Avvenire, il giornale dei vescovi che è anche la testata italiana che percepisce più contributi pubblici (evidentemente, come è giusto che sia, lo si considera un organo di partito), ormai non si occupa d'altro. Sulla homepage del sito web compare un colonnino virgolettato con una frase del direttore (manco fosse il Santo del giorno), che accusa coloro che chiedono alla Chiesa cattolica di pagare l'Ici come tutti gli altri di "menzogna". Non solo, si punta il dito contro "militanti del Partito radicale e politicanti male ispirati e peggio intenzionati", che sarebbero responsabili di questa campagna laicista (come se essere laicisti non fosse sacrosanto quando si parla di cosa pubblica). Poi pubblicano tutto un bel dossier, facendo il vecchio gioco delle tre carte e sostenendo che in realtà i preti pagano l'Ici sulle proprietà ad uso commerciale come tutti gli altri. C'è perfino la testimonianza di un parroco di Roma, che dice (come se fosse un campione rappresentativo) che lui paga l'Ici su un appartamento che è stato donato da una vecchia signora alla parrocchia e dal quale la stessa parrocchia percepisce un affitto di 500 euro mensili. Fa tenerezza questo povero tizio (che percepisce uno stipendio grazie all'altro schifo dell'otto per mille), pronto a mostrare le ricevute dei pagamenti, mentre tutto intorno a lui fiorisce la vergogna.
Le bugie hanno le gambe corte, ci dicevano alle elementari e nell'era di Internet è anche peggio. Infatti, mentre i preti reagiscono stizziti insieme a qualche esponente del Pd che ancora rimpiange l'oratorio (o meglio la greppia dell'oratorio), viene giù il teatro. Anche i bambini sanno che nel 2005 Berlusconi aveva esentato dall'imposta ogni ente no-profit (anche laici). Nella sua breve vita, il governo Prodi (anche lui cattolico, sia pure "adulto") limitò poi tale beneficio agli edifici "che non hanno esclusivamente natura commerciale". Un avverbio grazie al quale basta costruirci una cappella all'interno che anche un hotel a cinque stelle diventa un luogo di culto ed è esattamente così che i preti aggirano centinaia di milioni di tasse.
Solo a Roma, l'amministrazione comunale ha scoperto che il gettito Ici sugli immobili della Chiesa adibiti a uso commerciale (dagli alberghi ai ristoranti, passando per i centri sportivi, tutte attività per giunta in concorrenza con i privati) vale almeno 25,5 milioni di euro. Quanto vale l'Ici non pagata dalle istituzioni religiose a livello nazionale? L'ufficio studi dell'Anci (l'associazione dei comuni) ha stimato qualche anno fa un gettito potenziale di 400-700 milioni di euro. L'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) si è spinta fino ai 2,2 miliardi.
Mentre i vescovi mandano avanti i loro scribacchini a difendere la cassaforte, c'è sempre qualcuno che se ne esce con la storia delle azioni umanitarie di cui si fanno carico le parrocchie, ma neanche i diavoli atei più cattivi vorrebbero far pagare le tasse agli oratori (io che sono un rompicoglioni però, vorrei non dover pagare in cambio gli insegnanti di religione nella scuola pubblica). Qui si parla di palazzi e ville trasformati in alberghi, scuole private e ospedali dove vanno solo i ricchi, non certo gli indigenti, palestre, o le 214 case per ferie censite sul sito di Roma Turismo, quel business del turismo religioso che nella capitale secondo la Federalberghi muove 10mila posti letto e 700 milioni di giro d'affari l'anno, alla faccia degli operatori che l'Ici la pagano. Anche quei cattivoni dell'Unione Europea hanno avviato degli accertamenti per concorrenza sleale. E come se non bastasse arriva la ciliegina finale: il Sole 24 Ore scopre che nel decreto salva-Italia, quello che ci farà un culo tanto, non ci sarà nessuna rivalutazione delle rendite catastali per gli immobili della Chiesa.
Ce ne è abbastanza per bruciare all'inferno per tutte le bugie raccontate, sui giornali, in tv e nelle prediche. E' un vero peccato che l'inferno non esista, ci sarebbe da ridere un casino.
Solo a Roma, l'amministrazione comunale ha scoperto che il gettito Ici sugli immobili della Chiesa adibiti a uso commerciale (dagli alberghi ai ristoranti, passando per i centri sportivi, tutte attività per giunta in concorrenza con i privati) vale almeno 25,5 milioni di euro. Quanto vale l'Ici non pagata dalle istituzioni religiose a livello nazionale? L'ufficio studi dell'Anci (l'associazione dei comuni) ha stimato qualche anno fa un gettito potenziale di 400-700 milioni di euro. L'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) si è spinta fino ai 2,2 miliardi.
Mentre i vescovi mandano avanti i loro scribacchini a difendere la cassaforte, c'è sempre qualcuno che se ne esce con la storia delle azioni umanitarie di cui si fanno carico le parrocchie, ma neanche i diavoli atei più cattivi vorrebbero far pagare le tasse agli oratori (io che sono un rompicoglioni però, vorrei non dover pagare in cambio gli insegnanti di religione nella scuola pubblica). Qui si parla di palazzi e ville trasformati in alberghi, scuole private e ospedali dove vanno solo i ricchi, non certo gli indigenti, palestre, o le 214 case per ferie censite sul sito di Roma Turismo, quel business del turismo religioso che nella capitale secondo la Federalberghi muove 10mila posti letto e 700 milioni di giro d'affari l'anno, alla faccia degli operatori che l'Ici la pagano. Anche quei cattivoni dell'Unione Europea hanno avviato degli accertamenti per concorrenza sleale. E come se non bastasse arriva la ciliegina finale: il Sole 24 Ore scopre che nel decreto salva-Italia, quello che ci farà un culo tanto, non ci sarà nessuna rivalutazione delle rendite catastali per gli immobili della Chiesa.
Ce ne è abbastanza per bruciare all'inferno per tutte le bugie raccontate, sui giornali, in tv e nelle prediche. E' un vero peccato che l'inferno non esista, ci sarebbe da ridere un casino.
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