giovedì 29 dicembre 2011

I giornalisti regalano la tessera a Monti: per sempre fedeli al potere

La conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio è uno di quei riti assai decotti che fanno parte delle tante finzioni messe in piedi per dire che, sì, anche noi siamo una democrazia. Di solito il potente di turno effettua una mortale prolusione in cui si vanta di tutti i grandi successi del suo governo, come sempre il migliore. Poi arrivano le domande dei giornalisti, di solito più preoccupati di fare bella figura in diretta tv che non di tirar fuori qualche notizia dalla tradizionale reticenza del monarca. 
Quest'anno il giro di giostra è stato particolarmente ridicolo, con il premier Mario Monti e i cronisti impegnati in una penosissima gara a chi ce l'ha più lungo, con un larghissimo utilizzo di termini finanziari inglesi. E così fra credit-crunch, spread, default e varie amenità francamente incomprensibili e intraducibili, la rappresentazione si è trascinata molto stancamente. Non c'è un titolo, non c'è una notizia, non c'è un tubo. Va tutto bene madama la marchesa e speriamo nel solito stellone. "Oggi non vi annuncio nessuna specifica misura: sono in lavorazione", ha detto il sobrio professore. E in un paese normale i colleghi avrebbero ringraziato e se ne sarebbero andati. Invece sono rimasti tutti a fare da fondale. 
Bastava? Macché. Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, forse preoccupato dalla possibilità (per la verità assai remota) che questo governo dia davvero vita alla liberalizzazione delle professioni abolendo certi organismi inutili, ha regalato a Monti la tessera dell'Ordine. 
Che tristezza. C'era proprio bisogno di certificare così la consuetudine tutta italiana di una stampa sdraiata a tappetino davanti al potere?

martedì 20 dicembre 2011

Il totem dell'articolo 18 e le balle del ministro-madonnina

Chi si era commosso per le lacrime della madonnina di Civitavecchia del nuovo governo, la ministra Elsa Fornero, magari sarà stato costretto a ricredersi. Dopo vent'anni di deregulation sui contratti che hanno fatto di questo paese la giungla peggiore in materia di tempo determinato, che viene pagato di meno e non gode di alcuna tutela a differenza di tutti gli altri posti civili ogni tanto sbandierati ad minchiam (come diceva il grande professor Scoglio), c'è ancora chi ha la faccia per continuare a sostenere che i posti di lavoro si creano dando ragione alla Confindustria e in un momento in cui non si capisce bene di che morte ci toccherà morire, questi prezzolatissimi economisti della domenica ci vengono a raccontare che la colpa è dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. 
Incredibile.
Come se in questi anni gli imprenditori non avessero fatto autentica carne di porco del lavoro subordinato, assumendo precari su precari, ricorrendo all'utilizzo degli stagisti e degli stagionali per pagare sempre meno qualunque professionalità, cacciando a calci dopo tre anni di contratto chiunque per poterlo sostituire con un nuovo sfigato. Il bello è che il dibattito infuria soprattutto a sinistra, con due tristi figuri come Pietro Ichino e Beppe Fioroni che chiedono al Pd di scegliere da che parte stare (mentre non si capisce davvero da che parte stanno loro), con la Fornero che si lamenta del veterosindacalismo, quando perfino due tappetini stesi come sono la Cisl e la Uil hanno dissotterrato l'ascia di guerra. Ci parlano di Germania, di Danimarca, di Gran Bretagna, come se in questi paesi ci fosse carta bianca sui licenziamenti e raccontandoci un sacco di balle. 
Ma la differenza maggiore la fa come al solito l'italica stirpe, perché se a volte è vero che il lavoratore troppo tutelato finisce per non fare più un cazzo, è anche vero che l'imprenditore con la pistola in mano non esita un istante a premere il grilletto, perché qui da noi, prima di tagliare i dividendi degli azionisti, si taglia la testa della gente.
La madonnina del governo Monti c'ha poco da lamentarsi. Deve governare con i voti di Berlusconi, realizzando un programma che piaccia a Berlusconi, possibilmente rovinando la reputazione alla sinistra. Mica pretenderà pure gli applausi?

giovedì 15 dicembre 2011

Il business del rosario, dallo sfruttamento del lavoro in Albania al suq di via della Conciliazione

Gesù, che era un tipo fumantino, scacciò a calci i mercanti dal tempio. Chissà che faccia farebbe oggi davanti a quel mercato di oggettistica religiosa a vario titolo che sono da sempre le strade intorno a piazza San Pietro a Roma, o a San Giovanni in Laterano, dove i negozi spacciano a prezzi da merchandising ufficiale tutti gadget del Vaticano, dai rosari alle croci, alle foto esclusive del papa. Una bella inchiesta dell'Espresso ha fatto luce su uno degli aspetti più tristi della vicenda, lo sfruttamento del lavoro in Albania, dove i rosari vengono pagati 70 centesimi al pezzo per essere rivenduti qui a Roma a 20 euro. Qualcosa come 300 volte di più. Il giornalista che ha effettuato l'inchiesta è stato trattato a maleparole dai negozianti di oggetti sacri e si è recato anche al di là dell'Adriatico per scoprire il business della preghiera. Tutto merito dell'antico codice Kanun, che costringe le donne albanesi imparentate con un assassino a restare chiuse in casa per non incappare nella vendetta. Alla ricerca di soldi anche solo per sopravvivere, vengono ingaggiate da un commerciante italo-albanese: ogni settimana arrivano dall'Italia perline, croci e fili da trasformare in rosari, che poi faranno il viaggio inverso per finire nelle case e nelle macchine dei pii e devoti turisti religiosi.
Un dumping che manco il più bieco dei fabbricanti di automobili si sognerebbe.

martedì 13 dicembre 2011

La destra e la kultura (2): ridateci i trinariciuti, perchè quelli che sanno leggere e scrivere poi fanno il tirassegno con i senegalesi

Su questo blog mi ero lamentato del fatto che la cultura di destra è spesso sbandierata a proposito. Perché quando uno legge che le donne dovrebbero studiare meno e fare più figli è giusto che si risenta un po' nei confronti del trinariciutismo che ha sempre caratterizzato questi pseudo intellettuali e che si dipingono vittime dell'ostracismo della sinistra. Ora però succede che un tizio, che evidentemente sapeva leggere e scrivere, visto che gli hanno pubblicato diversi libri (sempre quelle cazzate megalattiche di fantasy per poverelli, miti celtici per gente che in realtà dovrebbe cercare le radici nel nordafrica), e frequentatore di quello strano club di confusi che è Casa Pound (che Pound ahimè non credo che lo abbiano mai letto e mentre da una parte spacciano per loro teorie anarco-socialiste, dall'altro predicano le vecchia storia del dagli ar negro perché ce rubba er lavoro e 'e donne), mette mano alla pistola, da vero vigliacco bastardo, e  apre il fuoco contro qualche venditore ambulante senegalese impegnato con le bancarelle di Natale e dopo averne fatti fuori tre, si suicida. Un ragioniere di 50 anni con la passione per il nazismo, un Fantozzi che mischiava Nietzsche, Jung e Evola, in un minestrone assurdo e pericoloso.
Ecco, lasciamo stare la kultura di destra. Ridateci gli adoratori di Christian de Sica, del cinepanettone  e del Grande Fratello. Fanno schifo quasi quanto le intollerabili cazzate sulla difesa della razza ariana e la purezza dell'Europa bianca e cristiana, ma almeno sono innocui.

venerdì 9 dicembre 2011

La Chiesa e l'Ici: bugie su bugie, puntualmente smentite. Ma perchè non tacciono e pagano come tutti?

