le bonifiche che spettano all'azienda, che le continua a promettere da oltre un decennio e ha così ingannato schiere di politici di tutti gli schieramenti, oltre alla confisca degli stabilimenti siderurgici, che a dispetto di questi industriali ex stracciaroli che hanno approfittato di demenziali privatizzazioni, continuano a essere profittevoli. 
La confisca, nel nostro codice penale, è una misura di sicurezza patrimoniale per prevenire nuovi reati: lo Stato espropria cose che provengono da illeciti penali o che mantengono viva l'ipotesi del reato. Ed è proprio il caso di Taranto, senza contare che con il sequestro e la confisca dei beni di questa famiglia di galeotti si potrebbe facilmente sostenere il costo di 5.000 lavoratori a spasso.
E invece no. Perché Riva è uno che in passato ha ben oliato tutti quanti. Oggi mentre molti giornali si masturbano sulla poco esaltante competizione delle primarie, il Fatto ci ricorda che il patron dell'acciaio nel 2006 ha staccato un generoso assegno da 245 mila euro a Forza Italia e un altro, un po' meno generoso, di 98 mila euro a Pierluigi Bersani. Che si deve pensare di uno che dà i soldi a Berlusconi, ma anche un "regalino" a quel che resta del comunismo? Che "Franza o Spagna, basta che se magna", ovviamente. Una filosofia da sempre vincente in questo paese di Pulcinella.
Infatti, il sagace ministro dell'Ambiente attuale, Corrado Clini, che era già direttore generale del Ministero quando i Riva impazzavano senza freni, oggi se la prende con la magistratura. Perché? Perché i Riva hanno promesso per l'ennesima volta di investire per la bonifica (e lui per l'ennesima volta evidentemente ci crede). Il fatto che a Taranto si muoia di cancro più che in ogni altra parte d'Italia evidentemente non lo preoccupa.  Lui è un tecnico e quelle sono morti "tecniche". Due tumori all'anno in più in fondo sono "una minchiata".

lunedì 26 novembre 2012

Shopping della domenica: la santa alleanza fra cattolici e bottegari

Si sta delineando una santa alleanza fra bottegari e cattolici sull'apertura dei negozi di domenica, con i primi giustamente schierati per difendere i piccoli e medi esercizi e gli altri che come al solito almeno a parole vivono fuori dal mondo. E così la Confesercenti, con il patrocinio dei vescovi italiani (che evidentemente hanno poco a cui pensare) ha lanciato la campagna "Libera la domenica" sostenendo una tesi quantomai azzardata: "gli eccessi di liberalizzazioni penalizzano i piccoli negozi, costringendo imprenditori e lavoratori a sacrificare valori importanti come la famiglia". E uno se li immagina davvero questi negozianti italiani che pur di non assumere un dipendente in regola farebbero carte false, che la domenica sono affranti dall'impossibilità di passare la festa in famiglia. 
Come no. 
Poi ci si ferma a riflettere un attimo e ci si rende conto che per fortuna che c'è qualche negozio aperto la domenica, perché magari è l'unico giorno in cui si riesce a fare la spesa proprio per la famiglia, o a comprare un paio di scarpe, un libro e un video insieme ai propri figli. Perché nel resto della settimana si lavora lontano da casa e a differenza dei soliti e fastidiosi paesi civili da noi le "botteghe" ancora chiudono all'ora di pranzo, i supermercati tirano giù le serrande alle 20.30 e i negozi spesso non hanno un tubo di quello che si sta cercando. 
Con le aperture domenicali il pil non è aumentato, gridano gli economisti da sagrestia, ed è una clamorosa ovvietà, visto che il potere di acquisto è addirittura diminuito, ma perlomeno si offre un servizio a famiglie che - ci dispiace tanto per i cattolici - ma non sono più quelle della prima metà del secolo scorso, con le donne a preoccuparsi della casa e dei figli e gli uomini che chiedevano non venisse disturbato il loro riposo del guerriero. 
"C’è una larga alleanza tra noi cristiani e forze e sigle sociali laiche che non accettano il diktat. Il tempo non del tutto venduto al produrre, al faticare, è un valore riconosciuto in ogni epoca e in ogni cultura", delira un corsivista di Avvenire. Come se il problema fosse l'apertura domenicale e non le mille leggi contro i lavoratori approvate da governi sempre ispirati da santa madre chiesa o l'enorme evasione fiscale che si registra nel magico mondo dei piccoli esercizi. 
Almeno il grande supermercato rilascia sempre lo scontrino. E quella mezz'oretta per andare a messa i pochissimi (per fortuna) che ancora ci vanno dovrebbero riuscire a trovarla lo stesso. Senza contare che il parroco glielo paghiamo tutti.


