La guerra interna fra i giornalisti alla corte del Cavaliere prosegue senza esclusione di colpi. Dopo i deliri di Maurizio Belpietro ieri dalle pagine di Libero, sulle quali raccontava di un finto attentato a Gianfranco Fini e dell'abitudine del presidente della Camera per il sesso a pagamento, oggi il Giornale di Alessandro Sallusti, lo zio Fester della stampa italiana, tira un colpo al cerchio e uno alla botte, con un sadismo ai limiti del ridicolo. Basta guardare la prima pagina del quotidiano fondato da Montanelli, detto "Indro la trottola" per come si starà rivoltando nella tomba, per farsi venire il buon umore giusto per cominciare la giornata. Sotto un titolo a caratteri di scatola che promette "L'intervista a luci rosse che getta fango su Fini", il Giornale dà credito alle baggianate di Belpietro rivelando l'esistenza di una tale Rachele, descritta come "una ragazza sulla trentina, tacco da gara, inguainata in un paio di pantaloni di pelle neri, neri la giacca i capelli e gli occhi". Il prode cronista l'ha rintracciata e lei promette di diffondere un video in cui racconta i particolari di un suo incontro con Fini. "Il leader di Fli le avrebbe fatto credere di volerla aiutare, le avrebbe lasciato intendere che grazie alla sua intercessione avrebbe messo fine a quella carriera - redditizia ma scandalosa - di prostituta a cinque stelle, salvo poi rimangiarsi la parola". E cavandosela con duemila euro per il suo silenzio.
Rachele esiste davvero? Nessuno può verificare e lo stesso quotidiano, di proprietà del fratello scemo del Cavaliere, parla di "puzza di falso e infamia, un piatto natalizio da dare in pasto agli stomaci foderati del gossip, senza scrupoli né troppi timori di essere denunciata per diffamazione".
Con una prosa da giocatore di tre carte, il giornalista si premura comunque di servire il "piatto natalizio" di fango, tanto da poter paragonare il caso di donna Rachele (che fantasia Fini, proprio una con il nome della moglie del Duce) a quelli di Patrizia D'Addario e della minorenne marocchina Ruby Rubacuori. "In principio fu la D’Addario. Poi venne Ruby. Ora è lei che cavalca l’onda di fango. O almeno ci prova". Ecco il trucco, in due versioni. La prima suggerisce: vanno tutti a mignotte, quindi perché prendersela con il povero Silvio? La seconda, invece è che è tutto "fango", sia quello contro il Cavaliere che quello contro il presidente della Camera. Signora mia, i soliti complotti delle sinistre.
Vabbè, direte voi, il solito giochino, Vittorio Feltri non è passato per quelle stanze invano.
Ma poi l'occhio scende e il taglio basso di prima pagina ci offre qualcos'altro su cui ridere. "Nei guai il caposcorta di Belpietro", è il titolo di un pezzo che racconta come sia proprio vero quello che i soliti comunisti sospettarono da subito: l'attentato al direttore di Libero era una bufala e i magistrati stanno pensando di incriminare il suo caposcorta. Nell'articolo si sostiene che il giornalista è stato a sua volta vittima del raggiro, ma per lo scucchione bresciano è un colpo mortale. Su quel presunto attentato ci aveva costruito un castello di carte fantastico, con tutti i suoi amici a chiedere a gran voce la repressione del dissenso e perfino la chiusura di Facebook.
Sallusti, Belpietro e Feltri sono tre guitti ed è impossibile tenerli a freno. Questi non sono mica come un Minzolini qualsiasi che si contenta di andare gratis in crociera o di poter usare a piacimento la carte di credito aziendale. Questi senza il palcoscenico, il colpo di teatro, la trovata sensazionale non ci sanno stare. Berlusconi è avvisato, per quello che li paga potrebbe trovare qualcosa di meglio.
Rachele esiste davvero? Nessuno può verificare e lo stesso quotidiano, di proprietà del fratello scemo del Cavaliere, parla di "puzza di falso e infamia, un piatto natalizio da dare in pasto agli stomaci foderati del gossip, senza scrupoli né troppi timori di essere denunciata per diffamazione".
Con una prosa da giocatore di tre carte, il giornalista si premura comunque di servire il "piatto natalizio" di fango, tanto da poter paragonare il caso di donna Rachele (che fantasia Fini, proprio una con il nome della moglie del Duce) a quelli di Patrizia D'Addario e della minorenne marocchina Ruby Rubacuori. "In principio fu la D’Addario. Poi venne Ruby. Ora è lei che cavalca l’onda di fango. O almeno ci prova". Ecco il trucco, in due versioni. La prima suggerisce: vanno tutti a mignotte, quindi perché prendersela con il povero Silvio? La seconda, invece è che è tutto "fango", sia quello contro il Cavaliere che quello contro il presidente della Camera. Signora mia, i soliti complotti delle sinistre.
Vabbè, direte voi, il solito giochino, Vittorio Feltri non è passato per quelle stanze invano.
Ma poi l'occhio scende e il taglio basso di prima pagina ci offre qualcos'altro su cui ridere. "Nei guai il caposcorta di Belpietro", è il titolo di un pezzo che racconta come sia proprio vero quello che i soliti comunisti sospettarono da subito: l'attentato al direttore di Libero era una bufala e i magistrati stanno pensando di incriminare il suo caposcorta. Nell'articolo si sostiene che il giornalista è stato a sua volta vittima del raggiro, ma per lo scucchione bresciano è un colpo mortale. Su quel presunto attentato ci aveva costruito un castello di carte fantastico, con tutti i suoi amici a chiedere a gran voce la repressione del dissenso e perfino la chiusura di Facebook.
Sallusti, Belpietro e Feltri sono tre guitti ed è impossibile tenerli a freno. Questi non sono mica come un Minzolini qualsiasi che si contenta di andare gratis in crociera o di poter usare a piacimento la carte di credito aziendale. Questi senza il palcoscenico, il colpo di teatro, la trovata sensazionale non ci sanno stare. Berlusconi è avvisato, per quello che li paga potrebbe trovare qualcosa di meglio.
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