Avvenire, il giornale dei vescovi che è anche la testata italiana che percepisce più contributi pubblici (evidentemente, come è giusto che sia, lo si considera un organo di partito), ormai non si occupa d'altro. Sulla homepage del sito web compare un colonnino virgolettato con una frase del direttore (manco fosse il Santo del giorno), che accusa coloro che chiedono alla Chiesa cattolica di pagare l'Ici come tutti gli altri di "menzogna". Non solo, si punta il dito contro "militanti del Partito ra­dicale e politicanti male ispirati e peggio in­tenzionati", che sarebbero responsabili di questa campagna laicista (come se essere laicisti non fosse sacrosanto quando si parla di cosa pubblica). Poi pubblicano tutto un bel dossier, facendo il vecchio gioco delle tre carte e sostenendo che in realtà i preti pagano l'Ici sulle proprietà ad uso commerciale come tutti gli altri. C'è perfino la testimonianza di un parroco di Roma, che dice (come se fosse un campione rappresentativo) che lui paga l'Ici su un appartamento che è stato donato da una vecchia signora alla parrocchia e dal quale la stessa parrocchia percepisce un affitto di 500 euro mensili. Fa tenerezza questo povero tizio (che percepisce uno stipendio grazie all'altro schifo dell'otto per mille),  pronto a mostrare le ricevute dei pagamenti, mentre tutto intorno a lui fiorisce la vergogna.
Le bugie hanno le gambe corte, ci dicevano alle elementari e nell'era di Internet è anche peggio. Infatti, mentre i preti reagiscono stizziti insieme a qualche esponente del Pd che ancora rimpiange l'oratorio (o meglio la greppia dell'oratorio), viene giù il teatro. Anche i bambini sanno che nel 2005 Berlusconi aveva esentato dall'imposta ogni ente no-profit (anche laici). Nella sua breve vita, il governo Prodi (anche lui cattolico, sia pure "adulto") limitò poi tale beneficio agli edifici "che non hanno esclusivamente natura commerciale". Un avverbio grazie al quale basta costruirci una cappella all'interno che anche un hotel a cinque stelle diventa un luogo di culto ed è esattamente così che i preti aggirano centinaia di milioni di tasse.
Solo a Roma, l'amministrazione comunale ha scoperto che il  gettito Ici sugli immobili della Chiesa adibiti a uso commerciale (dagli alberghi ai ristoranti, passando per i centri sportivi, tutte attività per giunta in concorrenza con i privati) vale almeno 25,5 milioni di euro. Quanto vale l'Ici non pagata dalle istituzioni religiose a livello nazionale? L'ufficio studi dell'Anci (l'associazione dei comuni) ha stimato qualche anno fa un gettito potenziale di 400-700 milioni di euro. L'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) si è spinta fino ai 2,2 miliardi.
Mentre i vescovi mandano avanti i loro scribacchini a difendere la cassaforte, c'è sempre qualcuno che se ne esce con la storia delle azioni umanitarie di cui si fanno carico le parrocchie, ma neanche i diavoli atei più cattivi vorrebbero far pagare le tasse agli oratori (io che sono un rompicoglioni però, vorrei non dover pagare in cambio gli insegnanti di religione nella scuola pubblica).  Qui si parla di palazzi e ville trasformati in alberghi, scuole private e ospedali dove vanno solo i ricchi, non certo gli indigenti, palestre, o le 214 case per ferie censite sul sito di Roma Turismo, quel business del turismo religioso che nella capitale secondo la Federalberghi muove 10mila posti letto e 700 milioni di giro d'affari l'anno, alla faccia degli operatori che l'Ici la pagano. Anche quei cattivoni dell'Unione Europea hanno avviato degli accertamenti per concorrenza sleale. E come se non bastasse arriva la ciliegina finale: il Sole 24 Ore scopre che nel decreto salva-Italia, quello che ci farà un culo tanto, non ci sarà nessuna rivalutazione delle rendite catastali per gli immobili della Chiesa.
Ce ne è abbastanza per bruciare all'inferno per tutte le bugie raccontate, sui giornali, in tv e nelle prediche. E' un vero peccato che l'inferno non esista, ci sarebbe da ridere un casino.


giovedì 8 dicembre 2011

La prima alla Scala e lo sfarzo dei potenti: si ricelebra il rito in faccia al popolo bue

Il comunismo, lo dicono tutti, è stato cancellato dalla storia. Ma ci sono sempre, soprattutto nel nostro paese, quelle sane tradizioni a metà strada fra il feudalesimo e la monarchia assoluta che lo rendono ancora attuale. Una di queste è sicuramente la Prima alla Scala, la kermesse annuale in cui i potenti sfoggiano le loro mogli in abiti firmati e si fanno vedere dal bel mondo e in cui il presidente della Repubblica di turno, di solito aiutato dal cornetto acustico vista l'età, assiste all'esecuzione orchestrale dell'Inno di Mameli che fa tanto patriottico. Anche quest'anno, malgrado la sobrietà del governo di Mario Monti, non ci hanno risparmiato questa orrenda visione, che fa ricordare quelle vecchie rappresentazioni della monarchia francese, con i poveri in strada che guardano mangiare i ricchi. E così, se ve li siete persi, sappiate che la signora Monti era vestita da Armani, stessa scelta per la moglie del sindaco Pisapia, mentre la signora Napolitano preferisce Lella Curiel. Poi c'erano alcuni indimenticabili esponenti della cultura, come il pio Formigoni in cravattino bianco, Valeriona Marini con le chiappe al vento e Barbara Berlusconi che mostrava una vista generosa della sua balconata. Lady Passera (intesa non come la vincitrice di un concorso indetto da una rivista porno, ma come la seconda moglie del ministro banchiere) si è affidata a Fausto Sarli
In sala l'ennesima mortalmente noiosa versione del Don Giovanni di Mozart, stroncata puntualmente da critici e melomani. Fuori quel mondo di tartassati alle prese con le lacrime e il sangue. Resteremo sempre nostalgici dei borboni e del potere sbattuto in faccia alla gente?

martedì 6 dicembre 2011

Quanto ci costano i preti? Molto più del valore dell'Ici, che comunque non pagano

Quanto ci costa la Chiesa cattolica? Qualcuno finalmente prova a fare due conti e mette insieme una cifra di tutto rispetto, pari a 6 miliardi e 86 milioni di euro, molto più del gettito che il governo zombie conta di fare reitroducendo l'Ici (che la Chiesa non paga) sulla prima casa dei cittadini. L'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti (Uaar) ha realizzato un'apposita pagina web (www.icostidellachiesa.it) in cui vengono ricapitolati e documentati i mille rivoli attraverso i quali lo Stato italiano finanzia le attività confessionali di questa setta senza controllo. Dalla grande fetta di torta dell'otto per mille (anche quello di competenza statale) agli sgravi fiscali concessi a chi fa donazioni per il sostentamento del clero, gli scandali dell'esenzione dell'Ici, dell'Iva, della riduzione di Irpef e Ires, le esenzioni fiscali e doganali, i soldi spesi per i cappellani dell'esercito e della Polizia di Stato, per l'insegnamento delle religione nella scuola, i lauti contributi percepiti dalle scuole e dalle università cattoliche e via con una serie interminabile di piccole e grandi "mance" che piovono sempre nello stesso ricco pentolone. 
Dopo esserci beccati per anni i predicozzi dei benpensanti contro i costi della politica, non si potrebbe fare qualcosa per rimuovere questo schifo, che non ha eguali nel resto del mondo, neanche nella a volte becero-cattolica Spagna? Qual è la ragione per cui lo Stato dovrebbe chiudere scuole e ospedali per pagare quelli del papa? Quando la smetteremo di farci fregare così da chi pratica il mercimonio nel nome di dio?

lunedì 5 dicembre 2011

E' arrivata la manovra, con tanto di lacrime (e un po' di sangue). Ma c'era proprio bisogno dei professori o bastava il ragioniere?

Alla fine il governo tecnico ha fatto quello che avrebbero fatto i vecchi governi del pentapartito della Prima Repubblica. A caccia di soldi ha approvato una raffica di tasse dal gettito certo e dal calcolo facile. La reintroduzione dell'Ici sulla prima casa (per giunta maggiorato e in vista di nuovi rincari con la rivalutazione degli estimi catastali) colpisce oltre il 70% della popolazione che dalla casa in cui abita non percepisce alcun reddito. E anche come patrimonio non è granché, visto che se uno se la vende e non ne ha un'altra è costretto a ricomprarsela se non vuole andare a vivere sotto i ponti. L'aumento dell'Iva non è una grande idea, in un momento di fase recessiva e di costante aumento dei prezzi. Il prelievo dell'1,5% sui capitali rientrati con lo scudo fiscale è davvero molto timido (in altri paesi le sanatorie fiscali hanno fatto pagare a coloro che avevano i soldi all'estero anche il 30%), per non dire offensivo per chi all'estero al massimo ci passa un week-end con volo low-cost,  e sul fronte dell'evasione la tracciabilità dei pagamenti oltre i 1.000 euro è semplicemente ridicola. La riforma delle pensioni era data da tutti come inevitabile e sarà pur vero, ma le lacrime della ministra Elsa Fornero mentre parla di sacrifici non so se fanno di lei una grandissima attrice o una persona vittima di sdoppiamento della personalità.
Tutto il resto è fuffa. Come la rinuncia allo stipendio del presidente del Consiglio Mario Monti (argent de poche per uno come lui) e i ventilati tagli alle province (ma non si dovevano abolire?).
Lo stile è quello di geni dell'economia come Giuliano Amato e Paolo Cirino Pomicino (il gatto e la volpe delle finanziarie allegre degli anni ottanta). Il risultato è legato alle bizze dei parlamentari che dovranno approvare il malloppo. Una domanda sorge tuttavia spontanea: ma per una roba così c'era proprio bisogno dei "professori" o bastava un ragioniere fresco di diploma?