mercoledì 21 novembre 2012

Il grande contributo di Ratzinger al risanamento della Chiesa: espulsi il bue e l'asinello

Se non sapete come addormentarvi la notte, da oggi è in libreria il capitolo finale della trilogia iniziata nel 2006 dal papa tedesco, Josef Ratzinger, la cui credibilità è stata completamente stravolta dagli scandali interni del Vaticano e che ormai gli alti prelati (quelli che contano davvero, mica come lui) conservano solo per esibirlo come presunto storico e teologo in attesa che si dimetta o che passi a miglior vita. 
Edito in Italia dalla Libreria Editrice Vaticana e da Rizzoli (perché la pecunia, si sa, non olet) ad un prezzo di copertina di 17 euro per meno di 200 pagine (non esattamente un'opera di bene), l'imprescindibile opera di fiction ci racconta nientedimeno che l'infanzia di Gesù, che non si ribellava ai genitori ma allo stesso tempo obbediva al volere di Dio, passando per la verginità della Madonna e il ruolo dei Re Magi. 
Nella bella favoletta, ormai un po' stantia visto che viene perpetrata nella stessa versione da un paio di millenni, si avverte tuttavia la necessità del rinnovamento. Bambini tenetevi forte ma purtroppo la verità va detta fino in fondo. Il bue e l'asinello sono un falso storico
Non piangete, so che dopo la scoperta che Babbo Natale non esiste questo sarà un altro colpo. Ma la vita è fatta di dure prove. 

martedì 20 novembre 2012

Chi tocca Israele incappa nella censura (e nell'aggressione verbale dei fanatici religiosi)

Non importa se i missili colpiscono civili, donne e bambini. Non importa se in passato sono state usate anche armi vietate dalle convenzioni internazionali come le bombe al fosforo. E' del tutto irrilevante la abituale sproporzione fra azione e reazione, nè che questo avvenga sistematicamente a ridosso delle elezioni in Israele, con la destra che alza sempre il tiro per solleticare i guerrafondai e vincere. Chi si azzarda a criticare lo stato ebraico incappa nella censura, nell'accusa di antisemitismo e nell'aggressione verbale di insospettabili fanatici religiosi. 
E' successo a Piergiorgio Odifreddi, che per aver scritto alcune cose ovvie, come per esempio che "in questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine", citando ad esempio quanto accadde fra il 2008  e il 2009 con l'operazione Piombo Fuso, quando morirono ''almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine'', si è visto cancellare il post dalla solerte redazione di Repubblica
Succede a chiunque osi esprimere il benché minimo dubbio di fronte alle immagini dei bambini uccisi e delle bombe che piovono a grappolo sui palazzi e per le strade di Gaza: persone insospettabili e magari sinceramente democratiche che per mera appartenenza religiosa alla fede ebraica sono disposte a giustificare tutto, definendo le vittime civili "irrisorie dal punto di vista percentuale", girando e rigirando a proprio favore le decisioni dell'Onu e approfittando del fatto che i veti degli Stati Uniti hanno sempre impedito una presa di posizione che non lasciasse adito a dubbi. 
A Roma accade addirittura che all'interno del ghetto girino delle ronde che minacciano i manifestanti di sinistra, solo perché durante il corteo studentesco del 14 novembre scorso qualche ragazzo ha fischiato passando davanti alla Sinagoga e ha gridato "Palestina libera", e che solo per questo la comunità ebraica ha chiesto che vengano vietate le manifestazioni (!). 
Quando trasforma normali cittadini in cinici e spietati sanguinari, la religione (ogni religione) si conferma per quello che é: l'esaltazione dei peggiori istinti umani. Cosa abbia a che fare un ebreo italiano o newyorchese con criminali di guerra come Netanyahu o Sharon è veramente difficile da capire.

