lunedì 12 marzo 2012

L'Italia e i suoi alleati: coi cowboy è sempre difficile discutere

L'insana passione del nostro paese per i cowboy e gli ex colonialisti (ovvero l'aspetto peggiore della altrimenti invidiabile cultura anglosassone) si è progressivamente manifestata nel corso degli anni con la totale adesione alle loro politiche di pura follia, che dopo l'11 settembre hanno finito solo per aggravare i problemi. E così ci siamo inginocchiati passivamente di fronte ai due leader più stupidi e bugiardi mai partoriti da Stati Uniti e Regno Unito, George W. Bush e Tony Blair, inseguendoli nelle loro guerre senza fine in Iraq e in Afghanistan. Dopo oltre dieci anni siamo qui a fare i conti con un massacro senza fine, che ci è costato l'equivalente di tre o quattro finanziarie, ma che soprattutto ci ha fatto macchiare le mani con il sangue delle centinaia di migliaia di vittime civili. 
Caduto il governo Berlusconi, la nostra posizione non si è spostata di una virgola, anzi. Tanto per rassicurare lo zio Sam siamo perfino riusciti a confermare l'acquisto dei costosissimi caccia F-35, una scelta antieuropea voluta dal re del bunga-bunga e messa nero su bianco dall'attuale Ministro della Difesa, che, unico caso fra i paesi dove vige una democrazia, è un militare. 
Oggi, che i marine fanno il tiro al bersaglio su donne e bambini e gli inglesi sparano a casaccio uccidendo gli ostaggi senza neanche farci una telefonata, ha senso continuare a seguirli in questa dissennata escalation?

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