venerdì 2 dicembre 2011

La manovra lacrime e sangue ce la spiegherà Bruno Vespa a Porta a Porta

A questo giro non ci saranno scrivanie, nè miracoli promessi al popolo. Ma per nascondere agli italiani la verità su come verranno massacrati dalle misure del nuovo e sobrio governo, le comode poltrone della trasmissione "Porta a Porta" sono sempre un must. Chi meglio di Bruno Vespa, il giornalista che da Andreotti a Forlani, passando per Berlusconi, Prodi  e D'Alema ha sempre mostrato di considerare il capo del governo come il suo "azionista di riferimento" (lo disse per davvero, un giorno, e la cosa non gli è minimamente costata la carriera come sarebbe successo in un paese normale), per essere certi che nessuno farà domande? Ma non domande imbarazzanti, eh, solo domande. 
Con quella faccia un po' così, con l'espressione un po' così del professore che ti sta per fare il culo, Mario Monti nei giorni scorsi ha chiesto scusa ai giornalisti perchè ultimamente li ha un po' trascurati e ha promesso che d'ora in poi parlerà di più. 
Ecco, martedì prossimo a "Porta a Porta", assieme ai due campioni di conflitti di interessi del suo governo, i ministri dello Sviluppo Economico Corrado Passera, e del Welfare Elsa Fornero, il sobrio presidente del Consiglio lancerà il suo rassicurante messaggio al paese. Come tutti i suoi predecessori, che sono in qualche modo rimasti a galla, mentre il paese sprofondava.

Il condom? Non esiste. Sull'Aids tornano in auge i folli diktat di Santa Romana Chiesa

Parlare per ore di Aids, nella giornata mondiale per la lotta a questa ancora incurabile malattia, senza pronunciare mai la parola preservativo deve essete stata una corsa a ostacoli da record mondiale. Secondo quanto riferito dalla stampa, alla Rai è circolata una mail interna che recitava alle lettera: "Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto".
Roba da pazzi, aggravata dal fatto che oggi il portavoce del ministro della Salute, Renato Balduzzi (il solito pio buon cattolico, amico di Rosy Bindi) ha smentito di aver mai dato indicazioni in questo senso e ha accusato dell'iniziativa i dirigenti Rai, a dimostrazione che ormai a viale Mazzini regna l'anarchia, non soltanto quando si parla delle principesche note spese del direttore del Tg1.
Personalmente, la trovo una cosa gravissima. Che fa il paio con l'atteggiamento criminale del ministro della Sanità, il fu Carlo Donat Cattin, che nel 1988 nel corso di una conferenza stampa choc convocata per parlare (per la prima volta) dell'emergenza Aids in Italia ebbe la faccia di dire che "l'Aids ce l'ha chi se lo va a cercare" (io c'ero e giuro che andò proprio così). Poi non contento inviò alle famiglie italiane una lettera nella quale si affermava che il preservativo non era un mezzo sicuro per difendersi dalla malattia. Oppure fa tornare in mente la faccia e la stridula voce della ineffabile, catastrofica, ex sindaco di Napoli che verrà ricordata per le montagne di munnezza, Rosa Russo Jervolino, che sempre da responsabile della Sanità italiana, oltre ad aver messo il nome sulla più assurda legge antidroga del mondo civile, dichiarò guerra a un fumetto di Lupo Alberto che il disegnatore Silver aveva realizzato per le scuole, invitando i ragazzi al sesso sicuro.
Delle due l'una. O questo governo ha intenzione di baciare la sacra pantofola del papa, peraltro marchiata Prada, oppure il devoto ministro dovrebbe chiedere la testa di chi usa il suo nome a sproposito. Ma non succederà un cazzo, come non succede mai qui da noi, paese di pazzi scriteriati al potere, ma in odore di santità.

mercoledì 30 novembre 2011

La destra e la kultura: levate i libri alle donne!

Il piagnisteo preferito di coloro che si professano di destra e sanno leggere e scrivere (non sempre le cose combaciano) è che la cultura in Italia è sempre stata un monopolio della sinistra. Sarà pure vero, ma cosa pensare dell'ultimo articolo di Camillo Langone, provocatorio (?) autore che sbarca il lunario fra i giornali del Banana e Libero, per il quale ha partorito la trovata del secolo? L'idea è semplice e gretta come chi la descrive: le donne non fanno più figli perché invece di dedicarsi al loro ruolo di madre si sono messe in testa di evolvere e raggiungere un'istruzione spesso e volentieri superiore a quella dei maschietti. E quindi, secondo lui, "se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà", anche perchè - signora mia - "più le culle rimarranno vuote più barconi di immigrati arriveranno". 'Sti zozzoni. 
Ora non so se è il caso di prendere sul serio un tizio che sul Foglio scrisse (per i soliti pochi intimi lettori): "Genitori che avete una figlia in età da università: se volete nipotini che vi tramandino e che la realizzino, risparmiate sulle tasse universitarie e regalatele un bel vestito", che per Mondadori ha scritto un libro sulle diverse liturgie che caratterizzano le messe in giro per l'Italia e che ha collaborato alla stesura di un grande best-seller,  "Sposati e sii sottomessa" (manca la parola puttana ma non si può). 
Però 'sta gente non si regola proprio. 
Spacciare analisi sociologiche che potevano essere valide duecento anni fa per ricette per il futuro e insistere sul fatto che bisognerebbe fare più figli per mandarli a raccogliere i pomodori a Villa Literno solamente per non essere costretti a vedere negri in giro è veramente il massimo del cinismo. E anche di misoginia, quest'ultima, suppongo, causata da una vita di pugnette.
Se questa è la kultura di destra, voglio la pistola di Goebbels.

martedì 29 novembre 2011

Il "miracolo" di Monti: arriva il conflitto di interessi trasparente

Dopo la chiacchieratissima infornata di ministri banchieri, bocconiani, avvocati di società e poteri forti, militari a guardia dei militari, il nuovo governo - che ancora non ha detto una parola che sia una sulle misure da adottare contro la crisi del debito - si ripete con la carica di vice ministri e sottosegretari, che sono anche peggio. Tanto per fare qualche esempio,  Adelfio Elio Cardinali, nuovo sottosegretario alla Salute, è marito di Anna Palma, capo della segreteria del presidente del Senato Renato Schifani, mentre Filippo Milone, sottosegretario alla Difesa, era consigliere per la politica industriale di Ignazio la Russa al ministero ed è coinvolto dalle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta sugli affari poco puliti di Finmeccanica. Se qualcuno temeva per le sorti giudiziarie di Silvio Berlusconi, le due nomine  dei sottosegretari alla Giustizia sembrano essere a dir poco rassicuranti, soprattutto quella di Andrea Zoppini, ex consulente giuridico di Palazzo Chigi nel governo del bunga-bunga. Che dire poi dell'ex presidente degli editori italiani, Carlo Malinconico, messo a guardia proprio degli editori o di Antonio Malaschini a sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, altro uomo di fiducia di Schifani?
Mario Monti ha parlato di squadra "snella e forte" (fa un po' sorridere il forzato eterno paragone calcistico per il governo più vecchio d'Europa e della storia della Repubblica, magari il premier intendeva la bocciofila) e a noi solite malelingue complottiste ha regalato il suo monito un po' sdegnato: ''Attenti a parlare di conflitto di interessi rispetto al quale saremo trasparenti. Chi nella società civile ha avuto delle competenze ed ha fatto la scelta di entrare nel governo, non lo ha fatto per trascinare le esperienze passate''. 
Ci mancava il conflitto di interessi "trasparente" per completare il manuale delle parole in libertà. Come se in passato l'evidenza degli interessi di qualcuno abbia impedito l'approvazione di leggi clamorosamente "interessate", come se questo fosse un paese dove esistono autorità di vigilanza indipendenti, come se tutti noi fossimo un branco di imbecilli. 
Ecco, magari l'ultima è vera.

lunedì 28 novembre 2011

Dai fastidio al prete che fa affari? Arriva la Finanza e qualcuno ti appicca un bel rogo.