venerdì 16 novembre 2012

Nel paese dove sulla testa di gente inerme piovono lacrimogeni dalle finestre del Ministero della Giustizia

Servono a qualcosa le fotografie e i filmati di agenti di polizia che picchiano selvaggiamente persone inoffensive? No, come hanno dimostrato le decine e decine di episodi del genere nel corso delle manifestazioni degli ultimi dieci anni. Finché anche l'Italia non adotterà la norma in vigore in tutti i paesi civili che impone alle forze dell'ordine in assetto antisommossa un numero di matricola visibile sulla divisa per consentirne l'identificazione, l'omertà del corpo impedirà qualunque punizione. Ed è inutile mettersi a fare della filosofia sugli "infiltrati" nei cortei, affibbiando la responsabilità dell'ordine pubblico ai manifestanti anziché alla polizia, sempre capace di effettuare cariche e arresti indiscrimati e mai in grado di prevenire l'attività dei temutissimi black-bloc.
Ma cosa ha da dire il ministro della Giustizia, l'avvocato Paola Severino, sul fatto che dalle finestre del suo dicastero sono piovuti diversi lacrimogeni sulla testa di un pezzo del corte studentesco che procedeva lungo via Arenula e che non aveva alcuna intenzione bellicosa? E come giudicare l'affermazione del questore di Roma Fulvio Della Rocca, secondo il quale i lacrimogeni sono stati lanciati dagli agenti in strada e rimbalzati contro i muri del ministero?
Dal video si vede chiaramente che questa è una palese menzogna e da quell'altezza potevano essere mortali se avessero centrato qualcuno sulla testa. In un paese normale, giova sempre ricordarlo ai limiti della noia, la signora ministro e il signor questore sarebbero andati dritti dritti a casa. 

martedì 13 novembre 2012

I candidati della sinistra citano preti e cattolici laici come esempi di vita. Comunque vada questo paese morirà democristiano

Non ho seguito il dibattito televisivo fra i candidati della "sinistra" (oddio che impressione a chiamarla così) e dai resoconti che ne fa anche la stampa amica deve essere stato di una noia fenomenale.  Innanzitutto volevo fare i complimenti a chi nello staff del Pd ha deciso di pubblicare sul sito ufficiale del partito una specie di caricatura che ritrae i cinque candidati nei panni dei Fantastici 4 più Silver Surfer: le prese in giro sul web si sono sprecate e hanno fatto capire a tutti che no, non era una cosa seria. 
Al di là delle banalità di rito pronunciate in tv, quello che salta all'occhio è l'impossibilità per gli ex comunisti non di staccarsi da Marx (che quello sembra bello che sepolto), ma dalla Chiesa Cattolica. Passi per Tabacci, che da buon democristiano ha citato uno dei pochi democristiani di cui si possa ancora spendere il nome, Alcide De Gasperi. Sorvoliamo su Renzi che ha citato Mandela (cosa abbia lui in comune con un uomo che salito al potere ha espropriato i terreni ai padroni e ha incrementato fortemente la spesa pubblica a favore della sanità e delle pensioni non è molto chiaro). La Puppato, con la memoria rivolta a Peppone e Don Camillo, ha fatto i nomi di Nilde Iotti e Tina Anselmi, Bersani ha citato papa Giovanni XXIII e Vendola il cardinal Martini.
Ora a prescindere dal giudizio che si può dare su questi modelli, fa ridere il fatto che in Italia non si possa prescindere dalla presenza dei cattolici in politica, che va naturalmente garantita ma non fino all'imposizione assoluta, citando uomini che appartengono a un periodo storico che non è stato migliore di questo solo perché prima non c'erano nani e ballerine e i politici erano meno sfacciati di Berlusconi. 
Non c'è niente da fare, non solo moriremo democristiani, ma pure con l'abito talare indosso.

mercoledì 7 novembre 2012

Altro che Obama, il vero volto dell'America che cambia è la legalizzazione della marijuana

