lunedì 2 aprile 2012

La casta dei giornalisti mostra i denti: un esposto contro una web tv locale come primo passo per attaccare i social network?

Si parla tanto di liberalizzazioni per l'accesso al lavoro, ma poi dai tassisti ai camionisti, dai farmacisti ai commercianti, ogni volte che si apre qualche spiraglio qualcuno mette mano alla pistola. 
L'ultimo caso è quello dell'esposto dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia che ha denunciato una web tv di Pordenone. Si chiama PnBox, non è una testata registrata e consente agli utenti di caricare video autoprodotti che vengono trasmessi gratuitamente, e che includono anche notizie di cronaca e politica, oltre ad appuntamenti di musica, arte e cultura cittadini. Come segnala il Fatto Quotidiano, l’accusa più grave per cui è imputato l’amministratore delegato, e per la quale rischia sei mesi, è quella di avere diffuso “gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo” oltre all'abuso dell'esercizio della professioen giornalistica.
In pratica, quello che centinaia di blog e cittadini fanno abitualmente quando postano video e foto sui social network e che potrebbero finire nel mirino.
Il presidente dell'Ordine nazionale di quello del Friuli sostengono di voler tutelare in questo modo la professione, ma in realtà questa potrebbe essere una causa pilota contro tutta l'informazione indipendente. Vale la pena ricordare che solo in Italia esiste un Ordine dei giornalisti (nei paesi normali ad attestare la professione giornalistica è la testata di appartenenza), un'istituzione che una buona fetta dei miei colleghi (me compreso) vorrebbe vedere abolita. Perché non garantisce proprio un bel nulla. Mai vista infatti una causa del genere contro le grandi realtà editoriali, che in passato hanno fatto carta straccia del contratto nazionale impiegando sui nuovi prodotti decine di giovani assunti con altre tipologie contrattuali, nè per l'uso indiscriminato, sempre da parte di editori nazionali, di stagisti ai quali non si paga neanche un rimborso. Tanto per fare due piccoli esempi.
Difendere la professione tagliando le gambe a un sito locale gestito dai cittadini è francamente ridicolo.
Ma noi giornalisti ci copriamo spesso di ridicolo.

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