Piccoli spaccati di Italia in recessione. Dai fastidio agli affari del prete? Arrivano i gendarmi e qualcuno ti appicca anche un bel rogo. E' la storia che racconta il Corriere della Sera, l'ennesima uscita a carico di don Luigi Verzè, l'affarista dell'ospedale San Raffaele e grande amico e sostenitore di Silvio Berlusconi, che in diverse intercettazioni del 2005 parla di come liberarsi di un antipatico signore che ha deciso di aprire un circolo sportivo su dei terreni che interessavano al prete bancarottiere. Il don parla con i servizi segreti, con i vertici bancari, con quelli vaticani e sembra poter manovrare a piacimento anche la sempre più incredibile Guardia di Finanza, che molto spesso utilizza gli accertamenti fiscali come arma di ricatto. 
C'è tutta la tragedia di un paese ridicolo, dietro la facciata di commediola all'italiana.

giovedì 24 novembre 2011

Nuovo governo: sono più ridicoli i complottisti o quelli del rancio sempre ottimo e abbondante?

Guardando le facce del nuovo governo italiano sorge spontanea la domanda: sono più ridicoli i "complottisti" o quelli che battono sempre le manine davanti al direttore? In questi giorni di sonnolenza mortale (nessuno ha ancora la più pallida idea di cosa si inventeranno questi signori, mentre il costo del nostro debito comincia a far rimpiangere i tempi di Berlusconi), alcuni autorevoli commentatori si sono sperticati in sfottò senza fine nei confronti di tutti coloro che sentono la puzza di bruciato ovunque, assimilando chi finora si è limitato a sottolineare l'enorme conflitto di interessi in cui stanno trascorrendo la loro terza età i ministri di Mario Monti ai seguaci delle teorie dei Maya, o ai fan degli Ufo, passando per quelli che non credono allo sbarco sulla Luna e coloro che pensano che gli attentati dell'11 settembre se li siano fatti in casa gli americani. Ed è fastidiosa anche la spocchia con la quale lo stesso Monti ha definito "offensivo" parlare di tutte le magagne delle sue (siamo sicuri?) opinabilissimi scelte. Perché magari saremo tutti complottisti, ma Passera non può risolvere la questione dimettendosi da Intesa San Paolo quando ha ancora in tasca otto milioni di euro di azioni, nè Clini all'Ambiente può nascondere il fatto di essere un grande sponsor degli inceneritori, nè la Cancellieri all'Interno potrà far mai dimenticare di aver negato la persenza di infiltrazioni mafiose nella città dove era Prefetto, Genova, nel momento in cui veniva clamorosamente accertata. E così via, passando per uno dei militari più potenti della Nato alla Difesa (sia chiaro che, complottismo o meno, solo nei regimi dittatoriali le forze armate dipendono da un militare) e il ricco portafogli di tanti altri, che hanno fatto incetta in questi anni di incarichi pubblici e ne hanno investito i proventi in partecipazioni azionarie di grandi aziende. Da leggere, alla bisogna, c'è l'ottima inchiesta pubblicata su Agoravox.
Il rancio non è ottimo, nè abbondante. Dipinge come al solito un paese a sovranità limitata e solleva moltissimi interrogativi. Chi crede ciecamente nella buona fede del Professore e dei suoi accoliti non sarà un "complottista", ma di sicuro gira con la sveglia al collo.

mercoledì 23 novembre 2011

Il peggior spettacolo dopo la caduta: il processo di Silvio si trasforma in un film di Vanzina

Quest'anno il cinepanettone lo gira il nostro ex premier, che ormai disoccupato ha pensato bene di fare concorrenza ai Vanzina. Ci saranno George Clooney e Cristiano Ronaldo, ma anche Aida Yespica e l'immancabile Flavio Briatore. Gli intrecci amorosi saranno garantiti dalle donne-bisturi Daniela Santanché e Mara Carfagna, mentre fra un espresso e l'altro il vecchio George si dovrà ribeccare pure la sua ex, Elisabetta Canalis. Ci sono pure le comparse "sfigate", su tutte l'ex patetico ministro degli Esteri, Franco Frattini e la assai poco rimpianta ministra della pubblica (d)istruzione, Mariastella Gelmini, appena uscita dal tunnel del Cern.
Sarà questa l'assurda sfilata dei testi convocati dall'avvocato di Silvio Berlusconi al processo per concussione e prostituzione minorile per il caso di Ruby Rubacuori. Duecentoquattordici persone, fra cui una trentina di papi-girls. I giudici milanesi hanno accolto tutti i testimoni presentati dalle parti in giudizio, e tutti dovranno raccontare la loro versione sui bunga-bunga di Arcore, in particolare ciiò che avvenne la notte fra il 27 e il 28 maggio del 2010, quando la minorenne marocchina venne salvata dalla galera grazie a una telefonata in questura e fu affidata dalla polizia nelle ottime mani di Nicole Minetti perchè erano tutti convinti che si trattasse della nipote di Mubarak (vedi i guai quando uno si laurea al Cepu).
Come molte tragedie, quella della lunga ascesa e della interminabile caduta del Cavalier Banana finirà in farsa, con buona pace di Christian De Sica e Massimo Boldi che quest'anno verranno stracciati al botteghino.

martedì 22 novembre 2011

I giorni del nulla assoluto. Nessuno sa cosa farà Monti, probabilmente neanche lui

Passata la sbronza (l'avevo detto io che non era il caso di esagerare col prosecchino) per la dipartita del Cavalier Banana, oggi anche i più accaniti sostenitori del professor Mario Monti cominciano a capire che i tecnici possono pure essere molto bravi (e questi non lo sono mica tanto), ma senza una maggioranza non si va proprio da nessuna parte. 
Cosa faranno i nostri eroi per evitare all'Italia il default? Boh, non si sa. Si parla di riforme strutturali (parole al vento, perché a meno che non sia un completo idiota il Professore dovrebbe sapere benissimo che non gliele approveranno mai), di patrimoniale (mica vero, in realtà si sta cercando di spremere fino in fondo il limone della prima casa di proprietà ventilando sconti per i redditi più bassi che fanno ridere di per sè, perché i grandi evasori non dichiarano un cazzo e non hanno niente di intestato), di sviluppo e di equità (viva la mamma e anche il papà). 
La verità è che oggi il sobrio (ma siamo sicuri?) Monti è andato a Bruxelles a fare l'italiano in gita e vedere se ci possono subito fare qualche sconto, tipo lasciar perdere con questa storia del pareggio di bilancio nel 2013, che ci costerebbe tutti e due gli occhi della testa. Il nostro premier, che possiede l'umorismo di un termosifone, ma non rinuncia a dire qualche battuta alla quale ridono solo i cronisti "embedded", alle legittime domande del tipo "ma lei che intende fare?" ha risposto in maniera vaga rimandando tutto a venerdì, quando ci sarà un Consiglio dei Ministri e l'incontro con il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn
Ci vediamo venerdì, insomma. Con qualche fiore all'occhiello in più da mostrare: la Borsa di Milano negli ultimi cinque giorni ha perso oltre l'8%, peggiore in Europa, e gli interessi sui nostri titoli di Stato restano altissimi. Il Professore a un certo punto ha detto che ''andremo a fondo'' invece che ''in fondo''
Grasse risate a Bruxelles: dopo il nano clown, arriva il secchione rintronato.

venerdì 18 novembre 2011

Settimana da paura per il Cavaliere, niente più legittimi impedimenti mentre riprendono tutti i processi