Altro che la riconferma di Barack Obama, che a dispetto dei sondaggisti di chiara fede repubblicana ha battuto abbastanza facilmente il suo impresentabile rivale, mormone e miliardario. Il vero volto dell'America che cambia è il referendum con il quale gli abitanti dello stato di Washington (nord ovest degli Usa) e del Colorado (centro) hanno legalizzato l'uso della marijuana "a scopo ricreativo" autorizzandone il possesso personale fino a 28 grammi e l'acquisto presso negozi specializzati.
Non si tratta, si badi bene, dell'autorizzazione a scopo terapeutico fin qui accettata in altri 17 Stati dell'Unione (ieri si è aggiunto anche il Massachussetts), ma riservata solo a persone affette da gravi patologie. Qui ci troviamo in presenza di una svolta storica, perché questi due Stati hanno varato un principio che non esiste in nessun altro paese del mondo, neanche in Olanda dove vige la "one blind eye policy" (la politica del chiudere un occhio) ma dove il consumo di marijuana non è tecnicamente legale. Qui è passato il concetto che un maggiorenne ha tutto il diritto di fumare una canna anche solo per farsi quattro risate con gli amici, essendo comunque opportunamente informato dei rischi che corre.
Dopo oltre trent'anni di folle "guerra alla droga", costata almeno cento miliardi di dollari solo fra il 1981 e il 1994 e voluta dal cowboy Ronald Reagan, l'idea dell'inasprimento delle pene nei confronti dei consumatori sta definitivamente tramontando. Già mezza America Latina, insanguinata dalle lotte fra bande del narcotraffico, ci sta seriamente ripensando e questa breccia aperta nel cuore di una delle nazioni che ha contribuito a rendere la droga un affare senza eguali sembra il primo passo di una lenta e inesorabile avanzata.
In Italia delle politiche reaganiane si innamorò prima Bettino Craxi, che fece firmare una legge assurda dal socialista Vassalli e dalla democristiana Rosa Russo Jervolino, la stessa che invece di finire nel dimenticatoio sarebbe in seguito diventata sindaco di Napoli coi voti della sinistra. Si rischiava una condanna penale con meno di mezzo grammo in tasca. Fortunatamente fu cancellata da un referendum nel 1994, per poi essere ripresa sia pure in versione un po' meno punitiva da altri due campioni della democrazia italica, l'ex missino Gianfranco Fini che per l'occasione la firmò in compagnia di Carlo Giovanardi, un nome una garanzia.
Ecco, su un argomento come questo, c'è anche solo una delle sole presunte coalizioni che si presenteranno alle prossime elezioni che abbia un programma preciso? Purtroppo neanche all'interno dei singoli partiti. Ed è solo un esempio, per quanto importante, del fatto che certe riforme di civiltà non si faranno mai. O perlomeno non le farà mai QUESTA sinistra.

venerdì 2 novembre 2012

Fra la miseria e Marchionne, la triste immagine dell'Italia nella campagna elettorale americana

Uno dice che se non voteranno per lui gli americani faranno la fine dell'Italia. L'altro in uno spot elettorale ci infila la lombrosiana faccia di Sergio Marchionne, l'uomo che (per ora) ha salvato la Chrysler e sta smantellando (qui con successo) la Fiat. E' la triste immagine del nostro paese che esce dalla campagna per le presidenziali degli Stati Uniti, con il candidato repubblicano Mitt Romney che un po' in difficoltà negli ultimi sondaggi fa la Cassandra: "Le politiche del presidente Barack Obama ci ridurranno a una situazione di difficoltà come quella che in Europa vediamo in Paesi come Italia e Spagna. Se siete un imprenditore - ha detto durante un comizio in Virginia - e state pensando di avviare un'attività dovete chiedervi: è l'America sulla strada della Grecia?".
Il presidente in carica, invece, utilizza il nome del manager più contestato dell'intera nazione per smentire la notizia contenuta in uno spot di Romney, secondo la quale la Fiat-Chrysler, a cui fa capo il marchio Jeep, aveva deciso di spostare la produzione delle fuoristrada dall'Ohio alla Cina. Marchionne ha scritto una lettera ai dipendenti per chiarire che la Jeep resta in Usa, scrivendo che "non sarà mai trasferita in Cina e insinuare qualcosa di diverso è sbagliato".
Non ci crederete mai, ma Obama si è fidato. Come il turista americano che compra la Fontana di Trevi da Totò.
Fra la miseria della bancarotta e la lotta di classe al contrario. Questa la fine che abbiamo fatto.