lunedì 13 giugno 2011

Referendum e facili entusiasmi. Mi sento un po' come Oscar Wilde.

I referendum hanno largamente superato il quorum assestando una mazzata senza precedenti al berlusconismo, dopo 17 anni di incontrastato potere. Gioiscono quelli del Pd (che fino all'altro ieri non solo non appoggiavano i referendum ma mandavano in giro un po' di lobbisti prezzolati a parlare bene del nucleare e dell'acqua privata, qualcuno come il grullo sindaco di Firenze non ha neanche smesso), gioiscono Di Pietro e Grillo, gioisce il mondo cattolico che ha schierato in campo persino il papa (sì, sono gli stessi che fino a qualche giorno fa hanno sostenuto Berlusconi e la sua cricca senza se e senza ma), gioisce l'estrema destra di Casa Pound, applaudono felici i commentatori politici e i giornalisti. Un plebiscito.
Sono andato a votare per la prima volta negli ultimi quattro anni. Ho votato quattro sì convinti (io sono un vero statalista e non privatizzerei manco una ricevitoria del Lotto ed è la seconda volta nella vita che mi trovo a votare contro il nucleare), ma nonostante tutto questi facili entusiasmi non mi convincono molto. Sono caduto nella trappola nel '94 (quando cadde Berlusconi per la prima volta e invece delle elezioni ci toccarono due anni di governo di Lamberto Dini), nel '96 (quando vinse Prodi e invece ci siamo beccati due tristi figuri come D'Alema e Amato che hanno riconsegnato il paese a Silvio) e nel 2006 (quando sembrava fatta e invece la vittoria fu risicatissima e comprendeva anche Mastella). 
Siccome le facce sono sempre le stesse, ho come la sensazione che anche le strategie saranno identiche. E mentre provo a immaginare quali saranno le geniali mosse dei grandi statisti del Pd per cercare di tenere a galla il Nano di Arcore, mi sovviene una celebre frase di Oscar Wilde: "Tutte le volte che altri sono d'accordo con me ho sempre la sensazione di avere torto".

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