Se le cose sono cambiate per davvero lo scopriremo la prossima settimana, quando riprenderanno quasi in contemporanea tutti i processi a carico del Cavalier Banana. Sfrattato da Palazzo Chigi e ormai privo della scusa del legittimo impedimento, Silvio Berlusconi dovrà affrontare un bel po' di grane ancora irrisolte, alcune delle quali rischiano seriamente di sporcargli la fedina penale. Il primo appuntamento è fissato per lunedì pomeriggio per l'udienza del processo sui diritti televisivi: il Caimano deve rispondere di frode fiscale, ma sul banco degli imputati c'è anche il fido Fedele Confaloneri e alcuni ex-dirigenti di Mediaset accusati di aver gonfiato i prezzi dei diritti televisivi acquistati dalle major statunitensi per creare fondi neri, evadere il fisco italiano a avere denaro contante per pagare mazzette qua e là.  La mattina inizierà invece il  processo "Ruby-bis", quello contro Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, accusati di aver favorito e indotto alla prostituzione 32 ragazze maggiorenni e due minorenni (tra cui la stessa Ruby Rubacuori). Stiamo parlando dei festini a luci rosse organizzati ad Arcore, e per B., accusato di concussione e prostituzione minorile (robette così), il processo con rito abbreviato riprenderà mercoledì. 
La grana più seria resta il caso Mills, ormai arrivato alle battute finali. La procura di Milano accusa Berlusconi di aver corrotto con una bustarella da 600 mila dollari l'avvocato britannico David Mills, già condannato per la stessa vicenda a 4 anni e 6 mesi in primo grado, con sentenza confermata in Appello, ma poi salvato dalla Cassazione che ha dichiarato il reato prescritto riconoscendo tuttavia la validità dell'impianto accusatorio. Il processo a B. riprenderà il 28 novembre e la sentenza potrebbe arrivare già a metà gennaio, giusto in tempo per evitare la prescrizione del reato. Infine, il 5 dicembre, sapremo se l'ex premier verrà rinviato a giudizio anche per la vicenda dell'intercettazione tra Giovanni Consorte e quel gran genio dell'amico Piero Fassino (''Allora, abbiamo una banca?'') pubblicata sulla prima pagina del Giornale a fine 2005 prima della trascrizione agli atti e probabilmente costata al centrosinistra la risicatissima vittoria nel 2006, dopo che i sondaggi avevano previsto un largo vantaggio.
Una raffica da paura, senza neanche più la tattica del rinvio da spendere. Berlusconi potrà anche decidere di non presentarsi in aula, ma a questo giro faranno a meno di lui. Resta sempre da verificare cosa potrebbe fare il nuovo ministro dell'Interno, il prefetto in pensione Anna Maria Cancellieri, non esattamente una persona per la quale mettere mano sul fuoco. Un bel lodo?

giovedì 17 novembre 2011

Il primo ministro ad abboccare all'amo è Clini. All'ambiente hanno messo un nuovo Attila, a cui piaccono nucleare, Ogm e perfino il Ponte sullo Stretto

Vista la poca esperienza di questi nuovi ministri con le trappole ordite dai giornalisti (quelli, pochi, che fanno le domande), ci sarà parecchio da ridere. Il primo a caderci è stato Corrado Clini, nuovo responsabile dell'Ambiente, che non si capisce perché ha deciso di parlare con la trasmissione radiofonica ''Un giorno da pecora'' che in passato ha fatto passare per fesse parecchie persone.
Il nostro si è davvero superato. 
Il nucleare, bocciato in ben due referendum dal popolo italiano compatto? "Il ritorno al nucleare è una opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, anche se quello che è avvenuto in Giappone ha scoraggiato. Comunque, di base, la tecnologia nucleare rimane ancora una delle tecnologie chiave a livello globale".
Gli organismi geneticamente modificati? "Io sono favorevole ad usare Ogm nelle zone marginali dove c'è aridità e dove c'è dissesto idrogeologico”. E la caccia? “Non sono un cacciatore, ma apprezzo i cacciatori che proteggono anche l'ambiente. Quelli che vanno a caccia per sfogarsi, invece, mi pare che siano pericolosi”. E il Ponte sullo stretto? “E' un'opera di ingegneria bellissima". Per non parlare della Tav, che va fatta "assolutamente".
Si preannuncia una gara senza rivali per il prossimo "Premio Attila".

mercoledì 16 novembre 2011

Il governo dei tecnici, alias la buona borghesia catto-bancaria al potere

Guardando alla lista dei ministri del nuovo governo viene fuori chiaramente chi è che ha fatto fuori il Cavalier Banana. Non certo la sinistra (figuriamoci il Pd), ma la buona e brava borghesia cattolica italiana, che in fondo ha sempre mal sopportato i modi di fare da parvenu del vecchio Silvio. Mario Monti, che almeno a parole voleva inserire qualche politico (ma i nomi, come quelli di Giuliano Amato e Gianni Letta non erano davvero presentabili), ha fatto le cose per bene. Una raffica di vecchi bacucchi, tutti belli grassi e pasciuti, con un sacco di interessi in ballo e con un 740 da paura. Il governo della terza età, con 8 ministri che avrebbero i requisiti anagrafici per chiedere subito la pensione di vecchiaia e altri quattro che potrebbero ricevere quella di anzianità, sempre che Mar'emmonti non decida di abolirle. L'età media è di 63 anni, undici in più di quella del governo Berlusconi al momento del giuramento tre anni e mezzo fa.
Il Caimano si è assicurato la presenza di Antonio Catricalà, pavido sessantenne presidente dell'Autorità per la concorrenza, che in sei anni non è riuscito a dire una parola sul gigantesco conflitto di interessi che aleggia su tutte le attività economiche della famiglia Berlusconi. Sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio, un posto strategico per evitare sorprese sgradite dalle parti di Arcore
Il futuro delle comunicazioni e della banda larga, ma anche dei trasporti sarà nelle mani di Corrado Passera, cinquantasettenne consigliere delegato della seconda banca italiana, Intesa Sanpaolo, tanto perché sia chiaro che gli interessi di certi forzieri, provati dall'indigestione di titoli di stato a rischio, non si toccano e non si toccheranno mai: investimenti e sacrifici serviranno a ripianare i buchi degli istituti di credito, come del resto è avvenuto in tutto il mondo, a parte l'Islanda. Come se non bastasse, Intesa Sanpaolo (che tanto per la cronaca è la banca che possiede oltre il 57% dei titoli di stato nelle mani degli istituti di credito) verrà garantita anche da Elsa Fornero, 63 anni, vice presidente del Consiglio di sorveglianza dell'istituto e nuovo ministro del Welfare e delle Pari Opportunità (Mara Carfagna ci mancherai), che passa inoltre per una fautrice del metodo contributivo per le prestazioni pensionistiche (ovvero soldi in meno rispetto al metodo retributivo, che tiene conto dei livelli di salario percepiti negli ultimi anni della vita lavorativa).
Al Viminale, al posto di manganello-Maroni, andrà Anna Maria Cancellieri, anche lei una giovane rampante (67 anni), prefetto già in pensione, richiamata al fronte proprio dal ministro leghista per commissariare il Comune di Bologna (dopo che il sindaco del Pd era stato travolto da un bello scandalo di amanti e spese truffaldine) e poi quello di Parma, dopo altri scandali e porcherie stavolta a carico dei berluscones. E' la seconda volta che una donna ricopre quell'incarico, ma la prima è stata Rosa Russo Jervolino e quindi direi che non è di buon auspicio.
Alla Giustizia (buona per il salvacondotto che avranno probabilmente promesso a B.?) andrà Paola Severino, 63 anni, una dei più noti avvocati penalisti (notare la finezza) italiani e vice rettore della Luiss, l'università di Confindustria. Nel 2001 quando ricopriva un incarico pubblico, risultò la manager di stato più ricca del paese, con un reddito di 3,3 miliardi di lire. Sempre per quel discorso dell'equità. 
Ad occuparsi di scuola sarà un bell'ingegnere, il presidente del CNR e membro del consiglio di amministrazione di Telecom Italia, Sole 24 ore e Pirelli, Francesco Profumo, mentre alle prese con i nostri disastrati Beni Culturali vedremo all'opera un bel cattolico doc, Lorenzo Ornaghi, rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché vicepresidente di Avvenire, la Pravda dei vescovi. 
La lista prosegue con una bella sfilza di altri tecnici, fra cui particolarmente significativo il militare a capo dei militari (il ministro della Difesa ammiraglio Gianpaolo Di Paola), che non sarebbe proprio democratically-correct, ma stà a guardà era capello
Sia chiaro che nessuno discute la competenza delle persone in questione. 
Il problema è sempre lo stesso: per chi lavorano? A chi rispondono? Quando andremo a votare? E qualcuno dia una sveglia a Bersani, perché - a mio modestissimo avviso - sarà quello che pagherà il conto più alto di questo caravanserraglio.

martedì 15 novembre 2011

Monti e le consultazioni: tranquilli, non è una cosa seria

Inutile farsi ingannare dall'aria da secchione del personaggio, le consultazioni per la formazione del nuovo governo di Mario Monti non sono niente affatto una roba seria. Dal susseguirsi di incontri emerge chiaramente l'antica tradizione italica del suk arabo (non c'è niente da fare, una faccia una razza), con il professore che annuncia che non vuole un governo a tempo e che nella formazione includerebbe anche esponenti politici, con il Pdl che gli dice "vai pure, caro" e poi si pronuncia per le elezioni a breve, col Pd che come al solito non ha capito bene la situazione e infila progressivamente il collo nel cappio e col Terzo Polo in pieno delirio da profumo di poltrone, che ondeggia fra le scemenze di Italo Bocchino (noto alle cronache soprattutto per essersi portato a letto Mara Carfagna e Sabina Began), i tentativi di recuperare terreno di Gianfranco Fini e le abili tessiture di Pierferdinando Casini, che per uno strapuntino venderebbe un rene. 
In questi giorni sono un po' come il replicante interpretato da Rutger Hauer, vedo cose che voi umani.... non dovreste vedere. I nomi di Gianni Letta, di Giuliano Amato, l'incredibile Cirino Pomicino che su Sky discetta di politica e di economia e una sfilza di nomi "tecnici", tutti intorno alla settantina, tutti esponenti delle baronie universitarie pubbliche e private o dell'ingerenza politica nella pubblica amministrazione.
Sarà anche il rappresentante di Goldman Sachs, del Club Bilderberg e della grande finanza internazionale, ma Mario Monti è soprattutto un vero democristiano allevato dai gesuiti. 
Viva l'Italia, che la prende sempre a ridere.

