lunedì 23 gennaio 2012

Governo e liberalizzazioni: ha senso scatenare la guerra quando non si hanno i voti per fare un tubo?

Negli ultimi tempi ho scritto poco su questo blog. Il governo del nano miliardario ridens era veramente quanto di peggio si sia mai riusciti a esprimere in questo paese di santi e navigatori che si schiantano sugli scogli in una serata di luna piena e bonaccia. Però si rideva un sacco. Adesso è come se ci stessero presentando il conto e l'aria assume quella densità irrespirabile che ha sempre caratterizzato le società complesse un attimo prima della catastrofe.
Di fronte ai tassisti, ai camionisti, ai commercianti, ai giornalai, ai farmacisti e a tutte le altre corporazioni che scioperano, ci si chiede davvero che senso abbiano le liberalizzazioni annunciate dal governo, già di molto annacquate dopo la prima versione, ma assolutamente irrealizzabili. Tutti coloro che appoggiano il governo di Mario Monti (che parla bene inglese malgrado un accento terribilmente meccanico, ma almeno non ci fa fare brutta figura alla Borsa di Londra e questo, ahimè, sembra anche l'unico pregio) sembrano aver completamente dimenticato che questo signore autonominato non dispone di una maggioranza che sia in grado di fare nulla di più di un paio di manovre lacrime e sangue che taglino senza pietà a destra e sinistra, lasciando possibilmente tutti scontenti. 
Che senso ha promettere tutte quelle belle cose per rilanciare l'economia, sapendo di non aver un euro da investire, nè qualche voto parlamentare da spendere? Chi si schiererà in aula contro i camionisti infuriati, i tassinari amici del duce, gli edicolanti, i proprietari di farmacie e i benzinai, tutti sul piede di guerra? Che senso ha scatenare l'inferno, quando si sa benissimo che certe cose resteranno nel libro dei sogni? E infine la dichiarazione di guerra contro queste categorie di perenni intoccabili (che tuttavia non hanno proprio tutti i torti, visto che hanno dovuto barcamenarsi in un gioco privo di regole) non servirà forse a fare definitivamente a pezzi i soliti noti di dipendenti salariati e pensionati? 
A guardare le case, le abitudini, i nomi di famiglia, le facce e i curriculum dei ministri del governo "tecnico" qualche dubbio viene.

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