lunedì 25 giugno 2012

Il caso Aldrovandi e i poliziotti su Facebook: "una bestia in divisa resta una bestia"

Qualche giorno fa la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna dei quattro poliziotti che massacrarono di botte il povero Federico Aldrovandi a tre anni e mezzo per omicidio. Si tratta di Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri che il 25 settembre 2005 si accanirono contro un ragazzo di 18 anni che stava rincasando a piedi dopo una serata in discoteca con gli amici. I loro avvocati, fra cui il legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, hanno tentato disperatamente di far passare la vittima per un pazzo drogato, in ogni grado di giudizio. 
Ora questi quattro campioni della Polizia italiana non si faranno neanche un giorno dentro, perché grazie alla legge sull'indulto, varata nel luglio del 2006 dal governo Prodi, gli sono stati abbonati tre anni. Siccome la legge non prevedeva l'indulto per le pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici, la domanda sorge spontanea: ma questi quattro macellai saranno stati espulsi dalle forze di pubblica sicurezza? O stiamo ancora pagandogli uno stipendio?
Non è dato saperlo. Intanto però alcuni di loro, non contenti di essersi salvati dalle sbarre, passano il tempo su Facebook, iscritti a un gruppo delirante che inneggia alle Forze Armate, a insultare la memoria del ragazzo e la coraggiosa madre che li ha trascinati davanti a un tribunale. Al gruppo, intitolato "Prima difesa due" (come un brutto sequel con Chuck Norris) sono iscritti molti simpatici ometti in divisa, qualche pensionato che ha esagerato col bianchetto, pure un generale dei carabinieri in congedo a cui manca evidentemente qualche rotella e umanità varia, convinta che i nostri marò in India siano stati "rapiti" dal governo locale e che gli agenti che finiscono sotto processo siano vittime del solito complotto comunista.
"Una bestia in divisa resta una bestia".

Nessun commento:

Posta un commento