lunedì 14 novembre 2011

Perché sabato sera era giusto festeggiare e oggi molto meno

Lo so, festeggiare le disgrazie altrui non è bello, anche se fa sempre qualche decina di punti. Non ne ho potuto fare a meno, 18 anni dopo quel 23 novembre del 1993, quando Silvio Berlusconi, parlando all'inaugurazione di un ipermercato alle porte di Bologna si fece chiedere da un giornalista imbeccato per chi avrebbe votato fra Gianfranco Fini e Francesco Rutelli che si sfidavano per la poltrona di sindaco di Roma. La dichiarazione a favore del leader del Msi segnò la sua discesa in campo, con la felice intuizione dello sdoganamento di quel 5-6% di elettori che nonostante la paura del comunismo per decenni non si erano turati il naso e invece di votare Dc avevano preferito il partito di Almirante. Quel giorno non gli avevo dato una lira. E non sapete lo shock quando nel febbraio del 1994, di ritorno da una vacanza in Giamaica dove per tre settimane non avevo letto i giornali italiani (Internet praticamente non c'era ancora), all'aeroporto di Miami acquistai una copia di Repubblica il cui titolo di apertura era: "Berlusconi in testa ai sondaggi". 
Ecco, ricordando queste due brutte pagine della vita politica italiana, sia pure tipiche della nostra innata vigliaccheria che ci porta sempre a fare il tifo per l'uomo forte, sabato sera non ho potuto fare a meno di mettere in frigo una bottiglia di Ferrari (reduce dai regali dello scorso Natale) e stapparla di fronte alla diretta di Sky che mostrava la gente in festa davanti a Palazzo Grazioli e al Quirinale
Così, in modo sobrio, a casa mia, con la consapevolezza che da oggi le cose non andranno meglio. Basta vedere chi è che fa veramente il tifo per Mario Monti, ovvero il Potere, quello spietato e cattivo, che non fa prigionieri, altro che equità sociale e altre balle con cui riempirsi la bocca e nascondere i canini pronunciati. Domenica a messa con la moglie, l'aria da professore d'altri tempi, l'appoggio del Grande Capitale e del mondo cattolico, che nella formazione del nuovo governo non mancherà certo di omaggiare.
Meno male che l'ho aperta sabato quella bottiglia, perché finiva che andava a male.

venerdì 11 novembre 2011

Comiche finali parte V: il toto-ministri del dopo Silvio è roba da neurodeliri


Chissà se davvero questo è il fine settimana decisivo per l'addio di Silvio a Palazzo Chigi. Approvato il maxiemendamento alla legge di stabilità fra oggi e domani, il Banana dovrebbe gettare la spugna e e nonno Napolitano dovrebbe avviare le mitiche consultazioni, inguardabile rito tanto per rispolverare la catalettica retorica dei Quirinalisti (che non ci risparmieranno il solito servizio sulla sala della Vetrata, luogo dove vengono stipati i giornalisti in attesa del verbo). E' tutto al condizionale, perché intanto nessuno sa davvero quello che passa per la testa di Berlusconi. E poi perché francamente l'arrivo del professor Mario Monti, l'uomo di Goldman Sachs venuto a raccattare i cocci per vendersi i pezzi migliori, non sembra così scontato. Repubblica, che quando appoggia un candidato di solito lo stende (da De Mita a Veltroni, tutti i cavalli su cui è salito Scalfari sono morti prima dell'arrivo), ha detto che il bocconiano vuole decidere lui i nomi dei ministri, il che suona quantomai patetico in un Parlamento quasi completamente dominato dai fedeli del caro leader
In compenso gira una lista di nomi per i futuri incarichi di governo che mette francamente paura: si va dall'ex craxiano Giuliano Amato (ministro del Bilancio negli anni del saccheggio, presidente del Consiglio negli anni della svalutazione della lira e del prelievo forzoso), al filosofo più preso per i fondelli della Storia, il fuori concorso Rocco Buttiglione. Il Cavaliere, il cui via libera è essenziale per la riuscita del nuovo governo, chiede la conferma di Gianni Letta, di Franco Frattini agli Esteri, di Raffaele Fitto al Mezzogiorno, di Francesco Nitto Palma alla Giustizia e di Mariastella Gelmini (che non ci crederete ma secondo fonti giornalistiche sarebbe gradita da Napolitano, roba da matti). Per non parlare della Lega che vorrebbe vedere premier Lamberto Dini, il "rospo" del governo tecnico del 1995. Gli "utili idioti" del Pd contribuiranno con i loro campioni, dal nipote di Letta ad Anna Finocchiaro, fino a Pietro Ichino, l'uomo della riforma del lavoro che anche un repubblicano americano giudicherebbe un po' eccessiva.
Una serie di nomi che dimostrano davvero la scarsa serietà di chi li pronuncia.
La via d'uscita proprio non c'è. Lo champagne lo tiriamo fuori dal frigo, è inutile, anche perché lunedì la grande speculazione ci farà di nuovo un mazzo tanto.
Buon fine settimana.

giovedì 10 novembre 2011

Comiche finali parte IV: a Silvio non è parso vero, con Monti farà a pezzi la sinistra

Ogni giorno una pena e 'sta bottiglia di champagne non vuole saperne di uscire dal frigo. Dopo il bagno di sangue di ieri, con i mercati internazionali che hanno creduto molto poco alle promesse del Banana, il "genio della politica" (come Scalfari ha definito Napolitano fra una partita di briscola e una di bocce al circolo anziani) del Quirinale ha pescato l'asso vincente di Mario Monti, l'uomo della provvidenza, l'europeista che ci farà salvare la faccia con quei cattivoni della culona inchiavabile e del Napoleone dei poveri e che soprattutto è pronto a fare il suo dovere di bravo ragioniere, una bella sforbiciata alle spese (stile 'ndo cojo cojo), senza poi doverne rendere conto ai milioni di persone che scenderanno in strada con le pentole.
A Silvio, che ieri più che lo spread col bund guardava ai grafici del crollo in Borsa del titolo Mediaset, non deve essere sembrato vero e ha dato il suo placet. E oggi, il Giornale di famiglia ci prospetta uno scenario stile horror che farebbe invidia a Stephen King.  
Alla guida della futura armata Brancaleone andrebbe l'ex studente, ex rettore, ex presidente della Bocconi (l'università italiana per ricchi dove hanno studiato alcuni noti geni, come Nicole Minetti e Daniela Santanché), con la famiglia Letta (Gianni ed Enrico) a fargli da vassalli. Il resto è roba per stomaci forti: Franco Frattini manterrebbe l'incarico alla Farnesina (sicuramente grazie ai suoi enormi successi diplomatici alle prese con la Primavera araba) e Francesco Nitto Palma alla Giustizia (pronto a nuovi mirabolanti provvedimenti ad personam). Resterebbe in sella anche  il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, mentre è in forse Maurizio Sacconi al Welfare (troppo di sinistra, che diamine) che alcuni vorrebbero sostituire con Pietro Ichino, il democratico che sfida a destra la destra. E tanto per non far dormire i bambini, spunta pure il nome di Giuliano Amato.
Di Pietro deve aver sentito la puzza di cadavere, invece pare che Bersani ci cadrebbe con tutte le scarpe, perchè come si fa a dire no al nonno ex comunista?
Se questo è lo scenario, per Silvio si apre una possibilità di rivincita. Perché alle prossime elezioni (quando mai si terranno, perchè qui sembrano ormai un'appendice inutile e chi ne parla viene definito addirittura "irresponsabile" da qualche vecchio mandarino) il Pd perderà la metà dei suoi voti.

mercoledì 9 novembre 2011

Comiche finali parte III: altro che resa, il Caimano finirà col mangiare il panettone sulle rovine dell'Italia

