martedì 5 aprile 2011

Il vice presidente del Cnr colpisce ancora. I romani persero l'impero perché erano un branco di sodomiti

I tempi sono tristi e bui, ma per fortuna c'è sempre chi sa strapparci un sorriso. Fra le macchiette preferite da questo blog c'è il tristemente noto vice presidente del CNR, Roberto De Mattei, cattolico preconciliare con la nostalgia dei roghi a Campo de' Fiori, che dopo aver detto peste e corna delle teorie darwiniane e aver sostenuto che il disastro in Giappone è il "castigo di dio" (forse perché ha colpito solo quegli sporchi musi gialli scintoisti), torna ai microfoni di Radio Maria (l'emittente cattolica parafascista) per raccontarci di come crollò l'impero romano solo perché i discendenti di Cesare erano un branco di pederasti. Lo "studioso", non contento della pioggia di richieste di dimissioni piovute sulla sua testa e della presa di distanza dello stesso CNR, ha citato un oscuro scrittore latino del V secolo, Salviano di Marsiglia, secondo il quale i Cartaginesi finirono male per via dell’omosessualità, poi anche i romani si infettarono per “l’abominevole presenza di pochi invertiti” che sono una “vergogna per tutto l’impero”. Per fortuna  che arrivarono quei machos dei barbari, che “sono uno strumento del giudizio di Dio". Se volete ridere di gusto, questo è il link, brutti invertiti che non siete altro. Poi però non lamentatevi se dio vi punisce con uno tsunami nella vasca da bagno di casa.

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