martedì 26 febbraio 2013

I simpatizzanti del Pd se la prendono con Ingroia e Grillo, ma il vero responsabile del caos italiano è seduto al Quirinale

"Se becco chi ha votato Grillo lo meno". "Ingroia se ne torni in Guatemala". "Il Movimento 5 Stelle è il nuovo fascismo". 
Come al solito i resti del Pci e della Dc che hanno deciso di chiamarsi Partito Democratico, anche se sono abituati alla sconfitta, non hanno ancora imparato a perdere. I loro simpatizzanti sui social network fanno davvero tenerezza quando si scagliano contro i presunti responsabili, un po' meno i commentatori strapagati come l'ineffabile Michele Serra, che dopo aver passato tutta la campagna elettorale a parlare male di Grillo oggi ammette di essere "un quasi sessantenne benestante" (benestante un cazzo, benestante sono io, lui è semplicemente ricco) e di non averci capito un tubo. Poi alla fine stizzito se la prende con Ingroia e si augura che resti tutta la vita in Guatemala. 

A parte che io ci resterei volentieri tutta la vita in Guatemala, soprattutto se vivessi a Milano come Serra, va fatto notare ai commentatori "embedded" del Pd, che Bersani ha perso tre milioni di voti rispetto al 2008 (quando comunque la grande idea di Veltroni venne spazzata via dal Popolo della Libertà) e che Ingroia, nonostante l'alleanza con Rifondazione e Di Pietro, ne ha presi neanche mezzo milione (molti di meno di quanto ne ottenne l'Italia dei Valori e la stessa Rifondazione che rimase comunque fuori dal Parlamento anche cinque anni fa). Prendersela con quello che resta della sinistra antiliberista e legalitaria, che in questo paese è una misera riserva indiana (dicono tutti di odiarla, ma qui alla fine è come se la stragrande maggioranza votasse per la Merkel), è veramente da poveretti. 
Quanto a Grillo, gli elettori di Bersani dovrebbero ringraziarlo, perché è chiaro a tutti che senza il Movimento 5 Stelle le elezioni le avrebbe rivinte Silvio Berlusconi. E pensare al lontano 2009, quando il partito che ha la parola democratico nel nome, ma non lo è di fatto, gli negò senza alcun motivo l'iscrizione e la partecipazione alle primarie. Anzi, l'iscrizione la annullarono proprio, visto che il segretario di un circolo di Avellino la tessera al comico genovese l'aveva data lo stesso. Non solo, ma Piero Fassino (da oggi ribattezzato "il profeta") ebbe l'illuminazione e indicò la strada a quello che pensava fosse un fenomeno di protesta passeggero: Metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende”. 
Ecco, poi dicono che il comico è Grillo. 
Siete delusi dal risultato di Bersani? Beh, qualcuno con cui prendersela ci sarebbe. E' un signore molto molto anziano che siede al Quirinale come frutto di inciuci paralleli, in passato è stato stalinista, amico di Craxi e nemico di Berlinguer. Gli appartenenti alla sua corrente, "i miglioristi", sono stati gli unici esponenti del fu Pci a finire sotto inchiesta nelle indagini di Mani Pulite. Da quando è salito sul Colle ne ha combinate di tutti i colori: ha firmato senza battere ciglio diverse porcate ad personam volute dal Nano e poi affossate dalla Corte Costituzionale (bella figura per uno che dovrebbe essere il garante della Costituzione); quando nel 2010 il Caimano perse l'appoggio di Fini convinse tutti con la sua "moral suasion" ad attendere due mesi per votare la mozione di sfiducia al governo Berlusconi consentendo al re del Bunga Bunga di staccare un po' di assegni e ricomprarsi la maggioranza; quando nel 2011 Silvio si è dimesso fra gli sputi della gente che lo aspettava proprio fuori dal Quirinale, ha convinto il Pd ad appoggiare quell'orrore di governo tecnico, aiutando il partito a scavarsi la fossa. Poi pizzicato al telefono con l'indagato Nicola Mancino sulla trattativa Stato-mafia, ha scatenato un'indegna guerra contro i magistrati, soprattutto quelli che lasciata la toga erano entrati in politica, come Ingroia e Di Pietro. Infine, ha fatto trapelare senza remore la sua speranza: quella che Bersani andasse al governo con la stampella di Monti al Senato. E questa è stata davvero la mazzata finale.
Insomma, se il Pd non ha vinto, se Silvio è rimasto vivo pur dimezzando il numero dei suoi parlamentari e l'Italia si trova in una situazione di stallo pericolosa, lo dobbiamo a lui, il fine stratega, l'illuminato Capo dello Stato, che come tutti i potenti si circonda di yes-men che invece di fargli timidamente notare le sue tremende cazzate ne lodano il rimbambimento senile.
Cari elettori del Pd, lasciate perdere Grillo e Ingroia. Il nemico ce l'avevate e ce l'avete ancora in casa. Chissà mo' che si inventa. 


5 commenti:

  1. Speriamo che il prossimo Presidente sia veramente imparziale. Gli ultimi tre non losono certo stati......

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  2. Sono assolutamente daccordo.Poveri noi!!!

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  3. Il tuo ragionamento non fa una piega...complimenti davvero!

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  4. ho votato sempre PD, con convinzione prima, qualche volta tappandomi il naso come per la vecchia DC: sempre nel nome della governabilità, del timore dei guai potenziali dei politici improvvisati. Ho avuto paura del populismo grillino,dell'improvvisazione, dei casini di piazza, del piglio demagogico, pur condividendo motivazioni e frustrazioni. Oggi ringrazio chi ci ha creduto, sperando che con questa sponda -se questa ne accoglierà il richiamo neppur troppo velato- il PD smetta di fare cazzate e mi conforti, "alla prossima", con scelte più coraggiose.

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