L'ottimismo di certe testate sembra davvero fuori luogo. Dopo la convulsa giornata di ieri, Silvio Berlusconi non si è per niente arreso, tentando l'ultima disperata mossa ma partendo da una posizione di vantaggio. Per quanto lo vogliano i cosiddetti "poteri forti", i pavidi esponenti dell'opposizione e l'ultraottuagenario presidente della Repubblica, il governo tecnico "nun se po' fa". A meno di clamorose ulteriori fughe dalle stalle del Pdl e della Lega, si andrà  a votare presto e con questa porcata di legge elettorale. L'ultima mossa del grande attore è stata quella di promettere le dimissioni dopo l'approvazione della legge di stabilità, magica parola d'ordine "contenitore" nel quale inserire di tutto, dalla macelleria sociale alla bastonata sulle pensioni, da una raffica di tasse ai soliti provvedimenti "ad personam", il bavaglio alla stampa o la riforma della successione tanto per sistemare i figli. E stavolta magari con il placet della sinistra, perché se no si fa una brutta figura con l'Europa. 
I tempi? Bene che va un mesetto bello e buono, e magari Silvio a Palazzo Chigi mangerà pure il panettone. L'unico modo per seppellirlo per sempre è accettare la sfida delle urne. Ma Napolitano, Bersani e quelle facce inguardabili di Fini e Casini (ex fascisti, ex democristiani, ex alleati di B.) sono un po' i nostri Don Abbondio. "Uno il coraggio, se non ce l'ha, non se lo può dare". 
Io gradirei tanto che insieme al re del bunga-bunga se ne andassero a casa anche loro. E' gente vecchia, politicamente quando non anche anagraficamente. E il loro attendismo ci costerà il default.

martedì 8 novembre 2011

La diocesi di Potenza e il caso Claps, quando i cattolici fanno orrore

Sì, va bene, io sarò anche prevenuto. Ma di fronte alla Diocesi di Potenza, che cerca di costituirsi parte civile nel processo per l'omicidio di Elisa Claps chiedendo anche dei risarcimenti, l'anticlericalismo militante sembra perfino insufficiente. Il caso è quello della sedicenne rapita e uccisa nel 1993 e per quindici anni tenuta nascosta all'interno della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano. Il cadavere è stato scoperto solo l'anno scorso, ma si sospetta che i sacerdoti della chiesa e i loro superiori sapessero che il corpo della ragazza era stato nascosto lì molto prima che fosse rinvenuto dalla polizia. Il quotidiano La Città di Salerno ha scritto che il cadavere era già stato scoperto nel maggio del 2008 da un sacerdote della chiesa, don Guy Noel Okamba di origine congolese, immediatamente rispedito in patria, si presume dopo aver rivelato la scoperta ai suoi superiori. Non solo, un ex agente del Sisde intervistato dal Tg5 ha riferito dell’esistenza di un dossier del 1997 sull’omicidio di Elisa Claps. L’informativa (non contenente nomi) indicherebbe come colpevole il principale sospettato, Danilo Restivo, e da informatori all’interno della Chiesa riporterebbe che un sacerdote era a conoscenza dei fatti.
Oggi i preti della Diocesi hanno mostrato la loro incommensurabile faccia da carta igienica, cercando di inserirsi nel procedimento come parte civile. Per fortuna il gup Elisabetta Boccassini ha respinto l’istanza, per “mancata diligenza nel controllo e gestione dei locali”, un eufemismo per giudicare l'operato di qualcuno che per 17 anni non si è accorto della presenza di un cadavere all'interno di uno dei monumenti italiani. L'orrore per queste persone, esponenti di un potere marcio e corrotto protetto dai servizi segreti,  rimane tutto.

lunedì 7 novembre 2011

Comiche finali parte II: anche per oggi non si vola. Silvio resiste e sfida i traditori

Dopo un week-end di alluvioni, l'Italia riprende la settimana lavorativa (si fa per dire) con nuovi mirabolanti episodi della saga "La caduta di Silvio". Oggi quello strano signore parecchio sovrappeso che dice di essere un giornalista ha fatto un gran casino in Borsa pubblicando un video (stile delirio alla Vasco Rossi) sul sito web del suo quotidiano, nel quale annunciava che l'impero del Banana era alla frutta e che ormai sarebbe stata solo questione di ore. I mercati hanno reagito stappando lo champagne, ma la pacchia è durata poco, perché Berlusconi, come il ragazzino stizzoso che è sempre stato, si è affidato addirittura a Facebook per annunciare al popolo che le sue dimissioni erano "destituite di ogni fondamento". Non contento ha telefonato al solito Libero (un nome, un ossimoro) per lanciare l'ultimo grido del condannato a morte che non ha perso il suo spirito guerriero: "Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi". Mancava solo un botta e risposta con Fiorello o un bella chat coi fan di "Meno male che Silvio c'è", poi avremmo finito l'album.
Anche per oggi non si vola (e infatti la Borsa è subito crollata di nuovo). E calcolando che il Nostro ha passato il fine settimana al telefono per parlare con i "transfughi" del Pdl (fra promesse di soldi e potere e un altro argomento efficace come quello della paura di perdere il posto) chissà se domani non scopriremo che ha ancora i numeri per restare in sella un altro pochino, tanto per l'ultimo giro di giostra, o per il tempo necessario a organizzare la fuga ai Caraibi.

venerdì 4 novembre 2011

Comiche finali con Silvio e Giulio a Cannes: "In Italia si sta alla grande e i ristoranti sono sempre pieni"

"La vita in Italia è quella di un paese benestante. I consumi non sono calati, per gli aerei si riesce a malapena a trovare un posto e i ristoranti sono sempre pieni". Quindi, cari mercati, piantatela di speculare contro di noi, cattivi che non siete altro. E' l'ultimo delirio pronunciato dal nostro premier, nella conferenza stampa al G20 di Cannes. Come un triste guitto all'ultima rappresentazione, Silvio Berlusconi, si è fatto accompagnare dalla sua spalla preferita, il commercialista diventato economista, Giulio Tremonti, il quale ha avuto la faccia di rispondere a una domanda sulla situazione del nostro paese affermando di "non aver letto i giornali in questi giorni". Lo psiconano non ce l'ha fatta a non ridere e ha chiosato con un paio di cazzate contro l'euro ("una volta con 80 mila lire ci riempivi al carrello al supermercato, oggi con 40 euro non compri granché", signora mia), tanto per non essere da meno. Dicono che i due sono allo scontro finale. Qui di finale pare esserci solo una comica e senza neanche le torte in faccia.
Oggi, 4 novembre, anno del signore 2011, l'Italia ha toccato definitivamente il fondo davanti alla platea internazionale. Però, voi, tranquilli: basta che vi ricordiate di prenotare la prossima volta che andate a cena fuori.

Le avventure di Chiara ad Arcore, i maiali e la bambina

Ieri sera la prima puntata di "Servizio pubblico", il programma di Michele Santoro che ha dimostrato ancora una volta di essere un inguaribile gigione ma anche l'unica persona in Italia in grado di fare un talk-show degno di questo nome, si è chiusa con un'intervista che mi ha fatto veramente accapponare la pelle. Va bene che mi ero letto un po' tutto delle fenomenali serate di Arcore, con le gesta dei due maiali "doc" Silvio Berlusconi ed Emilio Fede, ottuagenari senza ritegno nè dignità. Ma  finora, da Ruby Rubacuori a Nicole Minetti, le protagoniste avevano anche il physique du rôle delle strappone che sono. Vedere in faccia Chiara Danese, la 19enne che ha deciso di vuotare il sacco sulle cene eleganti di re Silvio, mi ha lasciato invece di stucco. Una bambina, neanche particolarmente bella, che non ispirerebbe pensieri perversi neanche al più irriducibile dei porci, rimasta scioccata per quello che ha visto a casa del Presidente del Consiglio dove era stata portata dal direttore del Tg4, che le aveva promesso 5 mila euro a settimana per fare la "meteorina" nel suo telegiornale, da ormai vent'anni paradigma negativo del giornalismo (ma anche dell'avanspettacolo). 
Con la stessa emozione e le stesse espressioni di pudore che hanno tutte le bambine, la poveretta ha raccontato di essersi decisa a parlare e costituirsi parte civile insieme all'amica Ambra perché il suo nome era finito sui giornali insieme a quello delle prostitute professioniste che animavano il bunga-bunga, mentre lei aveva partecipato a una sola serata ed era per giunta scappata via inorridita. E io, che tutto sono fuorché un bigotto, ho provato un sincero orrore al pensiero che una bambina così sia stata attirata in un porcile simile dal capo del mio governo e da un signore che fa il mio stesso mestiere e al quale presto sarò costretto a pagare la pensione.

