lunedì 7 febbraio 2011

L'assessore coi sandali subito all'attacco. Altro che asili nido, i bambini a Roma li affidano alle parrocchie.

Come era prevedibile, l'assessore coi sandali del Comune di Roma non ha fatto passare molto tempo prima di passare all'attacco. Figura ai limiti del ridicolo, Gianluigi De Palo, nominato in base al manuale Cencelli del centrodestra alla direzione dell'assessorato alla Scuola e alla Famiglia, ha messo subito in chiaro i motivi per cui è stato messo lì nel rimpasto della disastrosa giunta Alemanno. Nelle sue prime dichiarazioni aveva promesso il potenziamento degli asili nido e si sentiva la puzza di bugia lontano un miglio. Infatti, col cavolo che il Comune di Roma potenzierà gli asili nido, il progetto di questo losco figuro (che peraltro era già previsto dal precedente assessore) prevede l'affidamento dei bambini dai 12 ai 36 mesi alle parrocchie.
"Il Comune di Roma spenderà centinaia di migliaia di euro per finanziare un servizio pubblico rivolto alla prima infanzia, all'interno di un luogo religioso e di culto, la parrocchia, cioè di una circoscrizione ecclesiastica che è soggetta al diritto canonico. Fino ad oggi non ci si era mai spinti così oltre", ha fatto giustamente notare Valentina Steri (Rifondazione), assessore alle politiche scolastiche del XVI Municipio. 
Il finto francescano si è risentito. "E' il colmo che invece di essere tutti uniti per il bene comune, si facciano delle polemiche pretestuose che non aiutano ad essere realisti", ha detto spiegando che "non si tratta di asili nido, ma centri famiglia, affidati per bando pubblico ad organismi del Terzo Settore. Diamo così seguito a quel famoso principio della sussidiarietà di cui si parla spesso ma che altrettanto spesso non si concretizza".
Il principio della sussidiarietà. Ovvero, lo stato, il comune, la cosa pubblica, abdicano definitivamente dai loro compiti di gestione di servizi sociali, riversando fiumi di denaro alla Chiesa Cattolica che si propone come alternativa. Mi rendo conto che è difficile spiegare a uno che gira coi sandali l'aberrazione del concetto secondo il quale si finisce tutti in parrocchia, perché i preti hanno i soldi per gli asili nido, per i campetti di calcio e di basket, mentre il Comune non riesce a mantenere pulito neanche un giardinetto pubblico. 
Ma far passare il tutto per "sussidiarietà" è davvero una bestemmia. Le parrocchie e i luoghi di culto costano alla fiscalità collettiva cifre con le quali si potrebbero aprire e gestire centri sportivi (o asili nido) di extra lusso, con i parroci che grazie all'otto per mille guadagnano più di un insegnante elementare. 
La Chiesa cattolica ci costa oltre 1.500 miliardi di euro l'anno. Gli insegnanti di religione cattolica nelle scuole pubbliche costano circa mille miliardi l’anno. Nell’anno in corso sono a carico del bilancio della Pubblica Istruzione (sì, il ministero di Gelmini mani di forbice) precisamente 976 miliardi per circa 20.000 insegnanti, senza contare la pioggia di denaro che si riversa nelle parrocchie grazie a leggi e delibere regionali e comunali. Inutile dire che in Europa, a parte la Spagna, nessun paese finanzia luoghi e ministri di culto e le amministrazioni gestiscono asili nido e strutture dedicate ai ragazzi con profitto e alta qualità.
Ma noi siamo un paese di ladri e tonache nere, che vanno molto spesso a braccetto.

 


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