mercoledì 2 novembre 2011

Mentre le borse crollavano e ci stavano facendo uno spread così, Silvio era insieme a Catwoman

Non so quanto durerà ancora questa tragedia infinita, ma certe volte devo ammettere che senza Silvio non sarà mai più la stessa cosa. Dov'era Berlusconi lunedì sera mentre crollavano tutti i mercati internazionali, al punto da spingere il presidente della Repubblica a un disperato appello al governo? Secondo il settimanale Oggi, a festeggiare Halloween con la “presunta fidanzataKatarina Knezevic (e non solo lei). Lunedì sera ad Arcore c’è stata infatti una festa in maschera per la notte delle streghe e per festeggiare i quattro anni del nipote del rais, il primogenito di Barbara Berlusconi. Katarina ha confidato alle amiche di aver scelto di mascherarsi da Cat Woman. Martedì, di buon mattino, la comitiva si è poi spostata nella villa del cavaliere sul Lago Maggiore, ma richiamato all'ordine dal solito monito di Napolitano, Silvio è tornato nel pomeriggio a Roma per fare un po' di ammuina con un improvvisato consiglio di crisi. 
Immenso.

lunedì 31 ottobre 2011

Matteo Renzi, dì una cosa di sinistra!

A sentirlo parlare pare proprio un bischero e sinceramente il fatto che abbia 36 anni contro i 60 di Pierluigi Bersani non è che gli conferisca tutta questa automatica legittimità. Partendo da un assunto ormai incontrovertibile, ovvero che la sinistra in Italia abbia bisogno di un serio scossone, il sindaco di Firenze Matteo Renzi prova a riseppellire rapidamente le speranze di poter andare al governo senza per forza trasformarsi nei soliti portaborraccia della Confindustria. Con Berlusconi sempre più in basso nei sondaggi e la quasi sicura vittoria di una coalizione fra Pd, Di Pietro e Vendola, ci prova il ragazzo che ha più nei di Bruno Vespa con le sue "100 idee per l'Italia". Un fritto misto di populismo alla Beppe Grillo (la solita tiritera contro la riduzione dei parlamentari e dei loro benefici, tutto sacrosanto, per carità, ma dagli effetti pratici pari allo zero) e di annunci da asilo Mariuccia, come quello intitolato "Eliminiamo la classe politica corrotta". Bene, bravo, bis. Ma la ricetta? Mattei vorrebbe  "una amnistia condizionata", dopo l'ammissione della colpa, l'indicazione di tutti i complici, restituzione del maltolto, impegno a non fare più politica. In caso di nuovo reato, la pena si somma a quella del reato oggetto dell’amnistia. Qualcuno gli faccia notare che tutto questo esiste, si chiama condizionale e viene già applicata agli incensurati, e non è servita di certo a evitare lo schifo di fronte al quale ci troviamo. 
La nuova Italia del prode Renzi (che tanto per essere chiari  è stato condannato lo scorso agosto dalla Corte dei Conti della Toscana per danno erariale e al pagamento di 14 mila euro, anche se ha presentato appello) dovrà fare i conti con il debito pubblico alle stelle e cosa ci consiglia il "rottamatore"? La privatizzazione delle imprese pubbliche, la privatizzazione delel municipalizzate, l'alienazione di parte del patrimonio immobiliare dello Stato, la riforma pensionistica a 67 anni, ovvero pari pari le ricette della destra. Nelle 100 idee del bischero, come fa notare giustamente il blogger Malvino, non c'è traccia, neanche la minima, di tutti gli argomenti che potrebbero essere cari alla sinistra,  come gli assurdi vantaggi della Chiesa cattolica (che ci costa ben più cara della casta politica), le unioni civili fra persone dello stesso sesso, l'abolizione di leggi criminogene e ingiuste, come quelle sulla droga, sulla fecondazione assistita o sull'odioso e anticostituzionale reato di clandestinità, il ricorso all’aborto farmacologico, l’accesso ai contraccettivi, o il testamento biologico. 
Perché una persona di sinistra dovrebbe votare per Renzi? Solo perché è relativamente giovane? O perché lo sponsorizza lo scarparo Della Valle

venerdì 28 ottobre 2011

Catechismo da quinta elementare, il papa contro gli atei strizza l'occhio agli agnostici

Quando Umberto Eco ha detto in un'intervista che papa Benedetto XVI non è "un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale" e che "le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell’obbligo le formulerebbe come lui", secondo me ci ha preso in pieno. Basta solo guardarlo in faccia, mentre pronuncia con quell'accento che ti fa sentire subito prigioniero di un campo di concentramento le clamorose banalità con le quali cerca di giustificare millenni di repressioni e sangue, per capire che l'ometto, oltre che vecchio, stanco e dal pessimo gusto nell'acconciatura, potrebbe fare al massimo il sagrestano o l'insegnante di religione alle elementari. 
In un deludente, quanto falsissimo, Meeting per la pace ad Assisi (pensate un po' agli schiaffoni che il poverello avrebbe affibbiato a questa patetica figura griffata Prada), il pontefice dallo stivale chiodato si è lanciato in un ragionamento assurdo, quanto banale, una roba degna delle chiacchiere da Bar dello Sport su chi sia meglio fra la Roma e la Lazio. Così ha preso la sua lavagna, ha scritto le colonne di buoni e cattivi, e come il capoclasse di una scuola primaria ha cercato di ingraziarsi gli agnostici, definendoli "persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio". I cattivi? Gli "atei combattivi" che "pretendono di sapere che non c'è un Dio" e fanno tanto piangere Gesù. Naturalmente, i roghi, il medioevo, le guerre sante, la misoginia, gli intrighi di potere, la negazione delle scoperte scientifiche e tutto quello che ha caratterizzato la nostra Santa Romana Chiesa in saecula saeculorum è qualcosa per cui si può timidamente chiedere scusa, mentre la vera causa delle violenze "è l'assenza di Dio". 
E la Santa Inquisizione? “Un utilizzo abusivo della fede cristiana”, una risposta del tipo.... "sono compagni che sbagliano".
Andrebbe ricordato a questo monarca assoluto che in nome dell’ateismo non è stata mai combattuta alcuna guerra e che i paesi dove vivono il maggior numero di atei sono anche quelli dove criminalità, discriminazioni e disuguaglianza sociale sono fenomeni ridotti ai minimi termini, mentre i paesi a forte tradizione cattolica sono i più poveri, i più ladri, i più ignoranti. "Dio è con noi" era un motto nazista e il nazismo perseguitava anche gli atei. Gli aspiranti preti, invece, erano iscritti alla Hitler Jugend. Come Ratzinger.

giovedì 27 ottobre 2011

I black-block di Trony pagheranno i danni?

Con una delle sue trovate da venditore di collant del nord-est, il ministro dell'Interno pregiudicato per resistenza a pubblico ufficiale, Roberto Maroni, ha proposto davanti al Parlamento una legge che imponga una garanzia patrimoniale a carico degli organizzatori di qualsivoglia manifestazione per coprire i costi degli eventuali danni. Roba da Zimbabwe, ma si sa, il concetto di democrazia e di responsabilità individuale non abita dalle parti dei clown in camicia verde e lo sport nazionale, altrimenti conosciuto come "strategia della tensione" è da sempre quello di proporre leggi speciali dopo eventi tragici, magari provocati ad arte. Uno se ne fa una ragione e tira avanti.
Oggi però a Roma non c'erano i black-block a fare casino, ma solo alcune migliaia di imbecilli che hanno deciso di fare la fila dalla notte prima per entrare per primi nel nuovo negozio di Trony a Ponte Milvio, attirati dagli sconti eccezionali praticati per l'occasione su tutti i gadget elettronici di ultima generazione. 
E' stato il panico. 
Dalle nove di mattina il traffico si è progressivamente bloccato in quasi mezza città, con gente disperata che è arrivata al lavoro anche con ore di ritardo. Manco a dirlo il Comune di Roma è stato "colto di sorpresa" e del resto, con il sindaco che ci ritroviamo, sarebbe parso strano il contrario. 
Il Codacons ha promesso azioni legali contro Trony e chi ha dato il permesso di aprire un centro commerciale del genere nel cuore di una zona già piagata dal traffico di ogni giorno e francamente spero che facciano loro un secchio così. Ore perse, ritardi negli uffici, benzina e inquinamento, incazzature, appuntamenti spostati, telefonate... quanto è costato questo circo? Maroni riferirà alle Camere?